Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00
Dislivello totale : 320 m
Quota massima raggiunta : 2232 m
Dopo essere arrivati al Passo Pian delle Fugazze dove si mette la macchina si prende il sentiero 179 Ex 399 strada degli eroi , che percorrendo la malga fieno porta attraverso alcune scorciatoie ben segnalate direttamente alla galleria Generale D’Havet , passando anche per il bivio 141 Sentiero attrezzato Baglioni , dalla galleria D’Havet si prende a sinistra verso le creste , il sentiero non presenta grossissime difficoltà tecniche e comunque un sentiero in cresta , che presenta alcuni dirupi e salite con una buona pendenza (sconsigliabile da fare in inverno con tanta neve )molto bello sotto il profilo panoramico consente essendo in cresta di poter vedere sia a destra la val canale ea sinistra la val delle prigioni , il passo dell’omo i roccioni della lora di cosmagnon, con scenari mozzafiato.
Salendo fino al Cogolo alto si puo trovare inoltre la casermetta del custode , poi prendendo il 105 si può salire fino a cima Palon , mentre scendendo si può giungere al rifugio Papa. Per poi scendere per il sentiero 179(ex 399) della strada degli Eroi
Cenni storici
Sotto il profilo storico presenta una svariata serie di postazioni sotto e dentro all’incudine che guardano verso la parte della Vallarsa , salendo arrivati appena sotto l’incudine si può notare sia i pilastri di sostegno che la galleria che ospitava l’arrivo della teleferica adibita per il trasporti vari , anche perchè nella parte sopra l’incudine , appena sotto il Cogolo alto ci sono diversi resti di opere murarie a secco adibite a ricoveri perche riparate dal fuoco nemico ,reste poi la galleria che collegherebbe la zona bassa fino al Cogolo alto.
Molto bella e anche appena superato il bivio con il sentiero 105-134 la zona di recupero dei resti costruita da un appasionato contenenti vari cimeli ritrovati sul Pasubio nella zona di guerra , che in tanti volevano fargli togliere ,ma ritengo sia giusto resti al suo posto.(foto sotto)
Nella zona del rifugio Papa la costruzione centrale e quella che era al centro del gruppo di baraccamenti dislocati nella zona abbastanza impervia denominati “el milanin”
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h15 Avvicinamento fino al Rifugio Papa : 2h00
Dislivello totale : 300 m
Quota massima raggiunta : 2232 m
Il sentiero parte dal Rifugio Papa e si snoda sugli itinerari storici della grande guerra , passando per i punti cruciali ovvero i crinali di cima Palon , Dente italiano e Dente austriaco , il percorso e molto bello e abbastanza semplice anche se bisogna considerare il tempo e la fatica fisica per arrivare a Rifugio Papa e sempre a questo proprosito per godere appieno dei percorsi e poter abbracciare la spettacolarità di questi luoghi , dormire in uno dei due rifugi al Papa o al Rifugio Lancia . Parte del sentiero e ancora in fase di recupero delle trincee e gallerie principali da parte della forestale ma sopratutto dei volontari alpini , se il tempo e clemente si possono osservare tutte le montagne intorno .Il tempo di percorrenza fino al rifugio Lancia e di 3 ore anche se presente dei bivii che lo possono accorciare , uno sulla selletta dei denti che porta alla chiesetta , uno alla base opposta del dente austriaco che porta sul sentiero 120 delle sette croci . E il sentiero più bello sotto tutti i profili e indispensabile percorrerlo almeno una volta per poter comprendere il grande sacrificio umano che si e consumato in questo luogo .
Un invito particolare percorretelo con molta calma ed umiltà , prendetevi il tempo per soffermarvi su quelle grandi opere fatte durante la guerra e poi chiudete gli occhi e provate ad immaginare i sacrificio umano e il sangue versato su queste montagne , ricordando sempre che nelle guerre non esiste un vinto ne un vincitore come descritto nella croce sul dente austriaco ” nemici in terra ma fratelli in Cristo “.
Camminate piano provate ad uscire magari anche dal sentiero si possono ancora trovare delle ossa di qualche EROE che ha combattuto per l’ideale di libertà.Ricordate inoltre che negli inverni durante la guerra la coltre nevosa reggiungeva anche i 10 metri di altezza
Il consiglio che vi dono è quello di pernottare al Rifugio Papa salendo dalle gallerie per poi il mattino seguente poter camminare ed ammirare con calma questi luoghi , portate con voi una TORCIA per poter entrare nella gallerie che sono state rese agibili in buona parte.
LE FOTO PER QUANTO POSSONO DARE L’IDEA DELL’AMBIENTE , DELLA CRUDEZZA DI QUESTO LUOGO NON RIESCONO A DONARE A VOI CHE LEGGETE LA MINIMA PARTE DI QUELLO VI VERRA DONATO PASSANDO SU QUESTA MONTAGNA
NON SIATE FRETTOLOSI PRENDETEVI IL GIUSTO TEMPO PER PASSARE SU QUESTI CAMPI DI BATTAGLIA , SU QUEI CUNICOLI DOVE GLI EROI DI QUESTA NOSTRA PATRIA HANNO PERSO LA VITA E VERSATO TANTO SANGUE
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h30 Fino al Rifugio Fraccaroli : 4h00
Dislivello totale : 1100 m
Quota massima raggiunta : 2097 m
Come raggiungere
Via Campogrosso
Dopo essere usciti dall’autostrada a Montecchio Maggiore (VI), si prende la S.P. 246 verso Recoaro Terme. Giunti a Recoaro si prosegue dalla S.P. 99 per la località Merendaore. Si supera malga Ravo e si raggiunge, il Rifugio Alla Guardia, dove la strada si restringe fino al Passo di Campogrosso, ovvero al Rifugio Antonio Giuriolo Campogrosso dove si lascerà l’auto.
Via Ometto di Vallarsa
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene (Vi), si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 verso Rovereto; transitando sul passo del Pian delle Fugazze si prosegue per circa 10 km fino ad arrivare all’abitato di Anghebeni. Si prende il bivio situato poco dopo l’abitato verso Sant’Anna, poi verso Riva di Vallarsa ed infine raggiunto Ometto si lascia l’auto nel posteggio prima della Galleria, e si prosegue a piedi.
Descrizione
Questo percorso segnavia n.160 è molto difficile e ripido richiede una preparazione fisica ottima, per raggiungere l’imbocco di questo itinerario ci sono due vie : La prima dal Passo Campogrosso 1464 m, scendendo per la strada asfaltata di Obra verso la località Ometto. L’altra è quella di scendere a Ometto in auto e poi superando la galleria e risalendo circa 20 minuti si troverà il segnavia. In ogni caso il sentiero parte a quota 1057 m, su un gigantesco canalone detritico non a caso denominato le Giare Larghe, si procede su un terreno ghiaioso , molto bello e con uno scenario totalmente diverso soprattutto per chi abituato a salire il gruppo del Carega dal versante vicentino, mentre qui siamo in Vallarsa, si prosegue a salire abbastanza facilmente con poca pendenza finche si rimane sulle Giare Larghe, ammirando sulla destra la Pala del Cherle 1980 m, con il ghiaione delle Giare Bianche, mentre in centro si nota il Campanile Vicenza 1800 m, mentre l’itinerario di li a poco prenderà la sinistra, entrando così nel fatidico Vallon dei Cavai, con un brusco aumento di pendenza, il canale si farà stretto e ripido circondato da vette che hanno fatto la storia dell’alpinismo vicentino, un panorama fatto di guglie che si stagliano nel cielo, da sinistra salendo la Pala dei Tre Compagni 1702 m, il Campanile del Cherle 1750 m, mentre sulla parte destra la Guglia Manara 1600 m, la Guglia Trulla 1700 m, la Guglia Due Amici 1798 m, ed infine la Guglia Adriano 1856 m, un susseguirsi di panorami mozzafiato. Superato il punto più ripido e se vogliamo definire pericoloso, il terreno rimane ghiaioso e privo di vegetazione, divenendo però meno ripido, si allarga con un lungo traverso, a quota 1930 m.
Il percorso poi spiana al di sopra della Busa della Neve , situata sopra il Vajo delle Bisse Bianche, superati il leggero slargo della Busa inizia la parte più difficile di questo itinerario, che transita sotto la Cima della Neve 2157 m, in una risalita su ghiaione instabile con forte pendenza fino alla Bocchetta della Neve 2097 m, entrando così nel sentiero n.108 che proviene dalla Val dei Ronchi. Proseguendo a sinistra attraverso n.108 si raggiunge il Rifugio Mario Fraccaroli in circa 30 minuti, si sale superando la Bocchetta delle Grole 2153 m, tra la cima Posta 2215 m, e la Cima delle Grole 2198 m, un ultimo tratto in cui si ammira gia sullo sfondo il rifugio passando inoltra sul bivio con il n.162 sentiero del Pissavacca, sulla Bocchetta di Cherlong 2115 m, e l’omonima cima di Cherlong 2210 m, uno spettacolo panoramico ed incredibile sul vallone Cherlong. Pochi minuti e si raggiunge quota 2238 m, del rifugio Mario Fraccaroli.
Ritorno
La difficoltà di questo itinerario, oltre alla salita, è quella di trovare una via per la discesa, in quanto molte sono le variabili, a andiamo con ordine:
Partenza da Campogrosso: se si è partiti da Campogrosso si può scendere dalla via più facile e veloce, il n.157 che passa per Bocchetta dei Fondi e scende poi fino a Campogrosso 1464 m.
Partenza da Ometto: se si è partita da Ometto si potrebbe scendere anche dallo stesso, n.160, ma richiede un impegno fisico notevole ed una capacità tecnica importante ed e quindi sconsigliato per scendere. Lo stesso dicasi per il percorso n.145 della Val Grande altrettanto tecnico ed impegnativo in discesa .
si scenderà dal n.146, si prosegue con il n.108, verso la Capanna Sinel 1990 m, (bivacco Sinel) passando sotto il Castello del Cherle fino a raggiungere il bivio con il n.115 sotto la Pala del Cherle 1980 m, salendo poi nei pressi di Cima Levante scendendo imboccando il n.146 che passa per il Jocole.
Si sale con l’auto fino al Pian delle fugazze attraverso la statale che da Schio porta prima a Valli del Pasubio e poi sul Passo , per intenderci la Strada che porta a Rovereto , li si mette l’auto nel posteggio a destra , prestate attenzione tutti gli altri posteggi sono a Pagamento , e inoltre la strada che porta a Campogrosso per le sette fontane e CHIUSA AL TRAFFICO da parte del Comune di Rovereto . Se invece si sale da Campogrosso il problema è uguale per la strada delle sette fontane ma per chi abita nella val dell’agno e molto piu logica la seconda opzione.
Partenza dal Pian delle Fugazze
Il sentiero e molto bello ,parte dal pian delle fugazze e si inerpica nel gruppo del sengio alto e sale fino alla forcella che poi a sinistra porta in cima al cornetto ,mantenendo invece la destra si scende a malga Boffental il sentiero non e impegnativo e non presenta difficoltà tecniche , e ideale per piccole escursioni , la salita su tratto boschivo mentre il tratto più bello è erboso e passa per la malga fino ad arrivare a Campogrosso , per rientrare si può prendere quello che scende per la strada delle sette fontane , oppure arrivati a malga Boffental prendere a destra per tornare al pian delle Fugazze .
Partenza da Campogrosso
Viceversa se si mette la macchina al passo Campogrosso si scende per il sentiero delle malghe e si prosegue fino al pian delle Fugazze per poi salire di nuovo a Campogrosso per il sentiero 170
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h45
Dislivello totale : 500 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1900 m
Come Arrivare
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando sul passo del Pian delle Fugazze sul posteggio situato a destra dove si può mettere la macchina , si sale verso la galleria D’Havet a piedi fino ad incrociare un bivio ben segnalato .
Sentiero molto bello che presenta una visuale unica verso la val delle prigioni e passo dell’omo , e nella vallarsa , il sentiero non presenta grosse difficolta tecniche ma comunque si tratta di un sentiero attrezzato e va trattato come tale , nella parte attrezzata ci sono dei pericoli di slavinamento su dei ghiaioni instabili , ma si tratta di un breve tratto , richiede un buon impegno fisico per i continui saliscendi del sentiero e della buona pendenza nella parte finale dello stesso.
Il sentiero sbocca nella sella cosmagnon dove arriva anche il sentiero del passo dell’omo e il 135 Raossi.
Il percorso segue nella testata della val delle prigioni (come si può osservare anche da una foto ) il sentiero di arroccamento Baglioni , e interessante dal punto di vista storico , perchè immette nella contesissima Alpe di cosmagnon , sia da quello naturalistico perche attraversa una zona poco praticata e selvaggia , bisogna prestare la massima attenzione ai slavinamenti di ghiaioni nella parte finale , si possono inoltre osservare le feritoie del soglio dell’incudine
Cenni storici
La frana
Il 5 settembre 1917 tutto il versante sottostante i costoni della Lora era, come detto, occupato dai baraccamenti e dalle postazioni italiane. Alcune fonti ricordano come, in quel giorno, un bombardamento avversario scosse le prime linee poste sul bordo dell’alpe di Cosmagnon, in posizione immediatamente sovrastante i roccioni. Non è possibile stabilire se il bombardamento fu prima causa della tragedia o se questa già si fosse innescata nei giorni precedenti, dovuta a cedimenti strutturali degli strati di dolomia che contraddistinguono la zona, cedimento peraltro non infrequente, anzi pure periodico, ora come allora, in questo settore del massiccio. Va pure ricordato come, nel settore, numerosi lavori di mina e di scavo erano pure attuati da parte italiana al fine di ricavare postazioni e rafforzare e linee e non è detto che pure queste opere abbiano alfine contribuito all’innesco della tragedia.Di fatto, il 5 settembre, la montagna cominciò a dare qualche segno di cedimento, tramite rumori e vibrazioni che causarono l’inquietudine dei reparti ad essa sottostanti tanto che il Genio Militare – qui presente per i lavori di rafforzamento – istituì un cordone militare per impedire il transito dei soldati nel settore orientale dei roccioni, quasi a ridosso dell’Imbuto della Lora. La tragedia intuita avvenne puntualmente attorno alle ore 22,20-22,30 di quel 5 settembre: una gigantesca frana si staccò dalla dorsale dei roccioni, facendo scomparire e precipitare un’ampia porzione di essi verso la sottostante Val Prigioni.L’area interessata, prossima all’Imbuto e quindi alla via più diretta per raggiungere le prime linee, era quella dove si trovavano le baracche comando e un cospicuo numero di baraccamenti militari. L’enorme mole di detriti travolse numerosi soldati, trascinandoli per centinaia di metri verso il fondo di Val Prigioni. Vittima illustre dell’evento fu il colonnello Ernesto Testa-Fochi, ufficiale del 3° Reggimento Alpini, il quale, avendo trovato sbarrato il passo dal cordone istituito dal Genio, volle ugualmente raggiungere la sua baracca per recuperare del materiale rimanendo travolto dalla frana improvvisamente staccatasi dalla dorsale della Lora. L’ufficiale superiore, già decorato con tre medaglie d’argento al Valor Militare e due di bronzo, aveva fama d’essere invincibile. Si narra come, due giorni più tardi, recuperato il corpo del comandante, i suoi alpini ne salutarono la sepoltura affermando che “par copareel colonnello non bastava pallottole né bombe. Ghe voleva ‘na montagna” (per ammazzare il colonnello non erano sufficienti pallottole o bombe… ci voleva una montagna!).
Quando si arriva al rifugio Nerone Balasso sulla destra c’e un ampio posteggio , alla fine della zona recintata inizia il percorso sulla sinistra con il cartello che riporta il sentiero 300A val canale , questo sentiero poi si incrocia con il 300 val canale ,mantenendo la destra per salire si passa il primo tratto di ghiaione lungo circa 200 metri si prosegue fino ad incontrare un secondo ghiaione , verso la fine di questo si deve iniziare a salire il ghiaione , si raccomanda di camminare sui sassi più grossi e quindi sulla parte laterale dello stesso per evitare di scivolare .Mantenendo sempre la destra si prosegue lungo un canale fluviale fino ad incontrare un grosso masso in centro , da li bisogna deviare sulla destra fino a vedere la parte alta del boale
Questo boale e molto bello da percorrere in quanto non presenta passaggi difficili ed e l’ideale per i primi approcci con i vaj , l’unica difficolta e la pendenza nella parte finale e i suoi ghiaioni instabili , superabili sui lati del boale , presenta un’ampia visuale su buona parte della valle , la sua larghezza lo rende poco pericoloso anche con la neve , anche se meglio praticarlo con temperature molto basse a causa della sua esposizione permanetemente al sole , il tempo di percorrenza e di circa 2h40 min e il punto di arrivo e nella galleria d’Havet , da li si possono prendere diverse vie per proseguire o per rientrare al punto di partenza come il 179 per la val di fieno , il 179 fino al Rif Papa per poi scendere dal 300 val canale , molto bello sarebbe proseguire per il 398 soglio dell’incudine per poi scendere al Rif Papa.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 2h30
Dislivello totale : 1000 m
Quota massima raggiunta : 1800 m
Come arrivare
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando sul passo del Pian delle Fugazze si prosegue verso Rovereto per circa 4 km superato albergo Streva , transitando su due semi gallerie all’uscita si nota una cava sulla destra , da li parte il sentiero .
Il sentiero è segnalato solo nella parte iniziale con un puntino rosso , parte dalla strada SS46 che porta a Rovereto subito dopo all’ultima galleria , il sentiero non e molto difficile e risale il letto fluviale del torrente Rio freddo che porta l’acqua alla diga e lago degli speccheri , si risale fino ad arrivare ad un grosso masso superabile a sinistra (come segnalato ,ultimo segnavia) si prosegue mantenendo sempre la sinistra sui massi e ghiaioni ed alcuni tratti boschivi , la pendenza e abbastanza lineare e passaggi difficili non ce ne sono , diventa pericoloso con la pioggia a causa dei massi scivolosi e la grossa portata di acqua , E RACCOMANDATO L’USO DEL CASCO VISTI I DIVERSI PASSAGGI SOTTO A CENGIE , il tempo di percorrenza e di circa 2h40 , il sentiero e molto bello grazie alla spettacolarità della visuale e dallo scarso passaggio delle persone . Il percorso culmina al lora di Cosnagnon dove arriva anche il 141 Sentiero attrezzato Baglioni
La discesa può essere fatta sia nello stesso vajo che attraverso un sentiero porta sul monte Stradel salendo a destra del passo , anche questo molto bello perchè nella prima parte sale e poi scende dal lato opposto del monte , circa dopo 15 min si incontra una deviazione un pò complessa sotto il profilo di segnalazione del sentiero , risultano però molto visibili i suoi muretti a secco , dopo aver passato questa fase si incontra un bivio e si prosegue scendendo verso destra , andando quasi a tagliare il monte in orizzontale da qui si riprende a salire per circa 10min , per poi iniziare a scendere, qui il sentiero risulta quasi boschivo e si ricomincia a vedere le tracce , poi il sentiero si allarga fino a diventare una rotabille e rientrare nella SS46.
-Altra via e quella di prendere il sentiero 135 che scendendo porta in località Raossi , e sufficente salire a destra del passo e si possono scorgere i segnavia del sentiero .
-Proseguire per il 135 salendo verso il raccordo con il sentiero Baglioni circa 30′ questo sentiero e molto bello anche se presenta alcuni passaggi su ghiaioni
-Per arrivare al Rif Papa attraverso il segnavia 135 si impiegano circa 3h00 partendo dal passo dell’Omo
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 5h00
Dislivello totale : 1144 m
Quota massima raggiunta : 2040 m
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando verso il passo del Pian delle Fugazze , superato l’abitato di Valli del Pasubio e Sant’Antonio si arriva il località Ponte Verde e si svolta a destra sulla strada che porta a Colle Xomo , raggiunto il colle si lascia l’auto e si sale per il sentiero che porta prima a bocchetta Campiglia , punto di partenza per la nostra escursione .
Sentiero attrezzato molto impegnativo sia sotto il profilo tecnico perchè presenta diversi passaggi abbastanza complessi , e in particolare un grosso scalone che però risulta aggirabile per le gallerie ; fisico visti i continui sali e scendi che rendono faticosa l’ascesa .Il tempo di percorrenza e di 5 h . Il sentiero e molto bello e cammina sulle creste fino ad arrivare al rifugio Papa, molto spettacolare sia l’aspetto visivo delle valli adiacenti , e sotto il profilo storico visto che ci sono molti ricoveri militari e diverse postazioni di tiro . Nelle foto sono riportate i passaggi più difficili in maniera tale che tutti possano comprendere le difficoltà del percorso non adatto a tutti mentre il resto del percorso e un normale sentiero tra mughe e roccia , sarebbe opportuno per chi volesse affrontarlo poter salire con una persona esperta. E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO Attenzione le foto che sono nella descrizione sono e pezzi attrezzati del sentiero , il sentiero e molto difficile sotto il profilo fisico richiede una preparazione molto buona per la sua lunghezza e i continui saliscendi , le foto dove si presenta come un sentiero le ho tolte per motivi di spazioNON AVVENTURATEVI IN UN SENTIERO ATTREZZATO DEL GENERE SENZA AVERNE CAPITO BENE LE DIFFICOLTA , SENZA L’ATTREZZATURA E SOPRATUTTO PRENDENDO ATTO DELLA FATICA FISICA DI ARRIVARE FINO AL RIFUGIO PAPA
Cenni storici
Questo sentiero attrezzato presenta lungo il suo percorso , numerose postazioni , ricoveri , nella parte più bassa dovute all’alloggiamento dei lavoratori e soldati che hanno preso parte a quella maestosa opera delle 52 gallerie , alcuni punti sono stati usati per poter capire dove passare con la galleria sottostante , in alcuni casi sono stati montati veri e propri argani per il trasporto materiali e ancoraggi di funivie , man mano che si saliva si rendeva sempre più difficoltoso il ritorno degli operai a bocchetta campiglia creando cosi a maggior ragione ricoveri , ancor oggi si possono notare i resti di questi luoghi che sono sorti in posizioni incredibili , mentre nella parte sommitale del sentiero si inizia a trovare postazioni di mitragliatrici e soprattutto di artiglieria in barbetta , per poi arrivare nella vetta sopra il Rifugio Papa con l’osservatorio .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00
Dislivello totale : 550 m
Quota massima raggiunta : 1767 m
Descrizione
Questo itinerario parte dal Colle della Gazza, più precisamente dal posteggio situato presso il rifugio Cesare Battisti 1265 m, si prende dapprima il sentiero n.105, che porta verso il n.113 e Vajo Scuro, si transita per Malga Lorecche 1280 m, superato il bivio con il n.113 si continua per il n.105 fino a raggiungere un canale detritico, dove si andrà ad imboccare il sentiero n.114.
Questo percorso è molto impegnativo, ma risulta essere il più veloce per raggiungere il rifugio Scalorbi quota 1767 m. La sua lunghezza non è un granchè ma ci sono alcuni passaggi complicati che richiedono una preparazione fisica, ed una conoscenza del terreno molto importante, soprattutto dove il canalino si restringe in divenendo pochi metri, per una lunghezza di circa 30 m, siccome si tratta di un Vajo in costante movimento, e necessario prestare massima attenzione alle scariche di sassi, ed evitare di percorrerlo in compagnie numerose. Superato questa parte del percorso si esce dall’imbuto del vajo su uno ampio tratto prativo di mughi transitando così sul Passo Pelegatta quota 1776 m, per poi scendere leggermente raggiungendo così il Rifugio Scalorbi.
E’ inoltre possibile per l’escursionista più preparato, salire fino in vetta del Carega 2259 m , ovvero al Rifugio Mario Fraccaroli a quota 2238 m , attraverso il sentiero n.192-157 in circa 1h30 di solo andata , rimane quindi da valutare sia per la preparazione tecnica che per l’allungamento tempistico.
Ritorno
Per rientrare da questo itinerario, la via migliore è il n.110, sentiero del Passo Tre Croci, ma nessuno vieta la possibilità di rientrare prendendo il n.113 dell’Omo e la Dona, anche se in discesa risulta essere più impegnativo.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h50
Dislivello totale : 570 m
Quota massima raggiunta : 2238 m
Itinerario molto bello e interessante anche se un pò lontano partendo da Valdagno , si deve andare a Molino d’Altissimo prendere la strada per Bolca e si scende a Badia Calavena , poi si sale verso la localita Giazza fino al rifugio Revolto , lasciata la macchina si prosegue longo la carrareccia fino ad arrivare al rifugio Pertica (foto con la luna), da li si sale fino ad arrivare quasi allo scalorbi , raggiunta una fontana lato sinistro della strada si trova il sentiero bel segnalato , abbastanza battuto sia con gli sci che con ciaspole e ramponi fino ad arrivare sul rifugio Fraccaroli e cima Posta (o carega) il vallone e molto ampio quindi anche in inverno e molto stabile , vista anche la sua pendenza .
Inoltre dal rifugio Pertica si possono imboccare due vie attrezzate
La ferrata Biasin :corta ma impegnativa
La ferrata Pojesi :più lunga ma molto meno tecnica
La si può prendere anche dal Rifugio Cesare Battisti in località Gazza , ma risulta molto complessa per il periodo invernale in quanto non si può salire fino al rifugio Cesare Battisti in auto , e quindi si deve tener conto del tempo impiegato per raggiungere il rifugio stesso di circa 45-55 minuti , così facendo risulta molto difficile per una questione di visibilità dovuta al calare della sera .
Mentre per quanto riguarda il resto della stagione e molto praticabile.