Tempo di percorrenza : 1h30 Dal Piazzale principe del piemonte – 2h30 Da Campiello
Dislivello totale : 200 m – 400 m da Campiello
Quota massima raggiunta : 1351 m
Come Raggiungere
Per salire al Monte Cengio ci sono diverse vie , la prima la più facile è salire attraverso la strada del Costo di Asiago , poco prima di raggiungere l’abitato di Tresche Conca , nei pressi della Casetta Rossa di Passo Campedello si incontra un bivio sulla sinistra che porta prima al piazzale principe del Piemonte dove si potrà lasciare l’auto per proseguire a piedi . Il secondo percorso , diciamo un pò più impegnativo si lascia l’auto appena entrati nella stretta valle prima di raggiungere la Casetta Rossa , dove un piccolo posteggio sulla sinistra si potrà lasciare l’auto e proseguire a piedi , invece per chi vuole avventurarsi in qualcosa di più difficile ma con scenari molto panoramici ed appaganti , lo potrà fare con il Sentiero n. 651 che sale dal Monastero della Resurrezione a Mosson (Cogollo del Cengio) già descritto in precedenza .
Cenni Storici
Monte Cengio e i Granatieri di Sardegna
Ricerca 10.000 uomini che erano giunti ad Asiago, riuscirono a salvarsi in poco più di 1000 , alla sera del 3 giugno il Monte cengio era in mano austriaca ma le perdite furono alte anche per gli imperiali e il sacrificio della brigata Granatieri di Sardegna era riuscito a fermare per sempre la discesa in pianura dei fanti dell’imperatore Francesco Giuseppe , con i granatieri combattevano i Fanti delle Brigate Catanzaro, Novara, Pescara e Modena al termine della strafexpedition gli austriaci si ritirarono nei territori occupati e il 24 giugno 1916 le truppe italiane ripresero possesso del Monte cengio e di tutto il pianoro circostante fino alla Val d’Assa . I comandi italiani decisero di predisporre una serie di opere difensive articolate su tre successivi linee “la linea di massima resistenza”, “la linea di resistenza ad oltranza” e “la linea di difesa marginale”.
la linea di massima resistenza era formata da tanti piccoli posti di sorveglianza situati in posizione avanzata sul ciglio della Val d’assa a guardia dei sentieri che dal fondo della valle risalivano gli scoscesi dirupi .
La linea di resistenza ad oltranza la più importante era in realtà un sistema di postazioni difensive unite tra di loro da un’unica trincea costruite proprio su quelle quote dove i granatieri avevano combattuto per la difesa dell’altopiano punto il Monte cengio, il Monte barco, il Monte Belmonte, il Monte Busibollo e malga ciaramella divennero altrettanto fortini naturali che supportandosi a vicenda costituirono un complesso difensivo , che peraltro non venne più direttamente interessato delle vicende belliche. La Val barchetto fu compresa nel sistema difensivo di Monte barco è attraversata da uno sbarramento difensivo che collegava il caposaldo di quota 1363 a sinistra con le linee di trincee principali dello stesso Barco a destra lasciando peraltro libera la rotabile utile per il trasporto del materiale.
Infine la linea di difesa marginale mai ultimata costituita l’ultima linea difensiva che sfruttando le alture che delimitavano a sud dell’altopiano di Asiago doveva servire a fermare eventuali attacchi austriaci nella probabilità che avessero ceduto le due altre linee di difesa. Il settore Monte Cengio per la sua importanza e per la sua posizione era compreso nelle linee di resistenza ad oltranza e a sua volta contava i suoi capisaldi difensivi nelle quote 1363 , 1312, 1351, 1356 e 1332 rilievi che si alzavano sui dirupi della Val d’astico per collegare tra loro sistemi difensivi si costruì una mulattiera di arroccamento in seguito denominata delle granatiere in onore del corpo da cui che qui difese la pianura veneta.
Il 28 maggio del 1916 gli austroungariche risalivano da Val D’Assa attestandosi sul pianoro del Cengio mentre i Granatieri si prepararono a resistere sulle alture dello stesso Monte alla sera del 29 maggio un gruppo di fanti imperiali comandanti dal col Klielman penetrò nel forte Punta Corbin già disarmato e sgombrato dalle truppe italiane il 30 maggio del 1916 i Granatieri ricevettero l’ordine di riconquistare il forte ma durante l’avvicinamento stesso scontravano con gli austriaci che miravano la conquista del Monte Cengio e di tutto il suo pianoro nonostante le gravi perdite subite nei combattimenti Granatieri riuscirono a fermare l’assalto austriaco e si asserragliarono intorno alla cima della montagna il secondo tentativo di conquista austriaco del 31 maggio i Reiner salisburghesi del 59°rgt del 31 maggio trovò anche questa volta i granatieri che grazie all’aiuto dei fanti delle Brigate Pescara , Catanzaro e Novara riuscirono a fermare gli assalti . Gli austriaci conquistarono il vicino Monte Barco , posizionando alcune mitragliatrici degli austriaci sulla Val barchetto interruppero i collegamenti tra i granatieri sul Cengio e i comandi di Campiello impedendo il rifornimento di acqua , cibo e munizioni isolati sulle alture del Monte cengio al comando del cap Morozzo della Rocca vi erano i granatieri del I° reggimento assieme ai Fanti delle Brigate Catanzaro , Pescara e Novara con i pochi mezzi a disposizione privi di rifornimenti i soldati italiani stesero quel poco di filo spinato avevano a disposizione e alzavano qualche muretto a secco con le pietre trovate sul terreno per difendersi dal fuoco di fucileria e delle mitragliatrici schwarzlose,il 3 giugno del 1916 soldati imperiali lanciarono l’attacco finale dopo un devastante bombardamento mattutino risalendo la Val di Silà gli Schutzen comandati dal col.Alpi riuscirono a sfondare le linee di difesa ingaggiarono un combattimento corpo a corpo con i granatieri italiani che alle spalle delle trincee avevano solo lo strapiombo della Val d’astico in questi combattimenti che nacque la leggenda del salto del granatiere in quando i soldati italiani piuttosto che arrendersi preferivano gettarsi dei dirupi avvinghiati nella lotta agli austriaci andando incontro entrambi è morto certa . Nei successivi mesi la battaglia , tornato il Cengio in mano italiana la Val di Silà viene sbarrata da un duplice trincea e da una più a Valle che raccordava la vecchia trincea di granatieri e proseguiva per le pendici del Monte Barco
Quota Piazzale Principe del Piemonte
La quota 1045 è la punta estrema del sistema montuoso del Monte Cengio tra la Val Canaglia e la Val Cengiotta , sistemato a difesa nel 1917 per ostacolare qualora si fosse perduto di nuovamente il Monte Cengio un’eventuale attacco austriaco proveniente da Occidente ed è la funzione di controllo della val Cengiotta e delle mulattiere che salivano da Cogollo del cengio chiamato “sentiero delle postazioni “ le mulattiere era già stata utilizzata la notte del 2 giugno del 1916 durante la battaglia del Cengio per portare con i muli gli ultimi rifornimenti di acqua e viveri e granatieri in trincea . La linea di difesa era organizzata con trincee difese da reticolati postazioni mitragliatrici quasi tutti in caverna ricoveri truppe in caverna scavate nella roccia o in tane di volpe capaci di contenere circa 1000 uomini.
La Cannoniera
Quattro postazioni per pezzi di artiglieria da montagna da piccolo calibro 70 mm la postazione venne costruita la primavera e l’estate del 1917 dalla 2° compagnia minatori partente al Comando del Genio del XXVI Corpo D’Armata , la galleria di accesso della larghezza di 2 m sviluppa una lunghezza di 74 m e su di essa si affacciano quattro caverne e un deposito di munizioni profondo circa 3 metri . Il fronte della batteria sviluppa invece una larghezza complessiva di circa 24 m . La batteria chiudeva ad est il complesso sistema difensivo del caposaldo del cengio che si collegava poi all’adiacente caposaldo di Monte Barco .
Il Salto Del Granatiere
Scrisse il gen. Pennella comandante della brigata granatieri di Sardegna
« si narrava già di aver venduto rotolare per le rocce strapiombanti la sull’Astico nel furore dell’ardente lotta grovigli umani di austriaci e granatieri»
Questa testimonianza dell’aspirante Franco Bondi ufficiale del IV btg. del I rgt Granatieri di Sardegna
«improvvisamente poi verso le 2 pomeridiane il nemico ci assalì alle spalle e contemporaneamente anche di fronte , data della sorpresa e le condizioni disperate in cui ci trovavamo si svilupparono una serie di combattimenti singolari con bombe a mano e fucileria da parte del nemico e all’arma bianca da parte nostra… Fui testimone oculare di atti di eroismo dei miei granatieri e di quelli della sezione mitragliatrici che si trovavano immediatamente alla mia destra di cui un caporalmaggiore servente continuo a far fuoco ancora l’arma fino a che fu ucciso a baionettata sul pezzo e così pure le vedete sorprese dall’attacco furono finite a baionettata»
Galleria Comando
Questa era la galleria comando alle pendici di quota 1351 qui erano situati anche i pezzi di artiglieria da 149 mm avevano il compito di ostacolare l’avanzata austriaca lungo la Val d’astico è proprio la loro efficacia azione costrinse i comandi austriaci a dover conquistare nel più breve tempo possibile Monte Cengio durante la battaglia del giugno 1916 i cannoni vennero portati all’aperto sul piazzale dinanzi all’entrata della galleria da dove il contrastarono anche se solo per poco tempo gli assalti di soldati imperiali terminate le munizioni rimasero inutilizzati nella galleria il cap. Federico Morozzo della Rocca comandante del IV btg del I° rgt granatieri di Sardegna situo il comando di settore del Cengio la caverna fungeva anche da posto di primo soccorso sanitario qui vennero ammassati i feriti durante l’attacco risolutivo del 3 giugno . Ricorda il tenente Giacomo Silimbani aiutante maggiore dei cap. Morozzo :
«venni portato al posto di medicazione situato in caverna già pieno di feriti e posto in una barella fuori il combattimento era cannettato ente impegnato ma io non sentivo che il frastuono confuso mentre un caporalmaggiore di sanità stava affacciando me la seconda ferita irruppero nella caverna gli austriaci semisvenuto vendete trasportato dagli stessi granatieri portaferiti per ordine di un ufficiale austriaco al posto di medicazione nemico e poi aprire le scale appresso una sezione di sanità»
Monte Cengio Zona Sacra
Dei 6000 Granatieri che erano giunti in zona Cengio il 22 maggio del 1916, la notte su 4 giugno riparavano sul Monte Paù circa 1300 superstiti. Quando questi, pochi giorni dopo, sfileranno nuovamente per le strade di Marostica, la popolazione incredula allibita rimarrà convintamente in attesa di una seconda colonna. Composta di morti, feriti e prigionieri, essa era rimasta lassù, sulle balze del Cengio, tra Tresche e Cesuna . Le perdite complessivamente registrate dalla brigata granatieri di Sardegna, dei reggimenti di fanteria 211°,212°, 154°,142° e 144°, oltre ai militari di altre armi, fra il 29 maggio e il 3 giugno compreso furono il seguenti : ufficiali morti 51, feriti 112 ,dispersi 77; militari morti 1098, feriti 2482, dispersi 6044 per un totale di 10.264 uomini si deve alla fede, al patriottismo e alla tenacia dei Granatieri e delle popolazioni Vicentine se ricordo degli eroi del cengio e stato noi tramandato sulla terra che fu teatro di una delle più sanguinose battaglie del fronte Tridentino. Il Cengio è stato dichiarato il 27 giugno del 1967 sono SACRA
Chi era Carlo Stuparich
Carlo Stuparich (Trieste 1894 – Val Silà 1916) fratello di Giani Stuparich , dopo aver frequentato il Liceo ginnasio comunale di Trieste. All’entrata in guerra dell’Italia, con il fratello e Scipio Slapatersi presentò alla caserma del 1° rgt. Granatieri a Roma, per contrarvi l’arruolamento volontario. Con essi fu inoltrato al fronte, nel Monfalconese, dove affrontò le prime due battaglie dell’Isonzo come soldato semplice; divenuto sottotenente della Milizia territoriale, trascorse un periodo di forzata inattività sulle montagne soprastanti il Garda, per rientrare al fronte ancora tra i granatieri, prima nel settore Oslavia – San Floriano, poi sull’altipiano di Asiago. Qui, nelle giornate convulse della Strafexpedition, rimase isolato con il plotone affidato al suo comando nella Val Silà, sulla strada che conduce a Forte Corbin; vistosi circondato, caduti quasi tutti i suoi uomini, alla cattura preferì spararsi un colpo di rivoltella alla tempia. Il corpo rotolò in una sottostante dolina, nella quale riposò per tre anni finché il fratello non poté ritrovarlo e seppellirlo dapprima a TreschèConca,e infine a Trieste,dove riposa nella tomba di famiglia. Alla sua memoria, venne conferita la medaglia d’oro al valor militare.
«Nobilissima figura tempra di soldato, volontario dall’inizio della guerra, si votò con entusiasmo alla liberazione della terra natia. Comandante di una posizione completamente violata, di fronte a forze nemiche soverchianti, accerchiato da tutte le parti, senza recedere di un passo, sempre sulla linea del fuoco animò e incitò i dipendenti, fulgido esempio di valore, finché rimasti uccisi e feriti quasi tutti i suoi uomini e finite le munizioni, si diede la morte per non cadere vivo nelle mani dell’odiato avversario.» — Monte Cengio, 30 maggio 1916.
«Qui, faggi, carpini, noccioli e, sotto gli arbusti, fra il muschio, zone fragranti di mughetti. In questa conca silenziosa, alle pendici del Cengio, su cui passano le nuvole e, dopo uno scroscio di pioggia, appare per un momento il sole, ha vissuto le sue ultime ore mio fratello Carlo. Il pensiero che mi riconduce a quello che Carlo visse in quei momenti è intenso, ma non è cruccioso: cerco intorno e dentro a me stesso, mi raccolgo, rivivo. Tutte le volte sono sceso di lassù con l’animo fatto più semplice e chiaro.» Giani Stuparich