
Per raggiungere questo Forte si deve salire in auto fino a Luserna , attraverso la strada della Valdastico che porta negli altipiani di Lavarone e Folgaria , arrivati a Monterovere , si trovano le indicazioni per Luserna , li si lascia l’auto e si prosegue a piedi per circa 40 minuti prendendo il sentiero contrassegnato come Forte Campo Luserna . Il sentiero e molto piacevole da percorrere e dopo aver visitato il Forte e i due avamposti si può rientrare attraverso Malga Campo che riporta attraverso un’altro sentiero a Luserna .
Piccole Riflessioni personali
Il percorso è descritto sul fondo del post , perche volevo dare l’importanza che merita questo luogo di grande Sofferenza , spero vivamente voi che mi seguite prendiate il tempo per leggere bene questo post che non solo aiuta a capire le condizioni di vita dei soldati ma spero serva a non dimenticare, che la guerra non porta vincitori ne vinti ma solo morti e feriti . Attualmente il forte e in restauro per la copertura ed evitare che rimangano solo le rovine , solo visitandolo potrete tentare di comprendere la vita di chi e rimasto sotto il bombardamento delle granate rinchiuso nelle casematte del forte per giorni .
Il Forte
Il forte sorge in una collina a quota 1549 , sopra l’omonimo paese , e stato costruito nel 1908 , l’opera e molto imponente e assieme al Forte Verle permetteva di controllare totalmente la Val D’assa , era composto da una casamatta principale e due avamposti orientati in diverse posizioni : l’avamposto Viaz con una cupola corazzata fissa verso Malga Campo e parte alta della Val Torra verso est a quota 1507 , poi l’Oberwiensen con una batteria di fanteria posta sotto la cupola corazzata fissa orientata verso ovest , sopra Luserna per controllare la Vald’astico a quota 1517 , tutte la opere presentavano collegamenti con gallerie e trincee con posti guardia che ne controllavano gli accessi . La casamatta principale aveva un volume di 200.000 metri cubi , la più imponente opera fortificata dell’impero , basti pensare che il werk Gschwent era di 100.000 metri cubi , fu scavata in parte nella roccia e costituita da 3 piani e per impedire gli attacchi fu circondato di reticolati e furono scavati dei fossati larghi 10 metri ed alti 4 , con diverse mitragliatrici posizionate nella controscarpa , inoltre fu munito di 14 riflettori da 21-35 mm per sorvegliare meglio la zona : 6 illuminavano il caposaldo , 3 sull’avamposto di Oberwiensen e 2 sul Viaz , i restanti erano posizionati nel fossato di gola .
Il forte era in grado di ospitare un guarnigione di 310 uomini , aveva una centrale elettrica autonoma , depositi di carburante ed un sistema di sollevamento idrico da 1200 l/h , dentro erano montato sistemi di ventilazione sia manuale che elettrico e munito di sitemi di comunicazione telefonica con una centrale a Monterovere e linee dirette con il Verle , con cima Vezzena esisteva anche una linea per l’artiglieria , inoltre poteva mettersi in contatto con la centrale ottica di monte Rust e il Gschwent ed il Cherle dall’avanposto Oberwiensen senpre attraverso riflettori ottici .
Armamento
L’armamento del forte era costituito da 4 obici da 105 mm in cupole corazzate girevoli (in acciaio) dello spessore di 250 mm, due cannoni da 80 mm a tiro rapido in casamatta corazzata, 2 cannoni da 60 mm a tiro rapido per la difesa ravvicinata, oltre a 19 mitragliatrici
Cenni storici
Il forte Luserna per la posizione in cui si trovava , uno dei punti più sensibili dell’altipiano e soprannominato dagli italiani il ” Padreterno ” data la sua mole e la struttura , visse delle vicende drammatiche , quest’opera presa di mira da bombardamenti continui ed incessanti provenienti da molteplici parti come Forte Verena , Forte Campolongo , Porta Manazzo , Forte Campomolon ed a attacchi anche dalle foreste del Posellaro e come descrive negli atti del Tribunale di Guerra di Trento : Il giorno 25 maggio 1915 il forte Luserna fu bombardato dalle artiglierie italiane per tre giorni ininterrottamente colpendolo con circa 5000 proiettili di diverso calibro , ma in special modo con pezzi da 280 mm abbattendo tutte le cupole corazzate e anche quella di centro dello spessore di 500 mm la guarnigione per tre giorni e tre notti non riuscirono a riposare e mettersi in comunicazione con l’esterno perche furono divelti anche i collegamenti dei fili telefonici situati a due metri dentro la roccia .
La Resa
Dai dati posseduti ne deriva che il forte dal 24 maggio 1915 al 20 maggio 1916 fosse stato colpito da circa 200 proiettili calibro 305 mm , circa 8100 proiettili calibro 280 mm e da oltre 16000 proiettili calibro 149 mm , una tempesta di fuoco che avrebbe compromesso qualsiasi mente umana . La durata dei bombardamenti fu intensissima data anche dalle differenze di altitudine dei forti italiani posizionati a 1900 metri di quota e dai 1549 del forte Luserna , l’impossibilità di riposare della guarnigione , generate anche dalla difficoltà respiratoria dei fumi delle granate , e la possibilità di esplosione dei depositi sia di munizioni che di carburanti , hanno fatto si che il Comandante Emanuel Nebesar in consiglio di guerra l’abbandono del Forte alle 16.30 del 28 maggio , issando sul forte 4 bandiere bianche , nell’avvistare le bandiere sia dal Verle che dal Gschwent per impedire al nemico di impossessarsi del forte creando così un varco sulle linee impossibile da ricucire iniziarono a bombardare il forte e le zone limitrofe verso la zona Malga Campo , dopo mezz’ora dall’accaduto il volontario Jochler riuscì a raggiungere il forte e strappare le bandiere , il comandante Nebesar sottoposto alla corte marziale venne poi assolto perche non si fosse trattato di un gesto di Viltà ma di una debolezza generata dalle condizioni psichiche e fisiche degli intensi bombardamenti , se il forte fosse caduto le linee nemiche si sarebbero spostate molto più a nord , dopo aver sostituito il comandante il giorno 30 maggio il forte e stato riportato in grado di sparare.
Resoconto storico del Tenente di Artiglieria Austroungarica Fritz Weber , in forza sul Forte Verle (tratto dal libro “le Tappe della Disfatta ” di Fritz Weber )
Nel frattempo, si svolge a Luserna una tragedia provocata dalla perdita di controllo dei propri nervi, e che, per vero miracolo, non provoca la perdita dell’intera linea del Lavarone. Il comandante, certo tenente Nebesar, nel timore di una sorpresa nemica, aveva tenuto in piedi tutti i suoi uomini per tre giorni e tre notti, senza lasciarli andare a dormire. Un allarme si susseguiva all’altro, le torrette erano occupate in permanenza e nelle postazioni per le mitragliatrici vegliavano uomini spossati dalla stanchezza. Tutto ciò, perché il cervello, che doveva comandare; era incapace di valutare esattamente la situazione, in cui il forte si trovava e di superare una paura cronica. Nel corso della mattinata, Luserna ci informa che, nella foresta di Brusolada , gli italiani stanno operando un concentramento, in vista, certo, di un attacco al forte. Ci affrettiamo a puntare i nostri cannocchiali sul punto indicato, ma non riusciamo a scorgere un solo soldato italiano. La foresta del resto è troppo lontana da Luserna per venir presa in considerazione come punto di partenza per un attacco. Senza badare alle nostre osservazioni, Luserna apre il fuoco. Per ore intere le granate cadono tra gli alberi di Brusolada, senza riuscire a snidare l’ombra di un italiano. Dopo il furioso bombardamento, Luserna gira le sue cupole corazzate e tace, mentre il fuoco italiano continua. Intanto, abbiamo fatto il calcolo che, in ventiquattro ore, la media dei proiettili caduti sulle casematte e sulle batterie è del novantacinque per cento. Da solo, il numero delle granate da 280 è non meno di trecento. Verso le 16, l’osservatore di servizio, nella torretta corazzata girevole, comunica che quattro bandiere bianche sono state issate su Luserna. Non possiamo credere alla cosa e fremiamo di sdegno. Se uno dei forti cade, tutta la linea va in pezzi. La campana d’allarme squilla. In pochi minuti centinaia di uomini corrono lungo i corridoi, salgono le scale di ferro, raggiungono i loro posti. Su Luserna sventolano effettivamente quattro bandiere bianche, visibili a occhio nudo. Il nemico si è reso perfettamente conto della gravità del momento. La fanteria italiana è già davanti a Luserna! La nostra batteria di cannoni apre il fuoco. Bianche nuvole di shrapnels si alzano sopra la massa degli attaccanti. Anche Gschwendt spara, deciso esso pure a evitare la catastrofe. L’attacco è respinto. Si vedono gl’italiani ritirarsi sotto la violenza del nostro fuoco di distruzione. Una delle bandiere bianche viene abbattuta da una granata e poco dopo anche le altre cadono. Una pattuglia di territoriali tirolesi le ha tolte. Le discussioni intorno al «caso Luserna ~ dovevano protrarsi per lungo tempo, anche dopo che la guarnigione del forte, sotto la guida del nuovo comandante, tenente Schlaufer, ebbe compiuti miracoli di valore, dissipando, col sacrificio di molte vite, ogni dubbio sul proprio coraggio. Quel cumulo di rovine doveva venir difeso per un anno intero, contro forze cento volte superiori, dagli stessi uomini che, per ordine di un pazzo, avrebbero voluto quel giorno arrendersi al nemico. Soltanto chi per settimane intere è rimasto chiuso in uno scatolone di cemento, sotto il martellare delle granate, può rendere giustizia agli uomini di Luserna. La guarnigione era composta dagli stessi soldati fidati e valorosi, che costituivano le guarnigioni degli altri forti. La colpa fu tutta del comandante, pazzo più che vile. Fu un gravissimo errore scegliere gli ufficiali destinati a posti di cosi grave responsabilità non secondo le loro attitudini, ma esclusivamente secondo il loro rango. Solo uomini dai nervi d’acciaio possono sopportare questo genere di guerra, unicamente paragonabile a una battaglia navale, la quale, invece di durare qualche giorno soltanto, si protragga per. settimane e mesI. .Per ordine del tenente Nebesar, prima del tentativo di resa le culatte dei cannoni di Luserna erano state buttate nelle cisterne, gli impianti elettrici distrutti, i manicotti delle mitragliatrici forati. Il nuovo comandante e i suoi due collaboratori, i cadetti Deutschmann e Wolfrum, dovevano riuscire a riparare questi danni con ammirabile energia, facendo di Luserna quello che essa rimase per un anno intero: uno dei punti più gloriosi della difesa del Trentino. Fritz Weber

IL SENTIERO DA PERCORRERE PER RAGGIUNGERE IL FORTE
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 0h40
Dislivello totale : 216 m
Quota massima raggiunta : 1549 m

