Per raggiungere questo magnifico luogo sacro ci possono essere diverse opzioni più facili o difficili , resta da dire che questo santuario dedicato alla Madonna della pietà sia qualcosa di unico nel suo genere , una cosa grandiosa custodita con grande Amore e Devozione …e accessibile a tutte quelle persone credenti e non
-si prende l’uscita dell’autostrada A4 Milano-Venezia a Peschiera del Garda e si prosegue in direzione Spiazzi per circa 38 km , oppure prendendo l’autostrada A22 Brennero-Modena fino all’uscita di Affi sempre prendendo la direzione Spiazzi per circa 20 km dall’uscita .
-oppure attraverso il treno dalle stazioni di Peschiera del Garda o di Verona Porta Nuova proseguire con l’autobus, linea Caprino-Spiazzi.
-oppure per i più intraprendenti e preparati raggiungere in auto l’abitato di Brentino , per poi salire i 1540 scalini con circa 600 metri di dislivello fino a raggiungere il Santuario , calcolando un tempo di percorrenza di circa 2h , mettendo in conto che poi si dovrebbe ridiscendere .
Per i grandi camminatori si può arrivare in treno fino a località Peri per poi discendere per 2 km circa lungo la ciclabile e salire i 1540 scalini con circa 600 metri di dislivello fino a raggiungere il Santuario , calcolando un tempo di percorrenza di circa 2h , mettendo in conto che poi si dovrebbe ridiscendere e ritornare alla stazione .
Ricordo inoltre che per chi sale sulla parte sommitale di Spiazzi ovvero sopra il santuario stesso e possibile prendere un bus navetta che porta fino al santuario stesso , ideale anche per persone diversamente abili
NON SIATE FRETTOLOSI NEL SALIRE QUESTO LUOGO PRENDETEVI IL TEMPO PER VISITARE QUESTA OPERA IN TUTTI I SUOI FANTASTICI DETTAGLI .
Storia
Questo luogo è la meta ideale per chi desidera unire momenti di preghiera e serenità interiore a occasioni per rilassarsi e godere in tutta tranquillità degli spettacoli che la natura può offrirvi in questo luogo incantevole.
Il Santuario si trova a Spiazzi in una delle località più suggestive dell’alta Italia. Sorge aggrappato sulla roccia dei monti che lo circondano, a 774 metri sul mare, a strapiombo sulla valle dell’Adige.
Il Santuario diocesano di Verona della Madonna della Corona è aperto tutto il tempo dell’anno con i seguenti orari:
Novembre – Marzo: dalle ore 8.00 alle ore 18.00
Aprile – Ottobre: dalle ore 7.00 alle ore 19.30
Il Santuario della Corona è luogo di silenzio e di meditazione, sospeso tra cielo e terra, celato nel cuore delle rocce del Baldo. Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Una pia tradizione collocava la nascita del Santuario della Madonna della Corona nel 1522, anno in cui la scultura qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II, ma la datazione viene smentita dall’esistenza, nei recessi dell’attuale Santuario, di un dipinto di una Madonna con bambino, di fattura trecentesca, che costituì la prima immagine venerata nell’originaria chiesetta, che da essa prese nome. Tra il 1434 ed il 1437 S. Maria di Montebaldo, passò in proprietà ai Cavalieri di San Giovanni, o del Santo Sepolcro, presenti a Verona dal 1362 come commenda di San Vitale e Sepolcro, che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806. A questo periodo sembra risalire il gruppo in pietra della Pietà poi venerata come Madonna della Corona. Alta 70 centimetri, larga 56 e profonda 25, la statua è in pietra locale dipinta. La statua poggia su un piedistallo recante la scritta “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432”, tradizionalmente considerata come prova che la statua venne fatta realizzare e donata alla Corona nel 1432 da Lodovico Castelbarco, proveniente da una nobile famiglia roveretana. Nei quattro secoli di gestione, la Commenda trasformò radicalmente la Madonna della Corona, facendola diventare un autentico Santuario capiente ed accessibile grazie alla sistemazione del ponte in legno di accesso a valle (1458) e alla costruzione sopra la preesistente di una nuova chiesa, di circa 18 metri per 7 (1490- 1521). Nel corso del Cinquecento vennero realizzate le due scale di accesso tuttora visibili: la più ampia, di 556 gradini, che dalla fonte di Spiazzi, poi denominata “Fonte dell’Indipendenza”, scendeva al ponte del tiglio, e quella più stretta, di 234 gradini, ricavata nella roccia lungo l’originario strettissimo percorso che conduceva dal ponte alla chiesa.
Santuario Madonna della Corona
http://www.madonnadellacorona.it
Località Santuario, 1
37020 – Ferrara di Monte Baldo
Verona, Italy
Tel. e Fax: (+39) 045 7220014
Email: info@madonnadellacorona.it
Leggenda
“In una notte del giugno 1522 una luce misteriosa illuminò le selve, che coprivano le balze orientali del monte Baldo, in quella insenatura rocciosa, che scende a picco sin quasi all’Adige e guarda i monti sorgenti sull’altra riva del fiume. Così intensa e viva era quella luce che i terrazzani dei dintorni ne furono colpiti ed accorsero sui cigli della roccia per vederne la causa. Ma da lassù nulla si poteva scorgere, eccetto la meravigliosa luce. Allora i più animosi per mezzo di funi si fecero calare giù al centro di quegli splendori, sopra un brevissimo spiazzo a mezza roccia, scorsero la statua pietosa di Maria col Figlio morto sulle ginocchia. La notizia si diffuse subito in tutti i dintorni e fu un accorrere di quella brava gente a venerare la statua miracolosa. Ma il luogo ove essa si trovava era troppo inaccessibile, ed allora si pensò di portarla su alla contrada Spiazzi, composta di poche case al sommo delle rocce. Superando grandi difficoltà, si riuscì nell’impresa. L’immagine preziosa e venerata fu tratta a forza di argani al sommo del monte. Venne improvvisata una processione, cui presero parte moltissimi accorsi dai paesi intorno, e la statua in mezzo ai canti di letizia e agli osanna, fu collocata sopra un altare in una cappellina di legno, che era stata in fretta costruita. Ma il giorno seguente, quando i devoti accorsero per venerarla di nuovo, la statua non c’era più! Fu un dolore indicibile. Supponendo un furto, si cercò nelle case, negli antri delle rocce, nelle fratte dei boschi. Inutilmente. Finalmente alcuni pensarono di guardare sullo spiazzo roccioso, donde era stata tolta. Ella era infatti là. Ed allora quegli uomini semplici rinnovarono la fatica del giorno prima e scesero di nuovo a prendersi il prezioso tesoro per riportarlo nel luogo ove gli avevano eretto un altare per prestargli il culto. Ma non era quello il posto scelto da Maria.
L’Addolorata voleva l’austera crudezza della roccia ferrigna e nuda che scende a picco, senza sorrisi e senza dolcezze, sotto uno stretto lembo di cielo limitato per ogni lato dalle rocce. E per la seconda volta Ella sparì dalla Cappellina di legno, e per la seconda volta fu ritrovata sul breve spiazzo roccioso.
Allora si venne nella decisione di costruire lì una chiesuola. Vi era sempre però la grande difficoltà per i devoti di andarvi. Unico mezzo rimase per circa venti anni, calarsi giù dalle rocce con le funi dell’argano, mezzo impossibile per molti e pericoloso per tutti. Si pensò allora ad una strada. Ma come farla sulla nuda roccia? Questa era affatto impraticabile. Meno difficile era scendere dal dosso, che si protende al lato meridionale del luogo ove era la statua e diviso da esso da un vallone pietroso, che dal sommo del monte lo solca a picco fin giù al piano dell’Adige. In questo dosso le rocce sono interrotte da tratti boscosi curvantisi qua e là al dorso di mulo ed offerenti appigli al viandante….Di lì scesero i più animosi finché poterono scorgere la statua di fronte a loro sulla parete rocciosa a picco. Ma passare di lì non v’era nemmeno di tentarlo, perché impossibile inerpicarsi al di là di esso sulla roccia nuda. Perciò i più animosi si scoraggiarono e solo nella preghiera a Maria, che scoprisse il modo di arrivare a Lei, posero la propria fiducia. E Maria li aiutò. Narrano gli storici sopraccitati che nella notte dal duro macigno sorse un grande albero, che si piegava sopra la voragine fin all’opposta roccia, ed allargava così i rami poderosi da potersi sopra di essi gettare comodamente un ponte. Quell’albero, che sosteneva un ponte, fu notato anche da un naturalista del secolo XVI, Giovanni Pona…..A tale albero le popolazioni ascrivevano virtù miracolose chiamando “l’albero della Madonna”; perciò i numerosi pellegrini andavano a gara per asportarne pezzettini da conservare come reliquie nelle case e usarne per gli ammalati spediti dai medici. Ed a forza di tagliare pezzettini, si capisce cosa avvenne: un secolo dopo l’albero non v’era più. Solo se ne conservò una piccola reliquia, che ancora si può vedere nel tesoro del Santuario; al luogo poi del ponte di legno se ne costruisse uno di pietra”.
Ciao Luciano, posto bellisimo, sia da spiazzi, meglio da brentino.
Ciao Patrizio , un luogo bellissimo che porta a grandi riflessioni e meditazioni . Ciao Buon Cammino