
Tempo di percorrenza del sentiero: 3h00
Dislivello totale : 882 m
Quota massima raggiunta : 1630 m
Si sale in auto fino alla località Giazza o se preferite LJETZAN , un piccolissimo paese molto suggestivo , un luogo da favole , da li si sale sulla destra la valle Fraselle che porta nell’omonima malga Fraselle di sotto e di sopra , nel vasto pascolo prativo situato nella zona tra passo della Scagina , Passo Ristele e Monte Zevola , un sentiero molto bello ed interessante su questo canalone in parte detritico dove si trova anche acqua . Per i più esperti e fisicamente preparati si può raggiungere Giazza salendo dal Rifugio Cesare Battisti attraverso il 120Passo Ristele per poi scendere da un qualsiasi sentiero fino alla Giazza vista la fitta rete di sentieri tenuti in perfette condizioni , visto che fanno parte del Parco naturale della Lessinia . Voglio aggiungere qualcosa in più sull’abitato di Giazza , perche credo sia giusto mettere in evidenza queste realtà molto belle e ad un passo da casa .
Cenni su Giazza ( tratte dal Sito di Giazza )
Il nostro suggestivo paesino della Lessinia orientale è situato nel Comune di Selva di Progno in testa alla Val d’Illasi a metri 758 d’altitudine, adagiato ai piedi delle Valli Revolto e Fraselle. E’ racchiuso fra due torrenti che si congiungono subito dopo l’abitato. Giazza ha origine antichissime e si pensa abitata già dal Medioevo da genti di stirpe germanica; quindi, molto prima della calata, sulle nostre montagne, dei coloni bavaresi.
La mancanza di vie di comunicazione e la posizione decentrata hanno fatto sì che il “Taucias-gareida”, l’antica parlata cimbra risalente ai primi secoli dopo il Mille, sia ancora viva e parlata da almeno una cinquantina di abitanti di Giazza.
L’economia era basata sulla produzione di carbone e calce. L’arte di far carbone fu una delle prime risorse dei coloni cimbri, tanto cheil territorio della Lessinia da loro abitato venne denominato già dal 1400″La montagna del carbon”. Data l’impervia ubicazione dei boschi e la difficoltà di trasportare il legname a valle, trasformare la legna in carbone significava poter boscheggiare anche nelle zone più scabrose, ottenendo così di maneggiare una materia più leggera, meno ingombrante e facile da trasportare. I carbonai di Giazza rifornivano soprattutto le città di Verona e Venezia che lo usavano per cuocere cibi, per riscaldarsi e per far funzionare fucine e magli.
Da almeno trent’anni, nei pressi di contrada Teldari, Nello Boschi e il figlio Giorgio, perpetuando un’ antica arte cimbra, attivano una carbonaia con le stesse modalità dei nostri avi. I segreti del mestiere li hanno appresi da due vecchi e abili carbonai.
(tratto da “Storia di Giazza e la sua gente” di A.Stringher)
Anche la costruzione della “calcara”, era un’antica attività dei cimbri, svolta in Lessinia fino agli inizi degli anni Cinquanta.
La calcara era una fornace a forma di tino costruita in pietra dalla quale, dopo opportuna cottura del calcare, si otteneva la calce.
Il prodotto ricavato dopo lo spegnimento della “calcara” era la “calce viva” che si trasformava in “calce spenta” quando veniva bagnata con l’acqua. Questi due elementi anche oggi rappresentano importanti compositi chimici per il loro impiego soprattutto nell’edilizia, ma anche in agricoltura e in farmacologia e naturalmente vengono prodotti con dei moderni forni industriali.

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