Comunicato stampa CAI del Veneto , anche se le regole di chi sale in montagna sono sempre chiare , ma con l’avvento di nuovi pseudomontanari che pensano di andare in montagna come andare al mare in qualsiasi stagione , RIPETIAMO LE REGOLE PER L’ENNESIMA VOLTA , con l’intento di non mettere in pericolo le nostre vite , ma soprattutto quelle dei SOCCORRITORI , SUEM E SOCCORSO ALPINI
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Questa è la data di Zugliano stasera , ma ne avranno altre credo , basta seguire la loro pagina di facebook , e seguire questa loro grande passione Federica e Loris
Fonte : il Corriere delle Dolomiti , articolo di Francesco Dal Mas 5 agosto 2023
«Ma la montagna non è una Gardaland» sbotta Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl1 Dolomiti, dando i numeri dei soccorsi: 37.254 chiamate al 118 nei primi sei mesi del 2023 (la media annuale è di 73-74 mila) con 7.812 missioni, di cui 58 con gli elicotteri.
Che cosa infatti sta accadendo in alta quota? Che tra le 651 persone che chiedono aiuto, il 44% è rappresentato da escursionisti, cioè semplici camminatori. Tra questi, il 14,6% si mette nei guai “per incapacità”, il 7,4% perché perde l’orientamento, il 2,8% perché si lascia sorprendere dal maltempo; che una percentuale analoga di persone chiede che le si vada incontro perché è in ritardo.
Soccorsi, insomma, non strettamente sanitari. I volontari del Cnsas o gli elicotteri Falco 1 e Falco 2 ti vengono a prendere perché sei in difficoltà e il più delle volte ti portano all’auto o in albergo, anziché in ospedale. A questo punto è ovvio che l’escursionista paghi per la sua imperizia. E il conto è salato.
Le cifre le ha svelate il direttore Dal Ben in presenza del direttore del Suem 118 Giulio Trillò, del direttore del Dipartimento Prevenzione Sandro Cinquetti e dei vertici del Soccorso alpino, il delegato interprovinciale Alex Barattin e il coordinatore regionale Rodolfo Selenati.
Va precisato, fra l’altro, che i cambiamenti climatici, con le bombe d’acqua, le raffiche di vento, le temperature sempre più alte che sciolgono il permafront congelante, perché lo zero termico si alza anche di 1500 metri sopra le vette della Marmolada, rende i percorsi pieni di spiacevoli sorprese: dagli alberi di traverso sul sentiero, ai ghiaioni ruscellati, ai crolli improvvisi. Anche se i volontari del Cai sono sempre pronti ad intervenire rimettendo in sicurezza gli itinerari.
Dal 2020 l’Azienda sanitaria ha emesso 1.036 fatture per un importo di ben 2 milioni e 22 mila euro, due su tre a carico di italiani.
Solo nei primi sette mesi di quest’anno, nonostante che il maltempo abbia rallentato la frequentazione delle alte asperità, gli amministrativi di Dal Ben hanno staccato ben 164 fatture per un ammontare di 409.156 euro. Ma, attenzione: fino alla fine del mese scorso, gli stranieri hanno rappresentato la maggioranza, col 54%.
Il direttore generale ha ammesso che non è facile convincere i malcapitati a pagare il transfer; più convincibile è lo straniero. Il problema è – come ha fatto notare Selenati – che il 95% di coloro che scarpinano lungo i sentieri di montagna o si avventurano sulle sempre più ambite ferrate, oppure inforcano credendosi campioni la e-bike, «non sono nemmeno assicurati». E la botta, quando arriva, è sicuramente pesante.
Gli inglesi sono, quest’estate, in testa alla classifica dei soccorsi, seguono i polacchi, i ceki, gli americani dei paesi bassi, i francesi.
Un volo per sfinimento (il 2% dei casi) può costare anche 4mila euro. Perché, dunque, tanta leggerezza nell’affrontare le terre alte?
Purtroppo – hanno ammesso Selenati e Barattin – ci si fionda in montagna anche senza preparazione, magari affrontando itinerari impegnativi, solo perché sospinti dai social e dagli influencer. Giulia Calcaterra che si fa portare sulla Torre Venezia del Monte Civetta dall’elicottero (non certo quello del Suem) «è un brutto esempio assolutamente da non imitare».
Oltretutto – raccomanda il direttore del Suem, Trillò – si tenga conto che determinati interventi sono così difficili da mettere a repentaglio anche la vita dei professionisti e dei volontari.
Recentemente, pertanto, si è stati costretti – come riferisce lo stesso Trillò – a uscire con i due Falco contemporaneamente. Anzi, al riguardo Dal Ben ha precisato che il Suem è attrezzato per il volo notturno, ma per determinati soccorsi in parete, di una difficoltà unica, il personale specializzato è in formazione, per cui ci si affida necessariamente ad altri equipaggi.
Questione di mesi, comunque, e i due Falco potranno intervenire in qualsiasi salvataggio. Va detto, per la precisione, che il secondo elicottero sarà attivo – all’aeroporto di Belluno – nel pieno della stagione estiva e “probabilmente”, anticipa Dal Ben – lo sarà anche in quella invernale.
Articolo dell’Unità 23 marzo 1983
li «giallo» degli otto militari di Bagdad precipitati sui monti in provincia di Vicenza L’elicottero iracheno era in Italia per montare nuove i i recchiature La destinazione era l’aeroporto della Malpensa, dove il veicolo doveva essere preso in consegna dai tecnici dell’industria aeronautica «Caproni» per conto di una ditta di Roma – Sono stati recuperati i corpi delle vìttime – Numerose interrogazioni parlamentari VICENZA — Probabilmente era diretto all’aeroporto della Malpensa dove doveva essere preso in consegna dalla società Caproni Vizzola, l’aereo militare irakeno precipitato lunedì sui monti sopra Recoaro con otto soldati di Bagdad a bordo, tutti morti sul colpo. Alla Malpensa, i tecnici della Caproni avrebbero dovuto effettuare sul velivolo, per conto di un’altra società, l’Elettronica» di Roma, uno studio preliminare all’ installazione di apparecchiature per la radionavigazione e di ricetrasmettitori. L’elicottero doveva rimanere alla Malpensa circa due mesi e l’equipaggio doveva con tutta probabilità rientrare in patria, lasciando solo un tecnico a seguire i lavori. E’ più che un’Ipotesi. Ad affermare queste cose ieri è stato il vicepresidente e amministratore delegato dell’Elettronica, ing. Enzo Benigni, il quale ha anche detto che il lavoro di predisposizione degli apparati preludeva ad un possibile contratto tra il governo di Bagdad e la società romana. Le rivelazioni del dirigente dell’Elettronica, se serviranno forse a chiarire quello che in un primo momento sembrava un vero e proprio giallo internazionale, solleveranno anche delle polemiche, con particolare riferimento ai rapporti che l’Italia, paese produttore di tecnologie avanzate, Intrattiene con Irak da una parte e Iran dall’altra, due paesi in guerra. E già ieri queste polemiche hanno trovato voce In interrogazioni parlamentari (una del PCI) sulla vicenda e In alcune dichiarazioni. Intanto sono stati recuperati, dopo ore e ore dì lavoro sul costone montuoso ricoperto di neve sopra Recoaro, i corpi degli otto militari iracheni morti nello schianto. Un lavoro difficile quello del soccorritori, In una valle stretta e impervia, dove, in poco più di trent’anni, si sono Infilati senza più riuscirne altri sette piccoli veicoli. Il capitano del carabinieri Nicola Mele, che comanda la compagnia di Valdagno, ha detto che tra i resti dell’elicottero non è stato trovato nulla di particolare: qualche banconota araba, qualche passaporto, oggetti personali. L’ufficiale ha anche fornito l nomi delle otto vittime: Anwar Anigad Alood, 35 anni; Alood Hanid, 40; Ahmed Abdool Hadi, 29; Bassan Hussaln, 28; Ipassim Khaddam Alid, 28; Khalek Hawa, 30; Nawaz Ahmed. 33; Adld Assain, 33. Non si conosce però il loro grado né il loro incarico, si sa solo che risiedevano tutti nella capitale irachena. Nella segnalazione completa inviata al ministeri degli Esteri e degli Interni, agli Stati Maggiori e al Comandi superiori, il capitano Mele scrive che «l’elicottero irakeno marca Y L, di fabbricazione sovietica, era giunto a Venezia il 19 marzo ed era ripartito il 21 marzo, alle 12,42, da Venezia per Milano, per recarsi a Varese, presso l’industria aerea Agusta di quella città». Ma l’Agusta, che non ripara elicotteri di fabbricazione sovietica, ha smentito che il velivolo Irakeno fosse atteso nei suoi stabilimenti. Ad accrescere le tinte di giallo internazionale che colorano la vicenda c’è un’altra notizia: secondo i carabinieri di Venezia, oltre all’equipaggio precipitato con l’elicottero, che aveva alloggiato per due giorni all’hotel Cipriani della Giudecca, altri sette irakeni erano nella città lagunare all’hotel Ala, e di loro, dopo l’incidente di lunedì, si sarebbero perse le tracce. Sull’incidente aereo in provincia di Vicenza l deputati comunisti Cravedi, Angelini, Baracetti e Corvisieri hanno rivolto un’interrogazione al ministro della Difesa chiedendo di conoscere «se l’elicottero era stato autorizzato a sorvolare il territorio nazionale» e «quale missione stavano compiendo i militari dell’elicottero precipitato». Ciò anche in considerazione del fatto che «l’Irak è un paese in conflitto, e l’elicottero, notizia di stampa, ha sorvolato una zona militare di rilevanza strategica per la difesa del nostro paese». In una dichiarazione il socialista Accame afferma che «sono in corso contatti ad ogni livello fra le nostre autorità sia diplomatiche che militari, e le omologhe irachene per consentire un massiccio afflusso presso le nostre scuole militari di militari iracheni, fatto che, collegato all’eccezionale vendita di armamenti al paese medio orientale, fa assumere al nostro paese una ben chiara posizione nei confronti del conflitto fra Iran e Irak». Interrogazioni hanno presentato anche la DC e il PdUP .
Oggi mercoledì 20 luglio il popolo della montagna si unisce per dare l’addio ad un grande uomo , anzi l’arrivederci perché credo che io e lui e molti di noi ci incontreremo sulle nostre amate montagne , con lui se né andato un grande , un amico vero uno di quelli che qualche volta pensi di avere perso perché per una serie di svariati motivi ti incontri poco , salta fuori con un caffe al Bar Pasubio ed era sempre una festa , un uomo che nella sua grandissima umiltà ha insegnato a molte persone cosa fare in montagna , tante vite salvate e tante purtroppo le persone che ha soccorso decedute . Io lo ricorderò com’era quando sapendomi in difficoltà mi ha aiutato offrendomi quella collaborazione che ha servito a me privo di stipendio , che sarebbe il problema minore , ma riempiendomi la giornata con altri pensieri anziché quelli peggiori che ti portano in direzioni maledette , la montagna mi ha salvato , lui e Lino hanno fatto molto , le giornate passate insieme a sistemare , mantenere quella piccola area costruita con cuore di chi crede nelle persone è qualsiasi cosa faccia la fa con Passione.
Non sarà certo facile per i famigliari superare questo grande dolore , lui era una pietra che indicava un percorso un sentiero ed una vetta da raggiungere , sempre prudente preciso e meticoloso nelle sue scelte ponderate dalla sua grandissima esperienza .
Non lo sarà nemmeno per gli amici, che non sentiranno più quella parola ” Dai Daghene” che ti faceva superare i percorsi più ostici e difficili .
Non lo sarà nemmeno per chi più volte ha collaborato con lui nel soccorso , il soccorso alpino , i vigili del fuoco del distaccamento di Recoaro di cui io faccio parte per le preziose collaborazioni di ricerca persona , il 118 SUEM e tutte le altre che non ho menzionato.
Non è facile neanche per me , ho sepolto mio padre nel 2019 ad aprile aveva 78 ed a ottobre mio fratello che na aveva 49 anni , la stessa classe di Paolo.
Ciao Amico te ne sei andato , avevi la montagna dentro , come me , ed ora sei dentro a quella montagna che tanto hai amato , e che tante volte avevi salito … Grazie mille di tutto ci incontreremo li all’alba di un nuovo giorno … ti porteremo nel cuore per i sentieri che ci hai tracciato … Buon Viaggio Amico Mio
Luciano Cailotto
Questa volta sono qui per descrivere un evento che chi , come me , semplice montanaro o semplice escursionista ne va fiero , non sono ne accompagnatore ne guida , sono solo istruttore di trekking abilitato , ma questo conta poco davanti a qualcosa che si fa per passione vera, salire sull’Ortigara lo possono fare tutti , ma prendersi il tempo per alcune riflessioni su questo luogo unico e sacro non è ne da tutti ne per tutti , si ho detto sacro , perchè su ogni metro di terreno si calpesta una macchia di sangue versato nelle sanguinose battaglie che hanno reso celebre questo arduo monte dalle forme strane e deformato dalle granate e bombardamenti.
Salgo qui da quando ero bambino Terra Sacra agli Alpini , avevo 10 anni la prima volta, conservo ancora un ricordo di mio padre che mi cercava quando il salivo le rocce dietro la chiesetta , ho portato su molte persone qui , ogni volta con emozioni diverse , ma quando le riesci a leggere negli occhi dei tuoi amici ,queste emozioni si amplificano e diventano ancora più grandi, salire qui senza comprendere parte di ciò che è successo non è la stessa cosa Grazie Lucio , Barbara , Erminio…e a tutti quelli che nel tempo sono saliti con me.
…PER NON DIMENTICARE , E PER FARE SAPERE…
Aggiungo la famosa frase di Gianni Pieropan che definisce meglio tutto questo :
Tutto può sembrare semplicemente scontato , dal decidere cosa, come e quando ce voluto poco , ma il dove l’ho deciso io , ma non perchè sia più bravo e migliore degli altri perchè conosco zone in cui le emozioni diventano cose concrete tanto che certe volte viene difficile trattenere una lacrima di commozione e stupore per quelle vite spezzate a vent’anni , e come impresso nella lapide di adolfo Ferrero che di anni anche lui ne aveva solo 20
Monte Ortigara- Monte Caldiera – Monte Lozze – un full immersion tra panorami mozzafiato e Storia….passo lento, quasi ad accompagnare quel silenzio, d’oro , qualche battuta, poi ci si ferma , occhi tesi a catturare testimonianze , qua e là di una guerra sanguinosa, che ivi si è consumata, testimonianze che si mischiano con spettacolari scorci, di panorami stupendi, intorno a noi. Luciano ci guida , con naturalezza , in un ambiente che, si vede, gli è familiare ; ci fermiamo e lui ci legge qualche riga del libro che ha portato, scritto da chi quella guerra, in quel posto, l’ha vissuta davvero….
Grazie a Lucio , Erminio e Luciano per questa emozionante avventura
Barbara
Un’esperienza troppo emozionante per racchiuderla in 30 foto Ortigara Grazie Luciano
Lucio
BUONGIORNO , MOLTE VOLTE MI E’ STATO CHIESTO DI INSERIRE LA TRACCIA GPS SUI MIEI ITINERARI, NON LHO MAIVOLUTO FARE E NON LO FARO’ MAI, PERCHE RITENGO SIA OPPORTUNO IMPARARE A LEGGERE LE CARTINE PRIMA DI UTILIZZARE PROGRAMMI O APPLICAZIONI CHE POTREBBERO ESSERE PROBLEMATICI SENZA RETE E CON BATTERIA SCARICA, VI INVITO TUTTI A PRENDERNE ATTO RINGRAZIANDO SEMPRE DOVEROSAMENTE CHI COME IL SOCCORSO ALPINO SI PRESTA AL SOCCORSO IN QUESTE SITUAZIONI. Luciano
SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO VENETO
https://www.facebook.com/CnsasVeneto/
Attenzione alle informazioni sui tracciati quando non c’è copertura telefonica
Ieri sera due escursionisti, che avevano perso il sentiero, credevano di essere in un posto diverso da quello in cui si trovavano in realtà. E può capitare che posizioni mandate tramite messaggio indichino punti distanti anche svariati chilometri. Non fate affidamento solamente sulle applicazioni open source gratuite, che hanno necessità di connessione dati e costante riaggiornamento Gps che in montagna, fuori copertura, risultano spesso impossibili e sviano da posizioni corrette. Sono stati ritrovati molto distanti dal punto in cui credevano di essere – lui in stato di ipotermia dopo le ore passate al freddo con forte vento – due escursionisti che si sono persi ieri in Lessinia. L’allarme al Soccorso alpino di Verona era arrivato passate le 19 dai Carabinieri, contattati nell’unica telefonata al numero di emergenza riuscita alla coppia, prima di perdere completamente copertura e non essere più raggiungibile. Dalle prime scarne informazioni, si sapeva che i due avevano trovato ricovero in uno stabile che ritenevano Malga Lessinia. Lì, però, quando i Carabinieri sono arrivati, hanno trovato i gestori che stavano andando via, ma la coppia non c’era. I soccorritori si sono portati al Bivio del Pidocchio, a Erbezzo, per avviare la ricerca, poiché, riascoltando la chiamata, gli escursionisti dicevano di essere passati alla Fontana degli alpini, che avevano poi proseguito fermandosi in questo stabile che, probabilmente per la scarsa copertura, Google maps indicava come Malga Lessinia. Individuato il sito della Fontana degli alpini, una squadra è partita con il quad diretta alla prima struttura presente segnata sulla cartina sulla sinistra orografica, dove però non c’erano. I soccorritori si sono messi nuovamente in moto verso altri tre edifici più distanti sulla destra orografica e anche lì nessuna traccia. Sono quindi tornati indietro, controllando ogni manufatto e puntando a una malga molto a nord, Malga Lago Boaro e lì finalmente li hanno trovati alle 22.20, riparati in un ricovero laterale. Lei, una 27enne di Villafranca Tirrena (ME), che indossava abbigliamento più pesante, stava bene, lui, un 29 enne di Sovizzo (VI), presentava invece chiari segni di ipotermia. La squadra ha dato loro piumini e guanti e un soccorritore è subito rientrato con il ragazzo al Bivio del Pidocchio, dove era stata fatta arrivare l’ambulanza che lo ha preso in carico per i controlli del caso. In un secondo viaggio è stata poi trasportata a valle anche la ragazza. Entrambi sono stati a lungo con il personale sanitario e hanno poi rifiutato di essere accompagnati in ospedale.
Porta un bambino nel bosco e lui si sentirà libero , porta un adulto sul bosco e lui si sentirà bambino .
Non puoi vivere una favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco , e se nel bosco incontrerai il lupo avvisalo di stare lontano dagli umani . Luciano
Tempo di percorrenza: 3-4h circa 10 km
Dislivello totale: 552 m
Quota massima raggiunta: 907 m
Come Raggiungere
Si sale la val Chiampo fino a raggiungere e superare Crespadoro ed imboccando la strada che porta a Campodalbero si continua a salire per circa 10 km , se si proviene da Arzignano Chiampo oppure Vicenza , se invece si sale da Valdagno arrivati al bivio dello Zovo di Castelvecchio si continua fino a Marana , per poi continuare verso Campana e scendendo si prosegue per raggiungere località Campodalbero dove parte questo percorso .
Volendo si può anche sostare sulla contrada più bassa e partire completando lo stesso il percorso visto che si tratta di un anello.
Questo piccolo grande capolavoro che la comunità di Campodalbero ha reso possibile e visibile a tutti non è facile da descrivere , è una grande dimostrazione che se si lavora tutti per lo stesso obbiettivo il risultato può essere incredibilmente unico . E’ un percorso poco difficile ed praticabile a tutti molto emozionante soprattutto quando ci sono i presepi che sono di una bellezza epica .
Qui dove il tempo sembra essersi fermato ed il valore umano esprime la sua massima grandezza , raccontare e descrivere ciò che l’occhio ed il cuore raccoglie non è certo possibile si rimane impietriti davanti a cose fatte cosi , alla semplicità della grandezza .
L’ambiente che qui si ammira e circonda è unico nel suo genere , molto lontano dal rumore assordante delle città , ma ricco e pregno di quei valori imperniati nel tempo che hanno reso grandi le comunità di poche centinaia di persone che qui dimostrano il grande amore per la propria terra .
https://www.facebook.com/Campodalbero-Guarda-Al-Futuro-272469046590934/
Ora basta parlare , perche tanto le parole non sapranno mai esprimere quello che il cuore e gli occhi qui , in questo angolo di paradiso potranno vedere e raccogliere. Luciano
La Stella Cometa
24 Dicembre. È la vigilia di Natale. L’oscurità della sera confonde l’orizzonte, non si riesce più a distinguere dove finisce la montagna e dove comincia il cielo. Ma lassù, in cima al Cengìo, un gruppo di intrepidi amici sta per rallegrare ancora una volta il Natale, sicuri che, ovunque esse siano, la Stella riscalderà le anime delle persone che la osserveranno, mostrando ancora una volta come una semplice decorazione, fatta con amore, può portare lo spirito del Natale in ogni cuore.
Lunghezza totale:+360mt
Lampade in uso:165
Lunghezza impianto:+1200mt
Come raggiungere
Dopo aver superato l’abitato di Schio si prosegue verso Torrebelvicino , superando sulla sinistra Pievebelvicino , dopo aver imboccato la tangenziale si prosegue fino a raggiungere il bivio che sulla sinistra porta in Viale Rimembranza ( zona Artigianale) si superano alcuni fabbricati fino a raggiungere un bivio che sale verso Riolo fino a raggiungere l’ultima contrada dove lasceremo l’auto.
Descrizione
Il percorso nn presenta difficoltà è per tutti si sale per circa 45 minuti sul monte Cengiò 832 m, ovvero la parte della stella. Poi attraverso un sentiero molto bello e pianeggiante raggiungere le code della Stella Cometa situate sul monte Sindiò 838 m passando per la piccola rifugio adibito dal Gruppo Stella , il dislivello è moto esiguo circa 300 metri , ricordo che la stella viene montata solo nel periodo natalizio ed illuminata solo il 24-25 dicembre .
“Ciò che ancora una volta mi ha insegnato la montagna è che non è importante la parete che decidiamo di scalare, la sua altezza o le sue difficoltà, ma lo spirito con cui l’affrontiamo, le emozioni e i sentimenti che ci può regalare. Sensazioni uniche, le stesse che domani mi condurranno di nuovo ai piedi di una montagna. ”Enrico Camanni
La traversata della Tofana di Mezzo 3244 m e la Tofana di Dentro 3238 m passando per Punta Anna 2731 m, non era una cosa fattibile a tutti , ma si poteva fare era nelle mie possibilità , e con grande entusiasmo , dopo aver dormito al rifugio Pomedes 2303 m, all’alba sono partito ho saltato anche la colazione, alle 7 era per me troppo tardi , verso le ore 6 mi sono avviato sul sentiero verso l’attacco della via , principalmente l’obiettivo era raggiungere la stazione della funivia poi se l’avessi raggiunta in tempo utile avrei proseguito , giunto all’attacco la prima ferrata di punta Anna si presenta molto intricata e di un certo impegno tecnico , con alcuni pezzi in cui ci vuole un buon supporto tra braccia e gambe , alcuni tratti con pochi appigli a chi ha le gambe corte , comunque lo scenario è incredibile ed unico , il tempo freddo ma abbastanza bello con nuvole in alto ha permesso di vedere cose indescrivibili , finita la prima parte si prosegue con la ferrata della Tofana di mezzo , molto bella e variegata con passaggi e scenari mozzafiato ed esposti , uno sguardo verso il Bus della Tofana con la capannina Ra Vales sullo sfondo ed in vetta la stazione di arrivo della Funivia pare un paesaggio lunare con i sassi che visti da lontano sembrano una distesa di sabbia , si cambia lato della montagna per risalire con traversi ancora di un certo impegno e superfici levigate dal tempo , ma si può ammirare la maestosa ed imponente struttura della postazione Tre dita e la Tofana di Rozes con i suoi 3225 m, con il suo puntino nero del rifugio Giussani a 2600 m, si ritorna attraverso un foro naturale sulla montagna a vedere le piste da sci , per poi raggiungere dopo 4 ore circa la vetta della Tofana di Mezzo la più alta 3244 m , una sosta al piccolo rifugio per la colazione e poi via si riprende per la ferrata tofana di dentro che porta a quota 3238 m con la sua struttura frastagliata e franosa esattamente opposta alla Tofana di Mezzo solida e dura, dopo un apiccola pausa si inizia scendere per la ferrata del Formenton che in pratica non sono che alcuni passaggi attrezzati e poco pericolosi, si scende lungo un ghiaione detritico fino a d entrare nel sentiero che porterà alla Capannina Ra Vales che io ho trovato chiusa , mi dicono per un fulmine , a questo punto proseguo per la ferrata Olivieri ed il rimanente sentiero che mi riporterà al Rifugio Pomedes in circa 9 ore , dove mi aspettava il piatto dello sciatore uova speck e patate , consumato al cospetto delle Croda da Lago ed i Lastoni del Formin , uno spettacolo in cui le emozioni sono indescrivibili che nemmeno le foto riescono a trasmettere, ho voluto rendere partecipi anche voi con l’obbiettivo di regalare a voi queste mie immagini che non hannola pretesa di essere chissa che cosà visto il tipo di macchina che uso , ma che magari ariusciranno in qualche modo ad incuriosire ed emozionare chi mi segue con la stessa passione che io metto nel salire.