Il sentiero Alberto Bonacossa è un percorso attrezzato ed è obbligatorio l’uso dell’imbrago e caschetto , anche se i suoi passaggi possono sembrare molto facili e con difficoltà tecniche molto blande , consiglio perlomeno averlo a seguito .
Tempo di percorrenza dell’anello : 8h00
Dislivello totale : 1210 m
Quota massima raggiunta : 2478 m
Sentieri usati : 120A – 117 – 101 – 119 – 115
Come raggiungere
Dopo aver raggiunto il lago di Misurina sia che si salga da Auronzo di Cadore che da Cortina D’Ampezzo , ci si porta verso l’Hospice , e si lascia l’auto dove parte la seggiovia che sale sul col de Varda .
Descrizione
Raggiunto il posteggio della seggiovia che sale sul Col de Varda , il sentiero 120A per la carrareccia fino a raggiungere un primo bivio che porta al rifugio Citta di Carpi , si tiene la sinistra fino a raggiungere il Rifugio Col De Varda 2106 m dove partono anche le piste da sci , e da cui si potrà ammirare uno spettacolo sul lago incredibile , poco dietro il rifugio parte il sentiero 117 Alberto Bonacossa , si sale in un piccolo tratto boschivo per poi entrare in quel lungo ghiaione che attraverso la Grave de Misurina ti porta nella Forcella De Misurina , una stretta fessura dove l’importante è avere pratica sui terreni impegnativi , l’imbrago per i poco pratici può essere utile , si raggiunge cosi la forcella 2375 m , si ridiscende su terreno detritico , abbastanza impegnativo per principianti alle prime armi , fino a raggiungere un primo bivio che attraverso il 118 ti porterà a rientrare nel caso di difficoltà , il ciadin della Neve 2175 m , si prosegue verso la parte più ripida del percorso , quella che sale alla Forcella del Diavolo , mentre sullo sfondo si potrà ammirare la fantastica Croda Rossa D’Ampezzo , la severa salita rompe un pò il fiato nonostante il suo zig zag faciliti la cosa , raggiunta la forcella del Diavolo 2478 m. e sulla sinistra la Torre del Diavolo , lo spettacolo che si presenta con il bel tempo , non è descrivibile a parole , si inizierà a vedere sullo sfondo le Tre cime , si inizierà nuovamente a scendere un pò di quota attraverso un terreno ancora ghiaioso detritico passando a destra della Cima D’Antorno , per poi attraversare il Ciadin dei Toci e raggiungendo il Passo dei Toci , si risale poi alcune centinaia di metri al Rifugio Fonda Savio 2367 m , dove una fetta di strudel rallegrerà la giornata , da qui per chi fosse stanco e volesse fare il giro in 2 tappe si potrebbe dormire oppure ridiscendere attraverso il 115 , rientrando cosi sul Lago di Misurina , proseguiamo poi attraverso il 117 scendendo sul ghiaione sotto il Rifugio nel versante di Auronzo ,raggiungeremo la Forcella Rin bianco situata a quota 2176 m , dove attraverso una leggera risalita , in parte attrezzata riprenderemo un pò di quota , anche da qui per chi decidesse di rientrare lo potrebbe fare attraverso il 119 che porta direttamente sul casello di pedaggio per le Tre Cime, invece passando sulla base a mezza costa della Cima Ciadin de Rin Bianco e Cima Ciadin de le Bisse , si prosegue in cresta a quota 2343 m sopra la Val Ciampedele , si transita sulla sinistra della cresta , passando sul Ciadin de Longères , per poi raggiungere la forcella Longères ed attraverso un tratto pianeggiante si raggiungerà il rifugio Auronzo 2320 m , da qui attraverso il sentiero 101 si potrà ridiscendere dapprima sul Casello di Pedaggio , e poi attraverso un sentiero non numerato ma intuitivo si raggiungerà dapprima il lago D’Antorno e poi transitando a fianco del sentiero 115 Fonda Savio , rientrare attraverso il Campeggio La Baita , fino al Lago di Misurina dove una pedonabile che raggira il lago ci porterà al punto di Partenza della seggiovia col de Varda .
Ci sono due sistemi per raggiungere il Rifugio Monte Baldo 1100 m , si può raggiungere Avio e si prende sulla sinistra salendo per diversi km , seguendo le indicazioni per il Rifugio , al primo bivio si tiene la sinistra fino a raggiungere un bivio con una stradina sterrata che porterà proprio al Rifugio , in alternativa si può salire anche da Mori passando per Brentonico e proseguendo fino a raggiungere prima il bivio che sale da Avio e poi la stradina che porterà al rifugio.
Descrizione
Più che di una semplice ferrata la Gerardo Sega è un sentiero ad anello in una fantastica valle , dopo aver raggiunto il rifugio Baldo 1100 m si scende verso la valle , attraverso alcune case addentrandosi poi in una mulattiera che scende in una stretta e fantastica valle a fianco di un canale fluviale, passando per una stretta gola molto carina e con una certa pendenza , si raggiunge così il Sas della strega , cui la leggenda narra di una vecchia strega che sia rimasta schiacciata dal sasso caduto durante il suo passaggio , si scende ancora fino a raggiungere un bivio di raccordo in località Preafessa , dove sulla sinistra inizia il percorso che porterà all’attacco della Ferrata Gerardo Sega , molto panoramica anche se corta e poco difficile, ma in alcuni tratti adrenalinica , superato il piccolo ponticello tibetano , si raggiunge una grandiosa e alta cascata , ci si addentra nel bosco, per raggiungere poi i piedi delle cenge strapiombanti dove lo spettacolo si amplificherà grazie alle irte pareti , li si potrà finalmente vedere l’attacco , che parte con una piccola scaletta ,ed un traverso mozzafiato , per poi attraverso un canalino salire sul traverso successivo , in passaggi molto stretti e panoramici , si raggiungono poi alcuni brevi passaggi sotto cengia privi di corde ma molto sicuri ed incredibilmente belli , dove da sopra si potrà notare il passaggio fatto prima decine di metri più in basso , si ricomincia salire un canalino attrezzato e poco esposto , ed attraverso un tratto boschivo raggiungere l’ultimo pezzo verticale che porterà infine nel pezzo più incredibile ed esposto , con una visuale sulla Valle di Avio mai vista , raggiungendo così la fine della ferrata , si continuerà con saliscendi tra pascoli di quota e piccole baite , raggiungendo così poi la chiesetta della Madonna della neve , e poi il Rifugio Baldo dove ci attenderà un meritato ristoro.
Questa escursione , con i tempi e i dislivelli complessivi sono stati calcolati mantenendo una certa proporzionalità negli sforzi legati alla preparazione fisica , all’esperienza personale , non si tratta come il precedente post che tiene tutti i rifugi buoni percorrendolo in 4 giorni , mentre quello che cerco di spiegare qui , è che lo si può percorrere in tempi meno dilatati e usando solo due pernotti , ma nessuno impedisce di usare tutti i rifugi .
Questo è IL GIRO COMPLETO DELLE MARMAROLE . I tempi sono fattibili , certo volendo lo si può fare in meno tempo , ma se volete fare le gare , iscrivetevi a qualcuna , oppure fatelo come ho fatto io in 19h fermandomi solo ai rifugi per mangiare. buon cammino
Questo itinerario, non è un’escursione qualsiasi, è un cammino verso qualcosa d’inspiegabile, di quello che può “dare” la Montagna, alcune emozioni si potranno descrivere, altre rimangono nel cuore di chi lo percorre , non è una cosa impossibile da realizzare, ma quello che potrete raccogliere da questa escursione, farà parte delle vostre conoscenze e di Valori, che conserverete per le generazioni future, oppure riporrete in quel baule dei ricordi, dove conservate le vostre cose più preziose. Luciano
Il percorso delle Marmarole Runde, e un itinerario ad anello che compie un giro completo su questo fantastico gruppo che sono le Marmarole, situate nella parte alta di Belluno tra Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Calalzo Di Cadore e Domeggie di Cadore. Il percorso si snoda in più tappe, poi ovviamente dipende dalla velocità di progressione, in ogni caso per godere appieno di questo fantastica escursione meglio farla in 2-3 giorni. Qui in questo post v’illustrerò tappa per tappa …di questo magnifico viaggio. Si parte da Auronzo Di Cadore per un viaggio nella natura , dove pare che tutto il resto si fermi nel tempo.
1° TAPPA : AURONZO DI CADORE – RIFUGIO CHIGGIATO
Punti di appoggio : Auronzo di Cadore 862 m- Monte Agudo 1585 m- Rifugio Ciarèdo 1969 m- Rifugio Baìon 1826 m – Rifugio Chiggiato 1911 m
Tempo di percorrenza: 6h – 8h
Dislivello totale: 1150 m
Quota massima raggiunta: 1988 m
Sentieri usati: 271-1262 -268 – 28 – 272 – 262
Dal centro di Auronzo si sale leggermente sulla ciclabile passando per la centrale elettrica situata sulla sinistra del torrente Ansiei , poco lontano dalle piste da sci e dalla seggiovia che porta al Monte e Rifugio Agudo 1585 m , attraverso i due tronconi si guadagna molto tempo salendo con la seggiovia , raggiunto il Rifugio si ridiscende leggermente verso il primo troncone , per poi entrare attraverso il bosco seguendo il segnavia n.271 , se invece si sale a piedi ricordo che la pendenza sia notevole e sia il punto più ripidi dell’intero tracciato , si sale attraverso il bosco e qualche tratto di pista da sci dove in estate viene installata la rotaia del fun bob , una salita molto bella ed affascinante sul cuore di queste montagne Cadorine che hanno sempre il suo perchè , un sottobosco in cui la natura e la vita primeggia . Il n.271 prosegue in un bosco incantato , superando tratti boschivi estremamente appaganti , con il sentiero che si fa spazio nelle sue ripide valli , per poi in cresta sulla Croda del Grazioso e raggiungendo così quota 1700 m, dove poi entrarà in una carrareccia con alcuni tratti di salita cementati , passando cos’ sotto le creste del Col Burgiou seguendo poi il segnavia n.1262 , dove si inizierà anche a vedere in lontananza il Rifugio Ciaredo , la carrareccia entrerà nei pascoli di Tabia Forzèla Bassa per poi raggiungere il Col dei Buoi 1802 m , imboccando il n.268 si sale ora verso il Rifugio Ciaredo 1969 m, ammirando la vastità dei pascoli della Valle ciampevieì , e del Pian dei Buoi , mentre sull’estrema sinistra si possono notare le fortificazioni di Col Vidal e Col Cerverà , si imbocca il n.28 che in circa 25 minuti porterà al Rifugio Ciaredo 1969, ai piedi della Cima Ciaredo . Si prosegue ora attraverso il n.272, un sentiero con poco dislivello che attraverso mughi e rocce sempre ai piedi delle Marmarole porterà al Rifugio Baion 1828 m molto bello ed accogliente con sculture in legno ed i suoi verdi pascoli, si prosegue per il n.262 , l’alta via del Tiziano costeggiando i piedi della Croda Bianca e del Cimon della Froppa , mantenendosi a quote intorno i 1900 m infatti il dislivello anche di questa parte di percorso risulta abbastanza lieve , si raggiunge un piccolo pezzo attrezzato da una corda in acciaio priva di difficoltà alpinistiche ma posta in loco per un’aspetto di sicurezza. Superato il vallon della Froppa in breve tempo si raggiunge la forcella Sacù ed infine il Rifugio Chiggiato 1911 m, situato in una piccola spianata dove lo scenario appare incredibile e salendo sulla Croda Negra si potrà ammirare il lago di Domeggie , mentre la visuale si disperde nella fantastica ed incredibile Val D’Oten , spaziando fino alla capanna degli alpini , e sulla forcella piccola il Rifugio Galassi ( ex caserma militare ) , e li al suo fianco il Re , sua Maestà Antelao 3264 m . Ma qui noi troveremo rifugio per passare la notte dopo una giornata con panorami mozzafiato ai piedi di quelle montagne poco rinomate , ma grazie a questo estremamente fantastiche. Le Marmarole .
2°TAPPA : RIFUGIO CHIGGIATO – RIFUGIO SAN MARCO
Punti di appoggio : Rifugio Chiggiato 1911 m- Capanna degli Alpini 1390 m-Rifugio Galassi 2012 m – Rifugio San Marco 1823 m
Tempo di percorrenza: 4h20 6h00
Dislivello totale: 1025 m
Quota massima raggiunta: 2120 m
Sentieri usati: 260 – 255 – 227
Dopo un sonno ristoratore e una buona colazione, sì riprende con la lunga discesa del percorso n.260 che ci porterà da quota 1911 m a quella del Pont de la Diassa 1140 m , entrando così nella fantastica e detritica Val D’Oten , qui si sale in una stradina chiusa al traffico dove nel periodo estivo esiste una navetta che porta le persona dal Bar La Pineta 1045 m( a circa 15 minuti a piedi dal bivio che scende dal Rifugio Chiggiato ) alla Capanna degli Alpini 1390 m , raggiunta la capanna d’obbligo visitare le Cascate de le Pile a circa 10 minuti dalla Capanna e sul sentiero che sale al Rifugio Galassi , si inizia a salire proseguendo con il n.255 per l’alta Val D’Oten dapprima in mezzo al bosco con una discreta pendenza , per poi uscire dal bosco e proseguire un primo tratto detritico della Valle , per poi salire attraverso in un zigzagare continuo tra rocce detritiche e mughi , mentre rimane discreto l’impegno di risalita attenuata dai numerosi tornanti , fino ad uscire dai mughi e attraverso alcuni passaggi detritici raggiungere il Rifugio Galassi 2013 m , al cospetto di Re Antelao ed i suoi incredibili lastroni , mentre sulla sinistra di potrà osservare in lontananza la via attrezzata della Ferrata del Cadorin nel Ghiacciaio dell’Antelao . Si prosegue salendo ora un altro centinaio di metri attraverso il n.227 che dapprima raggiungerà la Forcella Piccola 2120 m dove la visione panoramica sulla Valle di San Vito di Cadore è incredibile , poi si prosegue attraverso una discesa a cui bisogna prestare attenzione per non perdere la via , e soprattutto per l’instabilità dei detriti raggiungendo il Rifugio San Marco 1823 m, praticamente sulla Col da chi da Os in un paesaggio da favola , un vero rifugio , dove la simpatia ed l’accoglienza delle persone si vive davvero in prima persona , un rifugio una famiglia. Qui si potrà ammirare un scenario incredibile ai piedi del Re Antelao con i suoi lastroni , mentre sulla parte destra il Caregon del Padreterno ovvero il monte Pelmo dal versante del Rifugio Venezia , ed al cospetto dei strapiombi della via Attrezzata Berti del Sorapis . Una Buona cena ed un sonno ristoratore rinvigorirà muscoli e gambe , mentre il cuore porterà dentro ciò che l’occhio ha visto.
3°TAPPA RIFUGIO SAN MARCO – AURONZO DI CADORE
Rifugi di appoggio : Rifugio San Marco 1823 m – Auronzo di Cadore 862 m
Tempo di percorrenza: 6h307h30(6h San Marco-fermata autobus per rientrare con i mezzi)
Dislivello totale: 550 m
Quota massima raggiunta: 2255 m
Sentieri usati: 226– Strada Forestale ciclabile Riserva di Somadida– Val Del Rin
Si parte dal Rifugio dopo una buona colazione, imboccando il n.226 che sale verso la Forcella Grande 2255 m attraverso un stretto canalone che porterà su una forcella spettacolare , sul fianco destro la maestosa Torre dei Sabbioni , mentre sulla sinistra sopra i ghiaioni la Cima del Sorapis 3205 m e della Crode della Caccia 3002 m , si inizia a scendere per la valle di San Vido , qui la valle è molto ampia , si incrocia anche il bivio per l’Alta via N.3 segnavia n.246 e poi in seguito l’Alta via N.4 segnavia 247 sentiero Minanzio (che fa parte dell’anello del Sorapis) , continuiamo a scendere in questo scenario magnifico di mughi , alberi e quel torrente che pare giochi tra i sassi , si passa sotto la Cengia ed il Corno del Doge , dove una via attrezzata alpinistica ci ruota attorno , la discesa è abbastanza semplice e gradevole anche se la sua lunghezza è notevole , la valle si restringe e si passa in un pezzo un pò più complesso sotto il Ciadin del Doge , la valle si restringe tra pareti strapiombanti quasi da fare mancare il fiato , nel suo zigzagare dentro la Val del Fuogo , fino a raggiungere più in basso la Riserva Naturale della Foresta di Somadida , inutile descriverla …non ne saremmo mai capaci davanti questa bellissima e protetta oasi paludosa , si scende ancora fino a superare il Ponte degli aceri , poi il Ponte Piccolo e raggiungere cosi il Ponte degli Alberi , dove si potrà incrociare la strada 48 che porta ad Auronzo di Cadore mentre poco più avanti si potrà trovare la fermata dell’autobus che porta ad Auronzo .
Per chi invece vuole portare a termine questo bellissimo viaggio , può proseguire per la ciclabile costeggiando dapprima il torrente Ansiei e poi entrando nel fitto bosco di Socento , ssi prosegue raggiungendo quota 1018 m sulla destra si noterà una stradina sterrata che sale verso il Cason delle Regole e prosegue fino a raggiungere quota 1285 m , incontrando una bellissima radura Pian della Sera che poi discenderà a Tabìa vecelio Segate , poi successivamente a Casol del Rin , presso l’omonima Val del Rin dove li a poco si raggiungerà la trattoria La primula situata nella fantastica Val del Rin , li attraverso la strada asfaltata scenderemo fino ad Auronzo di Cadore , completando così il nostro incredibile e fantastico viaggio .
Tempo di percorrenza: 1h30avvicinamento circa 3h30tempo totale circa 8h
Dislivello totale: 300 m dislivello totale 1368
Quota massima raggiunta: 2936 m
Come Raggiungere
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 , per salire a questo rifugio anzichè entrare nella Valle di Auronzo di Cadore si prosegue sulla statale 52 Carnica superando Dosoledo e l’abitato di Comelico con l’omonima sky area mentre poi s’imbocca la val grande , si prosegue fino a raggiungere la casa soggiorno Don Bosco Alce Rossa , proseguendo poi si raggiungerà il rifugio Selvapiana Lunelli 1568 m , da cui si partirà a piedi per raggiungere prima il rifugio Antonio berti e poi il vallone che salirà fino all’attacco della via .
Descrizione
La via ferrata è impegnativa per alcuni suoi passaggi di braccia e soprattutto per la distanza di avvicinamento, circa 3h30 dal rifugio Lunelli 1568 , attraverso il segnavia 101 si sale fino al rifugio Antonio Berti 1950 m per poi attraverso sempre il 101 saliri verso il passo della Sentinella 2717 m , punto d’incontro con la via attrezzata che porta a forcella Undici 2400 m provenendo dalla strada degli alpini o cengia della salvezza . Ma non è la via che ci interessa ora saliamo il Vallon del Popèra dove sulla sinistra potremmo scorgerne la cima a 3046 m , si prosegue tenendo sempre sulla sinistra dapprima la Cresta Zsigmondy 2998 m e la Cima Undici 3092 m , ma continuiamo sul canalino che si ‘è molto ristretto e sale più ripido con un piccolo ghiacciaio sulla sinistra , superando così prima la via della discesa della ferrata Zandonella, raggiungeremo poi l’attacco posto più in alto , sotto questo fantastico gruppo roccioso che è la Croda Rossa di Sesto , si arriva all’attacco , la via nn sarebbe molto difficile se non in alcuni punti in cui la forza e la ricerca di appigli è fondamentale , ma in tutto questo bisogna tenere conto delle 3h30 di avvicinamento alcuni passaggi molto panoramici e con postazioni belliche in cemento rendono questo itinerario un passo nella storia , una breccia su quei sacrifici e sangue versato inutilmente per un ideale di libertà di cui noi dovremmo avere rispetto , si sale fino a raggiungere la croce a quota 2936 m , mentre dietro si può notare la cima ancora più alta della Croda Rossa di sesto a 2965 m . Conquistata la cima ci sono 2 vie per scendere :
La prima la più lunga , quella che attraverso il Prater ed il Wurzbach porta al bivio con il Castelliere ed il sentiero 15B e poi 15 e successivamente il 124 poi il 171 si rientra direttamente al Rifugio Lunelli 1568 m.
La seconda o la classica ovvero il proseguimento delle Zandonella si scende a destra su un tratto ferrato impegnativo e con numerosi saliscendi che ci riporterà fino al Vallon del Popèra , poi si scenderà fino al rifugio Antonio Berti 1950 m e poi fino al rifugio Lunelli 1568 m.
Questo viaggio escursione , non è certo cosa da tutti , ci vogliono delle doti , fisiche e psicologiche non in differenti , una preparazione tecnica fisica non certo in possesso di tutti , non è per dire che io sono un supereroe, ma che abbia una preparazione tecnica , fisica e mentale fuori dagli schemi quello si , e come mi definiscono alcuni miei amici “l’alieno” ma io mi ritengo un semplice montanaro, chi si vuole avventurare in una cosa come questa deve prendere atto di queste distanze e tempi che vanno quasi fuori dalla Cartina geografica. Ma niente è impossibile basta crederci e non mollare mai , il montanaro questo lo sa. Luciano
Il sogno di un Viaggio
Era da tempo che desideravo fare alcuni itinerari di un certo impegno tecnico e fisico, nel mio sogni c’era la Strada degli alpini e la Croda Rossa di sesto , ma mai avrei pensato che li avrei fatti tutti e due insieme, ovviamente in più giorni, si tratta comunque di due itinerari complessi soprattutto se come ho fatto io il punto di partenza è Auronzo di Cadore . Le foto inserite sono una minima parte di questo lungo trekking , il resto delle foto le troverete sui singoli post che compongono questo trekking.
Purtroppo nella mappa completa non sono riuscito a farci stare tutto il percorso , il primo tratto per raggiungere da pian della Velma a Pian delle Salere è questo :
1°Giorno Tratto rosso : Auronzo di Cadore-forcella Giralba-Strada degli Alpini-Prati di Croda Rossa di Sesto
Ore 9,30 circa sistemo lo zaino e parto dal fondovalle della Val Giralba , con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio Carducci a 2297 m , la salita non è difficile molto bella ed appagante con scenari e panorami unici, incontro anche alcuni ungulati e le diffidenti marmotte che qui sono più coraggiose , giunti al rifugio circa all’ora di pranzo , un piatto di pasta favorisce la ripartenza , salgo a forcella Giralba 2431 m e scendendo un pò di quota arrivo al laghetto ridotto a poco più di una pozzanghera, li sulla destra parte la strada degli alpini EEA indispensabile imbrago e caschetto, la prima parte molto bella con una visuale sul pian di cengia e punta dell’uno e il rifugio Comici 2224 m e in basso la val Fiscalina , si raggiungono le cengie sotto la Mitria e inizia lo stretto sentiero attrezzato, la strada degli alpini anche conosciuta come cengia della salvezza perche cosi abbarbicati sulle rocce gli alpini avrebbero avuto un riparo al tiro, che passerà poi sotto la Spada , fino a raggiungere sulla strettoia , per poi passare sul piccolo ghiacciaio della Busa di Fuori sotto Cresta Zsigmondy , per poi passare sotto la cima Undici dove il sentiero stretto ed attrezzato finirà , e riprenderà a salire, il panorama ed il sentiero sono incredibile e grandiosi , si riprende su ghiaioni stabili fino a raggiungere la forcella dell’undici , per poi discendere attraverso un zig zag molto ripido e con alcuni pezzi attrezzati in un immenso ghiaione il Vallone della sentinella , dove sul punto più alto si nota il Passo della sentinella 2717 m , si scende verso il rifugio Fondovalle divenuto visibile in mezzo al canalone della Fiscalina , ma il mio itinerario prosegue verso il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m dove sale la funivia da Moso, raggiunto il rifugio passando in quota per un sottobosco magnifico mi appresterò per la cena e la notte.
2°giorno Tratto Arancio : Prati di Croda Rossa di Sesto-Costoni di Croda Rossa-Passo della Sentinella-Ferrata Zandonella-Rifugio Antonio Berti Al Popera-Ferrata Roghel-Valle Stallata-Auronzo di Cadore
Partenza alle ore 7.00 dopo la colazione lascio il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m, si sale su per i prati sotto la Croda Rossa di Sesto segnavia 100 , prima di iniziare i Costoni di Croda Rossa , un scenario completamente diverso in mezzo a boschi di abeti e pini sale fino ad uscire allo scoperto con panorami incredibili , raggiunto un primo bivio si tiene la sinistra ed il sentiero sale ripido con passaggi anche un pò esposti , scalette in legno e risalti a gradoni rendono questo itinerario fantastico, si mantiene questo percorso attraverso rocce e creste fino ad un Vallone detritico dove si possono notare anche la presenza dei pali per il passaggio dei cavi per portare la corrente in quota, si raggira una piccola cengia per entrare in un nuovo vallone più ristretto , raggiungendo cosi il punto di attacco del sentiero attrezzato Costoni di Croda Rossa , Si continua a salire su facili tratti attrezzati e tratti detritici per poi raggiungere il Wurzbach 2675 m il villaggio Austroungarico , con qualcosa che vi farà rimanere basiti da quello che i vostri occhi stanno vedendo , una serie di postazioni ricoveri con muretti a secco con più di 100 anni , mentre il tempo pare si sia fermato , si riprende la salita questa volta un pò più dolce di prima , in cui sono presenti alcuni tratti attrezzati mentre lo scenario cambia di nuovo, mentre se il tempo permette si potrà vedere la discesa dalla Forcella Undici in lontananza sull’altra parte della valle , sul Vallon della sentinella , si arriva ad un altro bivio che a sinistra porta nel più semplice sentiero che sale sul Prater per poi raggiungere la cima dell’osservatorio 2936 m , mentre quella che ho preso io scende a circa 2422 m e risale fino al Passo della Sentinella 2717 m incrociando quello che arriva dalla Forcella Undici , il tratto attrezzato risulta molto verticale e non praticabile in discesa, raggiunto il Passo si scende leggermente su terreno molto detritico molto eroso dagli eventi atmosferici , fino a trovare il bivio con la ferrata Zandonella , che porterà anch’essa sulla vetta della Croda Rossa di Sesto ma molto più complessa sia dal punto di vista delle difficoltà che per l’allungamento del percorso, la ferrata Zandonella non finisce in vetta ma scende andando a completare un percorso ad anello nn proprio facile per poi collegarsi piu in basso del Passo della sentinella , al Vallon del Popera che porterà la nostra escursione a raggiungere il rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 m , ricordo che lo scenario e il percorso sia molto dolomitico sia con la propria severità che con le difficolta tecniche del posto senza aggiungere la fatica fisica . Raggiunto il rifugio Berti e dopo avermi rifocillato , io avevo il ritorno da fare , ed un’altra ferrata situata a circa 1h dal rifugio , la ferrata Roghel che se fatta con la cengia Gabriella permette din raggiungere il Rifugio Carducci 2297 m , la Roghel nn è durissima ma e dritta in piedi diciamo pure che dal Rifugio Berti ci sono 700 metri di dislivello per raggiungere la Forcella Stalata entrando cosi nella valle Stalata che si raccorderà poi passando per il Bivacco Cadore , alla val Giralba all’altezza del pian de le Salere , percorso sempre tecnico per un primo tratto attrezzato e poi lungo la discesa alcuni tratti attrezzati escono anche sotto il Bivacco. Si rientrerà cosi al calare della notte sull’abitato di Auronzo di Cadore.
Ribadisco e ripeto, ovvio il fatto che più o meno ci vogliono 14 ore per raggiungere Auronzo di Cadore dal Rifugio Prati di Croda Rossa , e tutti tratti in cui l’impegno e l’attenzione non devono mancare MAI, rimane quindi una 2 giorni per pochi e molto preparati .
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Carducci 2297 m , oppure dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m, e porta al Bivacco De Toni 2490 m, praticamente con questa ferrata si può completare il giro completo della Croda Dei Toni . La si può utilizzare soprattutto in itinerari di più giorni . Si può Salire dal 103 Val Giralba , dal 106 Val Marden , dal 1107 Val di Cengia dove però inizia ad essere impegnativo come tratto da percorrere in giornata.
Descrizione
Questa via insieme ad altre vanno a completare un’escursione di più giorni , la via parte dal rifugio Carducci 2297 m , si prende il sentiero 107 si passa per il lago nero e con diversi piccoli saliscendi fino a Forcella Maria 2406 m, da dove inizia il tratto attrezzato dapprima sembra semplice , ma poi inizia a fare sul serio con tratti di un certo impegno tecnico mentre passa sotto Punta Maria , e la Cima Auronzo alcuni tratti abbastanza esposti anche se privi di grosse pericolosità , si avvicendano ad altri in cui ci si passa solo abbassati ed anche in altri con le ginocchia , la visuale è verso la val Gravasecca presenta un scenario fantastico ed incredibile , in un ambiente severamente dolomitico , si prosegue tra sali e scendi , attrezzati e non , fino a superare il ponte situato sotto la Cima D’Auronzo , la Croda Berti del maestoso gruppo Croda Dei Toni , si prosegue fino a raggiungere un tratto soggetto a frane detritiche dove la corda in acciaio e stata sostituita da una corda statica , ed in questo tratto bisogna proseguire con una certa velocità , non e consigliato sostare in questo tratto a causa dei possibili distacchi di sassi o frane di detriti ; il tratto che si presenta ora è impegnativo si sale con una certa pendenza , su una roccia abbastanza scivolosa e con pochi appigli dove la tecnica ti dare le risposte per affrontarlo , inutile dire che la pendenza nn molla ed il bivacco si inizia a farsi vedere in lontananza sembrando irraggiungibile , la salita e attrezzata ma molto variabile nel suo percorso , si risale il canalone ripido e franoso fino a raggiungere il Bivacco De Toni e la forcella dell’Agnel 2578 m raggiunto la forcella ci avvieremo a seconda di dove siamo saliti , se saliremo sulla Forcella Croda Dei Toni 2524 m , proseguendo e raggirando la Croda Dei Toni si potrà ritornare al rifugio Carducci 2297.
Si sale per la strada 46 che da Schio porta al Pian delle Fugazze , raggiunto il cartello di confine tra Veneto e Trentino sulla sinistra e presente il posteggio dove lasciare l’auto , e proseguire a piedi.
Descrizione
Si imbocca il sentiero situato sull’altra parte della strada adiacente al cartello giallo nero del vecchio confine austroungarico , si sale dapprima sull’antico cippo quello dove sono presenti le formelle , quelle dell’impero austroungarico e italiano , superato il cippo il sentiero sale in maniera ripida e decisa , con tornanti e zig zag che riescono in parte a ridurne la pendenza si sale di circa 300 metri impegnativi ma molto panoramici composti soprattutto da ghiaioni detritici , fino ad una piccola sella 1415 m, per poi entrare in un pezzo con mughi e alberi , si passa dal crinale destro a quello sinistro salendo ora in mezzo a mughi mentre le pendenze non mollano , la presenza di alcuni pezzi di corda aiuta la risalita anche se non risulta pericolosa , alcuni tratti su rocce ne aumentano la bellezza , si raggiunge cosi anche la prima delle cime il Bacchetton 1555 m dove sale anche l’omonimo Vajo , da dove si può ammirare il pezzo successivo di percorso che sale ancora irto fino al Sengio dell’Avvocato 1731 m e prosegue ancora con scenari sia meravigliosi essendo un sentiero di cresta permette una visione unica , ma continua a salire poi con passaggi incredibili quasi dolomitici una visione verso la valle di incredibile bellezza a 360 gradi mentre iniziano a vedere postazioni e la lunghezza dell’occhio tempo permettendo arriva lontano . Il sentiero prosegue con un passaggio fantastico sopra un sasso incastrato quasi a tenere aperta la breccia profonda sotto , proseguendo si continua a salire con fatica notevole anche per raggiungere altre piccole vette tra mughi e rocce , una volta a destra una a sinistra, si raggiunge così il primo paraneve dove si può volendo uscire e raggiungere la strada degli eroi, ma proseguendo si sale ancora superando la bocchetta a quota 1800 m, per poi salendo ancora mentre il terreno diventa sempre più composto da mughi e roccia , si raggiunge la cima del Pria Favella 1834 m , per poi superato il Colletto alto della Val di Fieno 1777 m , e dove arriva anche il boale della Lorda , fino a raggiungere la strada degli eroi poco prima della Galleria D’Havet .
Ritorno
Il ritorno si fa dalla rotabile per la val di fieno , oppure salendo fino al rifugio Papa e scendere dalla Val canale , un eventuale e buona alternativa e di salire fino al Cogolo Alto e scendere per il 398 Creste dell’incudine .
Qui sotto potrete Visionare il video per gentile concessione di Pietro Filippi: Buona Visione
QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 3h30andata dall’attacco
Dislivello totale da Forcella Piccola : 1171 m
Quota massima raggiunta: 3264 m
Avvicinamento
L’avvicinamento a questa via può essere fatto da diverse località , la più usata ed ovvia è quella di San Vito di Cadore , salendo fino al posteggio delle piste da sci e poi attraverso il Rifugio Scotter 1580 m ( dislivello 1684 m) . Oppure salendo fino al Rifugio San Marco 1823 m , ed il mattino successivo salire prima a forcella Piccola 2120 m e poi imboccare la Via Normale ( dislivello 1441 m). Altra via è quella di raggiungere il Rifugio Galassi 2013 m , e poi il mattino successivo salire la via Normale ( dislivello 1251 m).
Descrizione
Il percorso di questa via normale è severo e presenta tutte le caratteristiche di questa importante e maestosa montagna , neanche il dislivello più corto rende semplice questa ascesa , del resto quello che si ha di fronte è il Re delle Dolomiti , il suo terreno e in parte ghiaioso per la sua fragilità ma nello stesso tempo duro ed ostico in quei suoi immensi lastroni di pietra durissima , i suoi spigoli vivi in ogni sua presa con le mani rende questa montagna parte di te in quei passaggi severi ed in ambiente in cui la scelta del percorso va di pari passo con la difficoltà e dove la concentrazione non deve mai scemare. Le difficolta di alcuni passaggi rendono l’ascesa qualcosa di unico e grandioso l’arrivo sulla cima riempie cuore e occhi di quelle emozioni che solo qui si possono risvegliare , salendo il primo tratto ghiaioso si può ammirare cose mai viste ed inspiegabili raggiunta la zona della Bala , si cambia musica e ritmo si sale su roccette dove il piede trova la sua posizione con facilità e la mano stringe quella presa che garantisce un contatto quasi umano diventando un tuttuno con la montagna, mentre il tratto propone nuove e diverse difficoltà, e dopo aver superato questo tratto si sale quasi alla ricerca di una traccia o di un possibile sentiero per risalire, fino a raggiungere quello spettacolo che sono quei lastroni che finiscono in fon do con pareti strapiombanti , dove anche i materiali contano sulla tenuta del cammino , si sale sulla sinistra in un spigolo che ti permette di ammirare quel ghiacciaio che in basso a quota 2500 m rimane li nascosto da sole , finito il lastrone lungo circa 300-400 metri si mettono di nuovo le mani su quella roccia spigolosa e tagliente per compiere quegli ultimi passaggi su scenari che ti permettono di capire la severità di questo ambiente fino a raggiungere quella vetta che tanto abbiamo desiderato e dove una lacrima colma quella fatica e lascia lo spazio a delle grandissime ed inspiegabili emozioni.
Ritorno
Per il ritorno si scende dalla stessa via , prestando molta attenzione , il tempo di discesa fino al bivio è di circa 2h30 , per il Rifugio Galassi 2013 m , oppure per chi deve scendere al Rifugio Scooter 1580 m, circa 1h20.
Riflessioni
Sono salito su questa montagna con umiltà sapevo che nn sarebbe stata semplice , ma sapevo che avrebbe riempito occhi , cuore ed anima , di quel contatto diretto quasi corpo a corpo con le sue pietre taglienti dove le mani facevano presa sicura in qualche ostico passaggio , dove la roccia si vive , si sente e si stringe , dove il tuo piede cerca un appoggio sicuro e stabile, e proprio li che l’occhio spazia in quel scenario unico di quei imponenti lastroni che rendono questa via qualcosa di unico ed incredibile , del resto L’Antelao è il Re delle Dolomiti 3264 m .
La Leggenda della Sambalana Principessa del Bianco inverno
Leggenda narra che da queste parti, il giorno delle nozze di Merisana, la regina dei Lastoi, con Rèj de Raiés (re dei raggi), il sovrano dei piani dell’Antelao dai fiori e fronde loro donati dai sudditi nacque il larice. Le giovani foglie che germogliano in primavera sui larici altro non sono che il velo di sposa di Merisana che, posato dalla regina sui rami secchi dell’albero, lo fa rifiorire in primavera
Leggenda vuole che sull’Antelao viva Samblana, la principessa del bianco inverno. Allontanata dai Maòi suoi sudditi, continuamente vessati per il desiderio di vestiti sempre più suntuosi, rimase a lungo confinata fra le montagne di vetro con il lungo velo – intessuto d’argento, luce e albume d’uovo incastrato fra i ghiacci, impossibilitata a muoversi e ben presto dimenticata da tutti.
Pentita per la severità del proprio comportamento verso il suo popolo, fu un giorno raggiunta da due bambine, morte senza battesimo e in attesa di entrare nel regno dei cieli, che si offrirono di aiutarla. Con il tempo si unirono altre bambine, finché assieme riuscirono nell’intento di liberare Samblana e sollevare il suo pesantissimo strascico. La principessa visitò allora le Tofane, la Marmolada e il Ghiacciaio della Fradusta ma alla fine scelse come dimora Nantelou anche se, si narra, inizialmente abitasse nel bosco di Bajon dove possedeva un maestoso faggio presso una fonte magica. Ogni anno, quando a fine inverno veniva raggiunta da un numero di bambine sufficiente a trasportare il velo, ne congedava alcune regalando loro un pezzo di tessuto, con il quale potevano accedere all’agognato regno dei cieli. Un bel giorno arrivarono anche le gemelle Iemeles, che offrirono una stupenda pietra azzurra ed i propri servigi alla principessa, ma ormai non c’era più bisogno del loro aiuto, cosicché Samblana decise che sarebbero diventate le sue messaggere presso gli uomini.
Quando le si incontrano però, e succede specialmente la mattina presto quando i pascoli alpini sono bagnati dalla rugiada, non si deve dimenticare di salutarle con reverenza e gentilezza perché solo così esse avvisano dell’imminenza dei pericoli causati dalle terribili frane e temporali e mettono in guardia dai bategoi ovvero dagli incantesimi dello stregone Barba Gol e dall’arrivo della temutissima poiana. Quando infatti la poiana proietta sui pascoli la propria ombra, la gries ovvero le pecore corrono atterrite senza direzione e con il rischio di finire nei burroni, cosicché i pastori per scacciarla urlano forte e le deviano contro i raggi solari attraverso dei pezzi di ottone. Per lo scampato grave pericolo gli uomini sono soliti ringraziare le Iemeles indicando loro i luoghi dove nascono le fragole più buone.
Per aiutare gli uomini a superare l’inverno Samblana fece anche costruire, con la pietra azzurra, un misterioso specchio con il quale riusciva a deviare i raggi solari nei più sperduti angoli della valle: era questo il rai, il raggio azzurro della principessa. E creò anche il lago di Zigoliè, dove fece crescere le magiche cipolle con le quali era possibile allontanare Barba Gol e curarsi da diversi malanni.
Quando il velo sarà ridotto a tal punto da non toccare più la neve, allora sarà giunto il tempo promesso e Samblana sarà libera di recarsi sulla sommità della montagna, dove le anime beate camminano nello splendore eterno oltre i nevai, ma le Iemeles continueranno ad avvisare gli uomini dei pericoli incombenti ancora per lungo tempo.
Dopo aver preso la statale che da Piovene Rocchette porta all’abitato di Arsiero si prende la destra per salire verso Tonezza e i Fiorentini , alla prima curva si prende a sinistra verso l’abitato di Posina , si prosegue fino al passo della Borcola che separa la val di Posina dalla Val terragnolo fino a raggiungere la Malga Borcola
Descrizione
Questo itinerario che propongo insieme ad altri sul Pasubio completa molti punti di questo maestoso Massiccio, sia ben chiaro che un’itinerario di queste dimensioni non è certo alla portata di tutti , ma andiamo per passi , giunti in auto sul Passo della Borcola si scende verso la malga e ditro al piccolo laghetto si nota il segnavia 148 che porta al Passo di Lucco passando per la Malga Gulva , si scende nella valle fino alla malga e si sale in un canalone detritico , la selvaggia Val Gulva , conosciuta e praticata da pochi , che si snoda in maniera incredibile tra massi giganti e terreni prativi e boschivi tali da non comprenderne la direzione , fino a raggiungere località Sorgente a 1850 m , ovvero nel bivio del sentiero 147 che proviene da malga Costa e porta nella Sella delle pozze 1903 m , ma non è questo il sentiero che noi prenderemo , proseguiremo dal 121A fino a raggiungere il 120 e sulla destra verso Selletta Est dei Campiluzzi 2002 m , dove andremo alla ricerca della Galleria di circa 300 m che al suo interno oltre che essere stata usata per il periodo bellico del 1915-18 , si possono ritrovare orme dei dinosauri sul suo soffito , e situata dietro al cartello segnavia proseguendo fino ad un a discesa su materiale detritico si arriva ad un piccolo dosso e sulla destra si noterà il suo imbocco , dopo averla visitata si prosegue verso il rifugio Lancia dove una bella pasta ci aspetta , si riparte con il 102 che ci porterà fino a bocchetta delle Corde e poi attraverso il 105 tricolore prima sul Roite e poi sui Dente austriaco , su quello italiano e poi a cima Palon 2232 m per poi attraverso il Cogolo Alto scendere fino al Rifugio Papa , dove un a sosta e d’obbligo , per poi ripartire per il 120 passando per l’arco romano e la chiesetta di Santa Maria dove a pochi metri si trova la selletta comando della linea italiana , si continua in un’alternarsi di sali scendi , fino alle 7 croci ed all’altare costruito dal comune di Trambileno per i suoi caduti , si sale fino alla selletta del graviglio , e imboccando un sentiero poco segnalato proseguire sulla linea difensiva austroungarica visibile dalle pareti di cemento , si prosegue su postazioni e ricoveri fino a superare i sogli bianchi e raggiungere l’immenso prato circostante a malga Costa , per poi atrraverso tratti boschivi e prativi raggiungere il Passo della Borcola .
Riflessioni Personali
Un percorso lungo e difficile , molti tratti sono sconosciuti ai più ma capace di creare grandi ed uniche emozioni, non sicuramente alla portata di tutti , perche qui l’esperienza e le capacità di muoversi in questi ambienti severi come per esempio la val Gulva richiede doti non sottovalutabili , ma alla fine se vi farete accompagnare da persone capaci il solo fatto di riuscire in questa impresa rende il tutto , e una catena di emozioni che non si possono certo raccontare o descrivere con le sole parole. Luciano
QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 6h00andata e ritorno
Dislivello totale: 600 m dal Giussani1200 dal Di Bona
Quota massima raggiunta: 3225 m
Rifugio di Appoggio: Rifugio Di Bona 2037 m – RifugioGiussani 2600 m
Avvicinamento
Dopo essere salito a Cortina si prende per il Passo Falzarego 2105 m , raggiunto un bivio si sale sulla destra , verso il rifugio Di Bona 2037 m dove si lascerà l’auto e si proseguirà a piedi per salire al Rifugio Giussani 2600 m dove si pernotterà , per poi il mattino successivo salire su una delle montagne che io reputo la più bella delle dolomiti la tofana di Rozes . Oppure per chi è più preparato si può salire direttamente ma il dislivello diventa importante e da nn sottovalutare partendo dal Rifugio Di bona 2037 m.
Descrizione
Il percorso di questa via normale non presenta grosse difficoltà anche se molto poco segnalato è molto intuitivo , si prende il sentiero che arriva al Giussani 2600 m dalla Postazione Tre Dita , una posizione che domina su tutta la val Travenanzes , ad un primo bivio si inizia salire in maniera importante su ghiaioni detritici e spunti di roccia stabile in cui la presenza frastagliata della stessa crea gradini quasi naturali su cui inerpicarsi , il dislivello partendo dal Giussani e abbastanza lieve di circa 600 m, la presenza di sole estivo rende la via più complessa visto la totale assenza di piante ed ombra , continuando a salire con tratti di ghiaioni e roccette si raggiunge la cresta è si procede sul versante sinistro con su ghiaioni e sentiero segnato dal continuo andirivieni degli escursionisti , per chi invece volesse cimentarsi nella parte finale della Ferrata Lipella proseguendo perla postazione Tre Dita si entrerà nella Ferrata per completare i circa 300 metri e raggiungere i ghiaioni che porteranno direttamente sulla vetta rientrando così sulla via normale che sale dal Giussani , per quanto riguarda la ferrata Lipella è documentata in altro post visto la sua lunghezza . Comunque soggiornando la notte in rifugio ci sarà tutto il tempo per salire e scendere con tranquillità e sicurezza anche fino all’auto .
Ritorno
Per il ritorno si scende dalla stessa via , prestando molta attenzione , il tempo di discesa fino al bivio è di circa 2h , per il Rifugio Giussani ricordo che dopo ci sono almeno 1h per rientrare all’auto , e quindi i tempi devono essere ben calcolati.