Si sale verso località Sesto , sia che si passi da Auronzo oppure si salga direttamente a Sesto , evitando cosi di passare sia per Cortina d’Ampezzo che da Auronzo di Cadore e il lago di Misurina , raggiunto l’abitato di Moso si prende la Val Fiscalina fino a raggiungere un ampio posteggio a pagamento dove lasceremo l’auto e proseguiremo a piedi verso il Rifugio Fondovalle .
Descrizione
Uno dei percorsi più belli per salire al Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m , si parte dal Rifugio Fondovalle 1548 m, il sentiero poco difficile e molto variegato , presenta passaggi molto belli nel suo primo tratto boschivo per poi salendo sempre privo di difficoltà su tratti rocciosi per poi culminare sull’Alpe dei Piani . Il tracciato sale su un terreno sassoso, ma piacevole in mezzo ad una vegetazione molto variabile , dai mughi alle pinete di abeti ,transitando sul lato destro di un piccolo torrente, mentre man mano che si sale si allontana dallo stesso nel punto in cui la pendenza inizia un pò ad aumentare senza mai divenire ostica e difficile, raggiungendo questo tratto si potrà notare la cascata proprio a ridosso del boschetto, dove anche la pendenza si farà un po più severa e sulle cengie circostanti si ammirerà la Cima Fiscalina e la Cima dell’Uno mentre giusto davanti si vedrà la croce de Paterno 2746 m. All’uscita del canalone a circa 2025 m lo scenario cambia ancora divenendo fatto di rocce e mughi, dove apparirà davanti la Torre di Toblin e il Sasso di Sesto teatro di cruente battaglie alla baionetta, per poi infine raggiungere il tratto prativo a ridosso dell’Alpe dei Piani e degli omonimi laghi, dove uscirà anche la sagoma delle Tre Cime di Lavaredo e il Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m.
Ritorno
Per il ritorno si può fare dallo stesso oppure proseguendo con il sentiero 101 verso forcella di Cengia 2522 m, e poi fino al Rifugio Pian di Cengia 2528 m , poi si scende sempre attraverso il sentiero 101 fino al Rifugio Zsigmondy-Comici 2224 m, per poi attraverso il 103 percorrere la Val Fiscalina ritornando all’auto.
Cenni storici
La notte del 27 agosto una compagnia di Alpini , una di Bersaglieri ed un plotone di Genieri , partono per un azione nella Valle Sassovecchio , passano sotto le posizioni austriache vicino i laghetti dei Piani , dopo aver tagliato i filo spinato sorge l’alba e non riescono procedere, la colonna viene bersagliata dal nemico dispergendosi tra i mughi mentre nella notte riescono a raggiungere la cascata del Rio. Nelle prime ore del 28 un plotone raggiunge sotto la cima dell’Una e le creste dell’alta val Fiscalina bloccando un reparto avversario , distrugge i reticolati , disturbando il nemico che stava lavorando in trincea , un’alpino avanzando cautamente a carponi attraverso i massi riuscendo a ghermire la piccozza del comandante nemico… La colonna tenta ancora ad avanzare supportata da una batteria da campagna posizionata sulla Forcella Pian di Cengia ed un pezzo posizionato sulla Forcella Camoscetto , ma nn riesce a sostenere il tiro delle batterie austriache , anche se la lotta risulterà vana , l’avversario e praticamente invisibili . La notte del 30 vengono raggiunti da un’altro plotone si prova ad inviare pattugli per stanare il nemico , ma risultano vane , conosce troppo bene le zone e snidarlo è impossibile di giorno i cecchini , i movimenti vengono visti e di notte il riflettore posizionato sulle Grande della Lavaredo sorveglia tutta la zona. Riescono ad occupare un torrione roccioso che verrà trasformato in un caposaldo avanzato chiamato Totenkopf dagli austriaci , Testa di Morto . Nel novembre del 15 gli austriaci decidono l’attacco per eliminare il caposaldo divenuto una fortezza al comando da un Tenente Bavare del Leibregiment ,tre esperti scalatori ed una squadra di Standschutzen . Lattacco e nella notte complice la nevicata e l’oscurità , mentre la foschia copre i loro movimenti, il tenete tedesco raggiunge la scala interna è mentre inizia la salita scorge due occhi nel buio , è un alpino , una lotta furibonda mentre l’alpino viene spinto nel burrone ma prima di cadere riesce a dare l’allarme , gli italiani occorrono e gli austroungarici sfuggono nel buio , trascorse alcune ore il tenente austriaco mentre dorme sulla tenda viene svegliato da un soldato per i continui lamenti , certamente era l’alpino caduto, il tenente ha ancora davanti gli occhi dell’alpino e non esita ad uscire per vedere di cosa si tratta, vede l’alpino con gli occhi chiusi che ogni tanto alza la mano ed invoca la mamma. Anche gli italiani sentono i lamenti e si organizzano per recuperarlo. L’ufficiale tedesco parte tentando di raggiungere l’alpino, in questo momento guerra ed odio nn esistono più , i cauti movimenti dell’ufficiale si avvicina al ferito :
Davanti al tenente , il soldato giaceva inerme con il viso contratto dal dolore No questo soldato nn è più il nemico , il tenente lo solleva delicatamente con le braccia e lo trasporta con passo deciso e tranquillo verso le linee nemiche a pochi passo dalla posizione italiana guarda l’alpino, i suoi occhi non erano più timorosi , ma profonda gratitudine . Un giovane era davanti a lui irrigidito nel saluto con voce alta disse “Grazie Camerata Tedesco”. L’ufficiale italiano accompagna il Tenente Tedesco verso la linea nemica arroccata sulla cresta Rocciosa , si arresta fece il saluto rimanendo con gli occhi fissi quasi aproteggerlo fino a quando nn rientra nelle proprie linee .
Fonte storica tratta dal Libro “Guerra in Ampezzo e Cadore” Antonio Berti , A cura di Tito e Camillo Berti , edizioni Mursia
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo si prosegue per Val Parola raggiungendo così il Forte Tre Sassi a sinistra mentre sulla destra parte il sentiero dei Kajserjager.
Descrizione
Il percorso che sale sul Sasso di Stria è facile anche se ripido e con molte variazioni di pendenza fino ad entrare nel complesso sistema di trincee e passaggi strettissimi che si inerpica fino all’ardua vetta con un panorama unico verso il Passo Falzarego , e la sua strada che sale da Alleghe .
Cenni storici
L’importanza del Sasso di Stria nel periodo bellico è estrema gli austroungarici si posizionavano sul Passo Falzarego rientrando da Cortina D’ampezzo e rinforzavano le loro linee con il Forte Tre Sassi , il sentiero dei Kajserjager e l’invalicabile Sasso di Stria 2477 m. Fu sbarrata la strada che porta a Valparola con reticolati dove veniva concentrato il fuoco delle mitragliatrici tra il Lagazuoi ed il Sasso di stria. Il pesante bombardamento italiano del 15 luglio 1915 il forte Tre Sassi fu abbandonato e venne fortificato ulteriormente il Sasso di Stria divenuto un fulcro importantissimo per la difesa della Val Badia e Val Pusteria.
Galleria Goiginger
Nel 1916 il comandante Goiginger fece costruire una galleria di circa 500 metri che partiva dalla selletta Avanzata (verso il Passo Falzarego) che usciva lateralmente dal fianco in vista sulla strada per il Passo Valparola potendo così garantire i rifornimenti evitando il fuoco dell’artiglieria, e soprattutto la fucileria italiana posizionata sulla Cengia Martini , fu attrezzata con tutto l’occorrente pe la sopravvivenza , un gruppo elettrogeno , diverse vasche di recupero acqua, cucina, locali per magazzini, alloggio ufficiali, dormitori per i soldati, postazione riflettori e, naturalmente depositi di munizioni. Furono anche posizionate mitragliatrici e cannoni da 80 mm prelevati dal Forte Tre Sassi ormai inutilizzabile.
Furono inoltre costruite due rami di teleferica per portare i rifornimenti sul Sasso di Stria una proveniente dal Val Parola fino a circa la Postazione del Nido , e l’altra da San Cassiano a Valparola
Attacchi
Gli attacchi da parte degli italiani furono diversi , era fondamentale conquistare la posizione del Sasso di Stria , il primo del 15 giugno 1915 riuscirono a raggiungere la selletta del Sasso si stria ma non riuscirono mantenere la posizione per più di tre giorni , il bombardamento del 9 luglio 1915 che distrusse solo il Forte Tre Sassi
Nell’ottobre del 1915 la notte precedente l’occupazione della Cengia Martini , il plotone del Sottotenente Fusetti riusci a raggiungere la vetta del Sasso di Stria , ma venne sopraffatto dagli austriaci.
Vista l’impossibilità di sfondare tale punto di difesa , si passo a quella che fu chiamata la guerra di mine e così entrambi gli eserciti scavarono la montagna realizzando gallerie per collocare ordigni sotto le postazioni nemiche e farle saltare in aria. Quattro cariche austriache e una grande carica italiana esplosero sul Lagazuoi.
Era indispensabile liberare la via , quindi dovevano conquistarsi le vette circostanti come il Col di Lana poco lontano in linea d’aria al Sasso di Stria, quindi gli italiani scavarono una galleria sotto e la imbottirono con 5 tonnellate di esplosivo che fecero brillare il 17 aprile 1916 provocando un crollo di circa 10.000 tonnellate di roccia ed uccidendo metà contingente austriaco , per questo venne battezzato Col di Sangue , fu reso necessario liberare anche cima Sief , con l’installazione di una mina , ma le difese austroungariche furono invalicabili e non si riuscì a sfondare verso il Trentino , fu anche elaborato un possibile progetto per il Sass de Stria , ovvero scavare due cunicoli da mina , larteficie di tutto questo fu il Tenente Malvezzi quello delle mine del Castelletto e di quella sul Lagazuoi voleva far saltare la postazione Edelweiss e l’entrata della Galleria Goiginger così da impedire i rifornimenti , progettto che fu abbandonato dopo lo sfondamento di Caporetto ed il ritiro dal fronte dolomitico .
Galleria Goiginger( Fedmaresciallo Ludwig von Goiginger )
Tempo di percorrenza dell’Anello: 2hsenza il sentiero di avvicinamento
Dislivello totale: 200 m
Quota massima raggiunta: 2255 m
Sentieri usati: 440– 419per salire
Punti di appoggio: Rifugio Scoiattoli – Rifugio Cinque Torri
Come raggiungere
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
Raggiunto il Pian del Menis si può lasciare l’auto ed imboccare il sentiero 440 che porta direttamente al Rifugio Scoiattoli 2255 m , oppure si può salire dal 419 passando per il rifugio Averau 2413 m, e scendendo così poi di quota fino al Rifugio , esiste anche una seggiovia che dal Rifugio Bai de Dones porta sempre allo Scoiattoli , in alternativa si può usare anche il Bus Navetta , tutti e due i sentieri non sono difficili e praticabili anche alle famiglie , lo scenario è incredibile sempre se il tempo lo permette , anche le quote che si raggiungono sono di una certa importanza. Le cime o vette visibili da questo luogo sono molte Lagazuoi , Tofana di Rozes , la schiena del Nuvolau. Tutto il sentiero storico e la possibilità di compiere un giro ad anello di 360 gradi attorno a questo luogo incredibile lo rendono davvero unico .
Cenni storici
Su questo luogo molto bello sia per l’aspetto panoramico e naturalistico offre un scenario molto importante per quello che riguarda il contesto storico e soprattutto bellico del 1915-1918 , la zona infatti è stata sottoposta a diverse battaglie su un terreno non di certo facile dove Kajserjager e Alpini si sono scontrati su queste terre di confine ,come riportato in questi musei a cielo aperto presenti su queste montagne , dal sentiero dei Kajserjager , alla galleria degli alpini , al museo Tre Sassi all’invalicabile Sasso di Stria , le Cinque Torri sono state un punto importante per la sorveglianza del Passo Falzarego 2105 m. Che come punto di osservazione strategico contava sull’Averau 2649 m anche se l’Osservatorio si trovava a quota 2477 m e sul Nuvolau 2574 m. Da qui si dominava e si aveva una visione completa di Valle Costeana , il Falzarego ed il Col di Lana , per non parlare della parte bassa che portava a Cortina d’Ampezzo , si controllava così un ampio settore di forze nemiche scorgendovi ogni loro movimento.
Nel 1915 furono occupate dagli italiani costruendo parte di quello che ora vedete ricostruito trincee e postazioni, linee telefoniche e telegrafiche, magazzini per viveri e armi, ripari per gli animali e fienili. Furono anche trasportati dei grossi cannoni da marina da 300mm , e supportati da due batterie che bombardavano la prima il Sasso di Stria , Valparola e Lagazuoi , la seconda Falzarego e Col dei Bos , le continue osservazioni e cambi di traiettoria di tiro, verifiche atte a vedere i danni causati al nemico misero ben presto fuori combattimento il Forte Tre Sassi al Passo di Valparola che fu quindi abbandonato dall’esercito Austro-ungarico.
Le trincee
Le trincee e le postazioni di questo luogo incredibile avevano molte funzioni , e furono realizzate per poter sorvegliare il nemico nei suoi movimenti , attraverso gli osservatori interrati e blindati per poter essere riparati dai tiri di fucileria , questa linea sarebbe stata inoltre di supporto nel caso di sfondamento nemico sul Passo Falzarego , la continua sorveglianza ed il continuo aggiornamento dei loro movimenti garantiva una precisione sia sul tiro di artiglieria che con la mitragliatrice.
Resoconti di guerra
“Ricognizioni di stamani fanno la certezza che il nemico sistema artiglierie sulle pendici orientali di Sasso di Stria. Il Comandante del nostro gruppo, informato, cerca, mentre scrivo, posizioni efficaci per battere la località anzidetta verso l’ovest delle Cinque Torri. La 9a Batteria del gruppo sta salendo le pendici di Cinque Torri per prendervi essa pure posizione… Ad agevolare l’arduo compito del gruppo da campagna manovrante alle Cinque Torri ho destinato circa 300 uomini utilizzati per riattare la mulattiera che vi sale dalla rotabile di Val Costeana e per aiutare i serventi nel trasporto dei pezzi di posizione.”
Pocol, 7 giugno 1915, Comando della Brigata Reggio, Magg. gen. Panicali.
“Questo Comando pregiasi informare che la sola batteria di medio calibro in condizione di concorrere ad una azione di fuoco contro la cresta di monte Casale e monte Cavallo è quella di due cannoni da 149 G in posizione nei pressi del lago di Val Dones.
Vennero date disposizioni per il necessario spostamento della direttrice di tiro, ma converrà collegare telefonicamente la batteria suddetta col Comando del gruppo di medio calibro di Cortina.
…in attesa di comunicare quando i due obici da 210 saranno in grado di aprire il fuoco nella nuova posizione, interesserebbe intanto, per guadagnare tempo, provvedere senz’altro al collegamento telefonico diretto tra il Comando di artiglieria in Cortina e la batteria al Lago di Val di Dones.”
Comando del IX Corpo d’Armata, Stato Maggiore. Il Ten. Gen. Goiran.
“15 giungo 1915… Abbiamo l’ordine di avanzare e prendere la trincea nemica del Sasso di Stria. Giunti a pochi metri si apre il fuoco. Io sono a fianco del ten. Lais. Sembra che siamo invulnerabili, tanto le pallottole ci rispettano. Verso le ore 16 il battaglione ha quasi terminato le cartucce. Il cap. Diana domanda un soldato senza paura e di buona gamba. Vengo presentato, ricevo un biglietto da portare a tre plotoni di riserva… e via di corsa tra il continuo fischiare delle pallottole… Siamo presi di mira dal nemico il quale ci fa piovere una vera grandine di palle… Si alza un nebbione fittissimo. Il battaglione ha l’ordine di dare l’assalto alla baionetta per ben 4 volte al grido: “Avanti Savoia” La fucileria nemica da dietro le trincee fa una vera strage dei nostri.”
Diario di Oreste Agnelli Zampa di Roma, 46° Reggimento Brigata Reggio
“Vi sono viveri di conforto abbondanti e due razioni di viveri per ogni soldato. La dotazione è adeguata.
Appena definita la dislocazione delle truppe, occorrerà fissare per ogni località il deposito viveri in relazione alla forza. Ritengo sufficienti 4 giornate in più della dotazione individuale.
Analogamente si provvederà alla ripartizione delle munizioni, costituendo depositi in tutte le località occupate. Ora si dispone di una baracca polveriera e di un ricovero per gelatina esplosiva.
Sono iniziati depositi di legna tali da far fronte al fabbisogno almeno per 8 giorni. Questo lavoro va intensificato per avere provviste sufficienti per almeno un mese.”
Questo sentiero e molto utile per collegare il rifugio Bertagnoli 1250 m, al 202 che percorre le montagnole Alte , e privo di difficolta tecniche attraversa una prima parte su mulattiera che va ad attraversare una vecchia Cava di pietra, e anche uno dei più importanti itinerari che può collegare il Rifugio Gingerino al Bertagnoli , molto ben tenuto e continuamente risistemato sale fino al Passo del Mesole 1546 m , ricordo che il rifugio Bertagnoli la Piatta e raggiungibile anche in auto da Campodalbero , ma se si percorre la mulattiera di arroccamento che sale dai Castagna e Cima Marana 1545 m , sella Campetto1549 m, Passo della Porta , Malga Campodavanti dove arriva anche il Sentiero Rodecche , Bocchetta Gabellele 1552 m, entrando poi nel sentiero Francesco Milani con cambi di scenario ora fatti di canaloni detritici raggiungendo cosi il Passo della Scagina 1548 m , anche se poco prima un sentiero 210 scende fino al punto in cui una lapide ricorda Bepi Bertagnoli (sentiero in fase di sistemazione ) si prosegue attraversando la val Fraselle che porta a Giazza , ed il Passo Ristele 1641 m, il Passo Zevola 1820 m, e si scende percorrendo così tutta la catena delle Tre Croci fino all’omonimo passo Tre Croci 1716 m. Accopiandolo con il 221 si potrà compiere un giro ad anello.
Si sale la val di Zoldo fino a raggiungere il Palafavèra , nel comprensorio sciistico del Civetta dopo aver lasciato l’auto sul posteggio , oppure aver dormito in tenda sul campeggio adiacente . Si parte sulla destra del posteggio e si sale .
Descrizione
Questo è un sentiero di raccordo , non avrebbe una grandissima utilità se non entrasse nell’Anello del Pelmo , e verso il rifugio Venezia , resta quindi molto interessante per evitare di lasciare la macchina al Passo Staulanza dove i posti auto sono limitati , sale molto lieve e in un tratto boschivo molto bello , con un sottobosco magico e in perfette condizioni a parte qualche albero presente sul sentiero , tutto sotto le pareti strapiombanti del Pelmo fino a raggiungere il sentiero 472 Anello del Pelmo , raggiunto il Col delle Crepe , sulla destra si prosegue verso il rifugio Venezia 1947 m , mentre a sinistra si scende fino al Passo Staulanza 1783 m. Interessante per chi volesse allungare un pò il percorso visitare le orme dei dinosauri proseguendo per circa 20 minuti verso il Passo staulanza , incontrando così il bivio che porta sotto le orme dei Dinosauri.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h10
Dislivello totale : 1020 m
Quota massima raggiunta : 1300 m
Sì prende la strada che da Bassano del Grappa porta verso Trento , ovvero la Valsugana , superato la Tagliata di Forte Tombion , il luogo più stretto della valle , si imbocca la strada che porta ad Enego , appena superato il ponte di può lasciare l’auto e di prosegue a piedi verso l’abitato di Piovega di sopra.
Descrizione
Si sale qualche centinaio di metri fino a trovare un bivio a sinistra che scende leggermente fino ad una contrada in cui e presente un capitello . Se inizia a salire a sinistra del capitello , per il prato fino ad incrociare per la prima volta la strada asfaltata che sale , si attraversa notando il segnavia sul lato opposto , la si attraverserà ancora un paio di volte prima di raggiungere l’abitato di Enego , anche se questa nn e la destinazione . La mulattiera e molto bella ed in buone condizioni anche se presenta alcuni movimenti sui sassi mossi dovuti a una tempesta qualche anno fa , giunti al bivio che porta a Enego si mantiene la destra , continuando salire per il sentiero sempre ripido che porterà a quota 1300 di Rifugio Tombal , tutto il percorso e molto bello anche se richiede una buona preparazione fisica del resto si parte dalla Valsugana , si raggiunge il rifugio posta al di sotto mentre sulla sinistra si può notare la Casera Tombal . Questo percorso come del resto il 791 veniva usato per il trasporto del legname a valle e per permettere al bestiame di raggiungere la zona di alpeggio estiva , il rientro dev’essere fatto dallo stesso percorso , per chi invece più preparato fisicamente dopo essere rientrato fino ad a Enego attraverso il sentiero 868 , seguendo le indicazioni può scendere dal 791 che porta fino alla Valsugana dove si passa per la famosa Birreria Cornale posta sulla ciclabile che porta da Bassano del Grappa vero Trento.
Si sale a Recoaro Terme e si prosegue fino a raggiungere la località Menarini , sul ponte prima della Pizzeria omonima e si inizia a salire sul sentiero che porterà alla centrale elettrica di Val Ricchelere presso località Agni , dove sono presenti due serbatoi di recupero acque , ricordo inoltre che nelle quote più alte e presente la sorgente di captazione delle acque oligominerali Lora Recoaro , si prosegue per una carrabile fino all’ultima Baita per poi entrare in un sentiero in cui si accentua leggermente la pendenza fino ad entrare in un canalino che sale ripido fino a raggiungere un pianoro dove son presenti altre due baite si prosegue attraversando una valle su una mulattiera che porterà direttamente sulle malghe delle Valletta , superata la sbarra si sale ancora sulla sinistra per poi raggiungere la zona di Malga Chempele , mentre se si sale sulla destra passando per le vallette si potrà raggiungere la Conca D’oro di Pizzegoro , ovvero nel posteggio dei Castiglieri. Il sentiero e molto bello soprattutto nel periodo di fioritura , visto che corre in prossimità della val Ricchelere , il torrente mantiene umida la terra circostante favorendo così fioriture e ampia vegetazione, se percorso con il 133 che porta alle fonti Centrali si completa un anello molto interessante
Itinerario : San Quirico – Sandri – Contrada Busati
Tipo di terreno : sentiero e mulattiera, sterrato circa 4 Km
Tempo di percorrenza del sentiero : 2h00
Dislivello totale : 340 m
Quota massima raggiunta : 797 m
Dopo aver lasciato l’auto in piazza della chiesa a San Quirico si prosegue verso la montagna Spaccata , Recoaro Mille , si sale sulla strada vecchia , dopo aver superato la stretta curva nella valletta si prosegue per circa 100 metri fino ad incontrare sulla destra una ripida salita asfaltata , la si prende e si continua a salire uscendo dalle case e imboccando una irta salita cementata , fino a raggiungere un’ampia radura prativa , da li si prosegue seguendo anche le indicazioni per la Cima Bocchese , dove recentemente è stata posizionata una croce che ammira il fondovalle della località Bonomini , si sale sul sentiero privo di difficolta tecniche , molto bello anche sotto il profilo del panorama , fino a raggiungere un bivio che porta in un piccolo cippo monumentale , che ti permette di ammirare uno spettacolare panorama , si continua a salire , con minore pendenza ed un sentiero piacevole fino ad arrivare in un dosso dove è stata costruita una bellissima baita , proseguendo si raggiunge l’omonima contrada Castagna ( Castegna in dialetto ) superato l’abitato si incrocia il bivio per la cima Bocchese e Passo Giochele situato sul versante della Valle del Monte Spitz , il sentiero qui è fantastico soprattutto nella primavera con l’avvento delle fioriture , si prosegue in numerosi salie scendi di modesta difficoltà fino ad arrivare in località Busati .
Due parole le voglio spendere per la Fantastica contrada Busati , nota per il meraviglioso museo della Casa di Abramo e della Casa di Bepi Caliero , luoghi dove il tempo sembra fermato , ma ben mantenuto vivo da chi con passione e amore da vita a questo immenso valore umano , ricordo inoltre che questa contrada fatta di poche case sia nota anche per i suoi presepi , e che contrada la si può raggiungere anche da località Pellichero , dove vi invito eventualmente lasciare l’auto , visto la stretta strada e il poco spazio nella contrada , e poi suvvia quattro passi non hanno mai fatto male a nessuno. Prendetevi il tempo di ammirare quella fantastica opera di recupero della Casa di Abramo , con tutti attrezzi e cose che si utilizzavano una volta e che molti di voi non conoscono e non sanno nemmeno a cosa servano , quando ritornerete a casa vi renderete conto che il progresso è utile solo se non si perdono le radici ed i valori imperniati nel tempo , dove le porte erano sempre aperte a tutti ed una mano lavava l’altra , e dove la contrada era luogo di incontro e di vita .
Per il ritorno si può usare il sentiero San Quirico-Sandri-Busati già documentato la volta scorsa , cosi facendo si potrà ritornare all’auto facendo un giro ad anello.
Tempo di percorrenza : 7 ore con possibilità di dividerlo in 2 parti
Sentiero dei Grandi Alberi é un itinerano che va a toccare una lunga serie di patriarchi vegetali, che costituiscono un patrimonio storico , naturalistico e ambientale. L’Altopiano delle Montagnole e Recoaro Mille, una delle zone con la più alta concentrazione di Grandi Alberi . Fra tutti spicca il maestoso Linte delle Montagnole, un tiglio dall’età plurisecolare e dalla circonferenza del tronco superiore ai 5 metri , ma numerosi sono gli altri patriarchi vegetali , custodi dei mille segreti che il tempo non ha saputo cancellare.
Si sale in auto a Recoaro Mille , presso lo Chalet alla seggiovia dove arriva la cabinovia che sale da Recoaro Terme , li parte questo viaggio che ci porterà fino a malga Rove è uno dei più belli e particolari delle Piccole Dolomiti , è praticabile a tutti , anche se discretamente lungo , lo si può dividere in due spezzoni , la spettacolarità e la semplicità dei panorami lo rende unico , il passaggio su diversi punti con alberi secolari , malghe , pozze di alpeggio , pascoli lo rende incredibile per la sua posizione a pochi passi da Valdagno e Recoaro.
Ecco si parte con il primo grande albero : situato a ridosso della seggiovia proprio dietro allo Chalet.
EL FAGARO DELLA SEGGIOVIA
Da secoli il grande faggio sorveglia il passaggio di viandanti , contrabbandieri e boscaioli ; nel corso della sua lunga vita ha visto le valli e i monti circostanti dominati da imperi stranieri , ha assistito a guerre , carestie, periodi di splendore e di pace. Per tanti anni ha salutato gli escursionisti che salivano a Recoaro Mille con la vecchia seggiovia, solitario al limite del bosco e imponente con le Piccole Dolomiti sullo sfondo E’ il più grande faggio spontaneo di tutta la Vallata dell’Agno e rappresenta uno dei Grandi Alberi più inleressanti di tutto il percorso. Il valore dell’esemplare è testimoniato dalla suo inserimento nell’elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia.
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Recoaro Mille Altitudine: m 1000 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:39 m Circonferenza del fusto a 130cm di altezza: 5,1 m Diametro medio della chioma:21 m Età presunta: circa 200 anni
Da li si prosegue per la strada asfaltata fino a raggiungere il bivio con la strada che porta a Recoaro Mille , incontrando la Malga Chempele , dove ci aspettano i maestosi frassini e la Giassara (Ghiacciaia) della malga.
I FRASSINI DI MALGA CHEMPELE
Si tratta di un gruppo di tre frassini , due crecscono affiancati e uno poche decine dimetri a valle. Le misure si riferiscono proprio a quest’ultimo esemplare , il maggiore e il più vecchio dei tre. Accanto a un albero c’è la giassara che veniva utilizzata dalla vicina malga Chempele.
Nome scientifico: Fraxinus excelsior L. Nome comune: Frassino maggiore Famiglia: Oleàcee Località: Chempele Altitudine: m 986 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:21 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,7 m Diametro medio della chioma:16 m Età presunta: 120 – 140 anni
Sul fianco della malga arriva il sentiero che sale dalle fonti centrali di Recoaro Terme , mentre il nostro sentiero prosegue pianeggiante e si riesce a vedere in il cartello segnaletico dedicato ad un altro delicato equilibrio di questo ecosistema , la pozza d’ alpeggio.
LA POZZA D’ALPEGGIO
Le pozze d’alpeggio sono quasi sempre di origine artificiale , in quanto create dall’uomo, negli alpeggi con terreni carsici, per fornire punti di abbeveraggio per il bestiame al pascolo . La pozza d’alpeggio veniva ricavata in un piccolo compluvio concavo vicino alla malga. Qui si scavava leggermente, si regolarizzava il terreno, si stendeva argilla, eventualmente mescolata a foglie secche, e si costipava il tutto facendovi camminare i bovini. In tal modo si creava un bacino artificiale che raccoglieva le acque meteoriche e che serviva da riserva nei periodi in cui la malga veniva caricata. La pozza d’alpeggio, anche se ha origine artificiale , diventa un elemento paesaggistico e un “luogo di vita” peculiare, con una flora e una fauna specializzate. Notevole è la presenza di anfibi, in queste zone soprattutto rospo comune, rana temporaria e tritone alpestre (più raramente tritone comune) e di insetti legati all’acqua, come le libellule, il ditisco e i gerridi, piccoli emitteri che riescono a camminare sull’acqua. Oltre agli anfibi citati, nella zona di Recoaro Mille può essere incontrato l’ululone, un piccolo rospo dal ventre macchiato di giallo intenso , piuttosto raro e difficile da individuare. In pochi metri quadrati la pozza d’alpeggio , con il suo brulicare di vita, permette di conoscere tutte le componenti di un ecosistema e le complesse relazioni esistenti tra di loro.
Pozza d’alpeggio
Si prosegue poi verso la stradina che porta in mezzo al bosco fino a scendere leggermente di quota e raggiungere la distesa prativa della Rasta con panorami incredibili sia del fondo valle che della catena delle piccole dolomiti, in un spettacolo di colori , soprattutto se percorso in autunno .
LA RASTA
La Rasta che in cimbro significa Riposo , offre una suggestiva vista panoramica sulle Piccole Dolomiti e sul Monta Pasubio . Le ultime rocce della Catena delle Tre Croci, il Gruppo del Carega con le Guglie del Fumante in primo piano, il Sengio Alto e il Monte Pasubio fanno da cornice al verde della Rasta . Nel pascolo si notano i rimboschimenti operati dall’uomo con abeti rossi e pino silvestre, che contrastano con la copertura arborea spontanea, caratterizzata da grossi esemplari di tiglio, faggio, frassino e alberelli di nocciolo a fianco del sentiero. Il pascolo, ormai abbandonato, sta scomparendo e viene progressivamente invaso dal bosco. La natura si sta riprendendo quei terreni che i nostri avi, con duro e costante lavoro, avevano strappato al bosco .
la Rasta
Superato questo piccolo spazio di paradiso ci si inoltra di nuovo in una stradina che imbocca il bosco , per poi divenire sentiero più stretto , tutto in mezzo ad un fantastico ed unico sottobosco.
Malga Le vallette
Dopo essere usciti dal bosco si incrocia il sentiero 134 , per poi mantenere la sinistra e raggiungere la malga Le vallette , la si supera e si continua a seguire la stradina che cambierà quota scendendo leggermente , per poi incontrare un bivio sulla sinistra poco segnalato ma visibile , si esce dalla stradina e si sale su una salita abbastanza ripida ma corta , che ci porterà nella conca d’oro di Pizzegoro , da li aggirato il ristorante Castiglieri , ed imboccata la strada che porta a località Gabiola e Casare Asnicar ovvero il segnavia CAI 120 , si possono ammirare i maestosi tigli.
TIGLI DI PIZZEGORO
Dell’originario bosco di faggio che aveva ricoperto per secoli la conca di Pizzegoro non rimane ormai nessuna traccia. Gli antichi cimbri furono i primi a rifornirsi di legna a Pizzegoro, successivamente, soprattutto nel corso del XVI secolo, fu la volta della Serenissima Repubblica di Venezia,· sempre affamata di legname da destinare ai propri arsenali. ILinte sono gli ultimi rimasti, testimoni di quel lontano passato e presenza amica per chi attraversa i pascoli di Pizzegoro.
Nome scientifico: Tilia x vulgaris Hayne Nome comune: Tiglio ibrido Famiglia: Tiliacee Località: Pizzegoro Altitudine: m 1015 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 30 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 3,1 m Diametro medio della chioma: 14 m Età presunta: secolare
Si prosegue per qualche km sulla strada asfaltata , finchè in una curva il 120 entra nel boschetto adiacente alla strada fino a raggiungere la malga Sebe di sotto incontrando un nuovo maestoso albero.
EL LINTE DELLE MONTAGNOLE
Il grande vecchio protende le braccia verso il cielo da secoli, immobile e imperturbabile. La storia gli è passata accanto , sfiorandolo e lasciando segni indelebili del suo trascorrere . E così ora , che la giovinezza gli è lontana Il suo ciclo si sta concludendo come inesorabilmente accade per tutti i viventi . Ma non restano solo le memorie del suo passato e le infinite storie che il vento sussurra tra le foglie, restano anche i giovani tigli nel prato circostante, figli del GrandeLinte e testimonianza della vita che continua anche quando il grande patriarca avrà del tutto persola guerra contro il tempo. Il tiglio era albero sacro nella tradizione germanica e a testimonianza delle origini germaniche degli antichi abitanti del territorio di Recoaro, vi e lo stesso nome dialettale linte, che riporta al corrispondente Linde tedesco. La localizzazione del tiglio vicino a una malga ci riporta indietro nel tempo, quando il legame uomo-natura era stretto e consolidato. La tradizione di allora voleva che sotto al Grande Albero si svolgessero le riunioni e le assemblee fosse esercitata la giustizia e venissero celebrate le feste del villaggio . Imponente sul cucuzzolo erboso soprastante Malga Sebe , il Grande Tiglio staglia la sua possente mole sullo sfondo delle Piccole Dolomiti e sorveglia il paese nel fondo della valle.
Nome scientifico:Tilia x vulgaris Hayne Nome comune: Tiglio ibrido Famiglia: liliacee Località: Malga Sebe Altitudine : m 1030 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 25 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 5.3 m Diametro medio della chioma: 15 m Età presunta : plurisecolare
Dopo aver ammirato il grande linte delle montagnole nella sua immensa presenza quasi a vigilare sui pascoli e malghe circostanti quasi a scandire il tempo e le stagioni della vita , si sale sulla sinistra verso malga Sebe di sopra.
EL FAGARO DI MALGA SEBE DI SOPRA
Un albero ancora in buone condizioni ed in una posizione molto suggestiva verso , parte della valle e dello splendido scenario delle piccole dolomiti.
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località : Malga Sebe di Sopra Altitudine: m 1070 Rilievi dendrometrici : Altezza dell’albero : 26m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,9 m Diametro medio della chioma : 23 m Età presunta : secolare
EL LINTE DI MALGA SEBE DI SOPRA
Il linte di malga Sebe di sopra , quello che rimane del resto di quel gigantesco tiglio cui le misure sono segnalate nel cartello posto vicino al faggio .
Nome scientifico: Tilia x vulgaris Hayne Nome comune : Tiglio ibrido Famiglia : liliacee Località : Malga Sebe di Sopra Altitudine :m 1060 Rilievi dendrometrici :Altezza dell’albero : 24 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,0 m Diametro medio della chioma :14 m Età presunta : plurisecolare
A questo punto chi ha scelto di dividere il percorso in due volte ridiscende sulla strada asfaltata prosegue per la Gabiola ed imbocca il sentiero che scende a sinistra .Si continua sulla stradina che sale verso una cava in cui si notano ancora i tratti slavinati , per poi attraverso un breve tratto in salita si raggiunge il pascolo dell’Anghebe .
Lo spettacolo dell’Anghebe rimane nel cuore , una piccola conca verde , un pascolo con due pozze di alpeggio e la famosa Giassara , mentre in un lato si nota la Malga Anghebe , nel periodo invernale qui passava la pista da fondo delle Montagnole .
Malga Anghebe
Si incrocia il bivio che porta a malga Campo d’avanti attraverso il poco conosciuto Rodecche , mentre si può notare a destra del percorso i resti di un altro albero secolare .
EL FAGARO DE MALGA ANGHEBE
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Noma comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Anghebe Altitudine: m 1160 Rilievi dendrometrici : Altezza dell’albero:27 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 4,5m Diametro medio della chioma: 20 m Età presunta: 170 -190 anni
Si prosegue sempre sulla stradina che attraversa questo fantastico luogo passando per la Giassara di malga Anghebe e un’altra pozza d’alpeggio .Si scendere verso malga Morando (Ofre) quasi sempre aperta, dove si possono assaporare i profumi e sapori di queste nostre montagne .
Malga Morando
Giunti a questo punto del nostro viaggio qui esiste un punto per accorciare il percorso e rientrare mantenendo la destra ritornare alla macchina accorciando cosi il giro scendendo quindi a Casare Asnicar , La Gabiola e rientro sul sentiero che viene indicato più avanti.
EL FAGARO DE MALGA MORANDO
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Morando Altitudine: m 1090 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 23 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 4,6 m Diametro medio della chioma: 19 m Età presunta: 170 – 190 anni
Per chi vuole compiere tutto l’itinerario fino a Malga Rove , dopo aver proseguito da malga Morando si prende a sinistra si sale verso malga Podeme fino a raggiungere la Giassara ed il Frassine di malga Podeme.
LA GIASSARA DE MALGA PODEME
Una raggiera di piante secolari, tre tigli e quattro frassini maggiori , delimita una vecchia ghiacciaia. sulla quale, proprio sopra la porticina di ingresso, una scritta ricorda il rifacimento del tetto , compiuto nel 1938. Le ghiacciaie, giasare in dialetto, erano dei bacini di freddo· che servivano per la conservazione degli alimenti della malga .Venivano tradizionalmente costruite scavando una buca , a volte molto profonda, rivestita con un tappetò di foglie e delimitata ai lati da muretti a secco con un’apertura per l’entrata. Il tetto veniva costruito a volta, utilizzando sassi , terra e muschio. Alla fine dell’ inverno la ghiacciaia veniva riempita di neve, utilizzandole foglie secche come strato isolante superiore. In stagioni fresche la neve riusciva a conservarsi nella giasara fino all’inverno successivo, creando una sorta di frigorifero naturale, un posto adatto per conservare prodotti lattiero-caseari e le carni durante la permanenza in malga.
La giasara di malga Podeme
EL FRASSINE DE MALGA PODEME
Nome scientifico:Fraxinus excelsior L. Nome comune: Frassino maggiore Famiglia:Oleacee Località :Malga Podeme Altitudine: m 1130 Rilevi dendrometrici : Altezza dell’albero:27 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:4,0 m Diametro medio della chioma: 20 m Età presunta:120 – 140 anni
Si continua a salire fino a raggiungere malga Podeme , per poi ridiscendere mantenendo la destra per il pascolo , che porterà verso malga Podeme II .
Malga Podeme
Si continua lungo il percorso che si snoda fino a malga Podeme II passando per un bellissimo pascolo , dove alla fine si incontreranno altri due bellissimi esemplari di Faggio
I FAGARI DE MALGA PODEME II
Nome scientifico:Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Podeme II Altitudine : m 1090 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: m 25 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza : m 4,1 Diametro medio della chioma: m 19 Età presunta: secolare
Si prosegue per il pianeggiante pascolo mentre si scorge la stradina che porterà a malga Podeme II , situata sullo sfondo di questo tratto prativo.
Malga Podeme II
Scendendo e raggiungendo la malga Podeme II , sulla destra si nota un sentiero battuto che porta al fantastico Sea del Risso che qualcuno chiama lago delle creme , ma il lago delle creme e molto più in basso nella zona di Malga Creme , la sua bellezza e semplicità è unica , soprattutto dopo l’inverno e le giornate di pioggia.
Sea del risso
Dopo essere ritornati sulla stradina che porta si prosegue verso malga Raute , si sale un pò in leggera salita fino ad arrivare alla malga Raute effettuando una piccola deviazione a sinistra , di circa 200 metri per poter ammirare il Sorbo e il Faggio della malga.
EL PALISSIN DI MALGA RAUTE
Splendido albero le sue dimensioni e il suo portamento imponente , è senz’altro uno dei più importanti sorbi montani di tutta Italia Il tronco massiccio e contorto testimonia i secoli di vita della pianta e la grande forza che continua ad animarlo.
Nome scientifico: Sorbus sna ( L.) Crantz Nome comune: Sorbo montano Famiglia: Rosacee Località: Malga Raute Altitudine: m 1126 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:m 14 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: m 3,6 Diametro medio della chioma: m 12 Età presunta: plurisecolare
EL FAGARO DE MALGA RAUTE
Nome scientifico:Fagus sytvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia : Fagacee Località : Malga Raute Altitudine: m 1126 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero m 24 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: m 3,7 Diametro medio della chioma : m 12 Età presunta : plurisecolare
Malga Raute
Dopo questa piccola deviazione si riprende a salire leggermente sulla stradina in mezzo ai faggi fino a raggiungere la faggeta di Malga Pace passando quasi in mezzo a questo gruppo di alberi tipica di questa nostra zona.
I FAGARI DI MALGA PACE
Nome scientifico : Fagus sytvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località : Malga Pace Altitudine : m 1126
Malga Pace
Si prosegue poi risalendo in un gruppo di case e per poi raggiungere il piccolo altipiano dove sullo sfondo si nota malga Rove e dove nel suo centro si trova la torbiera.
LA TORBIERA
La torbiera che si trova alle pendici del Monte Rove è l’unica torbiera di tutte le Piccole Dolomiti . Le tolbiere sono dei particolari ambienti naturali che si creano laddove vi è uno scarso drenaggio con conseguente ristagno d’acqua. Le Torbiere possono formarsi in seguito all’accumulo di sedimento fine sul fondo dei bacini o dietro il vallo di una morena e sono caratterizzate da una rallentata decomposizione del materiale organico , con il conseguente accumulo dei resti vegetali che danno origine alla torba. Le torbiere sono essere alimentate da acqua sorgiva (torbiere fontinali) .da acqua di falda (torbiere basse) e da acqua piovana (torbiere alte).In quest’ultime vi sono notevoli accumuli di sfagni , muschi che crescono a cuscinetto e si comportano come delle spugne, assorbendo grosse quantità di acqua, pari anche a venti volte il loro peso secco. L’elevata acidità dell’acqua delle torbiere atte determina un rallentamento della decomposizione con il conseguente accumulo di grossi spessori di torba. Nelle torbiere troviamo piante che si sono specializzate al particolare ambiente acido e umido, vale a dire alcune graminacee , ericacee, ciperacee, giuncacee. Nella torbiera del Rove vegetano gli eriofori, ciperacee dal caratteristico pennacchio bianco, un tempo utilizzato come cotone per medicare le ferite, per preparare stoppini e per riempire i cuscini. Oltre all’Eriophorum Jatifoliu e all’Eriophorum alpinum (Tricophorum alpinum), vegeta il raro Eriophorum vaginatum, con la caratteristica spiga solitaria all’apice del fusto. Se osservate l’ampio ristagno della torbiera ,nel pascolo circostante notate i solchi degli affluenti che convogliano l’acqua captata dai pascoli soprastanti . Non lontano dalla torbiera, alle pendici del Monte Rove, si notano affioramenti rocciosi costituiti dal biancastro calcare di Monte Spitz .
La torbiera
Si mantiene la sinistra salendo attraverso la stradina fino a raggiungere il bivio del 120 che porta in località Gazza , Rifugio Cesare Battisti raggiungibile in circa 20 minuti , mentre a destra si raggiunge la malga Rove .
Malga Rove
Si scende poi a destra della malga attraverso la stradina che riporta in malga Pace , e riprendere la strada verso il ritorno di questo bellissimo ed unico itinerario sulle nostre Piccole dolomiti , raccogliendo così queste grandi emozioni donate dalle Montagnole basse a pochi passi da casa.
Si passa di nuovo per malga Podeme II e presso il Sea del Risso ,proseguendo poi verso la stradina superando così una fontana. Per poi scendendo leggermente di quota raggiungere malga Rotocobe
Malga Rotocobe
Si risale la piccola salitina che riporta a malga Morando (Ofra) e ridiscendere attraverso i pascoli fino alle Casare Asnicar , e raggiungere cosi la trattoria Gabiola dove se aperto si possono gustare piatti tipici.
Trattoria la Gabiola
Si prende la stradina a sinistra che scende e attraverso il sentiero con segnavia bianco-celeste abbastanza variegato e con diversi incroci abbastanza ben segnalati che ci riporterà attraverso la parte sotto la strada comunale fino a Pizzegoro , oppure proseguendo dopo aver raggiunto le malghe delle Vallette , fino al piazzale della cabinovia proveniente da Recoaro Terme ovvero del Chalet della seggiovia. Se si sale a Pizzegoro in un lato opposto del posteggio ovvero sotto la strada asfaltata che scende , c’è un sentiero che collega Pizzegoro a Malga Chempele e allo Chalet della seggiovia .
Chalet della seggiovia
Per dividere il sentiero in due percorsi , fattibili in due volte per chi non riesce a completare il percorso interamente , si può :
Partenza dal Chalet della seggiovia
Lunghezza del percorso completo : 10 km
Dislivello : 509 m
Tempo di percorrenza : 6 ore
Partenza dalla seggiovia , ed attraverso il primo anello quando si raggiunge malga Sebe , si scende alla trattoria la Gabiola e si prende il sentiero di ritorno rientrando al Chalet seggiovia , il rientro si passa di nuovo per Pizzegoro , perchè così facendo si percorrerà una parte nuova che in andata non viene percorsa , ma volendo si può fare la strada a ritroso passando di nuovo per le Vallette e chiudendo così l’anello.
Partenza dalla trattoria della Gabiola
Lunghezza del percorso completo : 11 km
Dislivello : 524 m
Tempo di percorrenza : 6 ore
Partenza dalla trattoria la Gabiola si prosegue verso malga Sebe , si sale sull’Anghebe si passa per Malga Morando e si prosegue per malga Podeme , e malga Podeme II , il Sea del Risso e si continua fino a raggiungere malga Rove e ritornare fino alle Casare Asnicar e ridiscendere alla trattoria alla Gabiola.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00
Dislivello totale : 458 m
Quota massima raggiunta : 1614 m
Dopo aver raggiunto la conca d’oro di Recoaro Mille si lasci l’auto nell’ampio posteggio di località Pizzigoro , il percorso non richiede abilità specifiche occorre solo un pò di praticità con i sentieri di montagna , quindi si parte dalla strada asfaltata dove si possono notare i 23 Tigli secolari ovvero i Linte di Pizzigoro si prosegue per il sentiero 120 che porta verso la località Gazza passando per diversi punti molto belli e panoramici con alcune malghe che nel periodo estivo sono aperte , si prosegue in parte in strada asfaltata fino ad raggiungere un bivio (parte del percorso è lo stesso del sentiero dei grandi alberi) si prosegue in un tratto prativo e boschivo che una volta era parte della pista da sci di fondo , si prosegue trovando nella zona di malga Sebe il famoso Linte delle montagnole un stupendo esemplare di Tiglio secolare alto circa 25 metri si prosegue salendo un pò verso malga Anghebe , passando vicino ad una piccola cava , si raggiunge così la località Anghebe caratterizzata da questo pascolo con una pozza d’alpeggio , seguendo sempre il segnavia 120 si arriva al bivio che porterà attraverso il Rodecche a Malga Campodavanti che la si può trovare aperta nel periodo estivo di pascolo. Raggiunta la malga si prosegue fino alla sella di Campetto per poi ridiscendere attraverso la stradina oppure sulla pista da sci fino a raggiungere la conca D’oro , Pizzegoro .