
Ecco a voi un nuovo itinerario molto bello ed interessante , ancora una volta ringrazio l’amico Giancarlo Andolfatto per proseguire con la pubblicazione dei miei itinerari , questo anello di 2 giorni gira sui piedi del Pelmo . Buon cammino
Ecco a voi un nuovo itinerario molto bello ed interessante , ancora una volta ringrazio l’amico Giancarlo Andolfatto per proseguire con la pubblicazione dei miei itinerari , questo anello di 2 giorni gira sui piedi del Pelmo . Buon cammino
«Arsiero, Asiago
e quanti altri ancora,
piccoli paesi di confine,
nei giorni dell’anteguerra,
Monte Grappa, Monte Corno
e molti altri ancora,
non è che contavate molto
nei giorni della dolce pace»
Ernest Hemingway
Descrivere a parole questo sacro Monte teatro di grandi battaglie non è facile , salire per capire il perche della sua grande importanza strategica e fondamentale , su questo luogo sacro all’Italia hanno perso ma vita migliaia di persone ognuno per un proprio ideale o convinzione , anche se salirete in auto visitate il piccolo museo e la galleria Vittorio Emanuele III anche se non tutta aperta potrete vedere l’imponente opera logistica fatta nel periodo bellico, il Monte Grappa per quanto lo si salga non si finirà mai di scoprire , saliteci con l’umiltà e la voglia di capire , di imparare , di ricordare …per non dimenticare e per far sapere , per chi su questo monte ha perso la vita a soli vent’anni.
ORARIO:DAL 1/5 AL 30/9:10-14.DAL 1/10 AL 15/5:10-12 E 13-16.
INGRESSO:GRATUITO
NOTE:PER L’ILLUMINAZIONE DELLA GALLERIA:SOLO SU RICHIESTA PREVENTIVA RIVOLTA AL CUSTODE OPPURE ALLA DIREZIONE PRESSO IL SACRARIO MILITARE DI ASIAGO,TEL.0424/463088
Cenni storici
Il monte Grappa e considerata zona sacra , la galleria del museo e sorvegliata dall’esercito , nel suo sacrario giacciono le spoglie di 22.910 soldati morti durante il primo conflitto mondiale
Ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati.
Ossario italiano con 12.615 morti di cui 2.283 identificati.
Tra i due ossari, c’è la cosiddetta via Eroica lunga 300 metri, con a lato i cippi recanti i nomi delle cime teatro di guerra.
LE TRE BATTAGLIE DEL GRAPPA – PREMESSA
L’avversa conclusione della dodicesima battaglia dell’Isonzo, con la rottura del nostro fronte a Caporetto ed il necessario ripiegamento dell’esercito italiano sul Piave portarono, nel novembre 1917, il Monte Grappa in prima linea a sbarramento del settore montano tra il Brenta e il Piave.
Le nostre truppe, dopo una drammatica ritirata, pervennero alla nuova linea logore e stremate. Il disastro venne evitato grazie alla forza d’animo ed all’esperienza del Comandante Supremo, Generale Luigi Cadorna, il quale, nella circostanza, seppe coordinare il ripiegamento.
E malgrado la stanchezza e le gravi condizioni logistiche e tattiche, i nostri soldati si prodigarono alacremente per costruire una nuova barriera difensiva atta ad arrestare definitivamente il nemico che imbaldanzito dai recenti successi, puntava alla totale distruzione dell’Esercito Italiano.
La conquista del Grappa, infatti, avrebbe consentito agli austo-ungarici di dilagare nella sottostante pianura veneta e colpire alle spalle il nostro schieramento sul Piave, dal Montello al mare.
Consci dell’importanza del loro compito – “Monte Grappa tu sei la mia Patria” diceva la loro canzone -, i soldati del Grappa, anche a costo dei più gravi sacrifici, nella prima e seconda battaglia difensiva contesero accanitamente ogni palmo di terreno all’irruenza nemica, sino a stroncarne ogni velleità offensiva e travolgerla per sempre con la terza battaglia dell’ottobre 1918.
LA BATTAGLIA DI ARRESTO
La prima battaglia difensiva – quella di arresto dell’avanzata nemica – si svolse in due fasi: dal 14 al 26 novembre e dall’11 al 21 dicembre 1917.
Preceduti da un attacco ch’era stato però contenuto sull’Altopiano di Asiago, gli austro – ungarici, dopo una massiccia e violenta preparazione di artiglieria, il 14 novembre attaccano in forze le nostre nuove linee avanzate, tra Cismon e Piave; la lotta diventa sempre più aspra e accanita ed il nemico fa ricorso a tutti i mezzi di distruzione in suo possesso: dalle granate di grosso calibro, ai lancia fiamme, ai gas asfissianti. Aggredisce da est e da ovest il massiccio del Grappa e ne sgretola le difese avanzate a costo di gravissime perdite.
Dal 16 novembre vengono via via coinvolti il M. Tomatico, il M. Roncone e il Prasolan; poi, dal 20 novembre, le quote ed i costoni che convergono a raggiera su Cima Grappa: Col Caprile, M. Pertica, M. Fontanasecca, Col della Beretta, M. Salarolo, M. Spinoncia e M. Tomba. Località tutte di cui si leggerà poi il nome inciso sulle steli che fiancheggiano la Via Eroica del Sacrario. Per più volte il nemico viene respinto, ma ripete gli attacchi accanitamente, con forze sempre maggiori.
Il 26 novembre, con un violento combattimento, la brigata “Aosta”, reparti del 94° fanteria e del battaglione alpino “Val Brenta” ricacciano da Col Beretta al divisione austro – ungarica “Edelweiss” ed ha termine la prima fase della battaglia di arresto. Essa è stata la più dura e la più importante perché venne sostenuta dai nostri soldati quando non era stata ancora superata la terribile crisi della ritirata.
Nonostante l’accanimento degli attacchi, condotti con netta superiorità di forze, il nemico venne fermato dal disperato eroismo dei nostri soldati. Sul Grappa, come sul Piave, il sodato italiano compì prodigi di valore, superiori ad ogni aspettativa e riuscì a bloccare tutti i tenacissimi sforzi austriaci per mettere fuori combattimento l’Italia.
Fu solo dopo questa dura prova che, riacquistata la fiducia nelle nostre reali capacità, le truppe Alleate affluite in Italia, il 5 dicembre entrarono in linea da Monfenera a Nervesa con il XXXI C.A. francese ed il XIV C.A. britannico. Riordinate le sue forze, l’11 dicembre il nemico riprende con rinnovato vigore l’offensiva. Riappaiono ancora nel vivo della lotta Col della Beretta, Col dell’Orso, M. Spinoncia, Col Caprile, M. Asolone.
Nonostante la nostra strenua resistenza, il nemico riesce a strapparci il Valderoa e l’Asolone, giungendo ad affacciarsi sulla piana di Bassano. Ma gli ulteriori attacchi sono ovunque respinti ed il 21 dicembre il nemico desiste da ogni ulteriore tentativo.
La battaglia d’arresto è così vinta.
LA BATTAGLIA DIFENSIVA
Durante la stasi invernale, la nostra organizzazione difensiva venne rafforzata con lavori in roccia, trinceramenti, postazioni e reticolati, in previsione di altri e più massicci attacchi.
La nostra sistemazione sul Grappa era assai difficile perché eravamo ormai ridotti alle ultime propaggini montane verso la pianura, tanto che il Gen. Conrad definì la nostra condizione: “quella di un naufrago aggrappato ad una tavola di salvataggio, per cui sarebbe bastato mozzargli le dita per vederlo annegare”.
Ma doveva fare i conti con la tenacia e il valore dei nostri soldati.
Venne aperta nella viva roccia, al di sotto della cima del massiccio, la famosa galleria Vittorio Emanuele III.
L’opera – vero capolavoro d’ingegneria militare – fu dotata di formidabili postazioni di artiglieria in caverna e di sbocchi offensivi per i contrattacchi.
Il piano nemico prevedeva di sferrare con una armata – la 11a – l’attacco principale dagli Altopiani e dal Grappa per giungere, attraverso la piana di Vicenza, alle spalle delle nostre difese sul Piave che la 5 e 6 Armata austro – ungarica avrebbero attaccato frontalmente.
La grande battaglia, dall’Astico al mare, che prese poi il nome di Battaglia del Solstizio, si accese nella notte del 15 giugno 1918. Fu improvvisa ma non inattesa dal nostro Comando Supremo che, avuto sentore delle intenzioni del nemico, riuscì a far scatenare un potente tiro di contropreparazione quasi contemporaneamente a quello di preparazione delle artiglierie nemiche, riducendone sensibilmente gli effetti distruttivi. Sul Grappa, nell’attacco che ne seguì, gli austriaci, protetti da una fitta nebbia, riuscirono ad irrompere nelle nostre prime linee del IX C. A. e raggiungere Col del Moins e Col Moschin, spingendo pattuglie fino al Ponte San Lorenzo.
Anche al centro, nel settore del VI C.A., il nemico attacca direttamente Cima Grappa da più direzioni; a destra, nel settore del XVIII Corpo, dopo ripetuti attacchi e contrattacchi, riesce ad affermarsi sulla linea Solarolo – Valderoa.
Ma la sua irruenza viene subito bloccata e nella giornata successiva, il 16 giugno, i nostri irresistibili contrattacchi riescono a ricacciare il nemico da quasi tutte le posizioni conquistate.
Sul basamento della colonna romana collocata a Ponte San Lorenzo, la nostra vittoriosa reazione è ricordata dall’epigrafe: “Qui giunse il nemico e fu respinto per sempre il 15 giugno 1918”.
Il Comando Supremo, nel citare all’ordine del giorno l’eroico comportamento dell’Armata del Grappa, così dice nel bollettino di guerra del 18 giugno: “ciascun sodato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla Patria”.
Le 640 medaglie al valor militare concesse per quella battaglia, di cui 486 a sodati, ne sono la luminosa dimostrazione. La vittoriosa conclusione della battaglia difensiva ebbe un effetto determinante per l’esito della dura guerra contro l’Impero austro – ungarico.
LA BATTAGLIA OFFENSIVA
Il compito affidato all’Armata del Grappa era quello d’irrompere nel solco feltrino per facilitare l’azione dei rottura delle Armate 8 e 10 dal Piave verso Vittorio Veneto.
All’alba del 24 ottobre 1918 venne accesa – questa volta per nostra iniziativa – la terza battaglia del Grappa. La battaglia, preceduta dal violento tiro di preparazione della nostra artiglieria, si sviluppa sull’Asolone, Cima Pertica, Osteria del Forcelletto, Prassolan e Valderoa, dove d’impeto vennero raggiunti importanti successi, nonostante la tenace difesa ed i ripetuti contrattacchi mossi dal nemico il 27 e 28 ottobre, contro il Pertica ed il Valderoa.
Il 29 ottobre la 4 Armata, in concomitanza della grande battaglia offensiva del Piave, balza in avanti in tutti i settori, irrompe come una valanga sul nemico e ne travolge ogni residua resistenza.
Alle ore 15 del 3 novembre (ora dell’armistizio) l’Armata raggiunge la linea Borgo in Val Sugana – Fiera di Primiero in Val Cismon.
La battaglia è vinta! L’Armata del Grappa ha ben assolto il compito che la Patria aveva ad essa affidato
Fonte http://www.montegrappa.org/home_page_ita/home_page_ita.php
https://itineraritrekking.com/sacrari-militari-1915-18/sacrario-del-monte-grappa/
Proseguiamo con la seconda parte del percorso da compiere in due giorni , dopo aver salito fino al rifugio Lancia dal Passo della Borcola , transitando per quella che fu la prima linea austroungarica , dopo aver pernottato al rifugio Lancia si parte la mattina salendo sul monte Testo e poi si sale il col Santo per rientrare all’ora di pranzo sul Rifugio Lancia , per poi scendere l’impegnativa Val Gulva , zona molto provata dalla tempesta vaja , in alternativa si può scendere dal 148 Passo Lucco . Un ringraziamento al mio amico Giancarlo Andolfatto .Buon Cammino
Un nuovo articolo del mio amico Giancarlo Andolfatto su una via poco conosciuta per salire al rifugio Lancia dal Passo della Borcola , da compiere in tutta calma in due giorni , per poter ammirare e gustare il fantastico itinerario che sale verso Malga Costa . Per quanto riguarderà il rientro attendete il prossimo articolo . Buon Cammino
Giulio Nicetto Accompagnatore Media Montagna Collegio Guide Alpine Veneto
A far data dal 14 novembre 2018 ho deciso di dedicarmi a questa bellissima professione come unico lavoro.
Ho quindi lasciato la realtà aziendale che occupavo da quasi 10 anni per intraprendere il lavoro di guida a tempo pieno.
Non una decisione facile ma sentita: un seme che dapprima è germogliato e poi sbocciato in questo “cambio vita“.
Ora mi dedico con ancora più dedizione a far scoprire la montagna e le sue particolarità a tutte quelle persone che si affidano a me per passare una bella giornata spensierata in totale sicurezza.
Le vere esperienze uniche sono quelle che ti pongono
a contatto con la natura “senza filtri”.
Bellezza, originalità e profondo contatto con la natura
La montagna può essere vissuta in molti modi.
Sta a te scegliere quello che più ti piace.
Lasceremo tutto alle spalle per godere appieno della natura.
Tempesta Vaia 29 ottobre 2018
29 ottobre 2018 imperversa il maltempo sull’altopiano , la tempesta Vaia con le sue raffiche di vento a circa 170 km/h e piogge torrenziali , sul Passo Vezzena una strage di alberi ha bloccato la strada principale dove alcune auto sono rimaste bloccate, i Vigili del Fuoco hanno impiegato più di 10 ore per riuscire a sbloccare le auto e permettere ai proprietari di riprendersele . La piana di Marcesina ne esce devastata , nemmeno la guerra aveva distrutto cosi tanto.
Marcesina , questo luogo magico , un pezzo di terra fatto di pascoli , circondato da boschi di abeti giovani , un posto pieno di storia , il sentiero dei cippi lo attraversa nella sua lunghezza a partire dall’Anepoz cippo numero 1 che riporta gli stemmi dell’imperatrice d’Austria e del doge di Venezia , affacciato sulle strapiombanti pareti della Valsugana . Descrivere quello che e accaduto su questo luogo e difficile , molti ettari di bosco sono stati abbattuti , la furia del vento ha sradicato gli alberi come fossero fiammiferi incastrandoli come grossi pezzi di quel famoso gioco conosciuto come Shangai , lo spettacolo e raccapricciante , alberi abbattuti dovunque. Ora passato quasi un anno da questa immane tragedia che ha portato via pezzi di quel polmone , ci rimane vuoto e desolazione , sulla strada che percorre la piana nella sua lunghezza ci sono cataste di alberi pronti per essere trasportati per essere rilavorati ,recuperati ed usati in qualche modo perche non marciscano sotto le intemperie , e non si ammalino infettando anche gli altri alberi vivi. Numerose macchine che macinano i resti delle piante sminuzzandole a piccoli pezzi che poi lasciati sul campo provvederanno a concimare il terreno
Tanto c’e ancora da fare e l’inverno e alle porte , ci vorranno anni per poter sistemare questa devastazione frutto dei cambiamenti climatici .
Per approfondimenti : http://www.iluoghidirigonistern.it/
Questo anello molto tecnico, non è alla portata di tutti richiede un impegno non indifferente , ma permette una visione panoramica del Pasubio unica , con continui cambi di visuale e prospettiva . Questo anello e suddiviso in due giorni per dare all’escursionista il tempo di comprendere e apprezzare la grandezza di questo luogo sacro . Luciano
1° Tappa colore Rosso : Passo della Borcola – Malga Costa – Sogli Bianchi – Selletta del Groviglio – Selletta Roite – Bocchetta delle corde – Rifugio Lancia
Sentieri usati : 147 , 147A , 120 , 105 , 102
Superato l’abitato di Arsiero e raggiunto quello di Posina si sale fino al Passo della Borcola , raggiunto il Passo sulla sinistra si imbocca il sentiero che nelle prima parte sale sul bosco di conifere e faggi , per poi uscire nella parte più alta nel tratto prativo vicino ai Ruderi di malga Costa , il sentiero 147 prosegue a destra , ma noi imboccheremo quello a sinistra che sale sui Sogli Bianchi e sul crinale dove si trova la prima linea austroungarica , continuando poi su quel crinale fortificato fino ad arrivare alla selletta del Groviglio , nella zona delle Sette croci mentre la linea prosegue fino al Dente Austriaco . Si sale sulla destra attraverso il 120 passando su un pianoro situato sopra dove e posizionata la centrale elettrica austroungarica ben nascosta , si sale ancora attraverso un piccolo sentiero di arroccamento ormai in disuso che si ricongiunge al 105 (che passa sotto il sentiero di arroccamento originale ) sulla selletta dei Roite e poi attraversa sul versante opposto fino a raggiungere bocchetta delle corde , entrando cosi sull’Alpe delle Pozze e attraverso il 102 si arriva al rifugio Lancia . Questo itinerario e molto bello poco difficile ma un po scomodo per chi viene da lontano , nella parte alta sulla prima linea si notano i trinceramenti e postazioni di tiro con cemento armato e si sale sulla dorsale piena di manufatti del periodo bellico , i cambiamenti di visuale e di panorami rendono questo itinerario unico e fantastico salendo poi sulla selletta del roite ci si sposta sul versante opposto , dove si vedono in lontananza i roccioni della lora , i Sogi , il monte corno Battisti ed una visione totale dell’alpe di Cosmagnon con le due malghe , per poi raggiungere la bocchetta delle corde , con uno sguardo alla vastità della val di Foxi. per poi attravero un boschetto di larici raggiungere il rifugio Lancia e godersi il meritato riposo , uno sguardo al tramonto salendo verso l’alpe Alba per completare questa giornata .
2° Tappa colore Arancio : Rifugio Lancia – Monte Testo – Stol dell’Acqua – Col Santino – Sella dei Colsanti – Rifugio Lancia – Sella delle Pozze – Sorgente – Val Gulva – Malga Borcola
Sentieri usati : 102A , 102B , 105 , 120 , 131A – 131 – 120 – 133 – 147 – 148
Dopo una bella colazione al rifugio Lancia si imbocca il 102A che sale sul monte Testo , che al vedere sembra non ci sia niente di eccezionale , è invece un caposaldo molto importante , con molte postazioni in caverna a sorvegliare la val Foxi e la sommità dei denti , dopo aver visitato i numerosi cunicoli , si scende dal 102A fino a imboccare il 102B in mezzo ad un boschetto che condurrà al pianoro di bocchetta delle corde , si scende dal 105 fino a raggiungere la mulattiera che sale a sella delle pozze , contrassegnata dal 120 , giunti ad un certo punto al Stol dell’acqua si nota il bivio che sale sul Col santino 131A molto bello che sale con leggera e costante pendenza fino a superare le roccette e raggiungere la cima , si discende poi fino alla sella dei Col santi e attraverso il 131 ridiscendere al Rifugio Lancia , dove si può gustare un buon pasto per poi ripartire attraverso la mulattiera 120 fino a selle delle Pozze ed imboccare il 133 della Val Zuccaria , entrando poi nel 147 salendo leggermente per poi ridiscendere alla località sorgente , dove si prenderà l’avvallamento davanti entrando così nella selvaggia Val Gulva , molto ostica , dopo la tempesta Vaja , che richiede molta attenzione e prudenza ma che va a completare questo bellissimo anello , molto ben segnalata , si scende fino a raggiungere la Malga Gulva , da li dopo avere imboccato il 148 che da Passo Lucco sale fino a Malga Borcola , in un fantastico sentiero con ponticelli e steccati in legno , raggiunta la Malga non resta altro che prendere l’auto per rientrare , chiudendo questo bellissimo ed impegnativo anello che permette di esplorare nuove zone e selvagge valli .
ATTENZIONE CHE LA VAL GULVA , NON E UNA COSA QUALSIASI E UNA VALLE MOLTO SELVAGGIA E COLPITA IN PARTE DALLA TEMPESTA VAIA , ANCHE SE IL PROBLEMA E SOPRATUTTO NELLA STRADINA FORESTALE E IN ALCUNI ALBERI ABBATTUTI LUNGO LA DISCESA. RIMANE COMUNQUE PRATICABILE.