Dopo aver raggiunto il centro di Zoldo , si lascia l’auto e si prosegue verso la sinistra della valle , prendendo il 531 dalla Località Baron . Se non si trova posto in centro a poche centinaia di metri c’è il Palazzetto con un ampio posteggio. Oppure lasciare l’auto presso il Campeggio Le Bocolè situato prima della galleria che porta poi a Forno di Zoldo , vicino al locale L’Insonnia .
Descrizione
Percorso non tanto tecnico , ma che richiede un impegno fisico che non è certo uno scherzo , alcuni tratti sono molto ripidi ed altri esposti , ma ciò che si porta a casa da questo itinerario che fa parte dell’anello Zoldano è veramente qualcosa di incredibile ed unico , come del resto sono le emozioni che regala la val Zoldana , il sentiero 531 porta fino al rifugio Sommariva Prampèret 1857 m , ma noi devieremo imboccando poi il 532 , si sale dapprima in un boschetto molto bello mentre a nord si osserva la fantastica Val Zoldana e il torrente Maè , mentre superando una piccola cascatina la salita si fà più severa e ripida , in pochi minuti si salgono 100 metri di dislivello raggiungendo un primo bivio Ru della Doà 910 m , e la variante che arriva dalla Località Baron , raggiungendo una panchina in una parte abbastanza esposta e sotto la visione del Caregon ovvero del Monte Pelmo , lo scenario e mozzafiato si supererà una passerella in legno e si rientra poi in un tratto boschivo fino alla Casera Col Marsanch 1290 m, si prosegue a salire circa altri 20 minuti fino a raggiungere il bivio con il 532 , che una volta raggiunto avremo più chiara la notevole distanza che ci vuole per raggiungere sia una che l’altra meta , sul 531 ci vogliono 4h30 per arrivare al Rifugio Sommariva Pramperèt 1857 m, e ancora ben 3h30 per il Rifugio Angelini attraverso il 532 , imbocchiamo il nostro sentiero , sale un pò tranquillo per qualche tratto , ma appena usciti dal boschetto ci farà vedere la forcella che dovremmo raggiungere su uno stretto vallone che porterà a breve a quota 1870 circa , per poi affrontare un tratto pianeggiante tra i mughi e portarci in una posizione in cui la vista dei ghiaioni che scendono al fondovalle è quasi impressionante (completato il giro potremmo vedere dal fondo dove siamo passati ) ,passeremo sotto la Forcella di Col Pelos , fino a raggiungere la quota 1900 , dove incroceremo il bivio per la via 533 che attraversa lo Spiz di mezzo , lo Spiz Nord , lo Spiz Nord Ovest e lo Spiz Nord Est , rientrando poi nel 532 , ma il nostro percorso ricomincia a salire tutto sassoso e passa per il belvedere di Mezzodì a quota 1964 m , ancora pochi metri un parte attrezzati anche se non difficoltosi , ma in ogni caso evitabili passando per un altra variante del Belvedere che porterà sempre Sora l’sass de Mezzodì , mentre il tratto attrezzato passerà prima sul Giaron dantre Spiz 1800 m , scenderemo poi in circa 20 minuti raggiungendo così il Fantastico Rifugio Sora l’Sass a 1588 m , un luogo fiabesco ed incredibile .
Ritorno
Il ritorno può essere fatto sia dal sentiero 534 che scende direttamente a Forni di Zoldo in località Baron , oppure per chi ha più tempo e le gambe lo permettono sempre dal 534 però imboccando il sentiero che sale verso il tratto attrezzato che porterà al Pian De La Fopa a 1100 m e discenderemo poi nella valle Prampèrt fino a Forno di Zoldo.
Itinerario :Forno di zoldo-Rifugio Sora l’Sass-Rifugio Pramperet-Passo Duran
Tipo di terreno : sentiero e mulattiera, sterrato circa 34 Km
Tempo di percorrenza del sentiero : 11h00
Sentieri usati : 534 – 523 – 543 – 536 – 524
Dislivello totale : 2004 m
Quota massima raggiunta : 1996 m
Come raggiungere
Dopo aver raggiunto il centro di Zoldo , si lascia l’auto e si prosegue verso la sinistra della valle. Se non si trova posto in centro a poche centinaia di metri c’è il Palazzetto con un ampio posteggio.
Descrizione
Questo percorso non presenta difficoltà tecniche , se non nella parte attrezzata che scende dal Rifugio Angelini Sora l’Sass e per la sua lunghezza , dal centro del paese sulla sinistra verso località Baron , si imbocca il 534 per il Rifugio Sora l’Sass , molto bello che sale su un bosco quasi incantato e poco ripido , si raggiunge poi il tratto prativo di Casera de Mezzodì 1349 m , si rientra nel bosco e si sale fino a raggiungere un tratto più ripido e entrare su quel pianoro dove alla fine del boschetto si incontrerà il Rifugio Angelini Sora l’Sass 1588 m , poi proseguendo per il 534 si passa sotto le creste dello Spiz Nord-Ovest e lo Spiz Nord-Est , ed entrare nella parte più difficile del nostro percorso una discesa su un canale fluviale stretto di alcune centinaia di metri , con corda in acciaio , anche se rimane un sentiero che scende a zig zag , qui bisogna prestare molta attenzione , si scende così nel vallone della Val Prampèrt , sul Pian della Fopa, a circa 1100 m , si attraversa il torrente e lo si risale attraverso il segnavia 523 fino a raggiungere la Malga Prampèrt 1540 m passando per dei pascoli molto belli e con alcune sculture in legno del Pian dei Palui , superata la malga e tenendosi sul sentiero 523 si raggiunge il Pian della Vedova e poi il Rifugio Sommariva Pramperèt 1857 m sotto la cima del Monte Pramper , da li si proseguirà con il sentiero 543 che sale dapprima a Forcella del Moschesin 1940 m , dove è presente una piccola caserma del periodo 1915-18 per poi proseguire sotto il gruppo del Tamer passando per malga Moschesin e poi salire attraverso i ghiaioni fino a Forcella Dagarei 1620 m , e scendere fino alla strada che porterà al Rifugio Tomè e al San Sebastiano del Passo Duran , da li si prenderà il 536 fino a raggiungere il bivio con il Bivacco Angelini , poco sotto la forcella de la Càure si scenderà per la Val Barance fino a raggiungere il laghetto Al Vach poi si imboccherà il 524 fino a Casera del Pian entrando così su una stradina sterrata , passando la Val De la Malisia e poi il Campeggio dei Padri Giuseppini di Montecchio Maggiore, raggiungerà poi a breve la località Pralongo , e scendendo un pò più in basso Forno di Zoldo .
Definire il sentiero Ivano Di Bona , attrezzato o ferrata è un eufemismo , difficoltà alpinistiche di questo sentiero vanno oltre la semplice via attrezzata , vero che i pezzi attrezzati non sono un gran ché difficoltosi , ma la lunghezza e l’avvicinamento a questa via va ben oltre sempre se la si vuole completare un tutta la sua lunghezza…ma in questo ambiente severo è nel silenzio più assoluto , pregno di storia e di fatti bellici che il montanaro trova il suo ambiente naturale , e percorrere l’itinerario in tutta la sua lunghezza diventa qualcosa di ardito , più di 20 km 1600 metri di dislivello sulle tracce della storia… per non dimenticare e per far sapere… Luciano
Tempo di percorrenza dell’anello : 10h00
Distanza Percorsa : 20km
Dislivello totale: 1600 m
Quota massima raggiunta: 3008 m
Come Raggiungere
Si sale fino al Passo Tre Croci situato sopra a Cortina D’Ampezzo (attenzione se si parte dal Passo bisogna tener conto di più di un ora per raggiungere il rifugio ) si raggiunge il rifugio Son Forca a 2235 m , si può usare anche la seggiovia di Rio Gere , purtroppo il punto migliore per partire con questo itinerario sarebbe il Rifugio o Bivacco Lorenzi 2932 m raggiungibile con l’impianto però dismesso e quindi non più utilizzabile , il consiglio è quello di dormire al son Forca .
Descrizione
Dopo aver dormito al Rifugio Son Forca 2235 m, si prende il canalone che sale sulla forcella Son Stounies , ascesa difficile su terreno detritico dove non è più possibile usare la seggiovia dismessa da tempo che ti farebbe guadagnare la quota di partenza più agevolmente, anche il rifugio Lorenzi è dismesso , rimane solo un bivacco di emergenza , raggiunto il rifugio sulla forcella a destra inizia la ferrata Bianchi che porta sul Cristallo di Mezzo a 3154 m ( se si vuole percorrere anche questa insieme all’altra bisognerà aggiungerci circa 2h rendendo ancora più difficoltoso l’itinerario ) , si prosegue a sinistra raggirando la stazione di controllo dell’ex-seggiovia salendo su scale in ferro che danno l’accesso ad un scala dritta che ti porterà sulle prime cengie esposte e poi attraverso una galleria uscire su alcuni passaggi con corda in acciaio incontrando le prime postazioni di ricovero e baracche , fino a raggiungere poi la famosa passerella che ti permetterà di superare un grosso avvallamento ( che è stata fatta saltare nel famoso film di Cliffhanger ) seguita subito da una ritta scala , qui raggiunta la cresta si potranno ammirare scenari incredibili , ora il sentiero prosegue con corda in acciaio proprio sulla cresta , con difficoltà quasi irrisorie , fino a raggiungere prima il bivio con il Cristallino di Mezzo 3008 m , per poi proseguire verso la cresta Bianca 2932 m , da li si scende passando per alcuni ricoveri a forcella Granda , dove troveremo prima postazioni di osservazione e tiro , poi alcune baracche di Ricovero , si scenderà poi ancora mantenendo la creste a sinistra raggiungendo il Bivacco Buffa Da Perero sulla forcella Padeon a 2700 m , dedicato al Col. Carlo Buffa da Perero al comando del Battaglione Cadore il 7°Alpini , bivacco ricostruito nel 1972 ad opera della Compagnia Genio pionieri Cadore ( la mia compagnia quando ho fatto il militare nel 1986 ) ristrutturato dopo il crollo dagli alpini del 6°reggimento al comando del Col. Italo Spini , ammirando lo scenario lunare del Graon del Forame . Si prosegue risalendo raggirando il fianco e proseguire verso la Cima Padeon 2862 m , per poi proseguire sotto la cresta nel versante di Cortina verso il Vecio del Forame , si continua trasversalmente fino ad una forcella situata sopra il Forame de Inze , da lì si scende di quota notevolmente fino su ghiaione detritico fino ad incontrare il bivio che divide in due la via per chi a corto di forze e di tempo volesse rientrare fino al rifugio Son Forca 2235 m, e poi ridiscendere al Passo Tre Croci 1803 m. Mentre per chi volesse continuare si prosegue sulla destra raggirando il crinale roccioso e riprendendo poi quota verso il Monte Zurlon dove incontreremo ancora altre numerose postazioni e Baracche con ancora i muri esterni in buone condizioni , si continua per le ultime fortificazioni sopra il Forame de Inze , fino a raggiungere il punto di discesa verso il rifugio Ospitale , passando per il Col dei Stombe e raggiungendo in fondo la ciclabile ovvero il Sentiero n° 203 della Val padeon che ci porterà a salire gradualmente fino al lago artificiale (che alimenta i cannoni della pista da sci ) ed infine al passo son Forcia 2109 m , dove da li attraverso il sentiero rientreremo al Passo Tre Croci dove avevamo lasciato l’auto il giorno prima , questa escursione è completa , farla in un giorno senza il rifugio Lorenzi od il Rifugio Son Forca e come descritto qui senza l’ausilio della seggiovia ( che ti fa risparmiare forze , ma sicuramente non ti permette la partenza all’alba ) in questi casi l’itinerario risulta molto impegnativo , anche facendone metà .
Cenni storici
Scrivere qualcosa sul gruppo del Cristallo potrebbe apparire cosa semplice , guardandolo da sotto , ma sono tanti gli episodi che hanno infiammato questo monte .
Alle 23 del 19 ottobre del 1915 le due compagnie di alpini con il maggiore buffa da Perero in testa varcano da forcelle grande e raggiungono sui ghiacciai un plotone di sciatori che le ha preceduti di poco. Gli alpini hanno raggiunto la cresta di Costabella e procedono in fila indiana lungo la sottile cresta il primo è alpino scorge d’improvviso davanti attraverso uno squarcio della nebbia una cinquantina di metri a distanza un’austriaco di vedetta, il primo sparo gli alpini prendono immediatamente posizione sulla cresta formandosi un parapetto con la neve e il combattimento comincia e artiglieri di forcella grande vendono finalmente i bersagli e possono entrare in azione ma gli austriaci sono fortemente trincerati e fortemente appoggiati dall’artiglieria , gli alpini sulla cresta invece sono scoperte in posizione tale da non potersi spostare e da non poter eseguire alcun tiro efficace sul nemico, sparano con i fucili e con le mitragliatrici sul circo dove l’altra compagnia compagnia ha superato i reticolato tagliati nella notte dal plotone di sciatori e ha raggiunto le trincee di val Prà del vecio , ma il movimento è arrestato da fuochi incrociati di mitragliatrici appostate presso il Torrione del forame di fuori a 2455 sulle spalle occidentale della cresta di Costabella
Nella notte del 20, mentre gli alpini sostano sulla cresta di Costabella e sotto il ghiacciaio di a cresta bianca due squadre raggiungono di il pezzo da 70 appostato in un ripiano di roccia poco a nord della forcella Padeon alle 3 partono dal pezzo e si calano nel circo per un canalone di neve poi rasentando lungamente la base delle rocce del vecchio del forame raggiungono un masso sul crinale che dalla lastronata del vecchio scende a forcella verde, il piccolo posto austriaco è 50 m più in là, sta sorgendo l’alba, un tascapane carico di bombe sfugge dalle mani di un alpino. E allarme. Una nutrita scarica di fucilate investe immediatamente il gruppo più avanzato e uccide una decina di alpini tutti gli altri del gruppo di testa più o meno gravemente feriti vengono fatti prigionieri, uno soltanto riesce a sfuggire.
Arriva un fonogramma, molto energico che incita ad avanzare. Il maggiore Buffa Da Perero che comanda le attacco, raccoglie attorno a sé al riparo di un masso i pochi ufficiali superstiti e comincia il fonogramma : un fremito occorre per le vene di tutti. Letto il fonogramma, il maggiore, ritto, calmo, scandendo le parole, aggiunge :
signori ufficiali, andiamo alla morte facciamo vedere come sanno morire gli alpini
L’attacco immediatamente ripreso, generale, risoluto. Due ufficiali danno il grido e si lanciano contro i reticolati virgola in testa ai loro plotoni. Cadde l’uno con il cranio fracassato da una bomba a mano, l’altro colpito da una pallottola in fronte: e morti, rotolano l’uno e l’altro per la neve del lungo, ripido declivio fin giù in fondo al circo, ad impigliarsi nei reticolati nemici. Viene tentato ancora un estremo sforzo con un’altra squadra. Il caporale che la segue grida :
“fioi, avanti, per l’onor del bataion; chi che torna indrio lo copo mi !”
Una pallottola immediatamente fulmina l’uomo che ha lanciato quel grido. Il comandante della compagnia ferito due volte . Il maggiore, barcollante, arso dalla febbre per infezione di una ferita riportata il giorno prima, viene ferito ancora: una pallottola di fucile ed attraversa della spalla. Chi assiste da forcella grande vede sulla cresta tagliente profilarsi degli alpini che avanzano uno dietro all’altro; e vede la fila diradarsi sempre di più, mentre molti feriti rotolano giù per il declivio di neve, ma non un alpino indietreggia, non uno esita ed ognuno avanza ed è ucciso o ferito. Mentre si combatte lassù ad altezze sovrane , 1500 m più sotto nella piana boscosa di Rufreddo fanti e bersaglieri, partiti del col de strombi, tentano invano di conquistare il costone nord ovest del forame. Combattono accanitamente , sanguinosamente , per sei giorni ma sono costretti a ritirarsi sulle posizioni di partenza , per il fuoco micidiale di fronte, i contrattacchi violenti, per resistenza degli articolati di ferro cementati, disposti su tre ordini estesissimi, con campanelli di allarme e buchi e fosse celate tra i mughi, e per il fuoco laterale di “cecchini” annidati tra i mughi e dirupi della Croda dell’Ancona . Lassù, in ogni cresta in ogni forcella in ogni anfratto di Croda, laggiù, tra l’intrico dei mughi e delle boscaglie di abeti, vi sono uomini in armi e in agguato. Gli uni coadiuvano gli altri nell’azione concordemente diretta da un fine comune. Quelli e questi ugualmente ammirabili e pur quanto diversi.
Carlo Buffa Da Perero
Voglio spendere due parole sul personaggio , che per chi ha fatto l’alpino magari ricorda , ma per tanti è semplicemente uno qualsiasi , ma vale la pena di ricordare :
Nacque a Torino il 20 dicembre 1867 e morì in combattimento nei pressi di Castagnevizza il 5 novembre 1916. Nato da nobile famiglia piemontese, studiò nel Collegio Militare di Milano e, passato alla Scuola Militare di Modena nell’ottobre 1885, due anni dopo ne uscì sottotenente di fanteria assegnato al 50° reggimento, fu inviato, nel 1890, in Africa e promosso tenente rimpatriò nel 1892. Nel gennaio 1896 passò negli alpini, assegnato al 4° reggimento, e nel 1903, con la promozione a capitano, fu trasferito al 2° alpini. Nell’aprile 1914 fu in Tripolitania col battaglione Fenestrelle del 3° alpini ed ebbe un encomio solenne pel fatto d’arme di Chaulam. Rientrato in Italia nell’agosto dello stesso anno e promosso maggiore nel febbraio 1915, fu mobilitato nel maggio per la dichiarazione di guerra all’Austria. Al comando del battaglione Cadore del 7° alpini, meritò una medaglia d’argento al v. m. nelle operazioni per la conquista del Monte Cristallo ove si condusse brillantemente, benché due volte ferito. Ritornato al fronte dopo le cure in ospedale, con la promozione a tenente colonnello, nell’agosto 1916, assunse il comando del 138° reggimento fanteria della brigata Barletta con il quale raggiunse la zona carsica, nell’imminenza dell’offensiva autunnale. Ricevuto l’ordine di attaccare le posizioni austriache nella zona di Castagnevizza, il 1° novembre 1916, guidando personalmente i suoi battaglioni, superò di slancio la prima linea nemica e con un secondo balzo portò il reggimento fin sulla seconda linea, incalzando l’avversario e catturando numerosi prigionieri. Ripresa la marcia in avanti e quando già gli obiettivi fissati dal comando della Divisione erano stati raggiunti, una granata nemica lo colpì in pieno, troncando la nobile vita.
Motivazione della medaglia d’argento al valor militare :
“Avendo fatto tentare successivamente l’assalto di una trincea nemica, lungo una sottile e difficile cresta di ghiaccio, da due squadre comandate da ufficiali, delle quali tutti i componenti rimasero morti o feriti, si poneva egli stesso alla testa della terza squadra e si slanciava all’assalto riportando due ferite. Monte Cristallo, 21 ottobre 1915”
Alla sua memoria fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Alla testa del suo reggimento, con sereno sprezzo del pericolo, lo condusse alla conquista di una forte e contrastata posizione nemica. Superatala, con meraviglioso ardimento e mirabile slancio, sempre in prima linea, proseguì nell’azione, inseguendo il nemico, frustrandone ogni tentativo di resistenza e spingendosi fino alla linea più avanzata del campo di battaglia. Ivi, con insuperabile serenità ed incrollabile fermezza, per una intera notte e fino al mezzogiorno dell’indomani, seppe col suo valoroso reggimento resistere agli accaniti contrattacchi dell’avversario ed alle sue ripetute minacce di avvolgimento, assicurando così la completa, brillantissima vittoria conseguita dai nostri nel pomeriggio dello stesso giorno. Sulla stessa linea più avanzata, trovò morte gloriosa, mentre si studiava di affermare la vittoria col consolidamento delle posizioni conquistate. Locvizza, Kastanjevizza, 1 -4 novembre 1916.”
Fonte : La guerra in Ampezzo e Cadore- Antonio Berti -Mursia
La leggenda dell’umile Pastore e la Principessa
La leggenda narra che, tanti anni or sono, sul monte Cristallo si ergesse un castello. E fosse abitato da un’incantevole principessa: ovviamente la sua bellezza non passava inosservata agli occhi dei pretendenti. Ma lei non cedeva alle lusinghe dei corteggiatori. La ragazza era assai furba: per rapirle il cuore, avrebbero dovuto raccontarle una storia che la riguardasse. I giovani aguzzavano la fantasia, ma si perdevano nel racconto, distratti dalla bellezza e dagli occhi cristallini della principessa. Inoltre non riuscivano mai a superare le domande trabocchetto del ciambellano di corte. Un giorno, però, la fanciulla udì un canto melodioso, accompagnato da parole che la colpirono dritta al cuore. Subito volle sapere chi si nascondeva dietro quelle parole: era Bertoldo, un giovane pastore follemente innamorato di lei. Più volte aveva provato a entrare a corte per cantare la sua storia d’amore, ma fu sempre cacciato, essendo considerato di basso rango. Tuttavia, la fanciulla volle incontrarlo a tutti i costi: Bertoldo accolse con gioia la possibilità. E raccontò la sua storia, legata alla Terra dei Beati, dove prima di scendere nella terra, lei era una bellissima regina, lui un umile pastore che cantava dal giardino per renderla felice. Un giorno, un angelo con il compito di portare entrambi sulla Terra chiese al pastore quale fosse il suo desiderio. E lui lo espresse in un orecchio di modo che nessuno potesse sentirlo. Arrivati sulla Terra, il desiderio venne esaudito. Incuriosita, la principessa chiese quale fosse il volere di questo pastore. E Bertoldo le rispose: «Il desiderio di poter continuare a vedere occhi celestiali e cristallini come i tuoi». La principessa rimase folgorata e se ne innamorò. Ancor oggi, il nome di Bertoldo è legato al monte Cristallo, che gli ampezzani chiamano “Croda de Bertoldo”. Francesca Mussoi
Si prende il sentiero dei grandi alberi dalla Conca d’Oro , Pizzegoro, proseguendo per la località Casare Asnicar , fino a raggiungere il Linte (tiglio) delle Montagnole , pianta secolare presso la Malga Sebe da qui parte il Vallone .
Descrizione
Il percorso non è certamente per tutti , sconsigliato in discesa anche se fattibile per chi ha un ottima conoscenza di se stessi , gambe e materiali buoni , la pendenza non è eccessivamente difficile essendo un Vajo che porta da Malga Sebe , fino sulla cima al Passo della Porta sul sentiero 202 proveniente da Campodalbero e che va verso Campetto , la salita prosegue in una carrareccia che porta presso l’anello e Malga Anghebe , poi si prende a sinistra addentrandosi nel tratto boschivo , alternando così con tratti detritici e altri prativi con un bosco giovane , si continua a salire anche con tratti di un certo impegno dove il terreno diventerà sempre più detritico ed instabile , fino a raggiungere quasi la forcella in cui il terreno sarà ripido è prativo , molto pericoloso nelle giornate piovose , raggiunta la forcella sia scende per alcune decine di metri , fino a raggiungere la carrareccia che porta fino al Passo della Porta .
Questo itinerario non esiste in nessuna mappa, è un vajo e quindi non un sentiero per tutti . E’ ben segnalato da colore rosso ed è stato segnato da un ricercatore di nuovi sentieri che purtroppo ora mi sfugge il suo nome.
Tempo di percorrenza: 1h30avvicinamento circa 3h30tempo totale circa 8h
Dislivello totale: 300 m dislivello totale 1368
Quota massima raggiunta: 2936 m
Come Raggiungere
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 , per salire a questo rifugio anzichè entrare nella Valle di Auronzo di Cadore si prosegue sulla statale 52 Carnica superando Dosoledo e l’abitato di Comelico con l’omonima sky area mentre poi s’imbocca la val grande , si prosegue fino a raggiungere la casa soggiorno Don Bosco Alce Rossa , proseguendo poi si raggiungerà il rifugio Selvapiana Lunelli 1568 m , da cui si partirà a piedi per raggiungere prima il rifugio Antonio berti e poi il vallone che salirà fino all’attacco della via .
Descrizione
La via ferrata è impegnativa per alcuni suoi passaggi di braccia e soprattutto per la distanza di avvicinamento, circa 3h30 dal rifugio Lunelli 1568 , attraverso il segnavia 101 si sale fino al rifugio Antonio Berti 1950 m per poi attraverso sempre il 101 saliri verso il passo della Sentinella 2717 m , punto d’incontro con la via attrezzata che porta a forcella Undici 2400 m provenendo dalla strada degli alpini o cengia della salvezza . Ma non è la via che ci interessa ora saliamo il Vallon del Popèra dove sulla sinistra potremmo scorgerne la cima a 3046 m , si prosegue tenendo sempre sulla sinistra dapprima la Cresta Zsigmondy 2998 m e la Cima Undici 3092 m , ma continuiamo sul canalino che si ‘è molto ristretto e sale più ripido con un piccolo ghiacciaio sulla sinistra , superando così prima la via della discesa della ferrata Zandonella, raggiungeremo poi l’attacco posto più in alto , sotto questo fantastico gruppo roccioso che è la Croda Rossa di Sesto , si arriva all’attacco , la via nn sarebbe molto difficile se non in alcuni punti in cui la forza e la ricerca di appigli è fondamentale , ma in tutto questo bisogna tenere conto delle 3h30 di avvicinamento alcuni passaggi molto panoramici e con postazioni belliche in cemento rendono questo itinerario un passo nella storia , una breccia su quei sacrifici e sangue versato inutilmente per un ideale di libertà di cui noi dovremmo avere rispetto , si sale fino a raggiungere la croce a quota 2936 m , mentre dietro si può notare la cima ancora più alta della Croda Rossa di sesto a 2965 m . Conquistata la cima ci sono 2 vie per scendere :
La prima la più lunga , quella che attraverso il Prater ed il Wurzbach porta al bivio con il Castelliere ed il sentiero 15B e poi 15 e successivamente il 124 poi il 171 si rientra direttamente al Rifugio Lunelli 1568 m.
La seconda o la classica ovvero il proseguimento delle Zandonella si scende a destra su un tratto ferrato impegnativo e con numerosi saliscendi che ci riporterà fino al Vallon del Popèra , poi si scenderà fino al rifugio Antonio Berti 1950 m e poi fino al rifugio Lunelli 1568 m.
Questo viaggio escursione , non è certo cosa da tutti , ci vogliono delle doti , fisiche e psicologiche non in differenti , una preparazione tecnica fisica non certo in possesso di tutti , non è per dire che io sono un supereroe, ma che abbia una preparazione tecnica , fisica e mentale fuori dagli schemi quello si , e come mi definiscono alcuni miei amici “l’alieno” ma io mi ritengo un semplice montanaro, chi si vuole avventurare in una cosa come questa deve prendere atto di queste distanze e tempi che vanno quasi fuori dalla Cartina geografica. Ma niente è impossibile basta crederci e non mollare mai , il montanaro questo lo sa. Luciano
Il sogno di un Viaggio
Era da tempo che desideravo fare alcuni itinerari di un certo impegno tecnico e fisico, nel mio sogni c’era la Strada degli alpini e la Croda Rossa di sesto , ma mai avrei pensato che li avrei fatti tutti e due insieme, ovviamente in più giorni, si tratta comunque di due itinerari complessi soprattutto se come ho fatto io il punto di partenza è Auronzo di Cadore . Le foto inserite sono una minima parte di questo lungo trekking , il resto delle foto le troverete sui singoli post che compongono questo trekking.
Purtroppo nella mappa completa non sono riuscito a farci stare tutto il percorso , il primo tratto per raggiungere da pian della Velma a Pian delle Salere è questo :
1°Giorno Tratto rosso : Auronzo di Cadore-forcella Giralba-Strada degli Alpini-Prati di Croda Rossa di Sesto
Ore 9,30 circa sistemo lo zaino e parto dal fondovalle della Val Giralba , con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio Carducci a 2297 m , la salita non è difficile molto bella ed appagante con scenari e panorami unici, incontro anche alcuni ungulati e le diffidenti marmotte che qui sono più coraggiose , giunti al rifugio circa all’ora di pranzo , un piatto di pasta favorisce la ripartenza , salgo a forcella Giralba 2431 m e scendendo un pò di quota arrivo al laghetto ridotto a poco più di una pozzanghera, li sulla destra parte la strada degli alpini EEA indispensabile imbrago e caschetto, la prima parte molto bella con una visuale sul pian di cengia e punta dell’uno e il rifugio Comici 2224 m e in basso la val Fiscalina , si raggiungono le cengie sotto la Mitria e inizia lo stretto sentiero attrezzato, la strada degli alpini anche conosciuta come cengia della salvezza perche cosi abbarbicati sulle rocce gli alpini avrebbero avuto un riparo al tiro, che passerà poi sotto la Spada , fino a raggiungere sulla strettoia , per poi passare sul piccolo ghiacciaio della Busa di Fuori sotto Cresta Zsigmondy , per poi passare sotto la cima Undici dove il sentiero stretto ed attrezzato finirà , e riprenderà a salire, il panorama ed il sentiero sono incredibile e grandiosi , si riprende su ghiaioni stabili fino a raggiungere la forcella dell’undici , per poi discendere attraverso un zig zag molto ripido e con alcuni pezzi attrezzati in un immenso ghiaione il Vallone della sentinella , dove sul punto più alto si nota il Passo della sentinella 2717 m , si scende verso il rifugio Fondovalle divenuto visibile in mezzo al canalone della Fiscalina , ma il mio itinerario prosegue verso il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m dove sale la funivia da Moso, raggiunto il rifugio passando in quota per un sottobosco magnifico mi appresterò per la cena e la notte.
2°giorno Tratto Arancio : Prati di Croda Rossa di Sesto-Costoni di Croda Rossa-Passo della Sentinella-Ferrata Zandonella-Rifugio Antonio Berti Al Popera-Ferrata Roghel-Valle Stallata-Auronzo di Cadore
Partenza alle ore 7.00 dopo la colazione lascio il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m, si sale su per i prati sotto la Croda Rossa di Sesto segnavia 100 , prima di iniziare i Costoni di Croda Rossa , un scenario completamente diverso in mezzo a boschi di abeti e pini sale fino ad uscire allo scoperto con panorami incredibili , raggiunto un primo bivio si tiene la sinistra ed il sentiero sale ripido con passaggi anche un pò esposti , scalette in legno e risalti a gradoni rendono questo itinerario fantastico, si mantiene questo percorso attraverso rocce e creste fino ad un Vallone detritico dove si possono notare anche la presenza dei pali per il passaggio dei cavi per portare la corrente in quota, si raggira una piccola cengia per entrare in un nuovo vallone più ristretto , raggiungendo cosi il punto di attacco del sentiero attrezzato Costoni di Croda Rossa , Si continua a salire su facili tratti attrezzati e tratti detritici per poi raggiungere il Wurzbach 2675 m il villaggio Austroungarico , con qualcosa che vi farà rimanere basiti da quello che i vostri occhi stanno vedendo , una serie di postazioni ricoveri con muretti a secco con più di 100 anni , mentre il tempo pare si sia fermato , si riprende la salita questa volta un pò più dolce di prima , in cui sono presenti alcuni tratti attrezzati mentre lo scenario cambia di nuovo, mentre se il tempo permette si potrà vedere la discesa dalla Forcella Undici in lontananza sull’altra parte della valle , sul Vallon della sentinella , si arriva ad un altro bivio che a sinistra porta nel più semplice sentiero che sale sul Prater per poi raggiungere la cima dell’osservatorio 2936 m , mentre quella che ho preso io scende a circa 2422 m e risale fino al Passo della Sentinella 2717 m incrociando quello che arriva dalla Forcella Undici , il tratto attrezzato risulta molto verticale e non praticabile in discesa, raggiunto il Passo si scende leggermente su terreno molto detritico molto eroso dagli eventi atmosferici , fino a trovare il bivio con la ferrata Zandonella , che porterà anch’essa sulla vetta della Croda Rossa di Sesto ma molto più complessa sia dal punto di vista delle difficoltà che per l’allungamento del percorso, la ferrata Zandonella non finisce in vetta ma scende andando a completare un percorso ad anello nn proprio facile per poi collegarsi piu in basso del Passo della sentinella , al Vallon del Popera che porterà la nostra escursione a raggiungere il rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 m , ricordo che lo scenario e il percorso sia molto dolomitico sia con la propria severità che con le difficolta tecniche del posto senza aggiungere la fatica fisica . Raggiunto il rifugio Berti e dopo avermi rifocillato , io avevo il ritorno da fare , ed un’altra ferrata situata a circa 1h dal rifugio , la ferrata Roghel che se fatta con la cengia Gabriella permette din raggiungere il Rifugio Carducci 2297 m , la Roghel nn è durissima ma e dritta in piedi diciamo pure che dal Rifugio Berti ci sono 700 metri di dislivello per raggiungere la Forcella Stalata entrando cosi nella valle Stalata che si raccorderà poi passando per il Bivacco Cadore , alla val Giralba all’altezza del pian de le Salere , percorso sempre tecnico per un primo tratto attrezzato e poi lungo la discesa alcuni tratti attrezzati escono anche sotto il Bivacco. Si rientrerà cosi al calare della notte sull’abitato di Auronzo di Cadore.
Ribadisco e ripeto, ovvio il fatto che più o meno ci vogliono 14 ore per raggiungere Auronzo di Cadore dal Rifugio Prati di Croda Rossa , e tutti tratti in cui l’impegno e l’attenzione non devono mancare MAI, rimane quindi una 2 giorni per pochi e molto preparati .
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Carducci 2297 m , oppure dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m, e porta al Bivacco De Toni 2490 m, praticamente con questa ferrata si può completare il giro completo della Croda Dei Toni . La si può utilizzare soprattutto in itinerari di più giorni . Si può Salire dal 103 Val Giralba , dal 106 Val Marden , dal 1107 Val di Cengia dove però inizia ad essere impegnativo come tratto da percorrere in giornata.
Descrizione
Questa via insieme ad altre vanno a completare un’escursione di più giorni , la via parte dal rifugio Carducci 2297 m , si prende il sentiero 107 si passa per il lago nero e con diversi piccoli saliscendi fino a Forcella Maria 2406 m, da dove inizia il tratto attrezzato dapprima sembra semplice , ma poi inizia a fare sul serio con tratti di un certo impegno tecnico mentre passa sotto Punta Maria , e la Cima Auronzo alcuni tratti abbastanza esposti anche se privi di grosse pericolosità , si avvicendano ad altri in cui ci si passa solo abbassati ed anche in altri con le ginocchia , la visuale è verso la val Gravasecca presenta un scenario fantastico ed incredibile , in un ambiente severamente dolomitico , si prosegue tra sali e scendi , attrezzati e non , fino a superare il ponte situato sotto la Cima D’Auronzo , la Croda Berti del maestoso gruppo Croda Dei Toni , si prosegue fino a raggiungere un tratto soggetto a frane detritiche dove la corda in acciaio e stata sostituita da una corda statica , ed in questo tratto bisogna proseguire con una certa velocità , non e consigliato sostare in questo tratto a causa dei possibili distacchi di sassi o frane di detriti ; il tratto che si presenta ora è impegnativo si sale con una certa pendenza , su una roccia abbastanza scivolosa e con pochi appigli dove la tecnica ti dare le risposte per affrontarlo , inutile dire che la pendenza nn molla ed il bivacco si inizia a farsi vedere in lontananza sembrando irraggiungibile , la salita e attrezzata ma molto variabile nel suo percorso , si risale il canalone ripido e franoso fino a raggiungere il Bivacco De Toni e la forcella dell’Agnel 2578 m raggiunto la forcella ci avvieremo a seconda di dove siamo saliti , se saliremo sulla Forcella Croda Dei Toni 2524 m , proseguendo e raggirando la Croda Dei Toni si potrà ritornare al rifugio Carducci 2297.
Si sale per la strada 46 che da Schio porta al Pian delle Fugazze , raggiunto il cartello di confine tra Veneto e Trentino sulla sinistra e presente il posteggio dove lasciare l’auto , e proseguire a piedi.
Descrizione
Si imbocca il sentiero situato sull’altra parte della strada adiacente al cartello giallo nero del vecchio confine austroungarico , si sale dapprima sull’antico cippo quello dove sono presenti le formelle , quelle dell’impero austroungarico e italiano , superato il cippo il sentiero sale in maniera ripida e decisa , con tornanti e zig zag che riescono in parte a ridurne la pendenza si sale di circa 300 metri impegnativi ma molto panoramici composti soprattutto da ghiaioni detritici , fino ad una piccola sella 1415 m, per poi entrare in un pezzo con mughi e alberi , si passa dal crinale destro a quello sinistro salendo ora in mezzo a mughi mentre le pendenze non mollano , la presenza di alcuni pezzi di corda aiuta la risalita anche se non risulta pericolosa , alcuni tratti su rocce ne aumentano la bellezza , si raggiunge cosi anche la prima delle cime il Bacchetton 1555 m dove sale anche l’omonimo Vajo , da dove si può ammirare il pezzo successivo di percorso che sale ancora irto fino al Sengio dell’Avvocato 1731 m e prosegue ancora con scenari sia meravigliosi essendo un sentiero di cresta permette una visione unica , ma continua a salire poi con passaggi incredibili quasi dolomitici una visione verso la valle di incredibile bellezza a 360 gradi mentre iniziano a vedere postazioni e la lunghezza dell’occhio tempo permettendo arriva lontano . Il sentiero prosegue con un passaggio fantastico sopra un sasso incastrato quasi a tenere aperta la breccia profonda sotto , proseguendo si continua a salire con fatica notevole anche per raggiungere altre piccole vette tra mughi e rocce , una volta a destra una a sinistra, si raggiunge così il primo paraneve dove si può volendo uscire e raggiungere la strada degli eroi, ma proseguendo si sale ancora superando la bocchetta a quota 1800 m, per poi salendo ancora mentre il terreno diventa sempre più composto da mughi e roccia , si raggiunge la cima del Pria Favella 1834 m , per poi superato il Colletto alto della Val di Fieno 1777 m , e dove arriva anche il boale della Lorda , fino a raggiungere la strada degli eroi poco prima della Galleria D’Havet .
Ritorno
Il ritorno si fa dalla rotabile per la val di fieno , oppure salendo fino al rifugio Papa e scendere dalla Val canale , un eventuale e buona alternativa e di salire fino al Cogolo Alto e scendere per il 398 Creste dell’incudine .
Qui sotto potrete Visionare il video per gentile concessione di Pietro Filippi: Buona Visione
La strada degli alpini , chiamata anche cengia della salvezza, le parole per descrivere questo percorso non sono facili da trovare , la definizione strada credo sia calzata a pennello in quanto per l’arditezza dei tracciati e degli alpini qualsiasi tratto praticabile a piedi diventa un sentiero , questa via attrezzata ne è la dimostrazione , un’itinerario molto bello e variegato che propone scenari e passaggi unici nel suo genere. Luciano
Tempo di percorrenza: 5h30 + circa 2 ore per la val Fiscalina
Dislivello totale : 900 m
Quota massima raggiunta: 2300 m
Come Raggiungere
Si sale verso località Sesto , sia che si passi da Auronzo oppure si salga direttamente a Sesto , evitando cosi di passare sia per Cortina d’Ampezzo che da Auronzo di Cadore e il lago di Misurina , raggiunto l’abitato di Moso si prende la Val Fiscalina fino a raggiungere un ampio posteggio a pagamento dove lasceremo l’auto e proseguiremo a piedi verso il Rifugio Fondovalle.
Per i più arditi e preparati si può scegliere di salire da Auronzo di Cadore passando per il Rifugio Carducci 2297 m , salendo dalla valle Giralba e poi transitando sulla forcella Giralba 2431 m si entrerà nella strada degli alpini , ricordo che questo implica un’escursione di più giorni e con diverso dislivello , non è certamente alla portata di tutti.
Descrizione
Si sale la Val Fiscalina passando per il Rifugio Zsigmondy-Comici 2224 m fino al bivio che porta a Forcella Giralba 2431 m. per il sentiero 101 e poi appena dopo il rifugio prendere il 107 , fino a raggiungere un piccolo pianoro ad alcune centinaia di metri dalla forcella denominato lago ghiacciato da dove partirà il nostro percorso , ovvero il sentiero attrezzato Strada degli alpini , la si potrebbe fare salendo ma si raggiunge il sentiero con maggiore difficoltà magari più stanchi e poco concentrati , mentre qui i passaggi sono quelli più complessi. La val fiscalina nn presenta grosse difficoltà anche se la pendenza essendo più corta della Valle Sassovecchio ovviamente sale più irta , imboccato il nostro percorso il primo tratto è sotto il vallone del Popèra e la via normale per salire al Popèra passando per il ghiacciaio omonimo , attraversati tutti i ghiaioni si prosegue fino a raggiungere l’inizio del tratto situato in cengia e attrezzato , ovviamente obbligatorio l’uso del Caschetto ed imbrago , la cengia si restringe man mano che si avanza aumentando anche la parete strapiombante donando panorami incredibili verso la valle e la zona del pian di cengia e punta Fiscalina , si prosegue concentrati ed attenti passando sotto la cengia della Spada , dove un ansa all’interno della roccia rende questo panorama incredibile, per poi uscire sopra la busa di Fuori dove all’inizio del ghiaione è ancora presente un piccolo ghiacciaio , superato il tratto di cengie del Vallone si inizia a salire su un ghiaione fino a prendere quota e poi proseguire trasversalmente seguendo le caratteristiche del terreno fino al bivio della forcella Undici , ed il Passo della Sentinella che ricordo 2717 m e che non è alla portata di tutti , le difficoltà del passo non sono tanto arrivarci , ma il come scendere dal passo stesso visto che è presente un tratto attrezzato posto in un camino quasi dritto ed è l’unica via per rientrare in val Fiscalina , invito quindi proseguire per la forcella e ritornare verso il sentiero n° 124 prima nel vallone della Sentinella , meno ostico ma a cui bisogna sempre prestare attenzione , il ghiaione può essere insidioso ed imboccare alla fine del vallone il sentiero n°122-124 che porterà al rifugio Fondovalle 1584 m. Così facendo si chiude uno dei più belli anelli dolomitici.
Cenni storici
La strada degli Alpini è un percorso alpinistico attrezzato nel gruppo dolomitico del Popèra conosciuto anche come Dolomiti di sesto. Un percorso su roccia, ardito, aereo e impressionante di questo percorso, usato dagli Alpini nella prima guerra per collegare la forcella Giralba e la terrazza ovest di Cima Undici , fu chiamato cengia della Salvezza. Questa inizia al margine della Busa di Dentro e segue una cengia naturale, allargata e resa transitabile dagli alpini in guerra, alla base di Cima Undici-Cresta Zsigmondy.
Il tragitto, che inizialmente si fermava a forcella Undici (difesa dagli austro-ungarici), fu poi chiamato strada degli Alpini e reso alpinisticamente percorribile fino al Passo della sentinella. La “scoperta” del passaggio chiave avvenne nel 1926 per merito dell’alpinista accademico del CAI Francesco Meneghello (socio anche delle sezioni di Vicenza, Valdagno e Cadorina) con Carlo Baldi (sezione di Vicenza).
Questi due ottimi rocciatori erano stati incaricati dalla sezione Cadorina del Cai di individuare un passaggio logico che permettesse il collegamento fra i due grandi valloni del Popèra, quello occidentale e quello orientale. I due specialisti individuarono la via giusta e aprirono così all’escursionismo di alto livello uno dei percorsi più celebrati delle Dolomiti. Il famoso percorso in croda fu poi attrezzato con corde metalliche e scalette a cura della sezione di Padova del CAI e inaugurato sei anni dopo, esattamente il 18 settembre 1932. (Croda Rossa di Sesto )
Servì anche, e soprattutto, per unire, attraverso il passo della Sentinella, il rifugio Zsigmondy Comici in alta val Fiscalìna al rifugio Olivo Sala al Popèra situato poco lontano dal rifugio Antonio Berti al Popèra passando dalla provincia di Bolzano a quella di Belluno attraverso il vecchio confine di Stato fra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico. Fu decisa la costruzione di questa via, in quanto le truppe italiane non riuscivano a penetrare nel territorio austriaco dal Passo di Monte Croce di Comelico.
La strada degli Alpini fu resa militarmente praticabile dai soldati italiani, guidati dal maggiore Italo Lunelli (al quale le autorità Italiane diedero il falso nome di Raffaele Da Basso, essendo un irredentista), sul versante ovest di Cresta Zsigmondy e di Cima Undici ; intagliata per lunghi tratti nella roccia a forza di braccia, la Cengia servì per raggiungere e fortificare le postazioni sulla cresta di Cima Undici durante la preparazione dell’attacco al passo della Sentinella, posto tra la Croda Rossa di Sesto e Cima Undici , che segnava all’epoca il confine italo-austriaco.
Nell’agosto e nel settembre 1915 ci furono i primi vaghi tentativi di prendere il passo, ma fallirono tutti. Nella primavera fu deciso di utilizzare il piano Venturi, che prevedeva la conquista del passo con una manovra a sorpresa dall’alto. Per l’esecuzione del piano furono costruite due basi, sulla forcella Giralba e sul Creston di Popèra. A marzo si procedette con l’occupazione di Cima Undici, posizionandovi anche un pezzo da 65 mm, una mitragliatrice e un lanciabombe. Il 13 aprile il generale Venturi emanò l’ordine definitivo, e l’attacco fu fissato per il 16 del mese, che effettivamente iniziò alle 5.30 del mattino, e finì con la resa degli austriaci. L’attacco fu portato a termine da soldati appartenenti a diversi corpi, tra cui i Mascabroni ( Alpini di un reparto speciale ) del capitano Giovanni Sala. Nei fatti, i “Mascabroni” al comando del capitano Giovanni Sala, appostati a Cima Undici , si divisero in due gruppi e discesero per canaloni scarsamente sorvegliati, perché giudicati “impraticabili e suicidi” dal comando austriaco, cogliendo di sorpresa il presidio nemico, che fu quasi completamente fatto prigioniero, e tagliando le loro linee di comunicazione. L’operazione, costata solo 5 feriti, fu talmente silenziosa e ben riuscita che venne scoperta con tre ore di ritardo dagli austriaci, quando ormai il consolidamento delle postazioni italiane rendeva inutile il loro contrattacco.
La grande terrazza ovest di Cima Undici fu occupata solo parzialmente dagli italiani che vi situarono postazioni fortificate e baracche da cui si spinsero verso l’alto. L’ultimo tratto della terrazza, quello più a nord, era sotto il tiro degli austriaci che erano insediati a forcella Undici dove resistettero caparbiamente persino dopo la presa del vicino passo della Sentinella e della vicinissima Torre del Dito.
Il percorso fu adattato a sentiero per escursionisti esperti fin dagli anni 30 , e non presenta particolari difficoltà, se affrontato in piena estate, senza neve e con l’adeguata attrezzatura da ferrata. Mentre il percorso originale arrivava fino alla forcella Undici, il tratto che da questa porta al passo della Sentinella è invece stato attrezzato dal CAI della sezione di Padova negli anni 70.
Dopo aver preso la statale che da Piovene Rocchette porta all’abitato di Arsiero si prende la destra per salire verso Tonezza e i Fiorentini , alla prima curva si prende a sinistra verso l’abitato di Posina , si prosegue fino al passo della Borcola che separa la val di Posina dalla Val terragnolo fino a raggiungere la Malga Borcola
Descrizione
Questo itinerario che propongo insieme ad altri sul Pasubio completa molti punti di questo maestoso Massiccio, sia ben chiaro che un’itinerario di queste dimensioni non è certo alla portata di tutti , ma andiamo per passi , giunti in auto sul Passo della Borcola si scende verso la malga e ditro al piccolo laghetto si nota il segnavia 148 che porta al Passo di Lucco passando per la Malga Gulva , si scende nella valle fino alla malga e si sale in un canalone detritico , la selvaggia Val Gulva , conosciuta e praticata da pochi , che si snoda in maniera incredibile tra massi giganti e terreni prativi e boschivi tali da non comprenderne la direzione , fino a raggiungere località Sorgente a 1850 m , ovvero nel bivio del sentiero 147 che proviene da malga Costa e porta nella Sella delle pozze 1903 m , ma non è questo il sentiero che noi prenderemo , proseguiremo dal 121A fino a raggiungere il 120 e sulla destra verso Selletta Est dei Campiluzzi 2002 m , dove andremo alla ricerca della Galleria di circa 300 m che al suo interno oltre che essere stata usata per il periodo bellico del 1915-18 , si possono ritrovare orme dei dinosauri sul suo soffito , e situata dietro al cartello segnavia proseguendo fino ad un a discesa su materiale detritico si arriva ad un piccolo dosso e sulla destra si noterà il suo imbocco , dopo averla visitata si prosegue verso il rifugio Lancia dove una bella pasta ci aspetta , si riparte con il 102 che ci porterà fino a bocchetta delle Corde e poi attraverso il 105 tricolore prima sul Roite e poi sui Dente austriaco , su quello italiano e poi a cima Palon 2232 m per poi attraverso il Cogolo Alto scendere fino al Rifugio Papa , dove un a sosta e d’obbligo , per poi ripartire per il 120 passando per l’arco romano e la chiesetta di Santa Maria dove a pochi metri si trova la selletta comando della linea italiana , si continua in un’alternarsi di sali scendi , fino alle 7 croci ed all’altare costruito dal comune di Trambileno per i suoi caduti , si sale fino alla selletta del graviglio , e imboccando un sentiero poco segnalato proseguire sulla linea difensiva austroungarica visibile dalle pareti di cemento , si prosegue su postazioni e ricoveri fino a superare i sogli bianchi e raggiungere l’immenso prato circostante a malga Costa , per poi atrraverso tratti boschivi e prativi raggiungere il Passo della Borcola .
Riflessioni Personali
Un percorso lungo e difficile , molti tratti sono sconosciuti ai più ma capace di creare grandi ed uniche emozioni, non sicuramente alla portata di tutti , perche qui l’esperienza e le capacità di muoversi in questi ambienti severi come per esempio la val Gulva richiede doti non sottovalutabili , ma alla fine se vi farete accompagnare da persone capaci il solo fatto di riuscire in questa impresa rende il tutto , e una catena di emozioni che non si possono certo raccontare o descrivere con le sole parole. Luciano