Tempo di percorrenza: 1h30avvicinamento circa 3h30tempo totale circa 8h
Dislivello totale: 300 m dislivello totale 1368
Quota massima raggiunta: 2936 m
Come Raggiungere
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 , per salire a questo rifugio anzichè entrare nella Valle di Auronzo di Cadore si prosegue sulla statale 52 Carnica superando Dosoledo e l’abitato di Comelico con l’omonima sky area mentre poi s’imbocca la val grande , si prosegue fino a raggiungere la casa soggiorno Don Bosco Alce Rossa , proseguendo poi si raggiungerà il rifugio Selvapiana Lunelli 1568 m , da cui si partirà a piedi per raggiungere prima il rifugio Antonio berti e poi il vallone che salirà fino all’attacco della via .
Descrizione
La via ferrata è impegnativa per alcuni suoi passaggi di braccia e soprattutto per la distanza di avvicinamento, circa 3h30 dal rifugio Lunelli 1568 , attraverso il segnavia 101 si sale fino al rifugio Antonio Berti 1950 m per poi attraverso sempre il 101 saliri verso il passo della Sentinella 2717 m , punto d’incontro con la via attrezzata che porta a forcella Undici 2400 m provenendo dalla strada degli alpini o cengia della salvezza . Ma non è la via che ci interessa ora saliamo il Vallon del Popèra dove sulla sinistra potremmo scorgerne la cima a 3046 m , si prosegue tenendo sempre sulla sinistra dapprima la Cresta Zsigmondy 2998 m e la Cima Undici 3092 m , ma continuiamo sul canalino che si ‘è molto ristretto e sale più ripido con un piccolo ghiacciaio sulla sinistra , superando così prima la via della discesa della ferrata Zandonella, raggiungeremo poi l’attacco posto più in alto , sotto questo fantastico gruppo roccioso che è la Croda Rossa di Sesto , si arriva all’attacco , la via nn sarebbe molto difficile se non in alcuni punti in cui la forza e la ricerca di appigli è fondamentale , ma in tutto questo bisogna tenere conto delle 3h30 di avvicinamento alcuni passaggi molto panoramici e con postazioni belliche in cemento rendono questo itinerario un passo nella storia , una breccia su quei sacrifici e sangue versato inutilmente per un ideale di libertà di cui noi dovremmo avere rispetto , si sale fino a raggiungere la croce a quota 2936 m , mentre dietro si può notare la cima ancora più alta della Croda Rossa di sesto a 2965 m . Conquistata la cima ci sono 2 vie per scendere :
La prima la più lunga , quella che attraverso il Prater ed il Wurzbach porta al bivio con il Castelliere ed il sentiero 15B e poi 15 e successivamente il 124 poi il 171 si rientra direttamente al Rifugio Lunelli 1568 m.
La seconda o la classica ovvero il proseguimento delle Zandonella si scende a destra su un tratto ferrato impegnativo e con numerosi saliscendi che ci riporterà fino al Vallon del Popèra , poi si scenderà fino al rifugio Antonio Berti 1950 m e poi fino al rifugio Lunelli 1568 m.
Questo viaggio escursione , non è certo cosa da tutti , ci vogliono delle doti , fisiche e psicologiche non in differenti , una preparazione tecnica fisica non certo in possesso di tutti , non è per dire che io sono un supereroe, ma che abbia una preparazione tecnica , fisica e mentale fuori dagli schemi quello si , e come mi definiscono alcuni miei amici “l’alieno” ma io mi ritengo un semplice montanaro, chi si vuole avventurare in una cosa come questa deve prendere atto di queste distanze e tempi che vanno quasi fuori dalla Cartina geografica. Ma niente è impossibile basta crederci e non mollare mai , il montanaro questo lo sa. Luciano
Il sogno di un Viaggio
Era da tempo che desideravo fare alcuni itinerari di un certo impegno tecnico e fisico, nel mio sogni c’era la Strada degli alpini e la Croda Rossa di sesto , ma mai avrei pensato che li avrei fatti tutti e due insieme, ovviamente in più giorni, si tratta comunque di due itinerari complessi soprattutto se come ho fatto io il punto di partenza è Auronzo di Cadore . Le foto inserite sono una minima parte di questo lungo trekking , il resto delle foto le troverete sui singoli post che compongono questo trekking.
Purtroppo nella mappa completa non sono riuscito a farci stare tutto il percorso , il primo tratto per raggiungere da pian della Velma a Pian delle Salere è questo :
1°Giorno Tratto rosso : Auronzo di Cadore-forcella Giralba-Strada degli Alpini-Prati di Croda Rossa di Sesto
Ore 9,30 circa sistemo lo zaino e parto dal fondovalle della Val Giralba , con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio Carducci a 2297 m , la salita non è difficile molto bella ed appagante con scenari e panorami unici, incontro anche alcuni ungulati e le diffidenti marmotte che qui sono più coraggiose , giunti al rifugio circa all’ora di pranzo , un piatto di pasta favorisce la ripartenza , salgo a forcella Giralba 2431 m e scendendo un pò di quota arrivo al laghetto ridotto a poco più di una pozzanghera, li sulla destra parte la strada degli alpini EEA indispensabile imbrago e caschetto, la prima parte molto bella con una visuale sul pian di cengia e punta dell’uno e il rifugio Comici 2224 m e in basso la val Fiscalina , si raggiungono le cengie sotto la Mitria e inizia lo stretto sentiero attrezzato, la strada degli alpini anche conosciuta come cengia della salvezza perche cosi abbarbicati sulle rocce gli alpini avrebbero avuto un riparo al tiro, che passerà poi sotto la Spada , fino a raggiungere sulla strettoia , per poi passare sul piccolo ghiacciaio della Busa di Fuori sotto Cresta Zsigmondy , per poi passare sotto la cima Undici dove il sentiero stretto ed attrezzato finirà , e riprenderà a salire, il panorama ed il sentiero sono incredibile e grandiosi , si riprende su ghiaioni stabili fino a raggiungere la forcella dell’undici , per poi discendere attraverso un zig zag molto ripido e con alcuni pezzi attrezzati in un immenso ghiaione il Vallone della sentinella , dove sul punto più alto si nota il Passo della sentinella 2717 m , si scende verso il rifugio Fondovalle divenuto visibile in mezzo al canalone della Fiscalina , ma il mio itinerario prosegue verso il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m dove sale la funivia da Moso, raggiunto il rifugio passando in quota per un sottobosco magnifico mi appresterò per la cena e la notte.
2°giorno Tratto Arancio : Prati di Croda Rossa di Sesto-Costoni di Croda Rossa-Passo della Sentinella-Ferrata Zandonella-Rifugio Antonio Berti Al Popera-Ferrata Roghel-Valle Stallata-Auronzo di Cadore
Partenza alle ore 7.00 dopo la colazione lascio il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m, si sale su per i prati sotto la Croda Rossa di Sesto segnavia 100 , prima di iniziare i Costoni di Croda Rossa , un scenario completamente diverso in mezzo a boschi di abeti e pini sale fino ad uscire allo scoperto con panorami incredibili , raggiunto un primo bivio si tiene la sinistra ed il sentiero sale ripido con passaggi anche un pò esposti , scalette in legno e risalti a gradoni rendono questo itinerario fantastico, si mantiene questo percorso attraverso rocce e creste fino ad un Vallone detritico dove si possono notare anche la presenza dei pali per il passaggio dei cavi per portare la corrente in quota, si raggira una piccola cengia per entrare in un nuovo vallone più ristretto , raggiungendo cosi il punto di attacco del sentiero attrezzato Costoni di Croda Rossa , Si continua a salire su facili tratti attrezzati e tratti detritici per poi raggiungere il Wurzbach 2675 m il villaggio Austroungarico , con qualcosa che vi farà rimanere basiti da quello che i vostri occhi stanno vedendo , una serie di postazioni ricoveri con muretti a secco con più di 100 anni , mentre il tempo pare si sia fermato , si riprende la salita questa volta un pò più dolce di prima , in cui sono presenti alcuni tratti attrezzati mentre lo scenario cambia di nuovo, mentre se il tempo permette si potrà vedere la discesa dalla Forcella Undici in lontananza sull’altra parte della valle , sul Vallon della sentinella , si arriva ad un altro bivio che a sinistra porta nel più semplice sentiero che sale sul Prater per poi raggiungere la cima dell’osservatorio 2936 m , mentre quella che ho preso io scende a circa 2422 m e risale fino al Passo della Sentinella 2717 m incrociando quello che arriva dalla Forcella Undici , il tratto attrezzato risulta molto verticale e non praticabile in discesa, raggiunto il Passo si scende leggermente su terreno molto detritico molto eroso dagli eventi atmosferici , fino a trovare il bivio con la ferrata Zandonella , che porterà anch’essa sulla vetta della Croda Rossa di Sesto ma molto più complessa sia dal punto di vista delle difficoltà che per l’allungamento del percorso, la ferrata Zandonella non finisce in vetta ma scende andando a completare un percorso ad anello nn proprio facile per poi collegarsi piu in basso del Passo della sentinella , al Vallon del Popera che porterà la nostra escursione a raggiungere il rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 m , ricordo che lo scenario e il percorso sia molto dolomitico sia con la propria severità che con le difficolta tecniche del posto senza aggiungere la fatica fisica . Raggiunto il rifugio Berti e dopo avermi rifocillato , io avevo il ritorno da fare , ed un’altra ferrata situata a circa 1h dal rifugio , la ferrata Roghel che se fatta con la cengia Gabriella permette din raggiungere il Rifugio Carducci 2297 m , la Roghel nn è durissima ma e dritta in piedi diciamo pure che dal Rifugio Berti ci sono 700 metri di dislivello per raggiungere la Forcella Stalata entrando cosi nella valle Stalata che si raccorderà poi passando per il Bivacco Cadore , alla val Giralba all’altezza del pian de le Salere , percorso sempre tecnico per un primo tratto attrezzato e poi lungo la discesa alcuni tratti attrezzati escono anche sotto il Bivacco. Si rientrerà cosi al calare della notte sull’abitato di Auronzo di Cadore.
Ribadisco e ripeto, ovvio il fatto che più o meno ci vogliono 14 ore per raggiungere Auronzo di Cadore dal Rifugio Prati di Croda Rossa , e tutti tratti in cui l’impegno e l’attenzione non devono mancare MAI, rimane quindi una 2 giorni per pochi e molto preparati .
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata. Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore. Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
Riflessioni Personali
Questo film , girato sulle nostre montagne narra il peso della vita in trincea con i pidocchi , freddo e bombardamenti a cui sono sottoposti i soldati nel periodo bellico 1915-1918 , soldati che avevano vent’anni , una giuventù che ha coperto con il sangue questi luoghi che non sto qui ad elencare , tanti essi sono , torneranno i prati … si i prati sono tornati ma quei soldati che non sono tornati hanno lasciato qui il loro sangue e la loro vita , a loro va il mio massimo rispetto , di chi ha combattuto per la libertà , e come riporta la frase sul piazzale lozze dell’Ortigara
Testimonianza e simbolo d’ogni umana sofferenza , queste sacre cime ricordino quanto ardua sia la conquista della pace . Gianni Pieropan
…Per non dimenticare e per far sapere….
Qui sotto ci sono alcune foto scattate sul set cinematografico , presso la Val Giardini di Asiago , dove la trincea usata come set è ancora li .
Dopo aver superato l’abitato di Auronzo si prosegue per alcuni km raggiungendo così su una semicurva l’imbocco della Val Marzon , si sale per qualche kilometro con l’auto e raggiunto un piccolo slargo si lasci l’auto e si prosegue a piedi .
Descrizione
Questa Valle oltre ad essere un percorso fantastico e selvaggio, è un itinerario difficile come quas tutte le valli che salgono da Auronzo sia in lunghezza che in pendenza , Val Marzon , Val di Cengia , Val Giralba bassa e Alta . L’itinerario varia dal passaggio a zig zag sui mughi a scenari lunari di pietraie infinite fino a raggiungere il Bivacco de Toni sulla Forcella dell’Agnel a quota 2490 m, sotto la Cima Auronzo, i sentieri di queste zone sono tutti molto impegnativi anche se non presentano difficoltà alpinistiche e tecniche , lasciano il segno sul fisico , i 1400 metri di dislivello si sentono tutti. Si sale dolcemente nel primo tratto di boschetto con ampi tornanti anche se il sentiero e stretto dopo circa 1 ora si esce e si prosegue attraverso mughi e rocce dove il sentiero inizia con pendenza più severe e lo scenario si apre con il grigio candore della dolomia circondati da pareti irte e uniche nel suo genere tra i Campanili dei Vaj dei Toni e la Pala e i Campanili del Marden , dove lo scenario cambia notevolmente e si entra nel tratto di pietrame e roccete dove si sale con difficoltà visto il terreno un pò detritico , fino ad entrare sotto alla Croda A. Berti e a sinistra la Croda Dei Toni, in un ampio cadino di detritico che porterà dopo una discreta ultima salita al Bivacco A De Toni, situato sotto la Cima D’Auronzo, giunti sul Bivacco si entra nel sentiero 107 che parte dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m e transitando attraverso il Bivacco porta al Rifugio Carducci 2297 m attraverso una Via attrezzata di discreta difficoltà con passaggi importanti tra cui una passerella.
Se invece si prosegue verso il Rifugio Pian di Cengia per i sentiero 107 raggiunta la Forcella della Croda di Toni si può scendere da un sentiero detritico e poco visibile che porta verso il Rifugio Comici 224 m sulla sinistra raggiunto il fondo del piccolo vallone, oppure sulla destra prima a Forcella Giralba 2431 m e poi al Rifugio Carducci 2297m , raggirando così la via ferrata Severino Casara.
Se il tempo ve lo permette facendo una piccola deviazione senza scendere di quota si può raggiungere attraverso una piccola via attrezzata del Passo Collerena raggiungere il Passo Fiscalino ed il rifugio pian di Cengia 2528 m , oppure dai Laghi si sale per il 104 fino al Rifugio che vi invito a visitare perchè è uno dei piu bei rifugi della Zona.
Ritorno
Per il ritorno si può usare lo stesso sentiero oppure dopo aver proseguito a sinistra prima di raggiungere il Bivacco De Toni ed aver raggiunto il laghi di Cengia 2324 m si scende per il sentiero 1107 della Val di Cengia già descritto in altro post .
Dopo essere saliti ad Auronzo , oppure a Cortina d’Ampezzo, si sale fino al Lago di Misurina poi si prosegue verso Dobbiaco fino a raggiungere e superare il lago di Landro, appena giunti al Hotel Tre Cime si trova sulla destra un ampio posteggio a pagamento che permette di imboccare diversi sentieri che salgono sia sul monte Piano 2306 m e Piana, che anche sulle Tre Cime di Lavaredo . Lasciata l’auto si prosegue per il sentiero interessato.
Descrizione
Una doverosa considerazione dev’essere fatta , si chiama sentiero dei Turisti ma non per questo si può prendere sottogamba, è un sentiero di tutto rispetto. Si parte dal lago di Landro 1406 m, in piena vista della Val della Rienza e Tre Cime, si sale dapprima sul fondovalle ghiaioso, letto fluviale, verso il ponte della Marogna dove inizierà la salita, molto panoraamica come del resto la via dei pionieri si sale su un crinale quasi a strapiombo nella valle di landro, la salita iniziale in mezzo a un boschetto con mughi , dove il sentiero si snoda e poi zizzagando sale fino a raggiungere un tratto esposto a slavine , su ghiaino fino anche abbastanza stabile ed alcuni passaggi con corde ma poco difficili per poi entrare nella parte più bella priva di vegetazione e con scalini in legno fisaati nella roccia e passaggi stretti sotto la cima del monte Piana 2324 m, si prosegue nel traverso fino a raggiungere la forcella dei Castrati 2272 m, situata tra le quote di Monte Piano e Monte Piana .
Ritorno
Il ritorno si può fare sia dallo stesso che dal sentiero dei Pionieri , anche se io vi invito eventualmente fare il contrario , cioè salire dal sentiero dei pionieri e scendere dal sentiero dei turisti.
Si sale verso località Sesto , sia che si passi da Auronzo oppure si salga direttamente a Sesto , evitando cosi di passare sia per Cortina d’Ampezzo che da Auronzo di Cadore e il lago di Misurina , raggiunto l’abitato di Moso si prende la Val Fiscalina fino a raggiungere un ampio posteggio a pagamento dove lasceremo l’auto e proseguiremo a piedi verso il Rifugio Fondovalle . Oppure direttamente a Sesto da Sappada senza così passare ne da Cortina d’Ampezzo ne da Auronzo , accorciando notevolmente i km in auto.
Descrizione
Si parte dal Rifugio Fondovalle 1548 m, il sentiero poco difficile e molto variegato , presenta una prima parte sul canale del torrente fino a una curva a sinistra dove un brusco aumento di pendenza lo porterà dentro una valle molto più stretta di quella del Sassovecchio a quota circa 1600 m, dove proseguirà ai piedi della cima Una e del Pulpito alto su tratti rocciosi , con una visione dal lato opposto delle famosa ferrata Strada degli alpini che passa sulla forcella Undici e la magnifica Croda Rossa di Sesto , man mano che si sale superata la parte ai piedi delle pareti si passa in un ghiaione , da dove si scorgerà la maestosa sagoma della Croda di Toni e sulla sinistra Forcella Giralba , un tornante secco ci porterà al Rifugio Zsigmondy-Comici 2224 m. Il sentiero diverrà meno ripido e proseguire su tratto prativo fino a raggiungere il Passo Fiscalino 2519 m e poi attraverso la mulattiera di guerra il Rifugio Pian di Cengia 2528 m dove lo scenario è mozza fiato , salendo a cima Fiscalina dietro il rifugio si potra ammirare un panorama incredibile sia verso il fondovalle che a 360°. Proseguendo ed allungando il percorso in circa 30 minuti sipotrà raggiungere il Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m.
Ritorno
Per il ritorno si può fare dallo stesso oppure proseguendo con il sentiero 102 verso forcella di Cengia 2522 m, e poi fino al Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m. passando per i laghi dei piani , poi si scende sempre attraverso il sentiero 102 Val Sassovecchio e scendere così fino al Rifugio Fondovalle 1548 m.
Cenni storici
l’8 giugno 1915 una compagnia di Alpini sale ed occupa con un plotone il passo Fiscalino , le Crode Fiscaline ed anche il Pulpito senza trovare resistenza si spingono con una pattuglia verso il Rifugio Zsigmondy-Comici lo trovano sgombro , verso le 20 si vedono alcuni grossi pattuglie austriache salire verso Forcella Giralba con alcuni colpi di artiglieria vengono dispersi e costretti a retrocedere , nel frattempo pare da alcune voci che gli italiani abbiano già occupato sia la Lista che il Rifugio Zsigmondy-Comici, così mandano Innerkofler , Piller e Rogger a controllare , salgono quindi a cima Undici ma il maltempo continuo gli impedisce di vedere bene ma in alcuni squarci riescono ad raccogliere dati sulle posizioni italiane. Nello stesso giorno nella testata della Valle si scontrano 2 pattuglie italiane con 2 austriache , inseguendole e mettendole in fuga , tre morti e tre gravemente feriti tra gli austriaci. Il giorno 9 gli Alpini occupano la forcella Cengia collegandosi cosi con gli altri che già presidiavano la zona del Passaporto . il 10 una pattuglia di alpino s’imbatte in una austriaca che sta salendo da Moso , 5 morti e gli altri si disperdono. L’11 gli alpini avanzano fino ad occupare la Lista cosi da sorvegliare l’intera zona , verso sera molti movimenti austriaci che trasportano materiali in direzione della terrazza ovest di cima Undici. Il 12 giugno l’eliografista alpino scorge un austriaco dal Pulpito che segnala attraverso l’alfabeto morse ” siamo completamente circondati dal nemico ci occorrono rinforzi ” , l’alpino fa fuoco colpisce il soldato austriaco , altri due occorrono ma cadono anche loro.
Il 24 giugno partono dall’albergo dolomiti 2 pattuglie con due rispettive guide Innerkofler e Forcher , il primo con l’incarico di portare la sua pattuglia oltrepassando la base della Lista 2413 m verso le rocce della Cresta Zsigmondy , si sale in notturna verso le ore 3 la pattuglia inizia le rocce della Cresta con la luna piena portandosi poi sulla Mitria 2788 m, per poter vedere gli italiani sulla Lista 300 metri più bassi . Mentre Forcher con la sua pattuglia sarebbe salito ancora una volta sulla cima una per poter controllare la Croda Fiscalina . La pattuglia di Sepp Innerkofler inizia a sparare sugli alpini che subito nn hanno capito cosa stesse accadendo, poi si sono messi a colpi di artiglieria verso gli austriaci , Sepp fu schivato di poco , arriva un secondo colpo a circa 10 metri sopra la pattuglia , ma austriaci si sono messi al sicuro le granate arrivano a circa 6-8 metri da loro . Allora Sepp chiese al tenete di proseguire lui solo per poi vedere se possibile anche gli altri . Saltando giù nel canalone una granata scoppia poco lontano dalla sua testa , comincia il fuoco di fucileria, venne la nebbia e potremmo finalmente muoversi , scendendo poi dal Vallon del Popera . Nel frattempo un grosso pattuglione austriaco è riuscito verso l’albeggiare a raggiungere le guardie italiane attestate sull’alta val Fiscalina , colte a fucilate furono costrette a ritirarsi abbandonando armi , munizioni e ferito.
Dopo essere saliti ad Auronzo , oppure a Cortina d’Ampezzo, si sale fino al Lago di Misurina poi si prosegue verso Dobbiaco fino a raggiungere e superare il lago di Landro, appena giunti al Hotel Tre Cime si trova sulla destra un ampio posteggio a pagamento che permette di imboccare diversi sentieri che salgono sia sul monte Piano 2306 m e Piana, che anche sulle Tre Cime di Lavaredo . Lasciata l’auto si prosegue per il sentiero interessato.
Descrizione
Questo sentiero è forse il più bello e panoramico che porta sul monte Piana 2324 m passando per il monte Piano 2306 m forse è uno dei piu antichi basti pensare che la ferrata sulla parte alta è stata ideata e costruita nel 1916 per poi essere risistemata nel 1980 , inizialmente piano salendo sul letto del torrente per poi attraverso le prime tracce di mulattiera sale zigzagando aumentandone poi la ripidità e presentando alcuni tratti con corda in acciaio fattibile anche senza imbrago, il panorama verso la valle e molto bello ed ampio su buona parte della sua estensione , man mano che si sale si restringe leggermente fino ad incontrare un punto poco lontano dalle creste in cui si trova un piccolo cimitero austriaco , e dove si possono scorgere sulla sinistra verso la val della Rienza , continuando poi a salire si raggiunge un tratto di via ferrata in cui è indispensabile l’imbrago ma è raggirabile sulla destra, per poi ricongiungersi quasi sulla vetta dove nel versante della Valle si scorge la centrale elettrica e l’arrivo della teleferica che parte dalla Val di Landro, numerose le postazioni ancora intatte prima di raggiungere la vetta del monte Piano , dove si trova anche la Croce di Dobbiaco.
Il rientro da questa via può essere fatto dal sentiero del turista che parte dalla Forcella dei Castrati e scende dallo stesso versante. Oppure dal versante opposto verso la val dei Castrati attraverso il sentiero 111 per poi entrare nel 108 della Val Rinbianco e poi attraverso il 102 della Valle della Rienza , raggiungendo così il punto di partenza .
Cenni storici
Il sentiero dei pionieri , fu tracciato molto prima del 1915 dall’esercito austroungarico per poter salire e fortificare il confine visto che passavo dalla forcella dei Castrati separando così il monte Piano (austriaco) dal monte Piana (italiano) , questo tracciato venne poi affiancato da una teleferica e un gruppo di baraccamenti per le truppe compreso anche un ospedale da campo ed una centrale elettrica, per alimentare i compressori per i martelli pneumatici usati per scavare il complesso sistema di trincee in quota, venne poi abbandonato per un lungo periodo , poi nel 1980 fu riaperto e mantenuto sempre nelle condizioni attuali.
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
Il sentiero dei Kaiserjäger parte davanti al museo dei Tre forti Val Parola molto bello , panoramico e con un terreno molto vario , presenta alcuni passaggi attrezzati, sale dapprima in un tratto prativo che porta dentro alle trincee di testa verso il Passo Falzarego esattamente, davanti al famoso Sasso di Stria , fulcro importantissimo e strategico delle forze austroungariche , superato un grosso groviglio di trincee e ricoveri, posizionati a vista verso il passo, il sentiero prende una salita ripida anche se con molti zig zag rendendola così più dolce fino ad arrivare ad un pezzo attrezzato con corda in acciaio, ed una passerella, si sale fino a raggiungere una postazione in galleria ristrutturata , posizionata poco sotto la Cengi Martini . La quota inizia a farsi importante, ed anche il terreno diventa più impegnativo, ma sempre molto panoramico ed incredibile passando sotto le cengie di quota fino a rientrare verso il Rifugio Lagazuoi attraverso le creste in un scenario quasi lunare .
Ritorno
Per il ritorno per il completamento di questo magnifico percorso museale a cielo aperto, rimane la galleria del Lagazuoi ovvero la Galleria degli Alpini che passa dentro il Lagazuoi e presenta una ricostruzione storica dei baraccamenti , feritoie e trincee fino a raggiungere in fondo alla valle il Passo Falzarego . Può essere usato per il rientro il 401 che passa attraverso la forcella Travenànzes, per poi attraverso il 402 si scenderè fino a raggiungere il Passo Falzarego . Altro sistema è quello di usare la funivia che porta direttamente al posteggio del Passo ,
Cenni storici
Il Sentiero dei Kaiserjäger prende il nome dai soldati austro-ungarici ovvero i cacciatori imperiali, originari principalmente del Tirolo , anche se non specificatamente truppe da montagna, ma hanno imparato presto a combattere in alta quota, venivano schierati dove c’era bisogno di truppe scelte, vista la loro tenacia e fedeltà alla monarchia.
Lo sbarramento difensivo austriaco nell’area del Lagazuoi era costituito da un sistema di trincee scavato sul passo Valparola, la cosiddetta postazione Vonbank da cui si poteva sorvegliare il Passo Falzarego ed i cui resti ben conservati si incontrano ancor oggi alle pendici del Lagazuoi, In quota vi erano da un lato le postazione sul Sasso di Stria , e dall’altro gli appostamenti sulla cengia del Lagazuoi saldamente in mano ai Kaiserjäger.
Il sentiero dei Kaiserjäger fu costruito dalle truppe austro-ungariche come accesso sicuro dal passo alle trincee austriache e alle postazioni in vetta per rifornire le truppe stazionate sul Lagazuoi di viveri, munizioni e combustibile pari al peso di ogni soldato. Per due anni e mezzo, i Kaiserjäger hanno risalito la montagna su questo ripido sentiero attraversando un ponte sospeso lungo ca. 10 m e alto 25 m.
Mentre gli Alpini occupavano la Cengia Martini nella parete sud del Lagazuoi e la trasformarono praticamente in una fortezza. Tutti i tentativi dei Kaiserjäger di stanare gli italiani da lì, fallirono. Nemmeno l’esplosione di quattro mine austriache sulla cengia diedero i risultati tattici sperati.
Cengia Martini
Tra il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di Alpini occuparono la cengia posta a metà della parete del Piccolo Lagazuoi. L’occupazione era stata preceduta da numerose ricognizioni notturne sul posto, attraverso un terreno roccioso molto aspro e difficile, nelle immediate vicinanze delle posizioni austriache. Così, sotto il comando del maggiore Ettore Martini, gli Alpini riuscirono ad occupare la Punta Berrino, lo spigolo roccioso che si protende in avanti a est dell’Anticima e a occupare e ad attestarsi sulla cengia che attraversa la parete meridionale del Piccolo Lagazuoi da ovest a est.
Questa cengia si rivelò essere una posizione privilegiata per colpire la postazione Vonbank austro-ungarica a difesa del passo di Valparola, una vera spina sul fianco degli Austriaci perché consentiva agli italiani di colpire dall’alto le trincee del passo.
Circa 140 uomini erano addossati su questa cengia dotandola di camminamenti, cucine, mensa, magazzino, telefono, stazione teleferica, posto di medicazione, fucina, falegnameria, fureria.
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
Questo percorso molto difficile in salita , ma uno dei più belli in questo gruppo montuoso ,permette panorami incredibili , circondato da alcune delle montagne più belle in assoluto , Tofane Averau e Nuvolau , Sasso di Stria , 5 Torri , teatri di grandi contese belliche del 1915-1918 . Si sale dal piazzale della funivia a Passo Falzarego 2105 m per il sentiero 402 , per poi sotto le rocce strapiombanti del Lagazuoi girare sulla sinistra ed entrare nel percorso della galleria dapprima transitando anche per la cengia Martini ed altre postazioni con un occhio di controllo verso il Sass de stria , postazione austroungarica di confine , si prosegue la salita dento in una galleria in cui è indispensabile la lampada frontale , recentemente risistemata e ricostruite alcune sue parti come da origine nel periodo bellico , non si può che rimanere impietriti da questa opera di grande impatto emozionale un opera di grande ardimento che porterà l’escursionista in quota al Lagazuoi , dentro aquelle trincee a cielo aperto in un panorama incredibilmente unico, tempo meteorologico permettendo , meglio se viene fatto in discesa , dopo essere saliti per il sentiero dei Kajsejager situato sul versante opposto partendo dal Forte di Val Parola ora adibito a museo .Per la discesa è anche possibile scendere dal 401 che parte da sotto il rifugio e scende verso forcella Val Travenànzes , una delle più belle e lunghe valli del panorama dolomitico , per poi rientrare sul 402 e raggiungere l’auto.
Cenni storici
Il Piccolo Lagazuoi fa parte della Catena del Fánis a ridosso della quale si apre la selvaggia e contesa Val Travenànzes: una delle porte che l’esercito italiano doveva sfondare per poter avanzare verso il Tirolo. Nei ventinove lunghi mesi fra il maggio 1915 e l’ottobre 1917 il Piccolo Lagazuoi rappresentava un importantissimo baluardo che sbarrava il Passo Falzarego ed il sottostante Passo di Valparola e fu fortemente conteso dagli eserciti opposti che martoriarono la montagna con caverne difensive, gallerie di mina e postazioni per l’artiglieria. Fra le varie opere belliche realizzate, c’è la tortuosa Galleria del Piccolo Lagazuoi, un’opera che sfocia nello straordinario villaggio aggrappato alla roccia della famosa Cengia Martini . Ai piedi della montagna, poi, vi si contrappone la sottostante postazione Vonbank con le sue sei potenti linee di reticolati.
La galleria, come d’altronde tutto il museo all’aperto, è oggi percorribile grazie ai lavori di ripristino da parte degli Alpini e dai soldati austriaci e tedeschi in una sorte di comunione nel voler mantenere vivo il ricordo di questa atroce guerra.
Durante il corso della prima guerra mondiale, tra il 1915 e il 1917, il Lagazuoi fu teatro di aspri scontri tra le truppe italiane e quelle austroungariche , che costruirono complesse reti di tunnel e gallerie scavate all’interno del Piccolo Lagazuoi e tentavano a vicenda di far saltare in aria o di seppellire le posizioni avversarie con il metodo della guerra di mine.Tra il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di alpini occuparono alcune posizioni sul versante sud del Piccolo Lagazuoi, tra le quali una sottile cengia ribattezzata Cengia Martini in onore a Ettore Martini , che attraversa la parete da ovest a est ed era strategicamente importante, mentre le posizioni austro-ungariche si trovavano sulla sommità del monte. Per cacciare gli avversari da queste posizioni, fortificate e scavate nella roccia, gli austriaci fecero esplodere tre mine, la più potente delle quali il 22 maggio 1917 fece saltare in aria una parte della parete alta 199 metri e larga 136. Nonostante ciò, le posizioni italiane sulla cengia non vennero abbandonate. A loro volta gli italiani scavarono una galleria di duecento metri di dislivello all’interno della montagna, fino all’anticima del Piccolo Lagazuoi; il 20 giugno 1917 fecero brillare sotto di essa 32.664 chili di esplosivo e successivamente, attraverso la galleria, occuparono ciò che ne rimaneva. Il cratere provocato da quest’esplosione è tuttora individuabile. Dopo la battaglia di Caporetto gli italiani si ritirarono da tutte le loro posizioni e le operazioni militari nella zona ebbero fine.
Questa fantastica via ferrata parte dal Rifugio Locatelli 2405 m , oppure dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m , ovviamente bisogna dormire in rifugio , si potrebbe dormire e partire anche dal Rifugio Comici 2224 m oppure al rifugio Carducci 2297 m ma che da questi si dovrà procedere all’avvicinamento fino alla forcella Pian di Cengia , di circa 1h-1h30 . Resta inoltre da sommare il tempo per raggiungere il rifugio da dove si vuole partire , il mio consiglio è di salire sul Rifugio Pian di Cengia dove in 15 minuti si può raggiungere la Forcella Omonima.
Descrizione
Percorso molto bello , panoramico e in certi versi impegnativo essendo lo stesso attrezzato , ho preferito dormire al Rifugio Pian di Cengia 2528 m , raggiungendo poi prima la forcella Pian di Cengia e poi attraverso il sentiero 101 il Rifugio Locatelli 2405 m, dove si imboccherà la via per salire al Paterno , un primo tratto semplice senza corde , dove si percorre una galleria del periodo bellico 1915-18, per poi attraverso una via attrezzata salire sulla vetta , esiste anche la possibilità di salire anche dalla Forcella Lavaredo 2454 m , ma non è altrettanto importante e panoramico se non che nel primo tratto prima di entrare nel lato interno del vallone che sale nella forcella del camoscio. Raggiunta la Forcella del Camoscio, si risale un ultimo tratto di corde che porta nel pianoro detritico del Paterno 2744 m , finalmente la croce nella sua grandezza, si prosegue scendendo fino allla Forcella dei camosci per poi attraverso il sentiero delle forcelle porta direttamente alla forcella pian di Cengia, attraverso altri spezzoni di via attrezzata con passaggi interessanti e panoramici verso l’alpe dei Piani, questo itinerario molto importante sotto il profilo storico dove le caverne e fortificazioni furono molte vista la sua importanza strategica.
Risalendo mi ricordo la prima mia salita su questo monte, giugno del 1987 dove dopo aver dormito al rifugio Auronzo nel campo Estivo della compagnia Genio Guastatori Cadore , avevo 20 anni salimmo con le corde dalla Forcella Lavaredo , con il coro della Cadore a seguito giungemmo così sulla vetta dove in una piccola sosta il coro intonò Signore delle cime , in un tempo nebbioso e piovoso, una catena di emozioni che non dimenticherò mai , così dopo 34 anni ci volli risalire .
Cenni storici
I primi scontri 24-26 maggio 1915
Non era ancora giunto l’inizio della guerra in questo luogo , ma i preparativi sulle due forcelle erano in preparazione , verso le 8.45 un grosso rombo dal monte Piana e dal Monte Rudo che gli austriaci avevano trasformato in fortezza , partono i primi due colpi , il terzo shrapnel colpisce in pieno due alpini, i primi caduti sul fronte del Cadore, un forte sibilare di granate mentre il 25 maggio una granata colpisce in pieno la casermetta sui piani di Lavaredo , è il momento di rispondere , sulla casermetta delDreizinnenhütte sventola la bandiera della Croce Rossa , gli italiani sono convinti che sia una copertura per un deposito di munizioni e qualcos’altro , e si apprestano a portare l’artiglieria sulla Forcella Lavaredo e aprono il fuoco , dopo alcuni colpi rettificano il tiro ed al quinto colpo lo centrano in pieno incendiandolo ; sul Paternò la Guida alpina della val di sesto Sepp Innerkofler con Andreas Piller per poter controllare la precisione del tiro austriaco sulle posizioni italiane , mentre vede con amarezza che la sua casa arde colpita dal quinto colpo d’artiglieria italiana, e lui il proprietario del Dreizinnenhütte sorto nel 1882 che ha fatto la storia dell’alpinismo dolomitico.
La mattina del 26 maggio si intensifica il fuoco di artiglieria costringendo gli alpini a cambiare la posizione in forcella Lavaredo , dal monte Piana l’osservazione italiana vede un plotone austroungarico che sotto il crestone del Paterno cercano di salire sulla Forcella , si posizionano sulle finestre e costringono allo scoperto il piccolo presidio italiano ed a mantenere salda la posizione mentre i rinforzi arrivano e si apprestano ad un attacco sulla forcella che farà arretrare gli austroungarici . Ci furono 3 morti austroungarici , che furono lasciati sul posto, continuarono i movimenti di quei puntini neri visibili sulla neve per più di due settimane , una notte gli alpini scendono e trasportano i tre morti , seppellendoli sotto la Forcella Lavaredo con l’onore alle armi a compagnie riunite .
Qualche giorno dopo un plotone di alpini raggira la Croda del Passaporto in piena bufere sale sulla forcella omonima già abbandonata dal nemico , il 29 maggio gli italiani riescono a fare un presidio stabile in vetta al Paterno 2744 m, riescono faticosamente a portare un cannone da montagna sulla forcella del Camoscio dove comincerà presto a fare fuoco sulle posizioni austriache della Torre di Toblin.
Episodio del Paterno 4 luglio 1915
Una situazione che preoccupa molto il comando austroungarico per le posizioni strategiche conquistate dagli italiani , forcella del Passaporto, la cima del Paterno , Forcella del Camoscio e del Pian di Cengia, verso la metà di giugno viene incaricato il Feldmaresciallo Goiginger per studiare la situazione di un possibile attacco , mentre dovrebbe effettuare l’attacco il capitano Von Jaschke che comanda un battaglione di Landshutzen che conoscendo bene la zona si dichiarerà contrario ed in fatti verrà rimosso e sostituito dal Capitano Von Wellean che valuta l’operazione fattibile , ma non aveva alcuna conoscenza di compiere un azione militare su un luogo come questo ed in queste condizioni , appena vide le condizioni inorridì , mentre la guida Forcher era favorevole , Sepp Innerkofler era moto perplesso ritendo difficoltosa qualsiasi operazione sulla vetta presidiata dal nemico .
Sono in sei, volontari di guerra, quattro più che cinquantenni, guide rinomate della Val di Sesto (Sepp Innerkofler, Hans Forcher, Andreas Piller, Benitius Rogger). Hanno ricevuto l’ordine di arrampicarsi sul Paterno e di occuparne la cima. Sono armati di moschetto e di granate a mano. Escono da una baracca presso la Dreizinnenhütte devastata dall’incendio. Esce con essi il pattuglione guidato dal Christl, fratello del Sepp. Le Tre Cime si levano spettrali nella notte, inargentate pallidamente dalla luna, stagliate nel cielo terso. Si tuffano nel buio e nel silenzio. Nella notte fonda un ragazzo, il figlio del Sepp, staccate le braccia dal collo del padre, resta là, fermo, fissando a lungo quel buio dove la cara figura è scomparsa; poi si scuote, si volta, corre, come d’accordo col padre, verso la Forcella di San Candido … ad attendervi spasmodicamente l’alba: per vedere. I sei e il pattuglione passano presso la Salsiccia (il Frankfurter Wurstel) e imboccano il canalone ghiaioso che scende dalla Forcella del Camoscio. Procedono furtivi, lenti, per non smuovere sassi che possano destare l’allarme. Nell’alto delle ghiaie il Christl col suo Battaglione si ferma, resta in attesa degli eventi. I sei calzano gli scarponi da croda e attaccano la parete del Paterno. Salgono sicuri nel buio; conoscono perfettamente la via. È quella “Via nord-nord ovest” che lo stesso Sepp nel 1896 ha percorsa per primo e ripetuta innumerevoli volte. Salgono da un’ora: sono quasi in cresta. Sopra Cima Undici si diradano sempre più le stelle, spunta e si dilata un pallido chiarore: l’alba. Giungono sulla cresta. L’alta vetta del Cristallo s’indora. Un rombo e un sibilo alto: è il Monte Rudo che spara. Altri due rombi e due sibili più bassi: è ancora il cannone austriaco che rettifica il tiro. Un quarto rombo e un fragore di roccia colpita e frantumata. Il tiro è aggiustato, subentra di nuovo il silenzio. Ora i sei salgono uno dietro l’altro, per il filo della cresta. Da Forcella Pian di Cengia gli alpini scorgono le sei sagome nettamente profilantisi nel rosso del cielo. È l’allarme. Mentre i sei escono in parete ovest, si svegliano i pezzi e le mitragliatrici di Lavaredo. Pronte rispondono tutte le mitragliatrici austriache. Sopra il frastuono rombano i cannoni del Monte Rudo, un mortaio del Sasso di Sesto, un pezzo da 80 che sembra appostato nei pressi della Forcella di Toblin, un obice da 105 che dalla Torre dei Scarperi spara insistentemente contro la Forcella Pian di Cengia. E quelli sempre si arrampicano, a scatti, a sbalzi, si appiattano dentro ogni cavo, dietro ogni costola … Una scheggia rimbalza sulla fronte del Sepp; gli si riga la faccia di sangue, gli si offuscano gli occhiali, e continua a salire. Una pietra colpisce Forcher in fronte, sanguina, e continua a salire. Hanno quasi raggiunta la cima. Come ad un segnale d’un tratto, al frastuono, alla raffica ininterrotta di pallottole e schegge, succede un assoluto silenzio. In tutta la valle, su tutte le forcelle, sulle cime, di qua e di là delle trincee, si stende uno stato spasmodico di attesa. Si è scorto là in alto un uomo: è lassù, lento, che ascende. Eccolo, è giunto a dieci passi dalla cima. Si fa il segno della croce e con ampio arco di mano lancia la prima bomba oltre il muretto della vedetta della cima. Lancia la seconda e poi la terza. D’improvviso appare, dritta, sul muretto della vedetta della cima, la figura di un soldato alpino, — Piero De Luca del battaglion Val Piave — campeggiante nel tersissimo cielo, alte le mani armate di un masso, rigata la fronte di rosso da una scheggia della prima bomba. «Ah! No te vol andar via?». Prende giusto la mira, scaglia con le due mani il masso. Il Sepp alza le braccia al cielo, cade riverso, piomba, s’incastra nel camino Oppel, morto.
La galleria del Paterno
Ideatore di questa Galleria fu il Generale Segato , fu scavata per poter raggiungere il Sasso di Sesto conquistato dagli italiani anche nelle ore diurne riducendo cosi l’esposizione al fuoco nemico , di evitare la parte sotto il paterno soggetto sempre a valanghe , e con le feritoie poteva essere punto di osservazione verso la forcella Lavaredo, gli austriaci tentarono di impedirne i lavori e di riconquistare il Sasso di Sesto l’imbocco veniva dalla selletta della salsiccia attraverso una scala , mentre il pezzo che partiva dal Cadin del Passaporto risulta franato.
Il 21 aprile del 1917 gli austriaci attaccano il sasso di Sesto , dopo un avvicinamento attraverso una galleria scavata sulla neve impiegando circa due mesi , assaltano ed annientano il presidio italiano conquistando così il Sasso di Sesto.
Gli italiani iniziano il fuoco di artiglieria dal Paterno e fuoco delle mitragliatrici , uccidendo buona parte degli austriaci che si vedono perduti non conoscendo il complesso sistema labirintico , non riescono ad uscire senza munizioni combattono all’arma bianca , a mezzogiorno il Sasso è stato sgomberato dagli austriaci , drammatico è il racconto dall’aspirante ufficiale Von Lachmuller :
La nostra situazione appariva ormai solida e inattaccabile; ma si verificarono due fatti del tutto imprevisti. D’improvviso, senza che alcuno potesse comprendere come, i meandri più reconditi del sasso di Sesto ci apparvero stipati di italiani. Indubbiamente dovevano esserci, alla base del Sasso, una o più caverne, che non erano state individuate dai nostri quando lo avevano occupato nell’oscurità della notte e dalle quali al mattino gli italiani riuscirono a penetrare e le posizioni perdute. Che valeva, se ora qua ora là, noi riuscivamo a occludere con sacchi di sabbia l’imbocco di una galleria e ad appostarvi uno o due uomini per abbattervi ogni italiano che entrasse? Il sasso di sesto ci appariva come il labirinto di una tana di talpe, nel quale progressivamente penetravano e si distribuivano nemici. Più di metà della nostra piccola guarnigione era già caduta nelle loro mani. E poi venne la seconda cosa, o meglio non venne: chè, per quanto guardassimo verso la nostra linea, non si vedevano raggiungere i rinforzi sospirati, nè per la galleria, nè per il dosso nervoso. Sempre più infuriava il lancio delle granate e il fuoco dei fucili nelle viscere del Sasso è sempre più finivamo respinti verso le cima…
Fonte storica tratta dal Libro “Guerra in Ampezzo e Cadore” Antonio Berti , A cura di Tito e Camillo Berti , edizioni Mursia