La Grotta Cascata del Varone è una vera e propria rarità geologica. Facciamo un salto indietro di qualche decina di migliaia di anni e ricostruiamo la sua vicenda. il grande ghiacciaio quaternario del Garda sta scomparendo. Il suo lento ritirarsi ha dato origine alla valle del basso Sarca-Lago di Garda. Il suo movimento ha piallato, in misura minore, anche le secondarie valli laterali (come quella di Ballino-Tenno). Una volta scomparso il ghiacciaio, le acque torrentizie hanno avuto la strada sgombra per defluire e operare un’erosione più energica. Queste acque dunque precipitavano dalla valle di Tenno-Ballino e sfociavano nella sottostante conca di Riva.
Il salto di questa antica cascata avveniva molto più a valle rispetto al punto dove si trova oggi. La parete (in termini tecnici la “soglia”) della Valle di Tenno-Ballino era spostata molto più avanti. Diciamo che l’acqua precipitava allora dove oggi c’è l’ingresso alla Grotta. La “forra” non si era ancora formata. Nel corso dei secoli, circa 20.000 anni e forse anche più, l’acqua ricca di sabbie, ciottoli e ghiaie venne erodendo la roccia della “soglia” (cioè, appunto, della parete).L’erosione naturalmente aveva effetti diversi a seconda della durezza della roccia e seguiva anche le pieghe originarie della pietra, insistendo maggiormente dove incontrava qualche cavità. Inoltre, se all’inizio l’erosione era lenta, una volta formatosi un solco, l’opera di incisione si faceva più rapida perché si concentrava maggiormente su questa linea.Nelle rocce dure come queste del Varone (calcare giurese), l’erosione si manifesta sempre con incisioni strette e profonde. Le acque ricche di sabbia, precipitando, creavano dei vorticosi mulinelli. Questi, pieni di particelle di sabbia in sospensione, agivano come una mola trapanante sui fianchi della nascente forra, approfondendola sempre di più.
Il lavoro di erosione continua tutt’oggi a una media di circa due millimetri l’anno.Il bordo (cioè la traiettoria) del salto venne cosi via via arretrando verso monte. Di conseguenza anche i mulinelli si spostarono verso monte, cioè più in profondità.
La Grotta del Varone è un esempio perfetto di “erosione regressiva delle cascate“. Significa che il lavoro di escavazione, che avviene sulla parete della cascata, la porta ad arretrare sempre di più. Naturalmente nel corso di questo modellamento si verificarono di tanto in tanto crolli di alcuni lastroni in bilico, oppure di pietre o di ammassi di detriti.Oggi la “forra” si addentra per 55 metri nella parte della Grotta inferiore, mentre in prossimità della Grotta Superiore la gola raggiunge una profondità di 73 metri. Il salto della cascata raggiunge in totale i 98 metri di altezza.
L’INAUGURAZIONE UFFICIALE
Le cascate di Riva del Garda vennero inaugurate il 20 giugno 1874, con una solenne cerimonia alla presenza di un padrino d’eccezione: il Principe Nicola di Montenegro, che si trovava in villeggiatura sul Lago di Garda in quel periodo. L’inaugurazione fu un grande avvenimento per Riva: vi parteciparono naturalmente tutte le autorità, a cominciare dall’allora podestà Vincenzo Colò, e venne vissuta da tutti i cittadini rivani come una gran festa e ricordata a lungo nel tempo.Da allora la Cascata del Varone divenne una visita immancabile in occasione di ogni avvenimento ufficiale, dove gli ospiti di turno venivano accompagnati a visitarne le peculiarità e bellezze.
GROTTA INFERIORE
Da qui si osserva la cascata nella sua fase finale. Il ‘secondo punto di osservazione è 40 metri più in alto ed è la grotta superiore dalla quale si può ammirare la cascata nel pieno della sua caduta. L’androne che ci si presenterà davanti è uno squarcio nella roccia; anche se l’impressione è quella di trovarsi dentro una grotta, va precisato che in realtà si tratta di una strettissima ed alta forra, una gola insomma scavata dentro la montagna dalla furia delle acque. Nel corso dei secoli, circa 20.000 anni fa, l’acqua ricca di sabbie ciottoli e ghiaie venne erodendo le rocce della parete arretrando così il bordo del salto verso monte. Oggi la forra si addentra per 55 metri dall’entrata, ma in alto, in corrispondenza del poggiolo superiore, la gola raggiunge una profondità di 73 metri. Il salto della cascata raggiunge ii totale 98 metri. La gola è caratterizzata da rocce fortemente stratificate; sono calcari del giurese medio (solo alla sommità si riscontra’ qualche lembo del giurese superiore). La stratificazione è fortemente orientata entro monte, sono rocce molto dure; calcari contenenti della silice finemente diffusa. Un’osservazione attenta la merita pure lo strato di superficie della roccia in prossimità del primo faretto. Una bianca concentrazione calcarea simile ad una colata di “castelli di sabbia” ricopre e ingentilisce la roccia. Alcuni.di questi “merletti” hanno formato delle concentrazioni allungate simili a piccole stalattiti o a bianche concentrazioni nastriformi.
GROTTA SUPERIORE
Stiamo per entrare di nuovo nelle viscere della montagna; l’ingresso della grotta superiore è una galleria scavata nella roccia viva nel lontano 1870. Con questo tunnel, lungo 15 metri, ci si porta all’interno dell’imbuto in cui precipita la cascata. E una gola completamente scavata dall’acqua che qui in alto si addentra nella montagna per circa 73 metri, 15 metri in più che nella grotta inferiore. Guardando sul fondo, dove la cascata conclude il suo salto, si vede il laghetto turbolento che raccoglie l’acqua della cascata che successivamente va a scaricarsi nella grotta inferiore. Le rocce danno vita ad una scenografia assai suggestiva. A differenza della grotta inferiore non presentano una stratificazione orizzontale molto accentuata ma sono scavate in figure fantastiche, somiglianti piuttosto a drappeggi di stoffa o ad una tenda scossa dal vento. Notate davanti a voi, guardando dalla “finestra” di de-stra, la formazione rocciosa definita “testa di cavallo”. È alta circa 30 metri. Se osservate attentamente vedrete il muso delinearsi davanti a voi e alzando lo sguardo di una ventina di metri scorgerete la testa allargarsi nella sua forma completa e le ombre degli occhi. Sporgendovi invece dal ponticello, sulla destra, scendendo con lo sguardo lungo lo strapiombo vedrete l’uscita dell’acqua nella grotta inferiore. Sporgendovi dallo stesso ponticello, sulla sinistra, osserverete il pauroso canalone scavato dalla cascata ed in basso la passerella ed il camminamento della grotta inferiore.
UN LAVORO DI 20.000 ANNI
Il lavoro per rendere visitabile la cascata ed il parco è iniziato circa un secolo e mezzo fa, con la costruzione delle prime infrastrutture. Prima di allora (1874), infatti, la cascata non era visitabile, non c’erano i camminamenti che oggi permettono di addentrarsi ed arrampicarsi lungo la montagna. C’erano soltanto dirupi scoscesi e la cascata non era accessibile se non risalendo il torrente direttamente in acqua oppure, nel caso della grotta superiore, calandosi appesi ad una corda, ammesso naturalmente che si fosse degli scalatori provetti. Oggi grazie ai sentieri e ai ponticelli, alle balaustre e alle scale a tornanti e soprattutto al tunnel tu che ci permette di entrare all’interno della montagna nella grotta superiore, questo imponente spettacolo della natura è visitabile da tutti. Di cascate ne esistono a migliaia in giro per il mondo, ma poche volte succede che alla formazione della cascata si accompagni il formarsi di una grandiosa forra ugola, come è avvenuto qui a Varone. Un lavoro di erosione che è durato la bellezza di oltre 20.000 anni.
CONTATTI
Località le Foci 3, 38060 Tenno (TN)
Tel e Fax: +39 0464 521421
Email: info@cascata-varone.com