Tempo di percorrenza dell’anello : 6h00
Dislivello totale: 1090 m
Distanza : 16 km
Quota massima raggiunta: 2523 m
Sentieri impiegati : 434 – 435 – 431
Come Raggiungere
Si sale da Cortina verso il Passo Falzarego , dopo alcuni km si incrocia il bivio con il passo Giau , lo si imbocca e si sale fino ad incontrare una stradina sterrata sulla sinistra con un cartello indicativo da dove parte il sentiero che sale verso i Lastoi , presso la località Ponte Peziè de Parù . Si lascia l’auto e si prosegue a piedi.
Descrizione
Questo percorso ad anello molto bello e panoramico , si sale attraverso il sentiero 434 che parte da una stradina a Ponte Peziè de Parù 1512 m , subito fin dall’inizio sale ripido in una stradina forestale molto ripida , il sentiero mostra nonostante la folta vegetazione scenari visti già ma da angolazioni molto diverse , il bosco è incantato , un sottobosco incredibilmente bello , il sentiero non molla mai fino a raggiungere la quota di 1876 m , dove troveremo dapprima il Cason del Formin , e un primo bivio che sale con il 437 dal Ponte de Recurto , qui noi cambieremo sentiero imboccando il 435 che ci fa entrare nella Val de Formin , divenendo anche meno ripido , mentre il 434 porterebbe direttamente al lago di Federa e al Rifugio Croda da lago Palmieri 2046 m attraverso la Val Negra . Proseguendo sul 435 , lo stesso si inerpica in tratti ancora boschivi e si iniziano a vedere la creste della Croda , iniziando con le Ciadines , poi Croda Bassa da Lago , mentre il sentiero prosegue tra massi detritici di notevoli dimensioni ed ancora qualche tratto boschivo , per poi uscire definitivamente dal bosco e salire su alcuni ghiaioni con discreta pendenza , raggiunta la quota 2300 circa appariranno nella loro vastità i Lastoi del Formin con scenario che varia dal lunare dei Lastoi a distese prative di un verde incredibile , si sale ancora calpestando queste pietre erose dal tempo , che fanno vedere scenari non visibili in altri luoghi , mentre in lontananza si individuano le creste dei Lastoi , la Ponta del Giau , il Gran Diedro ed infine più in alto e lontano la Ponta dei Lastoi del Formin a 2657 m , , mentre leggermente più a sinistra lo Spiz de Mondeval 2512 m , mentre noi raggiungeremo la forcella Formin 2463 m , una pausa per ammirare l’enorme bellezza e grandezza di questo luogo , da perdere gli occhi nel vedere la distesa prativa subito sotto alla Forcella , si scende ora sempre dal 435 per raggiungere forcella Ambrizzola 2274 m , dove diversi sentieri saliranno a raccordarsi con il nostro , ora da forcella Ambrizzola imboccheremo il 434 attraverso una mulattiera , con a destra una prateria dedicata al pascolo del bestiame ,passando sotto le Creste della cima Ambrizzola e la Croda da Lago , un paradiso che ricolma in quel lago di Federa a fianco del Rifugio Palmieri Croda da Lago 2046 m un luogo dove il tempo pare si sia fermato e la mente potrà vagare in quelle praterie che non conoscono il tempo , una sosta magari per il pranzo e d’obbligo anche se poi la mente da li non vorrà più scendere . Si costeggia il lago imboccando il 431 anzichè il 434 che porterebbe in poco tempo a quella mulattiera ripida dopo il Cason del Formin , mentre il 431 scende meno ripido e porterebbe fino al rifugio Lago D’Aial , si scende abbastanza dolcemente in un sottobosco incantato con alcuni tratti un po più pendenti , superando anche la palestra di roccia del Becco D’Aial , e a pochi minuti si raggiungera un bivio non segnalato a sinistra , mentre a destra prosegue il 431 , si imbocca a sinistra su una stradina forestale che ti permetterà di raggiungere la ciclabile ovvero il 406 e poi in circa 25 minuti , il bivio con il 434 , dove tenendo la destra e superato il ponte avremo chiuso l’itinerario e raggiunto Ponte Peziè de Parù 1512 m, un bellissimo ed unico percorso nel suo genere , nella sua bellezza e varietà di scenari che avremo incontrato in questo nostri viaggio.
La leggenda di Merisana
Nella Val Costeàna c’è una collina che un tempo si chiamava Col de la Merisana. Poco lontano vi scorre il Ru de ra Vèrgines, Torrente delle Vergini. I vecchi ampezzani raccontavano che avesse quel nome perché abitato dalle Ondine, abitatrici di acque e boschi, che sul mezzogiorno d’estate uscivano dal ruscello. La loro regina si chiamava Merisana e la sua sovranità si estendeva da monte Cristallo fino alle montagne azzurre dei Duranni. Gli alberi si chinavano e le ubbidivano, le onde si abbassavano quando si avvicinava a riva, aveva un grande potere ma era infelice: il pensiero che vi fossero sulla terra infinite creature sofferenti e non poterle aiutare rattristavano il suo cuor pietoso.
Accadde che il Rej de Ràjes (il Re dei Raggi) del regno dietro l’Antelao si fermò un giorno presso il torrente e gli parve di sognar ad occhi aperti scorgendo, per un solo istante, il dolce viso di Merisana. Passò un intero anno col pensiero di quel “sogno”, finché non ne parlò col re dei Lastojères che gli disse che non era un sogno ma sarebbe bastato andar a mezzogiorno per vederla. Così riuscì a conoscerla e parlarle e dopo solo sette giorni le chiese di sposarlo. Lei rispose ch’era ben felice di farlo, ma non poteva celebrar nozze finché ci fossero stati al mondo tanti infelici: prima avrebbe dovuto trovar modo di render tutti lieti. Nessun uomo avrebbe dovuto bestemmiare, né le donne lamentarsi, né i bimbi piangere, né gli animali soffrire. Il re si consultò coi suoi saggi ma non era fattibile. Dovette tornar indietro a chieder di rinunciare o limitare il desiderio. Merisana allora chiese che valesse almeno per un giorno, ma il re le fece comprendere che nemmeno questo era possibile. Merisana si rassegnò a limitare ancora la richiesta -il mezzogiorno è l’ora che più mi piace. A mezzogiorno ci sposeremo e almeno per un ora tutti saranno felici: uomini e animali, alberi e fiori!- Il re non poteva chiedere di più, così mandò notizia a uomini, animali, alberi e fiori che il giorno dopo ci sarebbero state le nozze del Rèj de Ràjes con Merisana e ogni pena sarebbe stata alleviata. Tutti si rallegrarono e per gratitudine le piante fecero sbocciare i fiori più belli e uomini e animali li raccolsero per portarli a lei. Fiori e le fronde furono così tanti che non si sapeva più dove metterli, così due nani della montagna li raccolsero e fecero un albero, il làrice. L’albero non aveva però vigore vitale, così Merisana si tolse il velo da sposa e lo posò sopra l’albero che inverdì e fiorì.
Il larice è un albero strano. È una conifera ma i suoi aghi non sono sempre verdi e in autunno ingialliscono e cadono come le foglie dei latifogli. Questo accade perché è un albero formato da piante d’ogni specie. Quando in primavera il larice si desta dal sonno invernale è facile distinguere attorno ai suoi rami, rivestiti di teneri sottilissimi aghi, il tessuto lieve del velo da sposa di Merisana.