Voglio dedicare questo post interamente a questo luogo , forse un po magico , ma in ogni caso molto bello e dove si ha quella possibilità di riflettere nel silenzio della terra e della roccia anche se i mille occhi che ti guardano sembrano attendere che tu dica qualcosa . Credo che questa sia molto di più di un’opera d’arte , un luogo unico dove si respirano i valori di un tempo dove la semplicità prende il posto della tecnologia e di quel pseudoprogresso di cui siamo totalmente sommersi . Nella Cava dipinta ognuno potrà riflettere a modo suo nel silenzio di questo luogo
” il rapporto con il silenzio e lo spazio aperto della natura ci aiuta a scoprire la propria identità” Toni Zarpellon
Poi scendendo più in basso si trova la Cava Abitata , si abitata da quei serbatoi di auto fatti a forma di facce che ti osservano e ti scrutano quasi a dire un giorno sarai sommerso dai rifiuti , se l’uomo non sarà capace di tornare indietro mentalmente , per poter andare avanti
Forse e proprio questo che rende unico questo luogo , questo tornare a leggere nel nostro io la nostra identità , io mi limito ad osservare con quella parte di me che rimane attaccata a quello che da sempre ho ritenuto importante e su cui ho basato parte dei Valori della mia Vita .
Mentre girovagavo per le cave , sono tornato indietro ed ho trovato li proprio lui il Maestro Toni Zarpellon , una piccola soddisfazione perche lui mi ha descritto un po come sono nate queste idee nel tentativo quasi di lanciare un grido di allarme che nel progresso non è detto che sia un avanzamento interiore o un miglioramento della vita , ma potrebbe essere frutto del becero capitalismo e consumismo a cui molti sono diventati dipendenti .
Riflessioni
La fantasia trasforma le cose, ma più ancora le persone. E quando un pennello finisce nelle mani giuste, fa quello che al contrario compie un martello pneumatico dentro una cava. Ecco che se la fantasia irrompe, anche una cava dismessa, sfregio di un passato umano recente, può rigenerarsi in quello che diviene un “miracolo d’arte” moderna. Di più, un vero e proprio processo ontologico che per Toni Zarpellon è una rinascita che ha partorito l’originalissima provocazione della sua “Cava Dipinta”. “Ciò che qui per decenni è stato vituperato, scavato e trasformato dall’uomo –spiega l’artista riferendosi all’intimo rapporto che ha con la natura circostante-, per osmosi la cava ora dipinta è una rigenerazione delle forme; e più ancora un tentativo umano di rispondere ad un problema ambientale e civile di grande attualità e necessità!”
Un colpo d’occhio che ti catapulta dal brutto creato, alla bellezza ricreata: “La cava , ingoia tutto anche il peggio di noi. Scesi lungo il costone verde della montagna a strapiombo sulla pianura antistante, il verde degli alberi incornicia il mosaico di colori sgargianti della “Cava Dipinta”, che ritraggono le forme più disparate. Simboli e archetipi, tutti ritratti su pareti e massi dalle forme antropomorfe.Rocce che l’artista oggi non esita a definire come dei “compagni di viaggio. Sono i miei guardiani”.
Verso l’essenziale
“Abbandonai nel 1990 l’idea della tela bianca come spazio, nonché di studio e galleria. Una separazione sofferta la sua, indotta da una personale inquietudine, come mi racconta l’artista, che si intravedeva fin dalle sue prime crocifissioni con le macchine: “Da quelle linee larvali del ’65 che sono state l’ispirazione di tante mie opere postume.” Un periodo buio insomma, che si è concluso con questo sua “folgorante intuizione” che la cava gli ha dato. Oggi il maestro sorride, e ricorda quei “motti dell’animo” come un percorso obbligatorio che gli ha permesso di prendere coscienza per meglio comprendere ciò che siamo ostiamo per diventare noi oggi: “Quando giunsi quassù – racconta-, la sonorità e bellezza del paesaggio che mi offriva questo senso di totale avvolgimento dato dalla cava, mi fatto capire che avevo finalmente trovato ciò che andavo cercando. Ciò che ha determinato la volontà di realizzare le grandi teste antropomorfe e il bestiario che emerge dalle pietre, era alimentato dalla fantasia che avevo fin da bambino, quando mi divertivo a leggere nelle macchie dei muri di casa immagini che mi riconducevano alla realtà.” Per questo, ciò che si vede nell’opera di Zarpellon è solo la parte finale di un lungo processo dal sapore o sacrale. La cava di Rubbio oggi è uno spazio riflessivo.
Biografia dell’artista
Toni Zarpellon nasce a Bassano del Grappa nel 1942.
Frequenta la Scuola d’Arte di Nove (VI) e il Corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Insegna dal 1964 al 1987 all’Istituto d’Arte di Nove e all’Istituto d’Arte dei Carmini di Venezia.
Dal 1965 espone le sue opere in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero presso strutture private ed enti pubblici.
Dalla seconda metà degli anni sessanta ai primi anni ottanta compie vari viaggi nelle più importanti città europee frequentando gli ambienti e le gallerie dell’arte d’Avanguardia e le più importanti raccolte d’arte antica e contemporanea.
All’intensa attività pittorica ha sempre accompagnato l’esecuzione di oggetti plastici con vari materiali, nonché sculture e pitture rupestri.
L’asprezza del suo “segno” nasce da uno stato di tensione permanente con funzione di scavo, per aprire nuove brecce nell’oscurità della mente.
Il suo lavoro è documentato presso svariati enti privati e pubblici, e fondazioni varie come ad esempio : l’ Archivio Storico A.S.A.C e della Biennale di Venezia; la Fondazione Ragghianti di Lucca; la Fondazione Corrente di Milano e altre Istituzioni Culturali in Italia e all’estero.
L’opera di Toni Zarpellon è stata presa in considerazione in modo approfondito da Giorgio di Genova nella stesura della sezione “Generazione Anni Quaranta” in Storia dell’Arte Italiana del ‘900 .
Nel Maggio 1993 l’artista si trova a riflettere sulla condizione umana delle persone anziane eseguendo 50 disegni di volti umani. Questa importante esperienza di ricerca interiore è fatta all’interno dell’Istituto Trento di Vicenza, e nel luglio 2004 viene allestita una mostra nel chiostro di S. Pietro dello stesso Istituto. Nel novembre 2004 questi disegni vengono donati all’Amministrazione Comunale di Vicenza affinché possano essere testimonianza di quel percorso di ricerca, a disposizione dei cittadini.
Nel 2006 per l’edizione Mondadori Electa esce “La pittura nel Veneto – il Novecento” dove Stefania Portinari, incaricata di prendere in esame quanto è avvenuto nell’area vicentina, ha messo in luce il lavoro di Toni Zarpellon. Lo stesso ha fatto Pierpaolo Luderin nel capitolo “ritratti e autoritratti” pubblicato nel secondo tomo “La pittura nel Veneto – il Novecento”, edito nel 2008 sempre per Mondadori Electa.
Nel Giugno 1996 all’interno dell’istituto M.A.S.( Maison d’accueil spécialisée ) “La solidarité” a Iteuil, in Francia l’artista si interroga e riflette sull’esistenza dell’essere umano in condizioni di grave disabilità. Da questo confronto nascono 20 disegni di volti che rappresentano l’intima introspezione dell’autore davanti alla dignità umana anche in condizioni di handicap. Nel novembre 2007 dona alla direzione dell’istituto i 20 disegni realizzati presso la struttura stessa.
A partire dal 1985 e per oltre vent’anni, “Cultura e Natura” rivista di scienza, cultura e formazione del C.E.U., centro studi per l’evoluzione umana con sede a Roma, ha pubblicato scritti e opere di Toni Zarpellon, seguendo da vicino l’evoluzione delle sue ricerche visive. Grande attenzione è stata posta nell’analizzare i percorsi di ricerca di Toni Zarpellon soprattutto da parte del presidente del C.E.U. Michele Trimarchi, importante scienziato del cervello umano.
Sul suo lavoro sono state scritte varie tesi di laurea, e su di lui hanno scritto poeti, filosofi, critici e storici dell’arte.