Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h00
Dislivello totale : 883 m
Quota massima raggiunta : 1226 m
Dopo aver raggiunto l’abitato di Arsiero si posteggia l’auto in centro , a sinistra della piazza si nota una stradina che sale che porta sia alla stazione dei Carabinieri che quella della Forestale , si continua seguendo i segnavia , il sentiero e molto bello e passa per un paio di contrade , e la chiesa di san Rocco , per poi inoltrarsi da Casa Pierini e da li inizia la mulattiera , meglio conosciuta come strada degli alpini , si sale con facilità ed e molto panoramico sulle montagne intorno anche perche salendo sul crinale permette scenari molto belli sulla valle sottostante Rio Freddo si sale in un sottobosco molto interessante e con la possibilità di incontrare camosci ed altri ungulati , fino ad arrivare sul piazzale diegli alpini , il sentiero si ferma qui , ma invito tutti voi a salire prendendo il 536 fino al Monte Cimone , dove si erge un ossario della Grande mina . Esistono anche due sentieri di collegamento che segnalo anche se non ne vedo molto l’utilità il 540A che taglia dalla chiesa di San Rocco al Callieron ( che a quanto sembra qualcuno si sia divertito a togliere il cartello di imbocco ), e il 540B che raccorda il 540 con il 542 all’altezza del monte Cavjoio
Cenni storici La Strada degli alpini
La strada degli alpini e una mulattiera che doveva servire a trasportare munizioni , cannoni , viveri fino a Tonezza e nel monte Cimone dove erano dislocate le truppe , mentre la strada che saliva a Tonezza da Barcarola molto più vecchia di costruzione ma si trovava sotto il fuoco degli obici da 100mm di forte Campo Luserna , qui i trasporti erano oltremodo protetti e davano la possibilità di rifornire e supportare le truppe usata dalla 9° divisione italiana nel pomeriggio del 18 maggio 1916 durante il primo anno di guerra cioe tre giorni dall’inizio della strafexpedition gli abitanti di Tonezza furono costretti ad abbandonare l’altipiano sotto la pioggia di granate austroungariche usando la strada degli alpini e inoltre al fallimento della Strafexpedition il 14° reggimento di fanteria Hessen di Linz e i reparti di Fanteria 21°Caslau si ritirarono proprio su questa mulattiera mentre i Rainer di Salisburgo li proteggeva mantenendone la posizione su un costone del Cason Brusà , alla fine ritirati tutti i raparti austroungarici fecero saltare parte della mulattiera per impedire agli italiani di attaccare la propria linea di fuoco avanzato
Cenni storici Monte Cimone
La mina del 23 settembre 1916 ufficiale austriaco Max Hoen scrisse:
Con l’orologio nella mano tutti attendevano l’istante fatale scelto dal destino “avrà successo il brillamento della mina ? Si potrà riconquistare la cima del Cimone?”. Queste erano le domande che si potevano leggere su tutte le facce.Finalmente il pulsante del meccanismo elettrico di accensione venne premuto. Due enormi detonazioni una successiva all’altra , un rimbombo simile a un tuono come se grossi chicchi di tempesta fossero caduti sopra una lamiera.Blocchi del peso di centinaia di quintali volarono fin dietro la posizione principale provocando enormi danni.La trincea di collegamento era in gran parte distrutta o in parte ricoperta di blocchi di roccia.Gli uomini usciti di corsa dalle caverne cercarono invano la cima del cimone, al suo posto sembrava sbadigliare un cratere di 50 metri di diametro e 22 metri di profondità.I dolorosi lamenti della guarnigione nemica seppellita sotto i massi erano udibili anche da lontano.
Oppure come riporta Fritz Weber in Tappe della disfatta:
I minuti passano con una rapidità folle. Manca un quarto alle sei e l’esplosione, secondo voci che abbiamo inteso, dovrebbe appunto avvenire a quell’ora. Ormai non stacchiamo più l’occhio dalla cima, sotto la quale sta correndo la morte. Migliaia di anni l’hanno vista cosi, come noi la vediamo in quest’attimo, e migliaia d’anni passeranno sul suo nuovo aspetto. In mezzo c’è il movimento dell’uomo che accende la miccia. Due scoppi formidabili fanno tremate la terra, mentre due gigantesche colonne di fumo si alzano quasi contemporaneamente dalla vetta del monte. Enormi blocchi di roccia volano in alto, sembrano rimanere sospesi nel vuoto per lunghi secondi, precipitano e si frantumano contro la groppa della montagna. Quindi scoppia un tuono che va a ripercuotersi con echi spaventosi contro le pareti dei monti circostanti. •• Sono le 5,45. Quando l’enorme nuvola di polvere e di fumo si dirada, il profilo del Monte Cimone appare completamente mutato. Al posto della sua unica cima, ve ne sono adesso due e in mezzo si è formata una sella. Il terreno, fino alla nostra posizione principale, è divenuto un baratro. Il silenzio mortale che ha fatto seguito all’esplosione dura soltanto per pochi secondi, sulla montagna sconvolta. Falangi di uomini, i soldati del 59°, stanno già lanciandosi infatti verso la vetta.Quando i soldati del 59″ arrivano sulla cima, si presenta ai loro occhi uno spettacolo di devastazione senza eguali. Un grande cratere si è aperto, largo circa cinquanta metri e profondo venticinque. La posizione italiana è scomparsa, come pure scomparsi sono i suoi occupanti. Dai fianchi di quella che fu la corona rocciosa della vetta vengono adesso i lamenti e i richiami dei feriti. Chi si è salvato dalla catastrofe, non pensa più a opporre resistenza. Circa centocinquanta italiani giacciono sotto le rocce, ma pié di trecento si trovavano al momento dell’esplosione nelle caverne scavate ai due lati della vetta. Essi vengono fatti prigionieri. appena il nemico si è reso conto che la vetta del Cimone è perduta, la sua artiglieria le apre contro il fuoco rendendo cosi impossibile raccogliere i feriti. Un parlamentare viene, allora, mandato in val d’Astico, davanti alle posizioni nemiche, per offrire agl’italiani un armistizio di tre ore. Ma il generale. che comanda il settore dove si trova Monte Cimone, respinge la proposta, dicendo di non essere nell’interesse del Comando italiano lasciare che il nemico abbia il tempo di fortificarsi sulla vetta. I salisburghesi riescono, tuttavia, ad aprire varchi nelle caverne ostruite e a liberare coloro che vi si trovano. Il numero complessivo dei prigionieri è di undici ufficiali e quattrocentoottantun soldati. Solo una settimana dopo l’esplosione gli ultimi superstiti possono venire riportati alla luce: un aspirante e sette uomini.
Un dramma eroico, che fa onore a entrambi gli avversari, è terminato. Non è che un piccolo episodio, nel gigantesco quadro della lotta tra i popoli europei, ma di cosi tragica grandezza da meritare di essere perennemente ricordato.
Tratto dal Libro del Tenente di artiglieria Fritz Weber , Le tappe della disfatta
La vetta del monte Cimone fu profondamente modificata da una grande mina scavata dalle truppe austroungariche. Alle ore 5.45 del 23 settembre 1916, furono fatti brillare 14.200 kg di sostanze esplosive, seppellendo l’intera brigata di fanteria Sele lì dislocata. I resti di 1.210 caduti (tutti ignoti) furono recuperati nel primo dopoguerra e ricomposti in un ossario