
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h45
Dislivello totale : 851 m
Quota massima raggiunta : 1226 m
Dopo aver raggiunto l’abitato di Arsiero si posteggia l’auto in centro , si imbocca la strada provinciale che sale verso Tonezza del cimone dopo aver superato il bivio per Posina laghi arrivati ad una leggera curva si nota sulla sinistra , la partenza del sentiero 544 sale il leggera pendenza dapprima su terreno prativo , per poi entrare in un bosco , nel salire si può notare il monte priaforà sovrastante l’abitato di Arsiero , durante la salita si possono notare diverse fortificazioni militari risalenti alla grande guerra ,arrivati sulla base del monte Cavjoio si può salire fino al piccolo baito sulla sua sommita per poter vedere l’ossario del cimone ,passato questo punto si entra nel sentiero 542 segnalato tratteggiato , poi si prende per il sentiero verso la galleria quota neutra che si snoda con un complesso sistema di cunicoli fino alla cima della Quota neutra e molto bella questa parte del percorso sotto il profilo storico per la lunghezza delle scalinate interne provviste di corde fino a fuoriuscire in quota , per poi ridiscendere e risalire fino al monte cimone , da li si prosegue attraversando la parte dove e scoppiata la famosa mina e tutti gli appostamenti situati sulla Bolgia delle streghe , dopo aver superato tutta la linea fortificata del monte cimone si inizia a scendere verso la località scalini di Valdastico attraverso il sentiero 547 che passa in diverse linee fortificate prima di scendere fino ad Arsiero . Oppure come si può vedere dalla cartina si scende dal 542 ritornando così in centro ad Arsiero .Si ricorda inoltre che sul Monte Cimone si può salire anche in auto prendendo la strada di Tonezza
E PREFERIBILE SE SI VOLESSE PERCORRERE QUESTO SENTIERO MOLTO BELLO PORTARSI UNA TORCIA.
Cenni storici Quota Neutra
Questo massiccio torrione di roccia chiamato Quotoa Neutra perche era rimasto isolato dopo che i Rainer salisburghesi avevano conquistato il Cimone . Nella primavera del 17 fu collegato alle posizioni italiane situate sul Cavioio Tramite il grande camminamento laterale situato ad ovest . Oltre all’ingresso , la galleria e diritta e pianeggiante per un breve tratto , ma poi diventa tortuosa e molto ripida , sale con gradini alti e stretti quasi fino alla sommità del torrione . Ha una decina di diramazione secondarie che portano nel complesso sistema sotteraneo composto da ricoveri , una vasca per il recupero dell’acqua , 6 osservatori , due postazioni per cannoni calibro 65 , otto mitragliatrici distribuite su vari piani.
Cenni storici
La mina del 23 settembre 1916 ufficiale austriaco Max Hoen scrisse:
Con l’orologio nella mano tutti attendevano l’istante fatale scelto dal destino “avrà successo il brillamento della mina ? Si potrà riconquistare la cima del Cimone?”. Queste erano le domande che si potevano leggere su tutte le facce.Finalmente il pulsante del meccanismo elettrico di accensione venne premuto. Due enormi detonazioni una successiva all’altra , un rimbombo simile a un tuono come se grossi chicchi di tempesta fossero caduti sopra una lamiera.Blocchi del peso di centinaia di quintali volarono fin dietro la posizione principale provocando enormi danni.La trincea di collegamento era in gran parte distrutta o in parte ricoperta di blocchi di roccia.Gli uomini usciti di corsa dalle caverne cercarono invano la cima del cimone, al suo posto sembrava sbadigliare un cratere di 50 metri di diametro e 22 metri di profondità.I dolorosi lamenti della guarnigione nemica seppellita sotto i massi erano udibili anche da lontano.
Oppure come riporta Fritz Weber in Tappe della disfatta:
I minuti passano con una rapidità folle. Manca un quarto alle sei e l’esplosione, secondo voci che abbiamo inteso, dovrebbe appunto avvenire a quell’ora. Ormai non stacchiamo più l’occhio dalla cima, sotto la quale sta correndo la morte. Migliaia di anni l’hanno vista cosi, come noi la vediamo in quest’attimo, e migliaia d’anni passeranno sul suo nuovo aspetto. In mezzo c’è il movimento dell’uomo che accende la miccia. Due scoppi formidabili fanno tremate la terra, mentre due gigantesche colonne di fumo si alzano quasi contemporaneamente dalla vetta del monte. Enormi blocchi di roccia volano in alto, sembrano rimanere sospesi nel vuoto per lunghi secondi, precipitano e si frantumano contro la groppa della montagna. Quindi scoppia un tuono che va a ripercuotersi con echi spaventosi contro le pareti dei monti circostanti. •• Sono le 5,45. Quando l’enorme nuvola di polvere e di fumo si dirada, il profilo del Monte Cimone appare completamente mutato. Al posto della sua unica cima, ve ne sono adesso due e in mezzo si è formata una sella. Il terreno, fino alla nostra posizione principale, è divenuto un baratro. Il silenzio mortale che ha fatto seguito all’esplosione dura soltanto per pochi secondi, sulla montagna sconvolta. Falangi di uomini, i soldati del 59°, stanno già lanciandosi infatti verso la vetta.Quando i soldati del 59″ arrivano sulla cima, si presenta ai loro occhi uno spettacolo di devastazione senza eguali. Un grande cratere si è aperto, largo circa cinquanta metri e profondo venticinque. La posizione italiana è scomparsa, come pure scomparsi sono i suoi occupanti. Dai fianchi di quella che fu la corona rocciosa della vetta vengono adesso i lamenti e i richiami dei feriti. Chi si è salvato dalla catastrofe, non pensa più a opporre resistenza. Circa centocinquanta italiani giacciono sotto le rocce, ma pié di trecento si trovavano al momento dell’esplosione nelle caverne scavate ai due lati della vetta. Essi vengono fatti prigionieri. appena il nemico si è reso conto che la vetta del Cimone è perduta, la sua artiglieria le apre contro il fuoco rendendo cosi impossibile raccogliere i feriti. Un parlamentare viene, allora, mandato in val d’Astico, davanti alle posizioni nemiche, per offrire agl’italiani un armistizio di tre ore. Ma il generale. che comanda il settore dove si trova Monte Cimone, respinge la proposta, dicendo di non essere nell’interesse del Comando italiano lasciare che il nemico abbia il tempo di fortificarsi sulla vetta. I salisburghesi riescono, tuttavia, ad aprire varchi nelle caverne ostruite e a liberare coloro che vi si trovano. Il numero complessivo dei prigionieri è di undici ufficiali e quattrocentoottantun soldati. Solo una settimana dopo l’esplosione gli ultimi superstiti possono venire riportati alla luce: un aspirante e sette uomini.
Un dramma eroico, che fa onore a entrambi gli avversari, è terminato. Non è che un piccolo episodio, nel gigantesco quadro della lotta tra i popoli europei, ma di cosi tragica grandezza da meritare di essere perennemente ricordato. Tratto dal Libro del Tenente di artiglieria Fritz Weber , Le tappe della disfatta
La vetta del monte Cimone fu profondamente modificata da una grande mina scavata dalle truppe austroungariche. Alle ore 5.45 del 23 settembre 1916, furono fatti brillare 14.200 kg di sostanze esplosive, seppellendo l’intera brigata di fanteria Sele lì dislocata. I resti di 1.210 caduti (tutti ignoti) furono recuperati nel primo dopoguerra e ricomposti in un ossario.