La variante 440 della cima alta e una delle parti più importanti delle fortificazioni del Novegno fa parte del sentiero di raccordo 440 che passando per il bivio cima alta e quello di passo vaccaresse porta sul forte Rivon , può essere percorsa come parte integrante del sentiero 400 Anello del Novegno , percorrendo dal posteggio alto cioè quello che arriva fino in busa del Novegno , l’anello verso destra si arriva al bivio con il 455 Passo Campedello , da li si sale un centinaio di metri e si nota il cartello Cima Alta, sotto il profilo storico e molto bello , presenta trincee e postazioni in perfette condizioni.
E RACCOMANDATA LA TORCIA PER POTER ENTRARE IN TUTTI I CUNICOLI
Cenni storici
Cima Alta (m 1692) è una delle quote maggiormente fortificate dell’intero massiccio del Novegno. Lungo questo primo tratto di percorso si possono visitare alcune interessanti costruzioni: una trincea semicircolare che ancora oggi conserva tutte le caratteristiche costruttive e logistiche e più in alto,dopo due tornanti della mulattiera, l’ingresso di un’ampia caverna. Sotto la vetta di Cima Alta, un piccolo pianoro, una galleria, resti di baraccamenti e una lunga trincea che aggira la cima.
Seguendo il crinale di vetta si incontrano delle interessanti costruzioni circolari: sono i famosi nidi di mitragliatrici antiaeree. Nel panorama circostante si possono vedere in primo piano il monte Priaforà e il monte Giove, luoghi dove più cruento fu il tentativo di sfondamento durante la Strafexpedition e che giocarono un ruolo strategico fondamentale nelle condotte della battaglia. Quasi tutte queste opere furono fortificate successivamente al ritiro delle truppe austroungariche oltre la Val Posina, con l’intento di costruire un sistema pressoché imprendibile nel timore, tutt’altro che infondato, di un ripetersi del grave rischio corso con l’avanzata del maggio-giugno 1916. L’offensiva austroungarica scatenata il 15 maggio 1916 con il largo impiego di artiglierie sul fronte monte Maggio , Toraro e Campomolon, dopo bombardamento impose il graduale arretramento italiano sulla destra del Posina. Nelle spasmodiche giornate del 12 e 13 giugno durante il massimo sforzo imperiale nel tentativo di sfondamento, Cima Alta fu sede logistica del Comando di Settore.
Questo itinerario molto bello sotto il profilo storico , risulta molto entusiasmante con pareti rocciose a picco e varie postazioni in condizioni molto particolari e tutte in perfette condizioni di mantenimento , il sentiero si può prendere sia da Passo Campedello che da Passo Vaccaresse , nel suo punto sommitale presenta un’alloggiamento osservatorio verso la valle di Arsiero . Il sentiero 440 può anche essere usato come variante alta del 400 in quanto si ricongiunge con lo stesso prima della salita al Forte Rivon e risulta essere molto più panoramico. Parte dall’arrivo del 455 dal passo campedello e va ad uscire al bivio con il 400 che sale sul monte Rione
E RACCOMANDATO L’USO DELLA TORCIA NELLE TRINCEE SOTTERANEE
Queste varianti non sono segnalate in tutte le cartine , ma sono molto utili per chi con meno preparazione volesse percorrere il sentiero 147 in andata e ritorno(cosa per altro consigliabile ) e non volesse perdere la bellezza dei panorami ; in maniera tale di percorrere i sentieri chiudendoli ad anello. Vi ricordo che dalla sella delle pozze al rifugio Lancia ci vogliono circa 30 minuti .
– Prima Variante Anello piccolo: Salendo dal Passo della Borcola dal 147 Sella delle pozze si arriva in località sorgente , prendendo la sinistra verso malga bisorte si può salire sulla selletta del groviglio e ritornare per il 147 Variante zenavri per il ritorno al Passo della Borcola
Seconda variante passando al Rif. Lancia: Appena passata la malga Bisorte prendendo la destra secondo il senso di cammino si prende il 120 passando prima per Selletta Campiluzzi per poi scendere a Sella delle Pozze e successivamente al rifugio Lancia
Terza variante Senza passare al Rif.Lancia: Salendo dal Passo della Borcola dal 147 si arriva in località sella delle Pozze si prende a sinistra e si percorre il 120 fino ad arrivare prima al bivio 121A per malga Bisorte, prendendo la sinistra verso malga bisorte si può ritornare sul 147 e ritornare verso il passo della Borcola
Quarta variante Anello grande: Salendo dal Passo della Borcola dal 147 arrivati in località sella delle Pozze si prende a sinistra e si percorre il 120 fino ad arrivare prima al bivio 121A per malga Bisorte, prendendo la destra si può arrivare alla selletta del groviglio e attraverso le creste del 147 Variante Zenavri tornare a Malga Costa e ridiscendere fino al Passo della Borcola(nella foto si può notare sullo sfondo il sentiero che scende a Malga Bisorte)
Giunti sul sentiero che porta al rifugio Scalorbi dopo esser saliti dal 113 Omo e la dona si prosegue a sinistra per andare verso il passo Tre croci giunti sulla prima curva si sale a sinistra verso la croce del monte Plische , visibile a occhio nudo attraverso un sentiero non impegnativo ma che presenta una buona visuale verso il forcellino del Plische , tempo permettendo la visuale dal Monte Plische e molto bella su tutti i 360°, sulla cima si possono notare gli appostamenti risalenti alla guerra , mentre per la discesa si può scendere dalla parte opposta attraverso un trincerone molto visibile che porta fino alla curva delle cave e che si incrocia con il sentiero del passo Tre croci .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 883 m
Quota massima raggiunta : 1226 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Arrivati al centro di Arsiero si mette l’auto in piazza del municipio vicino alla Chiesa , attenzione non metterla nel posteggio a disco orario , poi si prosegue a piedi e si sale verso la caserma dei carabinieri , cioè la strada proprio davanti alla chiesa che sale verso Posina , si prosegue fino a superare il centro abitato e si traversa la strada che porta a Posina Laghi , li inizia il sentiero vero e proprio , e molto bello e non presente difficoltà a parte la pendenza visto che si sale a 1220 metri partendo da circa 370 metri , si snoda a zig zag per il bosco , le condizioni del sentiero sono molto buone e mantenute in perfette condizioni dai volontari del CAI di Thiene , arrivati ad un cerco punto ci sono diversi punti di raccordo dipendenti dalla meta che si vuole avere , a mio avviso e meglio salire fino al bivio con Cima Neutra e poi salire fino al Monte Cimone distante dalla fine della galleria di cima Neutra una ventina di minuti , normalmente e un sentiero che io pratico al ritorno , mentre per salire uso il 544 passando così per il monte Cavioio. Si ricorda inoltre che sul Monte Cimone si può salire anche in auto prendendo la strada di Tonezza
Queste sono le possibili alternative proposte in questo sentiero:
-Salire parte del 542 fino al bivio poi prendere il 542b che ti porta fino al Monte Cavioio e poi sale per Cima Neutra e poi Monte Cimone
-Salire il 542 fino al bivio poi prendere per Cima Neutra fino a poi uscendo dai cunicoli salire sul Monte Cimone
-Salire direttamente al Monte Cimone superando lateralmente la Cima Neutra
RICORDO CHE SAREBBE OPPORTUNO PORTARE UNA LAMPADA FRONTALE O TORCIA ELETTRICA PER PASSARE I CUNICOLI DI CIMA NEUTRA
Cenni storici Quota Neutra
Questo massiccio torrione di roccia chiamato Quotoa Neutra perche era rimasto isolato dopo che i Rainer salisburghesi avevano conquistato il Cimone . Nella primavera del 17 fu collegato alle posizioni italiane situate sul Cavioio Tramite il grande camminamento laterale situato ad ovest . Oltre all’ingresso , la galleria e diritta e pianeggiante per un breve tratto , ma poi diventa tortuosa e molto ripida , sale con gradini alti e stretti quasi fino alla sommità del torrione . Ha una decina di diramazione secondarie che portano nel complesso sistema sotteraneo composto da ricoveri , una vasca per il recupero dell’acqua , 6 osservatori , due postazioni per cannoni calibro 65 , otto mitragliatrici distribuite su vari piani.
Cenni storici Mina del Cimone
La mina del 23 settembre 1916 ufficiale austriaco Max Hoen scrisse: Con l’orologio nella mano tutti attendevano l’istante fatale scelto dal destino “avrà successo il brillamento della mina ?Si potrà riconquistare la cima del Cimone?”. Queste erano le domande che si potevano leggere su tutte le facce.Finalmente il pulsante del meccanismo elettrico di accensione venne premuto. Due enormi detonazioni una successiva all’altra , un rimbombo simile a un tuono come se grossi chicchi di tempesta fossero caduti sopra una lamiera.Blocchi del peso di centinaia di quintali volarono fin dietro la posizione principale provocando enormi danni.La trincea di collegamento era in gran parte distrutta o in parte ricoperta di blocchi di roccia.Gli uomini usciti di corsa dalle caverne cercarono invano la cima del cimone, al suo posto sembrava sbadigliare un cratere di 50 metri di diametro e 22 metri di profondità.I dolorosi lamenti della guarnigione nemica seppellita sotto i massi erano udibili anche da lontano
La vetta del monte Cimone fu profondamente modificata da una grande mina scavata dalle truppe austroungariche. Alle ore 5.45 del 23 settembre 1916, furono fatti brillare 14.200 kg di sostanze esplosive, seppellendo l’intera brigata di fanteria Sele lì dislocata. I resti di 1.210 caduti (tutti ignoti) furono recuperati nel primo dopoguerra e ricomposti in un ossari
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 5h00
Dislivello totale : 1509 m
Quota massima raggiunta : 1775 m
Cartografia : CAI Canale del Brenta e Massiccio del Grappa 1:25000
Descrizione
Arrivati in auto a Romano d’ezzelino si prende verso Semonzo e poi si seguono le indicazioni per l’antica abbazia di Santa Felicità La Valle Santa Felicita è una delle valli più importanti del Massiccio del Grappa. Profonda e selvaggia, Valle Santa Felicita sbocca tra Romano d’Ezzelino e Semonzo a quota 200 metri , dal punto di vista escursionistico, è molto bella , presenta numerose palestre di roccia e da li si sale nella valle mantenendosi sulla destra per circa 1 km , si trova un bivio che ti porta verso il bosco con una salita di discreta pendenza , prima su bosco poi prato fino ad arrivare a Campocroce , poi si imbocca attraverso un pascolo fino a salire verso malga si risale di nuovo nel bosco , per poi percorrere il resto nei pascoli verdi per poi salire sul sacrario del monte grappa.
Attenzione il sentiero e molto bello e facile da percorrere ma vi ricordo che da Valle Santa Felicita arrivare al sacrario sono 13 km , perciò dovete tener conto che dovrete ritornare , quindi calcolate bene i tempi , ma soprattutto la vostra condizione fisica.
Cenni storici
Il monte Grappa e considerata zona sacra , la galleria del museo e sorvegliata dall’esercito , nel suo sacrario giacciono le spoglie di 22.910 soldati morti durante il primo conflitto mondiale Ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati. Ossario italiano con 12.615 morti di cui 2.283 identificati. Tra i due ossari, c’è la cosiddetta via Eroica lunga 300 metri, con a lato i cippi recanti i nomi delle cime teatro di guerra.
LE TRE BATTAGLIE DEL GRAPPA – PREMESSA
L’avversa conclusione della dodicesima battaglia dell’Isonzo, con la rottura del nostro fronte a Caporetto ed il necessario ripiegamento dell’esercito italiano sul Piave portarono, nel novembre 1917, il Monte Grappa in prima linea a sbarramento del settore montano tra il Brenta e il Piave. Le nostre truppe, dopo una drammatica ritirata, pervennero alla nuova linea logore e stremate. Il disastro venne evitato grazie alla forza d’animo ed all’esperienza del Comandante Supremo, Generale Luigi Cadorna, il quale, nella circostanza, seppe coordinare il ripiegamento. E malgrado la stanchezza e le gravi condizioni logistiche e tattiche, i nostri soldati si prodigarono alacremente per costruire una nuova barriera difensiva atta ad arrestare definitivamente il nemico che imbaldanzito dai recenti successi, puntava alla totale distruzione dell’Esercito Italiano. La conquista del Grappa, infatti, avrebbe consentito agli austo-ungarici di dilagare nella sottostante pianura veneta e colpire alle spalle il nostro schieramento sul Piave, dal Montello al mare. Consci dell’importanza del loro compito – “Monte Grappa tu sei la mia Patria” diceva la loro canzone -, i soldati del Grappa, anche a costo dei più gravi sacrifici, nella prima e seconda battaglia difensiva contesero accanitamente ogni palmo di terreno all’irruenza nemica, sino a stroncarne ogni velleità offensiva e travolgerla per sempre con la terza battaglia dell’ottobre 1918.
LA BATTAGLIA DI ARRESTO
La prima battaglia difensiva – quella di arresto dell’avanzata nemica – si svolse in due fasi: dal 14 al 26 novembre e dall’11 al 21 dicembre 1917. Preceduti da un attacco ch’era stato però contenuto sull’Altopiano di Asiago, gli austro – ungarici, dopo una massiccia e violenta preparazione di artiglieria, il 14 novembre attaccano in forze le nostre nuove linee avanzate, tra Cismon e Piave; la lotta diventa sempre più aspra e accanita ed il nemico fa ricorso a tutti i mezzi di distruzione in suo possesso: dalle granate di grosso calibro, ai lancia fiamme, ai gas asfissianti. Aggredisce da est e da ovest il massiccio del Grappa e ne sgretola le difese avanzate a costo di gravissime perdite. Dal 16 novembre vengono via via coinvolti il M. Tomatico, il M. Roncone e il Prasolan; poi, dal 20 novembre, le quote ed i costoni che convergono a raggiera su Cima Grappa: Col Caprile, M. Pertica, M. Fontanasecca, Col della Beretta, M. Salarolo, M. Spinoncia e M. Tomba. Località tutte di cui si leggerà poi il nome inciso sulle steli che fiancheggiano la Via Eroica del Sacrario. Per più volte il nemico viene respinto, ma ripete gli attacchi accanitamente, con forze sempre maggiori. Il 26 novembre, con un violento combattimento, la brigata “Aosta”, reparti del 94° fanteria e del battaglione alpino “Val Brenta” ricacciano da Col Beretta al divisione austro – ungarica “Edelweiss” ed ha termine la prima fase della battaglia di arresto. Essa è stata la più dura e la più importante perché venne sostenuta dai nostri soldati quando non era stata ancora superata la terribile crisi della ritirata. Nonostante l’accanimento degli attacchi, condotti con netta superiorità di forze, il nemico venne fermato dal disperato eroismo dei nostri soldati. Sul Grappa, come sul Piave, il sodato italiano compì prodigi di valore, superiori ad ogni aspettativa e riuscì a bloccare tutti i tenacissimi sforzi austriaci per mettere fuori combattimento l’Italia. Fu solo dopo questa dura prova che, riacquistata la fiducia nelle nostre reali capacità, le truppe Alleate affluite in Italia, il 5 dicembre entrarono in linea da Monfenera a Nervesa con il XXXI C.A. francese ed il XIV C.A. britannico. Riordinate le sue forze, l’11 dicembre il nemico riprende con rinnovato vigore l’offensiva. Riappaiono ancora nel vivo della lotta Col della Beretta, Col dell’Orso, M. Spinoncia, Col Caprile, M. Asolone. Nonostante la nostra strenua resistenza, il nemico riesce a strapparci il Valderoa e l’Asolone, giungendo ad affacciarsi sulla piana di Bassano. Ma gli ulteriori attacchi sono ovunque respinti ed il 21 dicembre il nemico desiste da ogni ulteriore tentativo. La battaglia d’arresto è così vinta.
LA BATTAGLIA DIFENSIVA
Durante la stasi invernale, la nostra organizzazione difensiva venne rafforzata con lavori in roccia, trinceramenti, postazioni e reticolati, in previsione di altri e più massicci attacchi. La nostra sistemazione sul Grappa era assai difficile perché eravamo ormai ridotti alle ultime propaggini montane verso la pianura, tanto che il Gen. Conrad definì la nostra condizione: “quella di un naufrago aggrappato ad una tavola di salvataggio, per cui sarebbe bastato mozzargli le dita per vederlo annegare”. Ma doveva fare i conti con la tenacia e il valore dei nostri soldati. Venne aperta nella viva roccia, al di sotto della cima del massiccio, la famosa galleria Vittorio Emanuele III. L’opera – vero capolavoro d’ingegneria militare – fu dotata di formidabili postazioni di artiglieria in caverna e di sbocchi offensivi per i contrattacchi. Il piano nemico prevedeva di sferrare con una armata – la 11a – l’attacco principale dagli Altopiani e dal Grappa per giungere, attraverso la piana di Vicenza, alle spalle delle nostre difese sul Piave che la 5 e 6 Armata austro – ungarica avrebbero attaccato frontalmente. La grande battaglia, dall’Astico al mare, che prese poi il nome di Battaglia del Solstizio, si accese nella notte del 15 giugno 1918. Fu improvvisa ma non inattesa dal nostro Comando Supremo che, avuto sentore delle intenzioni del nemico, riuscì a far scatenare un potente tiro di contropreparazione quasi contemporaneamente a quello di preparazione delle artiglierie nemiche, riducendone sensibilmente gli effetti distruttivi. Sul Grappa, nell’attacco che ne seguì, gli austriaci, protetti da una fitta nebbia, riuscirono ad irrompere nelle nostre prime linee del IX C. A. e raggiungere Col del Moins e Col Moschin, spingendo pattuglie fino al Ponte San Lorenzo. Anche al centro, nel settore del VI C.A., il nemico attacca direttamente Cima Grappa da più direzioni; a destra, nel settore del XVIII Corpo, dopo ripetuti attacchi e contrattacchi, riesce ad affermarsi sulla linea Solarolo – Valderoa. Ma la sua irruenza viene subito bloccata e nella giornata successiva, il 16 giugno, i nostri irresistibili contrattacchi riescono a ricacciare il nemico da quasi tutte le posizioni conquistate. Sul basamento della colonna romana collocata a Ponte San Lorenzo, la nostra vittoriosa reazione è ricordata dall’epigrafe: “Qui giunse il nemico e fu respinto per sempre il 15 giugno 1918”. Il Comando Supremo, nel citare all’ordine del giorno l’eroico comportamento dell’Armata del Grappa, così dice nel bollettino di guerra del 18 giugno: “ciascun sodato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla Patria”. Le 640 medaglie al valor militare concesse per quella battaglia, di cui 486 a sodati, ne sono la luminosa dimostrazione. La vittoriosa conclusione della battaglia difensiva ebbe un effetto determinante per l’esito della dura guerra contro l’Impero austro – ungarico.
LA BATTAGLIA OFFENSIVA
Il compito affidato all’Armata del Grappa era quello d’irrompere nel solco feltrino per facilitare l’azione dei rottura delle Armate 8 e 10 dal Piave verso Vittorio Veneto. All’alba del 24 ottobre 1918 venne accesa – questa volta per nostra iniziativa – la terza battaglia del Grappa. La battaglia, preceduta dal violento tiro di preparazione della nostra artiglieria, si sviluppa sull’Asolone, Cima Pertica, Osteria del Forcelletto, Prassolan e Valderoa, dove d’impeto vennero raggiunti importanti successi, nonostante la tenace difesa ed i ripetuti contrattacchi mossi dal nemico il 27 e 28 ottobre, contro il Pertica ed il Valderoa. Il 29 ottobre la 4 Armata, in concomitanza della grande battaglia offensiva del Piave, balza in avanti in tutti i settori, irrompe come una valanga sul nemico e ne travolge ogni residua resistenza. Alle ore 15 del 3 novembre (ora dell’armistizio) l’Armata raggiunge la linea Borgo in Val Sugana – Fiera di Primiero in Val Cismon. La battaglia è vinta! L’Armata del Grappa ha ben assolto il compito che la Patria aveva ad essa affidato
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00
Dislivello totale : 300 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1800 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Il sentiero 211 “Ezio Ferrari ” porta alla cima del Gramolon ,per imboccarlo si percorre il sentiero 202 che porta dal Passo Ristele verso Montefalcone ; non sarebbe altro che la continuazione della Via ferrata del Gramolon , se non che ha la possibilità di essere affrontato sia nella via ferrata che in un sentiero comune privo di difficoltà . La parte ferrata della via richiede una domestichezza molto buona con le vie attrezzate e sopratutto una buona forza fisica per tirarsi sui tiranti di acciaio , la via non è molto lunga ma e abbastanza dritta come parete .
Per quanto riguarda il sentiero e accessibile a tutti e presenta una discesa dal lato opposto che va a rientrare nel 202 e poi nel 121 del ristele , se si sale dal rifugio Cesare Battisti , mentre se si sale dal Rifugio Bertagnoli si passa per il passo della Scaggina attraverso il 221 Sentiero Bertagnoli P.sso della Scaggina .
E ovvio che per salire ed imboccare questo sentiero si deve :
-Dal Rifugio Bertagnoli salire il 221 fino al passo della Scaggina , poi proseguire a destra sul 202 fino a trovare il bivio del 211
-Dal Passo Ristele si prende il 202 verso sinistra e si prosegue fino al Passo della Scaggina e poi al bivio con il 211
In tutti e due i casi la discesa viene fatta dalla parte opposta dove il sentiero 211 si ritorna al sentiero 202
RICORDO A TUTTI CHE SI TRATTA DI UN SENTIERO ATTREZZATO ED E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO .
RICORDO CHE COMUNQUE LA PARTE FERRATA DI QUESTO SENTIERO E AGGIRABILE A DESTRA.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00
Dislivello totale : 200 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1550 m
La ferrata Angelo Viali o meglio conosciuta come ferrata del gramolon la si può percorrere sia andando al rifugio Bertagnoli in auto , attraverso la valle del Chiampo salendo verso Campodalbero e proseguendo fino al Rifugio , o altrimenti percorrendo dalla località Gazza , rifugio Cesare Battisti , attraverso il 121 sentiero Passo Ristele , per poi scendere fino al Passo della Scaggina ed imboccare il 221 Rifugio Bertagnoli , prima di arrivare al rifugio , si incrocia la ferrata.
La ferrata è stata richiodata , per il problema di scariche di sassi in quanto passava nel canalone detritico , quindi risulta essere leggermente più complessa in quanto il primo pezzo la si percorre in una scala leggermente piegata all’indietro , in cui si usano più la forza delle braccia , ma superato questo ostacolo la restante risulta abbastanza semplice e bella da percorrere , salendo fino ad arrivare ad incrociare il 202 sentiero delle creste che porta a Campodavanti e Montefalcone .
RICORDO A TUTTI CHE SI TRATTA DI UN SENTIERO ATTREZZATO ED E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO . RICORDO INOLTRE CHE SAREBBE MEGLIO PERCORRERLO ASSIEME A PERSONE ESPERTE O PRATICHE DI SENTIERI ATTREZZATI
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00
Dislivello totale : 400 m
Quota massima raggiunta : 1900 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
L’itinerario n.111 è solo un sentiero di raccordo, ma risulta molto utile in caso di mal tempo oppure affaticamento fisico, in quanto va ad accorciare il percorso evitando il Passo Tre Croci 1716 m, raggirandolo direttamente. Lo si imbocca circa 5 minuti prima salendo il n n.110 verso il Passo Tre croci, a quota 1650 m. Il percorso è molto impervio e detritico, poco adatto a persone che hanno un livello di preparazione solamente escursionistica. La pendenza è ragguardevole, vista la lunghezza dello stesso, sale dapprima ripido per poi leggermente spianare, fino a raggiungere, un imbuto che si nota già da quota 1906 m, dove sulla destra arriva il n.113 dell’Omo e la Dona. Fino a poi raggiungere la Porta di Campobrun, entrando così nel n.182 che a destra porta al Rifugio Scalorbi quota 1767 m.
Ritorno
Essendo un sentiero di raccordo, viene utilizzato percorrendo il n.113, il n.110, anziché utilizzare il n.182. Resta comunque un itinerario abbastanza complesso sia in salita che in discesa, per la tipologia di terreno, principalmente ghiaioni detritici.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h30 Avvicinamento : 1h00
Dislivello totale : 400 m
Quota massima raggiunta : 1647 m
Giunti al solito posteggio in località Gazza , si parte per il rifugio Cesare Battisti superandolo e proseguendo per il sentiero che porta a 120-121 Malga Rove poco prima di arrivare nel bosco si scorge un vajo sulla destra , l’ultimo prima di arrivare alla partenza del sentiero 121 che porta al passo Ristele , si inizia a salire il vajo non presenta grosse difficoltà ma comunque ha una buona pendenza e l’ideale per iniziare il primo approccio alle risalite su vaj , si può fare anche nel periodo invernale , e indispensabile l’uso del caschetto , e se salito in invernale l’uso dei ramponi .
La discesa può essere fatta sia per il 121 Ristele che eventualmente sul 110 passo della Lora allungando così il percorso