Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 1030 m
Quota massima raggiunta : 1296 m
Dopo aver raggiunto l’abitato di Santorso attraverso la strada interna che da Schio porta a Piovene Rocchette , più precisamente dove c’è l’Oasi Rossi , si posteggia l’auto davanti l’entrata dell’Oasi e si sale attraverso il parco della Villa , all’uscita opposta del parco si prende a destra per andare verso il sentiero 458 situato a Lesina di Sant’orso vicino alla Villa Miara , il sentiero è un po impegnativo fisicamente , ma non presenta difficoltà tecniche ed e quasi tutto boschivo si sale fino alla Chiesa del Summano . La discesa può essere fatta passando dal 457 molto più bello, panorama permettendo , arrivati in fondo nella chiesa di Santorso superata la scalinata principale si prosegue a sinistra fino all’entrata superiore del parco e quindi all’auto
Cenni storici di Santorso
Invito quanti non abbiano mai visto o non siano mai stati a Santorso di approfondire una visita a questo paese molto bello sotto il profilo monumentale presenta diverse ville e diversi luoghi molto belli ed interessanti , come del resto L’oasi Rossi ed il giardino delle Farfalle Tropicali posto incantevole ideale per famiglie (http://www.oasirossi.it/)
Presenta una serie di testimonianze che indicano un’antica origine, in particolare, vasi e asce di rame, ritrovati nella caverna Bocca Lorenza (salendo il 458 ), che risalgono all’era neolitica. L’età romana è caratterizzata dalla presenza di un rilevante castrum al centro di un’importante via di comunicazione diretta con Vicenza. La vita religiosa ha inizio molto presto; da una serie di scavi sono state portate alla luce le fondamenta di una piccola chiesa risalente a prima del X secolo. Si succedono al suo controllo, durante il periodo medievale, i conti di Vicenza, gli Ezzelino, i Lerici e i Cavalli. Aggiunge una pagina interessante alla storia del XV secolo con l’apertura, nel 1475, di una delle prime stamperie del Veneto. La sua storia seguente non mostra avvenimenti di particolare rilievo e segue quella del resto della provincia. Alcune pregiate costruzioni architettoniche la rendono particolarmente degna di nota. Ottone Calderari inizia il progetto del Santuario di Santorso nel 1777, ed è facile individuarvi l’influenza del Palladio, soprattutto nello schema che si avvicina a quello di San Giorgio a Venezia. Degna d’interesse è anche la chiesa parrocchiale opera dei De Boni, consacrata nel 1840, e di chiaro stile neoclassico. Si possono trovare, inoltre, alcune abitazioni del XV e del XVI secolo con pregiati affreschi
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h30
Dislivello totale : 1000 m
Quota massima raggiunta : 1354 m
Cartografia : CAI Altopiano dei Sette Comuni 1:25000
Descrizione
Questo sentiero parte da Casale , ovvero appena superato l’abitato di Cogollo del cengio si arriva ad un dosso e si prende la destra , sulla parte alta dell’abitato si notano i due segnavia 643 e 647 che partono dallo stesso posto , 250 metri più in basso si può mettere l’auto , nella prima parte e una mulattiera che porta alla chiesa di san Zeno passando per alcune postazioni della guerra 15-18 poi diventa un normale sentiero che sale a zig zag fino alla cima del monte Cengio , e molto bello anche se non in perfette condizioni di manutenzione , la parte finale risulta un pò impegnativa fisicamente a causa della sua pendenza , e forse uno dei sentieri più veloci e meno impegnativi per salire al Monte Cengio
Cenni storici
Osservatorio Quota 1332
La quota 1332 del Monte Cengio , situata all’estrema sinistra del sistema montuoso a strapiombo sulla Val d’astico , costituiva la testata occidentale in sui posava tutto il sistema difensivo , sia durante che dopo la battaglia del giugno 1916 . Proprio per questa difficile posizione venne scelta dagli austriaci quale punto principale d’attacco pere la conquista del Monte Cengio .Collegata alla vicina “trincea dei Granatieri ” , il 30 maggio 1916 l’importante quota venne difesa , dai Granatieri del 1° reggimento , dall’attacco austriaco conseguente al contrattacco italiano per la riconquista del forte Corbin. Successivamente , vi vennero fatti confluire i fanti delle brigate Catanzaro , Novara e Pescara , che assieme ai granatieri del IV Battaglione , al comando del Cap Morozzo Della Rocca, e quelli superstiti di altri battaglioni , tentarono di arginare l’attacco finale austriaco del 3 giugno 1916. Le pattuglie austriache riuscirono ad infiltrarsi fra le maglie della difesa proprio nei presso della quota 1332 percorrendo il ciglio del burrone sulla Val D’Assa e aggirando le difese italiane . I granatieri che difendevano il Cengio ai piedi della altre quote principali, 1351 e 1363 , rivolti verso nord, furono perciò attaccati alle aspalle dai Schutzen infiltratisi da ovest e , circondati , dovettero arrandersi alle truppe austroungariche
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h45
Dislivello totale : 1000 m
Quota massima raggiunta : 1354 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Questo sentiero presenta nella sua prima parte una notevole pendenza , per arrivare con l’auto bisogna superare l’abitato di Cogollo del Cengio e proseguire fino ad arrivare ad un dosso , sopra il dosso si tiene la destra e si sale un pò fino a passare davanti alle case con i segnavia , circa 300 metri sotto alle case c’è un piccolo posteggio dove si può mettere l’auto , questo sentiero porta prima nel piazzale dei Granatieri e dopo se si prosegue sul 651 e quello più veloce per raggiungere il monte Cengio circa 2h 45 mette il CAI , il consiglio che vi posso dare e quello di usarlo per la discesa (ovviamente se salite dal 651 dovrete deviare sul 647A quando arriverete al bivio). Il sentiero e abbastanza bello , da non fare dopo una pioggia a causa del suo fondo molto scivoloso .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h40
Dislivello totale : 505 m
Quota massima raggiunta : 980 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Per prendere questo sentiero si arriva con l’auto fino al Monastero della Resurrezione si sale attraverso il sentiero 647A (tratteggiato)fino al bivio con il 648 , il sentiero e molto difficile fisicamente 3h 45 mette il CAI , fino ad arrivare al Monte Cengio ad un certo punto si incontra il bivio con il 651 che prosegue fino alla cima . Se preso da Casale si deve superare l’abitato di Cogollo e arrivato su un leggero dosso si vede a destra l’abitato di Casale, si sale attraverso il 647 (tratteggiato) per poi entrare nel 647A risulta ancora più impegnativo in quanto ci si impiega più di un ora ad arrivare al bivio con il 648.
PORTATE A SEGUITO LA LAMPADA FRONTALE PER POTER VISITARE LE VARIE POSTAZIONI
Cenni storici
La seconda linea realizzata dai reparti del Genio militare del XXII Corpo d’armata italiano dall’autunno del 1916 alla primavera del 1917 , quindi dopo i combattimenti della strafexpedotion in un periodo di relativa calma quando gli austroungarici si erano ritirati sulla linea delle creste sopra Arsiero e la proma linea italiana correva a sud di Pedescala nella Val d’Astico.Lungo l’erto clinale fortificato si incontrano postazioni e gallerie , le cui entrate partono tutte dai tornanti del sentiero ed hanno terminali direzionati verso la conca di Arsiero , la media Val d’astico e talora il monte Cengio .
Quota 1045
La quota 1045 è la punta estrema della propaggine meridionale del sistema montuoso del Monte Cengio e si incunea tra la Val Canaglia ad est e Val Cengiotta a ovest. Tutto il costone venne sistemato a difesa nel 1917 con lo scopo di ostacolare , qualora si fosse nuovamente perduto il Monte Cengio , un eventuale attacco austriaco proveniente da occidente e la funzione di controllo della val Cengiotta e della mulattiera che da Cogollo saliva sul Cengio , il cosidetto “sentiero delle Postazioni”. La mulattiera era già stata utilizzata la notte del 2 giugno 1916 , durante la battaglia del Cengio , per portare con i muli gli ultimi rifornimenti di acqua e viveri ai granatieri in trincea . La linea di difesa di quota 1045 era organizzata con trincee difese da reticolati, postazioni di mitragliatrici quasi tutte in caverna , ricoveri truppe in caverne scavate nella roccia o tane di volpe , capaci di contenere circa 1000 uomini
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00 Fino al Monte Cengio : 2h45
Dislivello totale : 345-1000 m
Quota massima raggiunta : 720-1354 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Questo sentiero e una variante di collegamento tra i sentieri 651 e 647 , ed e molto utile in quanto serve per rientrare nella Monastero della Resurrezione (Piccola famiglia della resurrezione) nel caso venisse usato con il 651 per salire , 647 per scendere e 647A per tornare a dove inizia il sentiero , mentre per quanto riguarda il 647 che documenterò in seguito si sale da Casale situato più verso la fine del paese di Cogollo del Cengio , il sentiero e molto bello e vario da percorrere sopratutto nella val Cengiotta , li presenta anche una corda di acciaio più che altro per evitare di scivolare , ma si tratta di un sentiero che non presenta passaggi tecnici anche se un pò impegnativo fisicamente , poi essendo un sentiero di raccordo si deve prendere il 647 per salire sul Monte Cengio , a circa metà percorso presenta anche il collegamento con il 648 sentiero delle postazioni ( che andrò a documentere quanto prima) che si va a collegare con il 651 , e chiaro che questo sentiero e un collegamento molto importante per la percorribilità degli altri .
MASSIMA ATTENZIONE NEL PERCORRERLO DOPO GIORNATE DI PIOGGIA , IL TERRENO RISULTA MOLTO SCIVOLOSO E INSIDIOSO
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h30
Dislivello totale : 1000 m
Quota massima raggiunta : 1354 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Eccoci a documentare un’altro sentiero molto interessante e teatro di battaglia molto cruenta e sanguinosa. Le foto sono poco significative dei luoghi e delle condizioni critiche , si raccomanda l’uso della torcia e vi invito a percorrere in ogni sua postazione e galleria allo scopo di portare a casa qualcosa nel cuore , pensando a tutti le persone che hanno perso la vita su questo Monte.
Come Raggiungere
Dopo aver superato l’abitato di Cogollo del Cengio si procede verso l’antico monastero dell’Olmo , di Mosson , poco sopra il monastero si può lasciare l’auto.
Descrizione
Il sentiero parte poco sopra a Cogollo del Cengio , o meglio nell’antico Monastero della resurrezione (Piccola famiglia della resurrezione che non sarebbe altro quel campanile che si vede andando verso Arsiero dalla statale) , appena superato il segnavia del sentiero , si trova più avanti un piccolo posteggio per l’auto , si scende un pò a piedi fino al cartello , il sentiero ha una certa lunghezza il tempo segnalato e di circa 3h 30 per arrivare fino alla croce del Cengio , si sale molto sul crinale e in canaloni ampi non presenta difficoltà tecniche , ma si deve valutare molto la preparazione fisica , per la discesa vi consiglio il 647 e il 647A che arriva proprio dove parte il 651 , una ulteriore raccomandazione va fatta , SAREBBE OPPORTUNO NON SALIRE DOPO UN LUNGO PERIODO DI PIOGGIA , LE GALLERIE POTREBBERO ESSERE PIENE D’ACQUA E IL SENTIERO DI RITORNO POTREBBE ESSERE MOLTO SCIVOLOSO
Io mentre salgo in questi luoghi in cui tanto sangue è stato versato , voglio ricordare che ” in guerra non ci sono ne vinti ne vincitori , ci sono solo morti e feriti ” e come riportato sulla croce sopra il dente austriaco ” nemici in terra Fratelli in Cristo ” un doveroso omaggio a tutti quelli che non sono tornati , non importa da quale parte essi abbiano combattuto.
La Battaglia del Monte Cengio
Da circa 10000 uomini pervenuti sul Cengio riuscirono a salvarsene poco più di 1000 , alla sera del 3 giugno il monte Cengio era in mano austriaca , ma le perdite furono alte anche per gli imperiali e il sacrificio della brigata Granatieri di Sardegna era riuscito a fermare per sempre la discesa in pianura dei fanti dell’imperatore , con i granatieri combatterono i fanti della brigata Catanzaro , Novara , Pescara e Modena. Al termine della strafexpedition , gli austriaci si ritirarono dai territori occupati e il 24 giugno 1916 , le truppe italiane ripresero possesso del Monte Cengio , e i comandi italiani disposero delle opere difensive articolate su tre linee:
La Linea di massima resistenza : formata da tanti piccoli posti di sorveglianza , in posizione avanzata per controllare la risalita dai sentieri provenienti dal fondo valle
La Linea di resistenza ad oltranza la più importante era costituita da un sistema di postazioni collegate da un’unica larga trincea e da fortini costruiti sulle quote dove i granatieri avevano combattuto
La Linea di difesa Marginale che non fu mai ultimata , doveva servire a fermare eventuali attacchi se le altre due linee non avessero tenuto
Il settore del Monte Cengio , per la sua importanza e per la posizione , era compreso nella linea ad oltranza e a sua volta contava i capisaldi difensivi delle quote 1363 , 1312 , 1351 , 1356 , e 1332 questi rilievi si alzano dominanti la Val D’Astico . Per collegare tutte queste quote difensive fu costruita una mulattiera denominata poi ” la Granatiera ” in onore della Brigata Granatieri di Sardegna
La granatiera Sulla parte rovescia di quota 1363 , inizia la mulattiera di arroccamento che collega lo stesso caposaldo con la quota 1351 e che permeteva il controllo della Val Cengiotta e della Val d’Astico . La mulattiera non era visibili dai austroungarici permetteva quindi un trasferimento celere e sicuro delle truppe da un settore all’altro pronte per intervenire in caso di attacco austriaco.A tale scopo era provvista di cinque gallerie adatte a contenere le truppe in caso di bombardamento , infine furono previste alcune scale per facilitare dalle quali accedere alle trincee superiori. Questa zona strapiombante fu dato il nome di Granatiera a ricordo della Brigata Granatieri di Sardegna che su queste alture difese le sorti dell’italia . Il tratto di sentiero principale a 1312 comprende la galleria principale, lunga 187 metri e un serbatoio d’acqua contenente 130 metri cubi
Salto del Granatiere Quota 1351
Questa quota anche se non è la più alta era la più importante tatticamente dagli austriaci per sferrare l’attacco al monte Cengio. Ai suoi piedi i granatieri stesero la loro linea principale e nelle sue viscere il comando del monte Cengio . Nonostante i bombardamenti dell’artiglieria austriaca su aspramente contesa nell’attacco finale tanto che si merito il titolo di “salto dei granatieri” a ricordo della sua disperata difesa . Scrisse il generale Pennella , comandante brigata Granatieri di Sardegna ” si narrava già di aver veduto rotolare per le rocce strapiombanti sull’astico nel furore dell’ardente lotta , grovigli umani di austriaci e granatieri”
Galleria Comando La galleria comando erano anche situati i pezzi da 149mm che ostacolavano l’avanzata austriaca lungo la Val D’Astico e per questa efficace azione gli austriaci furono costretti a cercare di conquistare il Monte Cengio . Durante la battaglia del giugno 1916 gli stessi furono portati all’aperto sul piazzale davanti alla galleria comando contrastarono solo per poco tempo gli attacchi austriaci e poi finirono le munizioni
ZONA SACRA Dei 6000 granatieri giunto il 22 di maggio del 1916 la notte del 4 giugno si ripararono sul monte Pàu circa 1300 superstiti , quando questi eroi sfileranno sulle strade di Marostica la popolazione rimase incredula aspettandosi un’altra colonna , non ci fu una seconda colonna i restanti rimasero tra i feriti morti e prigionieri , lassu sulle balze del Monte cengio e fra Trasche conca e Cesuna . Le perdite dei Granatieri di Sardegna furono enormi dai reggimenti di Fanteria 211°, 212°, 154°, 142°, e 144° oltre ai militari e le armi fra il 29 maggio e 3 giugno furono ufficiali morti 51 , feriti 112 , dispersi 77; soldati morti 1098 , feriti 2482 , dispersi 6444 .Per un totale di 10264 uomini .
“Si deve alla fede , al patriottismo ed alla tenacia dei Granatieri e delle popolazioni vicentine se il ricordo degli eroi del Cengio è stato a noi tramandato sulla terra che fu teatro di una delle più sanguinose battaglie della fronte tridentina”
IL 27 DI GIUGNO 1967 IL MONTE CENGIO E STATO DICHIARATO ZONA SACRA
A presentarci questa spettacolare prima assoluta ci ha pensato il forte scialpinista svizzero Marti Marcel. Impegnato nel ruolo di orgnizzatore per promuovere questa corsa di 101km con 6700m di dislivello Marti non ha avuto dubbi e ha puntato su temi decisamente convincenti: «Il tracciato è disegnato sulle montagne dove regna l’alpinismo moderno e intorno alla Jungfrau-Aletsch, patrimonio mondiale dell’ Unesco. Basta guardare le immagini per restare rapiti da questi posti. Per noi sarà una prima edizione, ma speriamo che ne possano seguire molte altre visto che il trail si preannuncia decisamente vario e interamente pensato su sentieri di montagna molto panoramici».
«La corsa si svolge intorno alle montagne di tutto il paese, con il passaggio sotto la famosa parete nord dell’ Eiger. E’ suddivisa in 3 percorsi: il piu lungo di 101 km e 6700 metri di dislivello positivo e negativo, il medio di 51 km 3100 mt di dislivello, positivi e negativo e quello corto per amatori e per chi vuole avvicinarsi ai Trail è di 16 km 960 mt di dislivello negativo e positivo. Sul sito si trovano le informazioni in tedesco, francese e inglese».
Da ricordare che le iscrizioni si possono fare sul sito e che la gara è valida per il punteggio e selezione per dell’Ultra Trail du Mont Blanc.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 500
Quota massima raggiunta : 2029 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Lasciato il rifugio Campogrosso 1464 m, si prosegue verso la strada delle 7 fontane per circa 150 m fino a raggiungere il segnavia n.157, e la Madonnina a mezzo busto dove è riportata una frase molto significativa «che il Signore fermi le Guerre», ricordo inoltre che qui passava, l’antico confine Austroungarico segnato dai Grandi Cippi, entrati nel sentiero si nota sulla sinistra anche l’Anello Storico della Guerra, il sentiero si snoda nel boschetto attiguo al Passo Buse Scure 1475 m, il bivio porta sulla sinistra ad imboccare il n.144, che porta alla Guardia attraverso il Sentiero delle Mole, il percorso prosegue quasi in maniera circolare transitando sopra la cresta della Frana del Rotolon, si esce parzialmente dal bosco incrociando prima il n.195 Sentiero delle Creste del Fumante, poi proseguendo sui ghiaioni e sotto le pendici di alcune Guglie si transita sul Giaron della Scala e del Prà degli Angeli anche se poco visibile dal basso, raggiunta la Torre Giordani, si incrocia il n.157A, poco usato che sale dalla strada per Camposilvano, poi il bivio a quota 1690 m. con il n.158 del Vajo dei Colori, esiste inoltre un itinerario diretto al Vajo, prendendo la strada che dal Passo Campogrosso 1464 m scende verso località Ometto, giunti sul secondo ponte si nota sulla diretta il vajo dei colori, che sale fino a bocchetta Mosca, questo percorso è poco usato visto che la strada per Ometto è divieto di transito. Dal bivio si scende un po’ per aggirare il gruppo della Cima Mosca 2141 m, sfino a raggiungere la selletta dei Contorni 1650 m, il percorso scende fino a quota 1550 m, per poi risalire nel canale detritico del Vajo che sale tra grossi e piccoli massi, a breve si raggiunge il bivio a circa 1700 m, con un altro itinerario tra i più belli e complessi delle piccole dolomiti, il Vajo dei Camosci, noi proseguiamo a sinistra, su un primo tratto di ghiaioni, poi il percorso si restringe in un stretto canalino, raggiungendo poi un tratto attrezzato che transita su di un traverso roccioso e stretto, si sale ancora intravedendo il cielo tra due enormi pareti rocciose, raggiungendo così Bocchetta Mosca 2029 m. Da qui si può salire sia al Rifugio Mario Fraccaroli 2238 m, oppure ridiscendere a Campogrosso 1464 m.
Il Ritorno
Può essere fatto percorrendo a ritroso il sentiero n.157 del Boale dei Fondi, prestando molta attenzione ai due tratti più ripidi e pericolosi del percorso, oppure in alternativa superando la bocchetta dei Fondi 2004 m, si imbocca il n.196 che segue il crinale dell’Obante 2072 m, fino a raggiungere il bivio con l’itinerario n.195 delle Creste del Fumante passando poi per l’omonima Forcella del Fumante 1905 m, e scendendo poi su un sentiero molto usato ma privo di segnavia, che passando sotto il Castello degli Angeli attraversa il ghiaione del Prà degli Angeli, fino a poi raggiungere il sentiero n.157, e per chi è pratico della discesa su ghiaione una fantastica discesa, per chi poco pratico risulta una condizione difficoltosa, in ogni caso questo percorso non è percorribile a tutti, bisogna valutare bene, quelle che sono le proprie capacità individuali, sia fisiche che di orientamento.
Per i più preparati e chi vuole compiere un grandioso anello può scendere dall’itinerario n.195 Sentiero delle creste del Fumante passando per il Castello degli Angeli , Cima Centrale 1983 m e Punta Lovaraste 1942 m, scendendo poi verso la Guglia Gei, Guglie del Fumante e il Piazzale S.U.C.A.I. questo itinerario potrebbe essere impegnativo dopo essere saliti dal Vajo dei Colori.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h40
Dislivello totale : 1220 m
Quota massima raggiunta : 1659 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Il sentiero parte da Lago una frazione di Velo d’astico , davanti la chiesa a sinistra c’è una strada che porta a Lago , a destra c’e un grande posteggio , mentre il sentiero si trova sulla sinistra , e un sentiero che richiede un certo impegno fisico in quanto arriva sul monte Priaforà a quota 1620 metri , e molto bello e quasi tutto boschivo , tranne l’ultimo tratto su roccioni prima di arrivare in vetta , per quanto riguarda la discesa si può fare da dversi sentieri , tenendo conto della fatica già accumulata , ricordo che il CAI riporta 3h 40 la salita in vetta.
Ricordo inoltre che il Priaforà ha molto da dire come postazioni della prima guerra mondiale , portate la lampada frontale per poter visitare i cunicoli situati alla base dello stesso , scendendo per circa 15 minuti fino a trovare la mulattiera che porta dentro il sistema di caverne
Cenni storici
Il monte Priaforà fu un grosso punto di riferimento per la grande visuale verso la valle di Arsiero , dapprima conquistato dai Battaglioni Kaiserjaeger. Il 29 Maggio, preceduti da forte bombardamento d’artiglieria, gli Austriaci (Battaglioni Kaiserjaeger) riprendono furiosi attacchi contro i ripidi versanti della dorsale montuosa. Il 30 Maggio 1916 la linea italiana viene intaccata con la perdita del Priaforà, propaggine Nord del Novegno. Ultimo giorno di Maggio: la linea italiana, difesa nella zona del Novegno dalla 35a Divisione e dalla 9a Div. più a Est, corre dalla cresta di questo per scendere fino a passo Campedello e risalire al trincerone di Monte Giove, di fronte al Priaforà. Da qui la linea corre sulla sommità dei Colletti di Velo per entrare in Val d’Astico davanti al paese di Velo d’Astico, abbandonato. Quindi la linea prosegue per il fondo valle fino alla frazione Seghe di Velo e, passato l’Astico al ponte di Schiri, risale le pendici di Monte Cengio. Gli attacchi austroungarici riprendono i primi di Giugno soprattutto contro Monte Giove e i Colletti di Velo, ma il forte sbarramento di artiglieria italiano, specie delle batterie piazzate sul Monte Summano, impediscono seri vantaggi per il nemico. Il 12 Giugno un formidabile schieramento di artiglieria posto soprattutto sull’altopiano di Tonezza, apre la strada all’attacco delle fanterie austriache contro il trincerone di Monte Giove. La linea italiana sembra cadere, ma un provvidenziale sbarramento di artiglieria costringe gli austriaci a riparare nelle proprie trincee.
LE ULTIME DUE FOTO SONO DELL’ENTRATE E LA MAPPA DEL SISTEMA DI CUNICOLI SITUATI SOTTO IL PRIAFORA’
Si tratta di un percorso molto interessante sia d’inverno che d’estate , ma principalmente d’inverno , è ideale per un primo approccio con le ciaspole (racchette da neve) non presenta grosse asperità ed il problema più grosso e dato dalla quantità di neve presente,si arriva in macchina fino al rifugio Obante,dove la strada non viene sgomberata dalla neve , eventualmente si può anche mettere la macchina ai Zalica , vicino al bar, nella prima curva si trova il sentiero che sale a sinistra (quello tratteggiato), mentre se si mette la macchina alla vasca dopo l’Obante si prosegue a sinistra della vasca. Il sentiero e molto ben segnalato e porta attraverso bivi e saliscendi fino al Rifugio Cesare Battisti (Gazza), se poi si prosegue a sinistra del rifugio si può notare un sentiero che prosegue verso Recoaro Mille attraverso il 120-121(località sciistica) e verso il centro fondo Le montagnole , fatta la parte diciamo senza pendenze circa 40 minuti si arriva a Malga Rove dove si trova a sinistra il sentiero che ritorna verso la vasca dell’Obante e la località Zalica (quello tratteggiato), molto belle sono le cascate che si incontrano nel tragitto e che alimentano la vasca costruita per il recupero acqua per la produzione di energia elettrica