Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h40 Fino al Rifugio Papa : 3h10
Dislivello totale : 930-1000 m
Quota massima raggiunta : 1975 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Come raggiungere
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando verso il passo del Pian delle Fugazze , superato l’abitato di Valli del Pasubio e Sant’Antonio si arriva il località Ponte Verde e si svolta a destra sulla strada che porta a Colle Xomo , dopo alcune curve si trova un prato verde Pra dei Penzi , punto di partenza per la nostra escursione .
Sentiero molto bello che si inerpica per uno stretto vallone e costeggia il famoso campanile , tecnicamente e fisicamente non molto complesso anche se con buona pendenza , la visuale nella salita e molto bella se si trova una bella giornata . E INDISPENSABILE LA TORCIA PER LE GALLERIE SE SI VUOLE ANDARE AL RIFUGIO PAPA . La discesa può essere fatta per la val canale molto bella (poi io di solito imbocco il canale fluviale )fino ad incontrare il sentiero di raccordo per Pra dei Penzi
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h45
Dislivello totale : 851 m
Quota massima raggiunta : 1226 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Dopo aver raggiunto l’abitato di Arsiero si posteggia l’auto in centro , si imbocca la strada provinciale che sale verso Tonezza del cimone dopo aver superato il bivio per Posina laghi arrivati ad una leggera curva si nota sulla sinistra , la partenza del sentiero 544 sale il leggera pendenza dapprima su terreno prativo , per poi entrare in un bosco , nel salire si può notare il monte priaforà sovrastante l’abitato di Arsiero , durante la salita si possono notare diverse fortificazioni militari risalenti alla grande guerra ,arrivati sulla base del monte Cavjoio si può salire fino al piccolo baito sulla sua sommita per poter vedere l’ossario del cimone ,passato questo punto si entra nel sentiero 542 segnalato tratteggiato , poi si prende per il sentiero verso la galleria quota neutra che si snoda con un complesso sistema di cunicoli fino alla cima della Quota neutra e molto bella questa parte del percorso sotto il profilo storico per la lunghezza delle scalinate interne provviste di corde fino a fuoriuscire in quota , per poi ridiscendere e risalire fino al monte cimone , da li si prosegue attraversando la parte dove e scoppiata la famosa mina e tutti gli appostamenti situati sulla Bolgia delle streghe , dopo aver superato tutta la linea fortificata del monte cimone si inizia a scendere verso la località scalini di Valdastico attraverso il sentiero 547 che passa in diverse linee fortificate prima di scendere fino ad Arsiero . Oppure come si può vedere dalla cartina si scende dal 542 ritornando così in centro ad Arsiero .Si ricorda inoltre che sul Monte Cimone si può salire anche in auto prendendo la strada di Tonezza E PREFERIBILE SE SI VOLESSE PERCORRERE QUESTO SENTIERO MOLTO BELLO PORTARSI UNA TORCIA.
Cenni storici Quota Neutra
Questo massiccio torrione di roccia chiamato Quotoa Neutra perche era rimasto isolato dopo che i Rainer salisburghesi avevano conquistato il Cimone . Nella primavera del 17 fu collegato alle posizioni italiane situate sul Cavioio Tramite il grande camminamento laterale situato ad ovest . Oltre all’ingresso , la galleria e diritta e pianeggiante per un breve tratto , ma poi diventa tortuosa e molto ripida , sale con gradini alti e stretti quasi fino alla sommità del torrione . Ha una decina di diramazione secondarie che portano nel complesso sistema sotteraneo composto da ricoveri , una vasca per il recupero dell’acqua , 6 osservatori , due postazioni per cannoni calibro 65 , otto mitragliatrici distribuite su vari piani.
Cenni storici
La mina del 23 settembre 1916 ufficiale austriaco Max Hoen scrisse: Con l’orologio nella mano tutti attendevano l’istante fatale scelto dal destino “avrà successo il brillamento della mina ? Si potrà riconquistare la cima del Cimone?”. Queste erano le domande che si potevano leggere su tutte le facce.Finalmente il pulsante del meccanismo elettrico di accensione venne premuto. Due enormi detonazioni una successiva all’altra , un rimbombo simile a un tuono come se grossi chicchi di tempesta fossero caduti sopra una lamiera.Blocchi del peso di centinaia di quintali volarono fin dietro la posizione principale provocando enormi danni.La trincea di collegamento era in gran parte distrutta o in parte ricoperta di blocchi di roccia.Gli uomini usciti di corsa dalle caverne cercarono invano la cima del cimone, al suo posto sembrava sbadigliare un cratere di 50 metri di diametro e 22 metri di profondità.I dolorosi lamenti della guarnigione nemica seppellita sotto i massi erano udibili anche da lontano.
Oppure come riporta Fritz Weber in Tappe della disfatta:
I minuti passano con una rapidità folle. Manca un quarto alle sei e l’esplosione, secondo voci che abbiamo inteso, dovrebbe appunto avvenire a quell’ora. Ormai non stacchiamo più l’occhio dalla cima, sotto la quale sta correndo la morte. Migliaia di anni l’hanno vista cosi, come noi la vediamo in quest’attimo, e migliaia d’anni passeranno sul suo nuovo aspetto. In mezzo c’è il movimento dell’uomo che accende la miccia. Due scoppi formidabili fanno tremate la terra, mentre due gigantesche colonne di fumo si alzano quasi contemporaneamente dalla vetta del monte. Enormi blocchi di roccia volano in alto, sembrano rimanere sospesi nel vuoto per lunghi secondi, precipitano e si frantumano contro la groppa della montagna. Quindi scoppia un tuono che va a ripercuotersi con echi spaventosi contro le pareti dei monti circostanti. •• Sono le 5,45. Quando l’enorme nuvola di polvere e di fumo si dirada, il profilo del Monte Cimone appare completamente mutato. Al posto della sua unica cima, ve ne sono adesso due e in mezzo si è formata una sella. Il terreno, fino alla nostra posizione principale, è divenuto un baratro. Il silenzio mortale che ha fatto seguito all’esplosione dura soltanto per pochi secondi, sulla montagna sconvolta. Falangi di uomini, i soldati del 59°, stanno già lanciandosi infatti verso la vetta.Quando i soldati del 59″ arrivano sulla cima, si presenta ai loro occhi uno spettacolo di devastazione senza eguali. Un grande cratere si è aperto, largo circa cinquanta metri e profondo venticinque. La posizione italiana è scomparsa, come pure scomparsi sono i suoi occupanti. Dai fianchi di quella che fu la corona rocciosa della vetta vengono adesso i lamenti e i richiami dei feriti. Chi si è salvato dalla catastrofe, non pensa più a opporre resistenza. Circa centocinquanta italiani giacciono sotto le rocce, ma pié di trecento si trovavano al momento dell’esplosione nelle caverne scavate ai due lati della vetta. Essi vengono fatti prigionieri. appena il nemico si è reso conto che la vetta del Cimone è perduta, la sua artiglieria le apre contro il fuoco rendendo cosi impossibile raccogliere i feriti. Un parlamentare viene, allora, mandato in val d’Astico, davanti alle posizioni nemiche, per offrire agl’italiani un armistizio di tre ore. Ma il generale. che comanda il settore dove si trova Monte Cimone, respinge la proposta, dicendo di non essere nell’interesse del Comando italiano lasciare che il nemico abbia il tempo di fortificarsi sulla vetta. I salisburghesi riescono, tuttavia, ad aprire varchi nelle caverne ostruite e a liberare coloro che vi si trovano. Il numero complessivo dei prigionieri è di undici ufficiali e quattrocentoottantun soldati. Solo una settimana dopo l’esplosione gli ultimi superstiti possono venire riportati alla luce: un aspirante e sette uomini.
Un dramma eroico, che fa onore a entrambi gli avversari, è terminato. Non è che un piccolo episodio, nel gigantesco quadro della lotta tra i popoli europei, ma di cosi tragica grandezza da meritare di essere perennemente ricordato. Tratto dal Libro del Tenente di artiglieria Fritz Weber , Le tappe della disfatta
La vetta del monte Cimone fu profondamente modificata da una grande mina scavata dalle truppe austroungariche. Alle ore 5.45 del 23 settembre 1916, furono fatti brillare 14.200 kg di sostanze esplosive, seppellendo l’intera brigata di fanteria Sele lì dislocata. I resti di 1.210 caduti (tutti ignoti) furono recuperati nel primo dopoguerra e ricomposti in un ossario.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h50
Dislivello totale : 800 m
Quota massima raggiunta : 1580 m
Cartografia : CAI Valdastico e Altopiani trentini 1:25000
Descrizione
Questo itinerario molto bello sotto il profilo storico e ambientale raggiunge il forte Rivon da colletto di Posina , si sale dal principi in una mulattiera che poi diventa un sentiero che sale a zig zag , su costoni per poi rientrare nel bosco , presenta inoltre diversi incroci , con altri sentieri come il 411 che sale dal Monumento Vallortigara e porta direttamente in Busa del Novegno mentre il 401 porta sul forte Rivon. Quindi il 401-411 perchè una parte del sentiero viene usata per tutti e due . Molto importante perchè passa per i punti salienti della grande Guerra se usato insieme al 400 cioè scendendo dal 401 e poi attraverso il 411 rientrare in Busa del Novegno risulta buon completamento di tutte le fortificazioni della guerra 15-18 , da completare salendo a Cima alta e nelle Postazioni del Vacarezze particolare attenzione al monte Cogolo e sopratutto al monte Caliano dove era presente un pezzo da 149 posizionato per tenere sotto controllo il Passo della Borcola ed il monte Pasubio in particolare il Dente Austriaco. La parte più bassa del sentiero dopo il bivio con il 411 viene poco utilizzata anche se a mio avviso sarebbe interessante , normalmente si usa durante La maratona Alpina di Piovene Rocchette e da qualche anno per la Trans D’Havet gara internazionale di corsa in montagna.
Cenni storici Monte Cogolo
Il monte Cogolo e la cima più prossima vicino al forte rivon la linea è stata fortificata durante la guerra , anche se doveva essere preparata per tempo i lavori sono stati rese difficili dalla mancanza di personale , questa era la linea che collegava il forte Rione con le postazioni di monte Caliano , i lavori proseguivano sempre alla notte in quanto era impossibile farli di giorno nei primi appostamenti era possibile stare a malapena in ginocchio per proteggersi dal continuo scoppio di granate austriache che impedivano anche il trasporto dei morti .Anzi risulta che dal dominante Priaforà dove gli austriaci avevano il punto di osservazione dell’artiglieria potevano controllare tutta la Busa , mentre alla notte i lavori di recupero e costruzione proseguivano ininterrottamente per poter fornire alla truppa i vettovagliamenti e le munizioni
Cenni storici Monte Caliano
Monte Caliano quota 1622 e un contrafforte con postazioni di artiglieria in caverne , le postazioni girate verso il massiccio del Pasubio consentivano con un pezzo di artiglieria 149mm in ghisa di colpire sul dente austriaco e allo stesso tempo controllare il Passo della Borcola.
Complesso quindi molto importante per la linea italiana ,e come descrive lo storico Fritz Weber : Questa mattina , in aggiunta a quanto ci piove addosso da tutte le parti si vedono partire dei colpi da Monte Novegno e con precisione colpiscono le noste posizioni sul Plateau (dente austriaco)
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 4h00
Dislivello totale: 780 m
Quota massima raggiunta: 2215 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Come raggiungere
Dopo essere usciti dall’autostrada a Montecchio Maggiore (VI), si prende la S.P. 246 verso Recoaro Terme. Giunti a Recoaro si prosegue dalla S.P. 99 per la località Merendaore. Si supera malga Ravo e si raggiunge, il Rifugio Alla Guardia, dove la strada si restringe fino al Passo di Campogrosso, ovvero al Rifugio Antonio Giuriolo Campogrosso dove si lascerà l’auto.
Descrizione
Lasciato il rifugio Campogrosso 1464 m, si prosegue verso la strada delle 7 fontane per circa 150 m fino a raggiungere il segnavia n.157, e la Madonnina a mezzo busto dove è riportata una frase molto significativa «che il Signore fermi le Guerre», ricordo inoltre che qui passava, l’antico confine Austroungarico segnato dai Grandi Cippi, entrati nel sentiero si nota sulla sinistra anche l’Anello Storico della Guerra, il sentiero si snoda nel boschetto attiguo al Passo Buse Scure 1475 m, il bivio porta sulla sinistra ad imboccare il n.144, che porta alla Guardia attraverso il Sentiero delle Mole, il percorso prosegue quasi in maniera circolare transitando sopra la cresta della Frana del Rotolon, si esce parzialmente dal bosco incrociando prima il n.195 Sentiero delle Creste del Fumante, poi proseguendo sui ghiaioni e sotto le pendici di alcune Guglie si transita sul Giaron della Scala e del Prà degli Angeli anche se poco visibile dal basso, raggiunta la Torre Giordani, si incrocia il n.157A, poco usato che sale dalla strada per Camposilvano, poi il bivio a quota 1690 m. con il n.158 del Vajo dei Colori, esiste inoltre un itinerario diretto al Vajo, prendendo la strada che dal Passo Campogrosso 1464 m scende verso località Ometto, giunti sul secondo ponte si nota sulla diretta il vajo dei colori, che sale fino a bocchetta Mosca, questo percorso è poco usato visto che la strada per Ometto è divieto di transito. Dal bivio si scende un po’ per aggirare il gruppo della Cima Mosca 2141 m, fino a raggiungere la selletta dei Contorni 1650 m, il percorso scende fino a quota 1550 m, per poi risalire nel canale detritico del Vajo che sale tra grossi e piccoli massi, a breve si raggiunge il bivio a circa 1700 m, con un altro itinerario tra i più belli e complessi delle piccole dolomiti, il Vajo dei Camosci, proseguendo sulla destra, si entra nel nostro itinerario, tecnicamente non presenta difficoltà, ma richiede un impegno fisico notevole, il passaggio un pò più è dato dalla presenza di un sasso nel mezzo del percorso ed un piccolo cordino, superabile con un po’ di fantasia. La pendenza è notevole ed aumenta proprio dopo di questo passaggio, si continua a salire mentre il canalino si restringe fino a raggiungere la forcella dei Camosci 1950 m, ammirando così la Busa del Cherlong sotto l’omonima cima 2210 m, a destra in fondo si può notare il punto su cui risale il n.162 del Pissavacca, il percorso scende in un traverso su ghiaioni mobili, qui il terreno diventa più difficile e ostico, molto detritico e ripido, raggiungendo con fatica la Bocchetta Cherlong a quota 2115 m, entrando così nel n.108 che sale dalla Valle dei Ronchi di Ala, proseguendo a sinistra si arriverà in circa 25 minuti al Rifugio Mario Fraccaroli 2238 m.
Il Ritorno
Può essere fatto percorrendo a ritroso il sentiero n.157 del Boale dei Fondi, prestando molta attenzione ai due tratti più ripidi e pericolosi del percorso, oppure in alternativa superando la bocchetta dei Fondi 2004 m, si imbocca il n.196 che segue il crinale dell’Obante 2072 m, fino a raggiungere il bivio con l’itinerario n.195 delle Creste del Fumante passando poi per l’omonima Forcella del Fumante 1905 m, e scendendo poi su un sentiero molto usato ma privo di segnavia, che passando sotto il Castello degli Angeli attraversa il ghiaione del Prà degli Angeli, fino a poi raggiungere il sentiero n.157, e per chi è pratico della discesa su ghiaione una fantastica discesa, per chi poco pratico risulta una condizione difficoltosa, in ogni caso questo percorso non è percorribile a tutti, bisogna valutare bene, quelle che sono le proprie capacità individuali, sia fisiche che di orientamento.
Per i più preparati e chi vuole compiere un grandioso anello può scendere dall’itinerario n.195 Sentiero delle creste del Fumante passando per il Castello degli Angeli , Cima Centrale 1983 m e Punta Lovaraste 1942 m, scendendo poi verso la Guglia Gei, Guglie del Fumante e il Piazzale S.U.C.A.I. questo itinerario potrebbe essere impegnativo dopo essere saliti dal Vajo dei Colori.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 4h00
Dislivello totale: 780 m
Quota massima raggiunta: 2215 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
RICORDO SEMPRE CHE NEL PERIODO INVERNALE LA STRADA E’ APERTA SOLO FINO ALLA GUARDIA E PERTANTO BISOGNA TENER CONTO DEL TEMPO DI ARRIVARE AGLI ATTACCHI DEI SENTIERI
Il Vajo partirebbe dal fondo sulla strada che porta da Campogrosso verso Camposilvan , quella che è interrotta per capirsi prendendo lo stesso che sale per il vajo dei colori (essendo il vajo dei camosci una sua biforcazione )ma quasi tutti salgono da Campogrosso dopo aver imboccato il sentiero 157 per bocchetta fondi si arriva ad un bivio , nel quale si mantiene la destra sul 158 si prosegue per circa 40 minuti fino ad arrivare nel canalone del vajo dei colori. Il sentiero non e difficile tecnicamente ,ad un certo punto si incontra un roccione nel centro del vajo ,si prosegue per il sentiero di destra che risulta a prima vista molto più stretto , poi proseguendo presenta un solo passaggio in cui ci si arrampica tenendosi per un cordino fissato su di un masso, poi aumenta la pendenza fino ad arrivare ad un forcellino per poi ridiscendere sui ghiaione del cherlong per poi risalire la ripida salita che porta dietro al Rifugio Fraccaroli , tecnicamente non presente grosse difficoltà anche se si deve considerare che la pendenza richiede un impegno fisico abbastanza importante , la discesa può essere fatta sia dal boale dei fondi 157 che dal Prà degli Angeli , passando per il Giaron della scala e rientrando più bassi nel 157.( e quello che normalmente si preferisce fare più lungo ma meno pericoloso)
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00 Avvicinamento : 1h00
Dislivello totale : 490 m
Quota massima raggiunta : 1940 m
Arrivati al primo posteggio in località Gazza , Rifugio Cesare Battisti , si prosegue a piedi verso il rifugio a fianco dello stesso si può notare il lungo canale di entrata del vajo , non e molto tecnico ma richiede vista la pendenza una buona preparazione fisica , si può fare anche d’inverno ma bisogna prestare la massima attenzione alla neve sia nella qualità che nella quantità in quanto e molto soggetto a slavine nella parte superiore , la vista dalle tre croci e molto bella , la discesa puo essere fatta sia per il sentiero 110 passo della lora o per una cosa un pò più impegnativa il 121 del ristele , e consigliabile l’uso del caschetto
Nella salita in invernale o seminvernale e indispensabile l’uso dei ramponi e bastoncini.
Questo itinerario e molto bello anche perchè si percorre una zona nuova per quelli che come me abitano nell’alto vicentino , si sale in auto fino alla località Giazza , poi si prosegue fino ad arrivare alla ex Dogana , nella curva si può notare una piccola lapide , da li parte il sentiero .( e ovvio che questa soluzione per noi della valle dell’agno e un pò scomoda) Lo si può prendere anche dalla località Gazza , sia salendo dal 113 omo e la dona , sia che per il 110 passo tre croci , chiaramente arrivati al passo tre croci si prende il 190 e si scende agli orti forestali e prendendo la destra si sale prima al Lago secco e poi al Rifugio Revolto questo tipo di itinerario ovviamente risulta più lungo e faticoso .
La salita sul 190-185 per salire allo Revolto non richiede particolari precauzioni e risulta molto molto spettacolare in quanto e passata da una valle fluviale al centro , e non richiede una grossa fatica fisica. La zona è molto curata dal punto di vista del sentiero e ci sono anche delle aree per fare il pic nic a circa 10 minuti a piedi dalla Vecchia Dogana . Per quanti sostassero al rifugio Revolto per un panino , ricordo che fanno degli ottimi panini con la salsiccia e peperoni ….da leccarsi i baffi .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 600 m
Quota massima raggiunta : 1767 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Questo itinerario parte dal Colle della Gazza, percorso molto interessante e panoramico, alcuni tratti verso la sommità su roccette e risalti anche se privi di grosse difficoltà lo rendono incredibilmente bello, si parte dal posteggio situato presso il rifugio Cesare Battisti 1265 m, si prende dapprima il sentiero n.105, che porta verso al Vajo Pelegatta e Vajo Scuro, si transita per Malga Lorecche 1280 m, mentre sulla sinistra inizia il sentiero con una salita abbastanza lieve inizialmente che continua a salire con i suoi zig zag, aumentando sempre più la quota e divenendo leggermente più difficoltoso. La maggior parte del sentiero si sviluppa in mezzo a mughi ed il panorama e molto bello verso il versante del Vajo Pelegatta. Si continua su ghiaie detritiche di grosse dimensioni, in cui prestare molta attenzione, si prosegue a salire mentre i massi e roccette si presentano più grandi e si intravedono i due roccioni dell’Omo e la Dona. A quota 1831m, incrociando il n.111 del Forcellin del Plische, che non è altro che un sentiero di raccordo di un certo impegno, e tutto su terreno ghiaioso, dopo aver passato il percorso in mezzo alle rocce si esce sulla Porta di Campobrun 1831 m, dove il sentiero entrerà nel n.182, a circa 20 minuti dal rifugio Scalorbi 1767 m. Normalmente questo percorso viene maggiormente accoppiato al n.110 che verrà usato per la discesa.
E’ inoltre possibile per l’escursionista più preparato, salire fino in vetta del Carega 2259 m , ovvero al Rifugio Mario Fraccaroli a quota 2238 m , attraverso il sentiero n. 182-192-157 in circa 1h30 di solo andata , rimane quindi da valutare sia per la preparazione tecnica che per l’allungamento tempistico.
Ritorno
Il rientro può essere fatto dal n.110 Passo Tre Croci 1716 m, per poi scendere dai ghiaioni della Lora, fino a raggiungere il Rifugio Cesare Battisti. 1265 m. Oltre a scendere verso il Passo Tre Croci per il n.182, si può usare la varianten.111 del Forcellin del Plische, anche se molto più impegnativa.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h30
Dislivello totale : 450 m
Quota massima raggiunta : 1716 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Arrivati sul colle della Gazza si prosegue verso il rifugio , e si imbocca questo itinerario segnalato con il n.110 , il percorso è semplice, poco impegnativo, privo di difficoltà che porta l’escursionista al Passo Tre Croci o Passo della Lora, il sentiero sale in maniera abbastanza lieve e con tornanti visibili anche da fondo dello stesso, si tratta di un percorso molto ghiaioso e detritico a causa delle pareti del Sasso delle Molesse 1801 m che lo sovrastano sulla sinistra soggette a continua erosione, e movimentate dagli agenti atmosferici. Si parte da una quota di 1265 m, man mano che si sale il percorso si rende più impegnativo e i detriti aumentano, superato il Sasso delle Molesse si prosegue verso destra fino a raggiungere il bivio di raccordo con il n.111 Forcellino del Plische, circa 1650 m, si attraversa verso sinistra culminando così sulla cima del Passo Tre Croci 1716 m, proprio al di sopra della Val del Diavolo , imboccando il sentiero n.202 a sinistra si può proseguire verso il Passo della Scagina, mentre sulla destra attraverso il n.182 si prosegue verso il rifugio Scalorbi .Normalmente questo sentiero viene usato per il rientro in quanto poco difficile. Se si prosegue per il n.182 passando per il Passo del Plische e successivamente sulla Porta di Campobrun fino a raggiungere il Rifugio Scalorbi .
E’ inoltre possibile per l’escursionista più preparato, salire fino in vetta del Carega 2259 m , ovvero al Rifugio Mario Fraccaroli a quota 2238 m , attraverso il sentiero n.182-192-157 in circa 1h30 di solo andata , rimane quindi da valutare sia per la preparazione tecnica che per l’allungamento tempistico.
Ritorno
Il ritorno verrà fatto salendo sulla Porta di Campobrun ed imboccando il n.113 Sentiero dell’Omo e la Dona, scendendo a valle per poi rientrare attraverso il n.105 fino al Rifugio Gazza, oppure per chi possiede un buon allenamento, prosegue verso il passo della Scagina, percorrendo il n.202 passando per il Passo della Zevola e raggiungendo il Passo Ristele imboccando così il n.121 Sentiero Ristele scendendo fino al n.120 e rientrando così al Rifugio Cesare Battisti «Gazza».
1° salita dal 113 Omo e la dona , e discesa dal 110
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 770 m
Quota massima raggiunta : 1938 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Arrivati in località Pian delle Fugazze sul posteggio situato a destra dove si può mettere la macchina , da li parte la Strada degli Eroi che porta al rifugio Papa alle porte del Pasubio , antico confine austroungarico , nel basso si possono ritrovare anche gli antichi Ceppi di confine, la strada e percorribile anche con la MTB e nel periodo estivo funziona anche un bus navetta , e abbastanza semplice non presenta grosse difficoltà , e la sipuò percorrere interamente oppure attraverso alcune scorciatoie ben segnalate , così facendo si risparmia un pò di strada visto la sua lunghezza a causa di molti tornanti circa 10 km , arrivati alla galleria D’Havet che va ad attraversare le creste che portano all’incudine , si può vedere uno scenario mozzafiato (tempo permettendo )della val Canale e del rifugio Papa , come anche del resto la strada delle 52 gallerie , la direttissima val Canale , il soglio dell’uderle ,il boale dei cavi , il boale d’inverno. La discesa può essere fatta dallo stesso sentiero o per persone un pò più esperte il 300 Val Canale per poi rientrare al pian delle Fugazze passando per la chiesetta e la Colonia di San Marco
Cenni storici La strada degli Eroi vera e propria è il tratto lungo circa 2 chilometri che collega la Galleria d’Havet al Rifugio Achille Papa, situato alle Porte del Pasubio. Scavata sulla destra orografica delle pareti verticali a precipizio sull’impervia Val Canale, presenta un fondo naturale piuttosto dissestato.
Il nome deriva dal fatto che sulla parete rocciosa sono collocate delle targhe in onore delle 15 Medaglie d’Oro al Valor Militare che combatterono sul Pasubio durante la Grande Guerra.
Per estensione con il termine di Strada degli Eroi ci si riferisce all’intera rotabile della Val Fieno, che sale dal Pian delle Fugazze (1162 m), al confine fra la provincia di Vicenza e di Trento, e arriva fino al Rifugio Papa (1928 m).
La strada, chiusa al traffico motorizzato è lunga nella sua interezza 10,6 chilometri, segnati da pietre miliari che ogni chilometro danno la distanza dall’inizio. Il fondo è naturale, tranne per alcuni tornanti asfaltati, con un percorso tortuoso nella Val Fieno per salire con pendenza piuttosto costante e mai particolarmente impegnativa se non nel tratto finale prima della Galleria d’Havet, lunga poche decine di metri, che permette di passare nella Val Canale appena sotto il crinale dello spartiacque.
Durante il conflitto mondiale era solamente un sentiero e venne in seguito allargata per permettere un comodo accesso alla Zona Sacra, in alternativa della strada degli Scarubbi in cui la neve permane molto più a lungo a causa dell’esposizione a nord. Chiusa al traffico motorizzato negli anni ottanta a causa della pericolosità del tragitto soprattutto nel tratto finale, è oggi molto frequentata dagli escursionisti sia a piedi che in mountain bike. Rimane infatti una delle principali vie d’accesso alla sommità del massiccio perché può essere percorsa anche da chi ha poca confidenza con la montagna.
PERCORRENDO QUESTI LUOGHI DOVE TANTO SANGUE E STATO VERSATO , PENSATE A QUANTI HANNO PERSO LA VITA SU QUESTE ROCCIE PER UN’UNICO IDEALE DI LIBERTA’ .
VIATORE SOSTA REVERENTE
GUERRA ITALO AUSTRICA 1915 – 1918 LA 326° COMP DEL GENIO ZAPPATORI NELL’ANNO 1917 REDUCE DAI LA VORI DIFENSIVI E OFFENSIVI NELLE LOCALITA’ DENTE ITALIANO SELLETTE QUOTA 2081 CORNO DEL PASUBIO FORNI ALTI CUARO FONTANA D’ORO SOGLI ROSSI INIZIO’ E COSTRUSSE A COMPIMENTO QUESTA STRADA CONGIUNGENTE PORTE DEL PASUBIO CON LA GALLERIA D’HAVET SCOLPITA NELLA ROCCIA A STRAPIOMBO OVE PRIMA SOLTANTO L’ALI AVEVANO DOMINIO FU IN SEGUITO DENOMINATA LA STRADA DEGLI EROI DELLE COSPIQUE OPERE POSTUME APPORTATEVI AD ALTRI IL MERITO
UN SUPERSTITE DELLA 326 COMP. 1° REGG. GENIO ANNI 1916 E 1917 SOCIETA’ ESCURSIONISTI PASUBIO S.E.P. VALDAGNO ANNO 1979