Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Dopo aver superato l’abitato di Auronzo si prosegue per alcuni km raggiungendo così su una semicurva l’imbocco della Val Marzon , si sale per qualche kilometro con l’auto e raggiunto un piccolo slargo si lasci l’auto e si prosegue a piedi .
Descrizione
Questa Valle oltre ad essere un percorso fantastico e selvaggio, è un itinerario difficile come quas tutte le valli che salgono da Auronzo sia in lunghezza che in pendenza , Val Marzon , Val di Cengia , Val Giralba bassa e Alta . L’itinerario varia dal passaggio a zig zag sui mughi a scenari lunari di pietraie infinite fino a raggiungere il Bivacco de Toni sulla Forcella dell’Agnel a quota 2490 m, sotto la Cima Auronzo, i sentieri di queste zone sono tutti molto impegnativi anche se non presentano difficoltà alpinistiche e tecniche , lasciano il segno sul fisico , i 1400 metri di dislivello si sentono tutti. Si sale dolcemente nel primo tratto di boschetto con ampi tornanti anche se il sentiero e stretto dopo circa 1 ora si esce e si prosegue attraverso mughi e rocce dove il sentiero inizia con pendenza più severe e lo scenario si apre con il grigio candore della dolomia circondati da pareti irte e uniche nel suo genere tra i Campanili dei Vaj dei Toni e la Pala e i Campanili del Marden , dove lo scenario cambia notevolmente e si entra nel tratto di pietrame e roccete dove si sale con difficoltà visto il terreno un pò detritico , fino ad entrare sotto alla Croda A. Berti e a sinistra la Croda Dei Toni, in un ampio cadino di detritico che porterà dopo una discreta ultima salita al Bivacco A De Toni, situato sotto la Cima D’Auronzo, giunti sul Bivacco si entra nel sentiero 107 che parte dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m e transitando attraverso il Bivacco porta al Rifugio Carducci 2297 m attraverso una Via attrezzata di discreta difficoltà con passaggi importanti tra cui una passerella.
Se invece si prosegue verso il Rifugio Pian di Cengia per i sentiero 107 raggiunta la Forcella della Croda di Toni si può scendere da un sentiero detritico e poco visibile che porta verso il Rifugio Comici 224 m sulla sinistra raggiunto il fondo del piccolo vallone, oppure sulla destra prima a Forcella Giralba 2431 m e poi al Rifugio Carducci 2297m , raggirando così la via ferrata Severino Casara.
Se il tempo ve lo permette facendo una piccola deviazione senza scendere di quota si può raggiungere attraverso una piccola via attrezzata del Passo Collerena raggiungere il Passo Fiscalino ed il rifugio pian di Cengia 2528 m , oppure dai Laghi si sale per il 104 fino al Rifugio che vi invito a visitare perchè è uno dei piu bei rifugi della Zona.
Ritorno
Per il ritorno si può usare lo stesso sentiero oppure dopo aver proseguito a sinistra prima di raggiungere il Bivacco De Toni ed aver raggiunto il laghi di Cengia 2324 m si scende per il sentiero 1107 della Val di Cengia già descritto in altro post .
Attenzione questo sentiero in invernale risulta coperto dalla neve ed è quindi intuitivo , non è un percorsoper tutti , richiede ottima capacità di adattamento a condizioni di neve importanti viste le quote , una preparazione fisica ottima ed attrezzatura alpinistica completa , conoscendone inoltre l’uso corretto della stessa .E’ OBBLIGATORIO L’USO DEI RAMPONI , IL METEO DEVE’ESSERE OTTIMALE.
Tempo di percorrenza: 3hcirca 5h con il rientro
Dislivello totale: 690 m
Quota massima raggiunta: 2752 m
Come Raggiungere
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
Questo percorso molto difficile in salita , ma uno dei più belli in questo gruppo montuoso ,permette panorami incredibili , circondato da alcune delle montagne più belle in assoluto , Tofane Averau e Nuvolau , Sasso di Stria , 5 Torri , teatri di grandi contese belliche del 1915-1918 . Si sale dal piazzale della funivia a Passo Falzarego 2105 m per il sentiero 402 , per poi sotto le rocce strapiombanti del Lagazuoi proseguendo poi dritti , mentre sulla sinistra si entrerebbe nella galleria dapprima transitando anche per la cengia Martini ed altre postazioni con un occhio di controllo verso il Sass de stria . Ma nel periodo invernale è sconsigliato salire perchè il rischio di trovare chiusa l’uscita dalla neve . Si salirà cosi dal sentiero che parte dal Passo Falzarego 2105 m, proseguendo nel primo tratto sul bordo pista e poi imboccato il sentiero salire sullo stesso sempre tenendo la pista a destra , RICORDO CHE LE PISTE DA SCI NON VANNO MAI ATTRAVERSATE , si sale su un pezzo di notevole pendenza dopo aver superato la quota di circa 2400 m, fino a raggiungere le praticabili rocette esposte a sinistra raggiungendo così in breve tempo la quota del Rifugio Lagazuoi , Per la discesa si scende dallo stesso 401 che parte da sotto il rifugio e scende verso forcella Val Travenànzes ,facendo il percorso a ritroso , per poi rientrare sul 402 e raggiungere l’auto, si può volendo scendere anche con la funivia anche se il prezzo è un pò caro.
Cartografia : Edizioni Zanetti – n°104 Cortina e Dintorni 1:25000
Come Raggiungere
Dopo essere saliti ad Auronzo , oppure a Cortina d’Ampezzo, si sale fino al Lago di Misurina poi si prosegue verso Dobbiaco fino a raggiungere e superare il lago di Landro, appena giunti al Hotel Tre Cime si trova sulla destra un ampio posteggio a pagamento che permette di imboccare diversi sentieri che salgono sia sul monte Piano 2306 m e Piana, che anche sulle Tre Cime di Lavaredo . Lasciata l’auto si prosegue per il sentiero interessato.
Descrizione
Una doverosa considerazione dev’essere fatta , si chiama sentiero dei Turisti ma non per questo si può prendere sottogamba, è un sentiero di tutto rispetto. Si parte dal lago di Landro 1406 m, in piena vista della Val della Rienza e Tre Cime, si sale dapprima sul fondovalle ghiaioso, letto fluviale, verso il ponte della Marogna dove inizierà la salita, molto panoraamica come del resto la via dei pionieri si sale su un crinale quasi a strapiombo nella valle di landro, la salita iniziale in mezzo a un boschetto con mughi , dove il sentiero si snoda e poi zizzagando sale fino a raggiungere un tratto esposto a slavine , su ghiaino fino anche abbastanza stabile ed alcuni passaggi con corde ma poco difficili per poi entrare nella parte più bella priva di vegetazione e con scalini in legno fisaati nella roccia e passaggi stretti sotto la cima del monte Piana 2324 m, si prosegue nel traverso fino a raggiungere la forcella dei Castrati 2272 m, situata tra le quote di Monte Piano e Monte Piana .
Ritorno
Il ritorno si può fare sia dallo stesso che dal sentiero dei Pionieri , anche se io vi invito eventualmente fare il contrario , cioè salire dal sentiero dei pionieri e scendere dal sentiero dei turisti. Il 6B collega il punto di partenza dove si mette l’auto, a mio avviso se si trova posto nei pressi di Carbonin c’è un piccolo posteggio appena dopo il ponte in cui non c’è il Parchimetro, da li si imbocca il 6A.
Dopo essere usciti dall’autostrada a Montecchio Maggiore (VI), si prende la S.P. 246 verso Recoaro Terme. Giunti a Recoaro si prosegue dalla S.P. 99 per la località Merendaore. Si supera malga Ravo e si raggiunge, il Rifugio Alla Guardia, dove la strada si restringe fino al Passo di Campogrosso, ovvero al Rifugio Antonio Giuriolo Campogrosso dove si lascerà l’auto.
Descrizione
Lasciato il rifugio Campogrosso 1464 m, si prosegue verso la strada delle 7 fontane per circa 150 m fino a raggiungere il segnavia n.157, e la Madonnina a mezzo busto dove è riportata una frase molto significativa «che il Signore fermi le Guerre», ricordo inoltre che qui passava, l’antico confine Austroungarico segnato dai Grandi Cippi, entrati nel sentiero si nota sulla sinistra anche l’Anello Storico della Guerra, il sentiero si snoda nel boschetto attiguo al Passo Buse Scure 1475 m, il bivio porta sulla sinistra ad imboccare il n.144, che porta alla Guardia attraverso il Sentiero delle Mole, il percorso prosegue quasi in maniera circolare transitando sopra la cresta della Frana del Rotolon, raggiungendo l’omonima selletta del Rotolon 1523 m, dove parte il sentiero n.195 che sale sulle Creste del Fumante, il primo tratto molto bello e composto da trinceramenti del periodo bellico su ghiaioni e muretti a secco fino a raggiungere la base della Guglia Gei, dove un enorme spaccatura nella roccia permette di superarla e di entrare nel Giaron della Scala, mentre il sentiero si fa impegnativo aiutato per fortuna dal zig zag su un terreno prettamente detritico, e con discreta pendenza si continua a salire superando il bivio con il n.105 del Vajo scuro e continuando si raggiunge un piccolo pianoro a quota 1919 m, ovvero la Forcella Lovaraste , con una piccola deviazione di circa 15 minuti si potrà raggiungere la croce posta sulla cima del Lovaraste 1942 m, ammirando un teatro unico su tutta la valle Agno e le Piccole dolomiti verso la Catena delle Tre Croci , si prosegue con la risalita fino guadagnare la vetta della Cima Centrale 1983 m, si scende in mezzo alle guglie del Castello degli Angeli fino a raggiungere la testata del Prà degli Angeli, per poi risalire sulla sinistra fino a Forcella del Fumante 1905 m, e risalendo poi i ripidi ci si immette in una mulattiera a forcella Obante 2010 m, con uno scenario unico verso la valle del Revolto , con il rifugio Scalorbi 1767 m, sulla conca di Campobrun e sullo sfondo a destra il rifugio Pertica 1530m , e sulla sinistra la mulattiera che sale verso il passo delle lora e Sentiero dell‘Omo e la Dona, si scende fino a raggiungere il rifugio Scalorbi attraverso il 109-195 .
Ritorno
Normalmente il 195 viene usato come alternativa per salire sul Rifugio Fraccaroli quindi il ritorno si può fare dal 157 boale dei fondi , oppure dal 196, poi dal Pra degli Angeli sarebbe inoltre possibile rientrare dal 143 che dalla Gazza porta a Campogrosso passando per la località La guardia e sale attraverso il sentiero delle Mole , ma allunga di molto il percorso ,
QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 3h30andata dall’attacco
Dislivello totale: 1000 m
Quota massima raggiunta: 3220 m
Rifugio di Appoggio: Rifugio Coldai – Rifugio Torrani
Avvicinamento
Dopo aver raggiunto il Palafavera ed aver lasciato l’auto si prosegue a piedi sulla carrabile sentiero 564 verso malga Pioda si imbocca sulla sinistra il 556 fino al rifugio Coldai Sonino 2132 m tempo di percorrenza circa 2h ,per poi proseguire verso il sentiero del Tivan 557, passando per i torrioni delle Zoliere quota 2184 m , fino a raggiungere Porta del Masarè 2420 m nei torrioni del Schenal del bech , si prosegue sempre nel sentiero Tivan fino al bivio a quota 2221 m , sotto la Crepa Bassa tempo di avvicinamento circa 4h dal Palafavera e circa 2h dal rifugio Coldai.
Si può anche salire da Pecol lasciando l’auto in Casera del Zorzi 1430 m in fondo alla via Piovanel, via più veloce ma priva di rifugio di appoggio, si sale sul sentiero 587 , verso Baito Civetta , mantenendo la destra fino a Col Grand 1927 m, ed imboccare il sentiero Tivan 557 , fino a quota 2221 m del bivio sotto la Crepa Bassa , in circa 2h30-3h00 .
La Via Normale
Percorso molto bello che porta in una delle più belle cime del Gruppo Moiazza Civetta , privo di difficoltà tecniche , qualche tratto attrezzato e in cui bisogna prestare un pò di attenzione , panorami e scorci mozzafiato sempre tempo permettendo. Si sale lungo il sentiero ai piedi delle rocette fino ad incontrare circa 400 metri dopo l’attacco della via composto da un piccolo risalto e dalla prima corda di acciaio, che sale con gradoni molto semplici in cui posizionare piedi e mani , ed una vista verso Zoldo molto bella, si prosegue fino a raggiungere un primo tratto pianeggiante per poi affrontare una corda di circa 25 metri del Passo del Tenente o Grunwald ,si continua a salire con tratti attrezzati ma poco difficoltosi grazie ai gradoni di roccia , e qualche traverso in cui prestare attenzione , spettacolare la composizione della roccia segnata dal tempo e dagli eventi atmosferici. Si entra in un canalone detritico passando sulla sinistra dello stesso ed affrontando una tratto leggermente più difficile , semplificato da chi ha le gambe lunghe , fino a raggiungere un caminetto di circa 4 metri per poi completare l’ultima parte più ripida , raggiungendo cosi gli ultimi 300 metri che portano al Rifugio Torrani 2984 m, in leggera salita, si prosegue praticamente su un sentiero detritico fino a raggiungere la vetta del Civetta a 3220 m , dove lo scenario incredibilmente unico a 360° riempie gli occhi ed il cuore di emozioni uniche e indescrivibili,
Ritorno
Per il ritorno si scende dalla stessa via , prestando molta attenzione sui tratti attrezzati , il tempo di discesa fino al bivio è di circa 1h30-2h , ricordo che dopo ci sono almeno altre 2h per rientrare all’auto , e quindi i tempi devono essere ben calcolati.
QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 2h30andata e 1h15 ritorno
Dislivello totale: 800 m
Quota massima raggiunta: 3046 m
Rifugio di Appoggio: Rifugio Carducci – Rifugio Comici
Come Raggiungere
Si sale dapprima al Rifugio Carducci 2297m , che normalmente si raggiunge dal 103 della Val Giralba , sentiero molto lungo e con dislivello importante circa 1400 m e ci vogliono circa 5h, a tal proposito vi invito a salire e pernottare al rifugio per poi compiere le vostre escursioni. Volendo si può anche risalire dal Rifugio fondovalle 1548 m e passando per il Rifugio Comici 2224 m raggiungendo così il Rifugio Carducci attraverso la Val Fiscalina con il sentiero 103 che presenta circa 1000 metri di dislivello in circa 3h30. Una bella risalita appare anche quella del 106 per il bivacco De Toni per poi imboccare la ferrata Severino Casara molto bella e panoramica, comunque resta la soluzione migliore pernottare al rifugio.
La via Normale
Si parte dal Rifugio Carducci , con un sentiero molto semplice che sale fino a forcella Giralba e prosegue scendendo alcuni metri fino a trovare il bivio che porta al 101 la strada degli alpini ( via attrezzata) che sale dal rifugio Fondovalle 1548 m, da li mantenendo la destra si prosegue nella Busa di Dentro atraverso un ampio ghiaione che termina con un piccolo nevaio, per poi inerpicarsi nel ghiaione con un notevole aumento di pendenza , il percorso sale senza grosse difficoltà alpinistiche facendosi strada sia sul ghiaione che sulle roccette sovrastanti fino a raggiungere passaggi leggermente più complessi , ma con gradoni che aiutano molto , rendendo ccosì parte del tracciato più intuitiva e personalizzata , fino a raggiungere il plateau di vetta nella sua vastità e con un panorama in cui le vette intorno si possono riconoscere a vista , il terreno sassoso sembra sia lunare , in alcuni tratti le pietre sono così spigolose che pare taglino le scarpe e mettendoci le mani pare stringere un riccio di castagna, mentre nella parte finale nel fondo del plateau a circa 500 metri dalla cima i lastroni sembrano scolpiti a mano.
Ritorno
Per il ritorno si scende dalla stessa via , cercando di passare per lo stesso posto della risalita , cosa non sempre facile ma comunque per la discesa il percorso è molto intuitivo e chiaro ed e sufficiente prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi, una volta raggiunto il fondo del ghiaione principale in circa 45 minuti il percorso diventa un semplice sentiero ritornando così da dove si è risaliti .
Punti di appoggio: Passo Falzarego – Rifugio Giussani
Come raggiungere
Dopo essere salito a Cortina si prende per il Passo Falzarego 2105 m , si lascia l’auto sul piazzale della cabinovia e si prosegue imboccando il sentiero 402. In alternativa si potrebbe salire anche da Selva di Cadore.
Questo itinerario permette di salire e di circumnavigare la Tofana di Rozes , il sentiero richiede perciò una preparazione ottima e richiede l’uso dell’attrezzatura da ferrata per superare prima la galleria del Castelletto e poi la Ferrata Lipella , di una discreta lunghezza anche se poco impegnativa nella prima parte , proseguendo poi fino a raggiungere la seconda parte più complessa e tecnica che ti porterà in vetta
Descrizione del percorso
La Tofana di Rozes rimane per me una delle montagne più belle , si parte dal passo Falzarego , seguendo il segnavia 402 , fino a forcella Travenanzes 2507 m , si inizia a scendere fino ad un forcella Col del Bòs 2332 m , poi seguendo la base della Tofana si raggiunge il bivio che sale dal castelletto con una scaletta in galleria , dove e passata la storia e dove si possono ancora notare i resti di legno di quella angusta scala che portava i soldati dentro alle viscere di questa montagna , si esce su un ghiaione stabile , sulla sinistra il Castelletto , mentre proseguiamo alla destra per raggiungere il sentiero attrezzato Lipella , lungo è il suo percorso tra sali e scendi e traversi , non difficoltosi ma impiegano le buone forze destinate per il ritorno, si sale tra pareti con molti appigli e tra crepe caratteristiche di questa grande montagna , lo spettacolo della val Travenanzes lascia senza fiato , mentre si solleva lo sguardo verso la parete che tra mille cambiamenti di direzione continua a salire. Si arriva dopo diverse tiri al bivio che porta alla postazione Tre dita sulla sinistra , mentre a destra si prosegue per l’ultimo attacco alla vetta , anche se finita la via attrezzata si dovrà proseguire ancora per circa 20 minuti . Provo la risalita alla vetta dopo circa 350 metri mi tocca rinunciare visto la pioggia che inizia a scendere , non fa niente si prosegue tra il dirupo della Travenanzes ed il pian del Majarie appena raggiunta la postazione Tre dita 2696 m tra il vallone che separa la Tofana di Rozes dalla Tofana di Mezzo e dal Nemesis , per poi raggiungere la forcella Fontananegra ed il Rifugio Giussani 2580 m , prendetevi il tempo per dare un occhiata al ex rifugio Cantore ed ai baraccamenti del periodo bellico presenti su questo sito. Si ridiscende poi per il sentiero 403 che porta al Rifugio Di Bona , ma in una curva si incrocia il 404 che riporta prima a forcella Travenanzes e poi al Passo Falzarego .
Piccolo cenno storico
“D’un tratto si scaricarono mille armi. Da ogni parte le palle fioccavano con violenza, come se volessero squarciare i massi che servivano da riparo agli jäger. Le mitragliatrici crepitavano ininterrottamente. Pareva quasi che la roccia stessa vomitasse proiettili, poiché il nemico non si faceva minimamente scorgere, tanto abilmente si era nascosto. Non si vedevano che pietre mulinare con un terribile fragore, martellare furiosamente, eruttare morte e sterminio! Ogni più piccolo anfratto, ogni appiglio, ogni spacco, ogni sporgenza sembrava in preda alla follia e partecipava a quella tregenda. E tutto il furore si riversava su quell’esiguo drappello di 60 Jäger! Ma costoro attendevano imperturbabili senza rispondere, che così aveva ordinato il loro capo. Mentre le palle e i frammenti di roccia turbinavano sopra le loro teste, sì che l’aria si impregnava della polvere prodotta dalle pietre stritolate, essi scrutavano acutamente attraverso le feritoie, spiavano cautamente oltre gli spigoli dei sassi disposti a parapetto, per avere il nemico a portata dei loro cannocchiali da puntamento, sin dal primo istante della sua avanzata. E l’istante venne; che il tiro durò solamente un quarto d’ora. Allora, cessato il fuoco di colpo, si ebbero alcuni secondi di silenzio; e subito dopo tutte le rupi si animarono. In un baleno esse brulicarono di figure fosche, che scaturivano da tutti i nascondigli del terreno frastagliato, balzavano di masso in masso, strisciavano felinamente, si arrampicavano sulle rocce, se ne calavano, si avventavano innanzi come in preda all’ebbrezza, seguendo i loro capi e trascinando seco tutti gli esitanti, affascinati da una volontà irresistibile, che tutti indistintamente spronava verso un unico punto. E i fucili degli Jäger germanici falciarono in mezzo a loro una copiosa messe. Dapprima avanzarono travolgenti le ondate degli Italiani, ma poi l’impeto delle prime file si infranse, i sopravvenienti recalcitrarono davanti ai sanguinanti cadaveri e ai disperati sguardi dei moribondi e si indugiarono dietro i massi più a lungo del tempo necessario a riprendere fiato. Si spinsero bensì nuovamente innanzi, e l’ondata successiva incalzò con impeto rinnovato, ma le loro file incominciavano ormai a vacillare e la loro foga a intepidirsi. Ed allorché gli Jäger ne ebbero di nuovo fulminato un gran numero, delimitando con pugno irresistibile un tratto di terreno che neppure il più animoso riusciva a oltrepassare senza soccombere, la fiumana nemica ristagnò ed alla fine si acquietò. Il primo assalto era stato stroncato.“
Generale Antonio Cantore
Forcella di Fontana Negra. Zona Tofane. È il pomeriggio del 20 luglio 1915, quando il generale Cantore rimane fermo, impassibile a due proiettili che lo sfiorano. Cade subito dopo, colpito mortalmente da un terzo colpo che lo centra in piena fronte, forando la visiera del berretto che portava. Nasce così la leggenda del papà degli alpini e noi in ogni occasione in cui accompagnamo i nostri reduci scomparsi diciamo che sono andati avanti e che andranno a trovare tutti i Caduti che li hanno preceduti nel paradiso di Cantore .
La nuova linea austriaca fu organizzata circa 600 metri dietro alla precedente, limitando di molto la portata del sanguinoso successo degli italiani (furono alla fine necessari tre assalti per impadronirsi della posizione!) che però videro in questo successo la “vendetta” per la morte del gen. Cantore.
Cartografia : Edizioni Zanetti – n°104 Cortina e Dintorni 1:25000
“Ciò che ancora una volta mi ha insegnato la montagna è che non è importante la parete che decidiamo di scalare, la sua altezza o le sue difficoltà, ma lo spirito con cui l’affrontiamo, le emozioni e i sentimenti che ci può regalare. Sensazioni uniche, le stesse che domani mi condurranno di nuovo ai piedi di una montagna. ”Enrico Camanni
La traversata della Tofana di Mezzo 3244 m e la Tofana di Dentro 3238 m passando per Punta Anna 2731 m, non era una cosa fattibile a tutti , ma si poteva fare era nelle mie possibilità , e con grande entusiasmo , dopo aver dormito al rifugio Pomedes 2303 m, all’alba sono partito ho saltato anche la colazione, alle 7 era per me troppo tardi , verso le ore 6 mi sono avviato sul sentiero verso l’attacco della via , principalmente l’obiettivo era raggiungere la stazione della funivia poi se l’avessi raggiunta in tempo utile avrei proseguito , giunto all’attacco la prima ferrata di punta Anna si presenta molto intricata e di un certo impegno tecnico , con alcuni pezzi in cui ci vuole un buon supporto tra braccia e gambe , alcuni tratti con pochi appigli a chi ha le gambe corte , comunque lo scenario è incredibile ed unico , il tempo freddo ma abbastanza bello con nuvole in alto ha permesso di vedere cose indescrivibili , finita la prima parte si prosegue con la ferrata della Tofana di mezzo , molto bella e variegata con passaggi e scenari mozzafiato ed esposti , uno sguardo verso il Bus della Tofana con la capannina Ra Vales sullo sfondo ed in vetta la stazione di arrivo della Funivia pare un paesaggio lunare con i sassi che visti da lontano sembrano una distesa di sabbia , si cambia lato della montagna per risalire con traversi ancora di un certo impegno e superfici levigate dal tempo , ma si può ammirare la maestosa ed imponente struttura della postazione Tre dita e la Tofana di Rozes con i suoi 3225 m, con il suo puntino nero del rifugio Giussani a 2600 m, si ritorna attraverso un foro naturale sulla montagna a vedere le piste da sci , per poi raggiungere dopo 4 ore circa la vetta della Tofana di Mezzo la più alta 3244 m , una sosta al piccolo rifugio per la colazione e poi via si riprende per la ferrata tofana di dentro che porta a quota 3238 m con la sua struttura frastagliata e franosa esattamente opposta alla Tofana di Mezzo solida e dura, dopo un apiccola pausa si inizia scendere per la ferrata del Formenton che in pratica non sono che alcuni passaggi attrezzati e poco pericolosi, si scende lungo un ghiaione detritico fino a d entrare nel sentiero che porterà alla Capannina Ra Vales che io ho trovato chiusa , mi dicono per un fulmine , a questo punto proseguo per la ferrata Olivieri ed il rimanente sentiero che mi riporterà al Rifugio Pomedes in circa 9 ore , dove mi aspettava il piatto dello sciatore uova speck e patate , consumato al cospetto delle Croda da Lago ed i Lastoni del Formin , uno spettacolo in cui le emozioni sono indescrivibili che nemmeno le foto riescono a trasmettere, ho voluto rendere partecipi anche voi con l’obbiettivo di regalare a voi queste mie immagini che non hannola pretesa di essere chissa che cosà visto il tipo di macchina che uso , ma che magari ariusciranno in qualche modo ad incuriosire ed emozionare chi mi segue con la stessa passione che io metto nel salire.
“Ciò che ancora una volta mi ha insegnato la montagna è che non è importante la parete che decidiamo di scalare, la sua altezza o le sue difficoltà, ma lo spirito con cui l’affrontiamo, le emozioni e i sentimenti che ci può regalare.”
Hervè Barmasse
Sono un montanaro , cocciuto e scorbutico in alcuni casi , amo questa montagna e lei mi ama , e un amore grande e puro fatto di rispetto ed umiltà . Lei mi ha permesso di salirci da tanti anni , mi ha accompagnato le notti quando ho occupato quel piccolo metro quadro della mia tenda sui suoi ciuffi d’erba, su quel suolo che ho sempre ritenuto sacro , quella tendina che la mattina mi affrettavo a togliere , l’ho percorsa con qualsiasi condizione metereologica , lei mi ha protetto e riportato sempre a casa. Ieri sera sono stato ancora tra le sue braccia , per poter ammirare con gli occhi lucidi quella magnifica ed unica alba , che ringrazio Dio mi permette di vederla in diverse occasioni. Devo dire che era da tempo che non tornavo , all’incrocio dello sguardo con i camosci e le marmotte pareva volessero parlarmi , un ungulato ha proseguito con me per una cinquantina di metri , come per dire : ah ciao sei tu , bentornato Luciano , ed è cosi che mi sento quando salgo in questo luogo a me caro, mi sento a casa.
Vorrei poter coinvolgervi tutti voi in questa magnificenza , mi piacerebbe poter portarvi uno ad uno ad ammirare tutto questo ,perché almeno una volta nella vita possiate restare senza parole davanti a cotanto splendore , e vero il sole sorge tutti i giorni , ma non è tanto il fatto che sorge , ma il fatto che inizia il nuovo giorno , l’inizio di una nuova vita perchè il sole è vita .
Piccolo Racconto
Sono una persona fortunata , forse anche un pò coraggiosa , mi piace vivere le emozioni di un’alba in quota , qualcuno mi può dire : ma va la sono solo cavolate . Ieri la mia notte è iniziata così , ore 00.30 mi trovavo con l’auto al Pian delle Fugazze , tutto era pronto , tenda e sacco a pelo , la temperatura era ideale per salire , ho scelto la via più semplice non credo che occorra rischiare di trovare neve salendo su una via più corta ma piena di insidie, salendo in quota ho pensato che visto ho un ‘ora solo per dormire potrei usare il bivacco Sacchi Marzotto , verso le 4.10 ho iniziato a prepararmi per uscire ed ammirare il sorgere del sole , quasi non l’avessi mai visto , ma si sa le emozioni non sono sempre uguali e non si accendono con un pulsante , poi ho proseguito nel mio cammino , volevo una giornata memorabile a casa , lo è stata , le mie rocce che ho toccato più volte con le mani , in mezzo a quel’immenso verde speranza dei pascoli di alpe delle pozze , per poi una breve sosta per un caffe al rifugio Lancia , te lo devo fare con la moka ha detto Paolo , ok va benissimo , per poi proseguire ancora con la voglia di riempire gli occhi di quella cosa che è mancata molto La Montagna , proseguendo su alpe Alba altro spettacolare pascolo su un altipiano grandioso ,dove le piccole malghe rustiche rendono questo luogo magico , quasi fossero casette degli gnomi. Come sono solito fare ho preso il mio solito classico “sentiero a ocio” che i miei amici conoscono bene perché complica loro la vita , ma io la montagna la voglio sentire dentro che circoli libera nelle mie vene , poi attraverso la Val del Trughle una salita impervia e non segnalata raggiungendo così la Sellette del Dos dell’anziana e poi col Santo 2112 m , ritornando per ora di pranzo al Rifugio Lancia , poi via verso il rientro pur sempre lungo ma con occhi e cuore pieni di emozioni raccolte per poi attraverso l’incudine e le sue creste scendere fino al Pian delle fugazze contento e sereno per questa giornata incredibilmente fantastica . Memento audere semper diceva Gabriele D’Annunzio .
ATTENZIONE QUESTO NON E DI CERTO UN ITINERARIO PER TUTTI RICHIEDE UN’OTTIMA FORMA FISICA , UNA CAPACITA DI ORIENTAMENTO OTTIMA , E UNA CONSCENZA DEL TERRITORIO E TERRENO PERFETTA , LA CAPACITA DI MUOVERSI IN AMBIENTE SEVERO E SU SENTIERO PRIVO DI TRACCIA.
Un ringraziamento al mio Amico Stefano per la sua intuizione e condivisione di questo itinerario ormai dimenticato , con cui ho ravanato in giro a mughi e scaranti.
Tempo di percorrenza del sentiero : 2h20più le 2h30 per raggiungere l’attacco quota 1665 m
Dislivello totale : 1270 m dalla partenza , mentre 300 circa dall’attacco
Quota massima raggiunta : 1990 m
Come raggiungere
Dopo essere saliti al Pian delle fugazze si prosegue per la strada che porta a Rovereto arrivati ad un certo punto si arriva in località Raossi , e proprio all’inizio dell’abitato sulla destra si scorge il segnavia, il sentiero non presenta difficoltà tecniche , ma richiede un buon allenamento vista la pendenza di tutto rispetto , si parla di circa 1400 metri di dislivello , il sentiero e molto panoramico e sale la val di piazza e salendo incrocia anche il sentiero che sale dal Passo dell’omo quindi dalla Val delle Prigioni fino ad uscire alla selletta di cosmagnon dove arriva anche il 141 Baglioni .
Descrizione
Il sentiero 135 Raossi quota 726 m , che porta fino al bivio con la mulattiera direttissima è molto impervio e ripido richiede una buona preparazione fisica vista la distanza ed il dislivello . Giunti all’ultimo tornante dove si incrocia il sentiero proveniente dalla valle del Ciore si raggiunge la quota 1665 m dov’è il sentiero 135 prosegue orizzontale verso il passo dell’omo, si presenta sulla sinistra una mulattiera che sale, da prima si distingue poco poi si iniziano intravedere i muri a secco e il continuo zigzag che sale fino a raggiungere una piccola galleria è lunga una trentina di metri, superata la galleria il sentiero riprende a salire in maniera abbastanza ripida su un terreno in alcuni casi detritico tipico di questa parte del Pasubio, piccoli canali danneggiati dal tempo e delle continue frane, raggiungendo così la parte sotto dei roccioni della lora questa diretta raggiunge direttamente il sentiero di arroccamento senza perciò passare per la forcella Cosmagnon e raggirare i roccioni per poi salirci . Presenta difficoltà tecniche notevoli di orientamento, per il fisico visto l’energia usata per raggiungere il bivio , ed infine il terreno in alcuni momenti ostico e difficile , la sua lunghezza è circa 2 km è il punto di arrivo alla quota 1990 m entrando così nel sentiero di Arroccamento dei Roccioni della Lora , da dove si possono ammirare buona parte delle cime del Pasubio , Cogolo Alto , Cima Palon , Dente Italiano, Dente Austriaco, piccolo e grande Roite, una mulattiera andata ormai in disuso ma presente nelle foto storiche coi relativi baraccamenti di cui si ritrovano solo le piazzole.