
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 5h00
Dislivello totale : 1255 m
Quota massima raggiunta : 1543 m
Si sale verso Recoaro Terme ed arrivati in località Facchini , o più precisamente Fonte Abelina , cercare un posto dove lasciare l’auto , cosa abbastanza difficile , si supera una piccola valle e in mezzo a due case si nota il segnavia .
Il sentiero di per se non presenta difficoltà tecniche ma a fisicamente e molto lungo con pendenze interessanti , presenta alcune variazioni di pendenza abbastanza impegnative e varie biforcazioni che possono confondere e che comunque portano nello stesso punto , la salita parte subito con buona pendenza si passano alcune contrade come i Parenti , i Caile , I Marchi , contrade tipiche di questi luoghi impervi , diciamo che fino a Malga Giochele , e all’omonimo Passo Giochele il sentiero e abbastanza duro , per poi essere più dolce superata la curva che porta a sinistra a località Fantoni per poi attraverso le case salire fino al bivio con la bidovia che sale da Recoaro Terme ( Ferma per mancanza di fondi ) oppure a destra sul monte Spitz per poi scendere al bivio con la bidovia . Si prosegue fino alla località Pizzegoro , conosciuta anche come Recoaro Mille o Conca d’oro , da li dopo aver attraversato il pianoro si sale sotto la seggiovia di Montefalcone ( anch’essa ferma per mancanza fondi ) , si prosegue aumentando notevolmente pendenza fino ad dover entrare nel bordo della pista da sci , e raggiungere il passo di Campetto, si può anche proseguendo per il sentiero arrivare nel canale dove sorge la casetta dell’acqua , da li proseguendo e prestando attenzione ai segnavia posti sulle piante di colore giallo fluo , anche se devo dire poco visibili ( quindi se non si è certi del percorso e meglio fare il primo itinerario ) giunti a Campetto si prosegua per circa 30 minuti e si raggiunge Malga Campo d’avanti .
Per la discesa si consiglia tornare indietro e discendere prima per la pista poi giunti a Pizzegoro ed aver fatto il ritorno fino al bivio con la Bidovia a fianco del Chalet si trova il segnavia che porta di nuovo a Fonte Abelina percorrendo poi parte del percorso fatto prima quando si reggiunge contrada Marchi
ATTENZIONE ESISTE ANCHE UNA POSSIBILITA’ DI SCENDERE ATTRAVERSO UN SENTIERO POCO CONOSCIUTO CHE PORTA PRIMA NELL’ANGHEBE E POI ATTRAVERSO IL SENTIERO DELLE MONTAGNOLE BASSE FINO A PIZZEGORO . VOGLIO SOTTOLINEARE CHE PER FARE TUTTO QUESTO SENTIERO IN UNA VOLTA SOLO CI VOGLIONO 8-9 ORE , QUINDI RESTA BISOGNA ESSERE PREPARATI FISICAMENTE E NON FARLO NEI MESI INVERNALI
CENNI STORICI
Questo sentiero era usato dagli uomini della Resistenza armata e civile per raggiungere i monti di Recoaro sui quali si insediò ai primi di gennaio 1944 il GRUPPO DI MALGA
CAMPETTO, fulcro originario delle formazioni garibaldine “Garemi”, che portarono poi la Guerra di Liberazione dal Lago di Garda al Brenta, toccando l’Alto Veronese, l’Alto e il Basso Vicentino, il Trentino, le zone ovest e sud-est dell’Altopiano di Asiago.
Qui c’era una fermata del trenino che saliva da Vicenza a Recoaro. Qui c’era l’abitazione di Giuseppe d’Ambros “Marco”, costruttore, insieme con Pietro Tovo “Piero Stella”, del movimento partigiano dell’alta valle dell’Agno. Fonte Abelina costituiva quindi un punto di raccordo essenziale per i dirigenti della Resistenza, per i partigiani della montagna, per le staffette e per i rifornimenti logistici (cibo, vestiario, equipaggiamento, armi, munizioni). La casa di “Marco”, che fu sicuro riferimento per i comandanti e le prime pattuglie del Gruppo di Malga Campetto, continuò ad essere una solida base del movimento partigiano fino al 13 dicembre 1944, quando fu bruciata, insieme alla segheria, dai nazifascisti per rappresaglia. “Marco” ebbe come collaboratori fidati Pietro Benetti “Pompeo”, Primo Benetti “Ceo”, Rino Cavion “Armando”, Narciso Comerlati “Nerone”, Nebrilio Asnicar, Emilio Gorlin, Giovanni Caneva, Giovanni Pozza “Trenker”, Daniele Bruni, Albino Cailotto, Abramo Caneva “Ivan”, Augusto Sandri e altri.
Contrada Caile
La contrada Caile rappresentava per i partigiani un luogo di passaggio, di sosta e di permanenza sicuro per la sua collocazione nel gruppo montuoso del Peserico e soprattutto per l’ospitalità della popolazione, che condivideva con loro gli ideali antifascisti. Uguale simpatia e solidarietà per i combattenti della libertà dimostravano le contrade Benetti, Marchi, Muschi e Consolana. In contrada Caile fu accolto, dopo il primo scontro vittorioso di Malga Campetto contro le truppe nazifasciste (17 febbraio 1944), un numeroso gruppo di partigiani guidato da Clemente Lampioni “Pino”. In questa contrada fu posto per un lungo periodo il Comando della brigata “Garemi”. In contrada Caile il giorno 8 agosto 1944, in una importante riunione dei comandanti, fu fondato il “Gruppo Brigate Garemi”, composto dalle brigate “Stella” e “Pasubiana” e dai battaglioni “Avesani” e “Ubaldo”. In contrada Caile il battaglione “Romeo” comandato da Benvenuto Volpato “Armonica” ospitò la Missione inglese “Dardo”, che aveva tra i suoi compiti quello di controllare il Comando generale tedesco in Italia del Feldmaresciallo Kesselring insediato nelle vicine Fonti di Recoaro, di tenere i collegamenti tra gli Alleati e i partigiani e di procurare loro preziosi lanci di armi e di rifornimenti. In queste contrade indispensabile fu il contributo di tante donne, che sostennero la Resistenza a costo di grandi sacrifici e sofferenze: Maria Benetti, detta la “mamma dei partigiani”, Wilma Marchi, Velia Marchi, Rina Marchi in Cristoforo, Cesira Benetti, Maria Benetti, Liliana Benetti, Rosetta Benetti, Lidia Marchi e Rina Marchi.
Il Giochele
Da questo luogo chiamato “il Giochele”, transitavano le varie pattuglie partigiane sia per raggiungere le posizioni più alte (Malga Campetto, Malga Campodavanti, Valle del Chiampo, monti del Veronese), sia per scendere a valle per colpire obiettivi militari e contrastare l’azione dei tedeschi e dei fascisti.
La Malga Giochele, chiamata anche “tèsa della Etta”, costituiva altresì una base riparata e tranquilla per incontri e riunioni. Si fermarono qui, tra gli altri, Raimondo Zanella “Giani” e Romeo Zanella “Germano”, rispettivamente comandante e commissario del Gruppo di Malga Campetto.
In questa zona Benvenuto Volpato “Armonica” e Leonardo Facchin “Lupo”, condussero da Selva di Trissino e da Piana molti uomini, che evitarono così di incappare nel sanguinoso rastrellamento del 9 settembre 1944. Nel Giochele il 9 dicembre 1944 ebbe luogo un aviolancio alleato procurato dalla
Missione inglese “Dardo”. Fu il primo di otto lanci alla brigata “Stella” che servirono a superare il duro inverno 1944/45 e ad armare i dieci battaglioni in vista dell’insurrezione e dello scontro finale con i nazifascisti.
Località Pré
Il sentiero che attraversa questa conca, chiamata “Pré”, era per i partigiani alternativo a quello del Giochele e veniva utilizzato per disorientare il nemico e per sfuggire ad improvvisi rastrellamenti o puntate. Anche qui la gente del posto era ospitale nei riguardi delle forze della Resistenza, sempre pronta ad offrire sostegno morale e a condividere il poco e povero cibo a disposizione.
In quel tragico periodo forse non c’era lo stato d’animo per cogliere la bellezza di questi luoghi. Oggi invece osservando lo spettacolo della natura possiamo anche andare con il pensiero a quei giovani coraggiosi, che ebbero la forza di ribellarsi e di impegnare la loro vita per conquistare la libertà, la pace, la democrazia e per realizzare una società più giusta per tutti.
Le conquiste di oggi sono il frutto dell’impegno e del sacrificio, spesso estremo, di tanti donne e uomini, chiamati allora “ribelli”.
Malga Pizzegoro
Malga Pizzegoro era per i partigiani che salivano dal territorio recoarese una tappa obbligata lungo il percorso che li portava a Malga Campetto. Lassù, a 1600 metri di altitudine, stabilì la sua base il Gruppo di Malga Campetto, composto da antifascisti esperti giunti da Padova e da altre località, inviati dalla Delegazione Triveneta Garibaldi (Zanella Raimondo “Giani” – comandante del Gruppo – , Zanella Romeo
“Germano” – primo commissario – , Gordiano Pacquola “Oreste” – commissario -, Brenno Guastalla “Carlo”, Norberto Unziani “Boby”, Clemente Lampioni “Pino”, Luigi Pierobon “Dante” e altri). Ad essi si unirono una forte pattuglia di Schio guidata da Giovanni Garbin “Marte”, una pattuglia di vicentini diretta da Bruno Bazzacco “Giorgio” e giovani recoaresi e valdagnesi inviati da “Marco” e da “Piero
Stella”. Formati da uomini che avevano sopportato carcere e confino per le loro idee, i partigiani di Malga Campetto cominciarono a percorrere le contrade e i piccoli centri di montagna dell’Agno e del Chiampo per farsi conoscere, per riscuotere la simpatia delle popolazioni e per coinvolgere altri coetanei nella Resistenza. Questi fatti non passarono inosservati e il 17 febbraio 1944 tedeschi e fascisti lanciarono un poderoso attacco da Fongara e da Campodalbero contro il Gruppo. Preavvertiti da “Pompeo” la sera prima, i partigiani si organizzarono e, suddivisi in cinque pattuglie, respinsero l’attacco senza danno, infliggendo al nemico forti perdite. L’azione clamorosa conquistò fiducia e simpatia nei confronti del movimento partigiano e portò molti altri giovani alla causa della Resistenza, cosicché il Gruppo estese le sue basi a Marana, Durlo e contrade alte di Recoaro.
Malga Campodavanti
Dopo la battaglia di Malga Campetto (17 febbraio 1944), le pattuglie partigiane divennero più numerose e furono inviate in varie località verso l’alta Lessinia, le alte Valli del Progno, dell’Illasi e del Chiampo, la Valle dell’Agno, l’alta Val Leogra, Posina, l’Altopiano di Tretti e lungo la dorsale Torreselle-Monteviale.
Gli scioperi del marzo 1944, le azioni delle 10 pattuglie partigiane nei mesi di aprile e maggio, la confluenza in aprile del forte gruppo partigiano di Selva di Trissino, guidato da Alfredo Rigodanzo “Ermenegildo-Catone”, l’arrivo di nuovi dirigenti che rafforzano il comando (Nello Boscagli “Alberto”, Attilio Andreetto “Sergio”, Armando Pagnotti “Jura”, Orfeo Vangelista “Aramin”, Romano Marchi “Miro”, Benvenuto Volpato “Armonica”, Giulio Vencato “Giro” e altri), hanno reso il Gruppo
forte di centinaia di combattenti per la libertà.
Fu necessario perciò dare a tutta la formazione partigiana una organizzazione militare efficiente e adeguata.
Il 17 maggio 1944, a Malga Campodavanti di Sotto, alla presenza di centinaia di
partigiani e di decine di capipattuglia, fu tenuta la cerimonia del giuramento della
XXX Brigata d’Assalto “Ateo Garemi”.
