Per raggiungere questo sentiero si sale verso Campogrosso , raggiunto il Rifugio Alla Guardia si lascia l’auto e si discende fino al tornante del Capitello dove si imboccherà il sentiero 144.
Questo sentiero rimane uno dei più interessanti anche se poco panoramico ma che regala un idea di come era sviluppata la vita montana , l’equilibrio di questo terreno è molto delicato , la zona è interessata dalla notevole ed instabile frana del Rotolon dove tra le rocce rossastre sgorga la sorgente del torrente Agno. Si ricordano in maniera particolare la frana del 1789 dove pare che il boato fosse stato udito anche a Vicenza mentre sono più recenti, ma altrettanto ingenti, quei movimenti del 1985 e dell’autunno del 2010, hanno sempre tenuto con il fiato sospeso questa cittadina , rimanendo così osservato speciale anche tuttora, tali da dover spostare leggermente alcuni tratti del sentiero. Il Rotolon é un strato di calcare e gesso, definito lubrificante tettonico , che a causa di questa composizione rende instabile il sito e riassume tutte le spiegazioni per i movimenti franosi. Si imbocca il sentiero più ripido di destra e si sale con discreta pendenza , il sentiero sale a zig zag fino a raggiungere i primi muretti a secco, per poi entrare nella zona più importante, caratterizzata dalla zona di estrazione delle Mole , queste antiche ruote utilizzate come macine nei mulini e per le ruote di affilatura lame e coltelli. Si continua salire fino a raggiungere un bivio che porta nell’antica cava di Mole ed eventualmente nella strada provinciale , ritornando poi dallo stesso per continuare la risalita verso il Passo delle buse scure 1475 m. ritrovando così ancora qualche Mola non ancora ricavata dal masso originale , è sempre rimasto un mistero di come venissero tolte dalla roccia e trasportate in strada. Si continua a salire superando i resti della Malga Buse Scure e raggiungendo così il passo omonimo , mantenendo la destra e continuando il 144 si entrerà nella parte dell’Anello storico fino a raggiungere un punto di arrivo della Teleferica di guerra e così anche il rifugio Giuriolo di Campogrosso a quota 1456 m.
Ritorno
Il ritorno si potrà fare sia dal 151 che scende da davanti il Rifugio incrociando più volte la strada provinciale che sale a Campogrosso , oppure dallo stesso chiamato 144A , imboccando il 157-144A poco dopo in rifugio scendendo così al Passo Buse Scure e a ritroso fino al Rifugio La guardia.
Dopo avere percorso la Vallarsa e raggiunto Rovereto si prosegue verso l’abitato di Ala, per poi attraverso la stretta strada salire verso località Ronchi, appena superato l’abitato e raggiunta la fermata dell’autobus , lì si lascia l’auto e di prosegue a piedi.
Descrizione
Questo percorso inizia perlopiù su strada asfaltata per poi superata l’ultima Contrada Ronchi 813 m, si entra in una mulattiera che sale e scende maniera abbastanza costante per i primi km, risalendo attraverso pascoli, si incontra l’ultimo abitato Schincheri per poi entrare nel bosco e passare sotto alcune cenge dove scende anche un torrente, si continua nel bosco fino a raggiungere una bellissima fora, ovvero una cascata abbastanza alta è un lungo serpente che si insinua in questo Canyon, usciti da questo l’uovo si inizia alle salire verso malga Brusa quota 892 m. Raggiunta la malga il sentiero riprende senza particolare difficoltà su mulattiera per poi raggiunto il bivio, iniziare in maniera molto ripida arrivando così nella parte principale è più difficile fino all’arrivo al rifugio Pertica 1522 m. all’inizio si presenta boschivo poi man mano che si sale, il bosco lascia la parte ai mughi e rododendri fino a raggiungere tratti detritici di rocce e poi incrociare il bivio con la via attrezzata Angelo Poiesi e da lì poco raggiungere rifugio Pertica . Superato anche il rifugio si prosegue per le mulattiera carrareccia che ti porta direttamente al rifugio Scalorbi a quota 1767 m, La mulattiera presenta anche alcune scorciatoie, ma se si volesse salire dal 108 costa media non si devono imboccare le scorciatoie altrimenti si supera il segnavia di partenza del sentiero. La strada non è difficile si nota Il rifugio anche a distanza e si impiega circa 40 minuti per raggiungere il rifugio. Raggiunto il rifugio si può godere dello spettacolo verso la pianura vicentina verso il rifugio Cesare Battisti verso il Pasubio e verso altre mete circostanti , il sentiero poi prosegue fino a raggiungere Bocchetta Fondi a quota 1900 m finendo cosi la sua lunga traccia. Entrando poi nell’itinerario 157 che sale da Campogrosso e prosegue raggiungendo il Rifugio Mario Fraccaroli . Il ritorno può essere fatto dello stesso sentiero, ricordo che la pendenza è la lunghezza di questo itinerario è di notevole entità resta quindi l’escursionista di capire e di conoscere le proprie potenzialità allo scopo di riuscire ad effettuare anche il ritorno senza problemi.
Ci sarebbero altre possibilità per il ritorno, come il 108, fattibile senz’altro ma estremamente lungo che richiede una preparazione ottima, anche il dislivello e molto impegnativo sia in salita che in discesa.
Dopo essere saliti a Recoaro si prosegue per la località Gazza , salendo e superando diverse piccole contrade , arrivati a ridosso della Località Parlati si prosegue a sinistra mentre la strada inizia a restringersi , superata la località Zalica e la Locanda Obante , fino a raggiungere un ampio posteggio e a poche centinaia di metri il rifugio Cesare Battisti «la Gazza» , dove si lascerà l’auto.
Descrizione
Il percorso è privo di difficolta ed è praticabile a tutti , molto interessante e piacevole fisicamente, la prima parte vicino alla Chiesetta quota 1265 m, è un reticolo di trincee difensive , mentre proseguendo e transitando davanti al rifugio Cesare Battisti si raggiungerà il punto più elevato denominato caposaldo per poi proseguire verso malga Rove scendendo verso sinistra, il percorso si addentra in un piccolo bosco, che poi uscirà nei ghiaioni detritici del Vajo dell’acqua e dalla Fratta grande alle pendici del Monte Zevola 1976 m, che porterà all’enorme trincea Sarantonio, che sale su attraversando prima il n.120 e una parte del n.121 del Ristele, giunti sul n.120, si prosegue a destra e tornare al Rifugio Cesare Battisti La Gazza 1265 m .
Cenni storici
Il pianoro della Gazza ovvero del rifugio Cesare battisti, ai piedi del Passo Tre Croci o meglio conosciuto come Passo della Lora 1716 m, era stato preso in considerazione come confine tra il regno D’Italia e l’impero asburgico, risaliva la valle e verso il Plische e l’Obante, alla Gazza era anche costruita una piccola caserma della Guardia di Finanza, con l’arrivo della guerra furono costruite alcune trincee a protezione della valle, con opere murarie e postazioni per fucilieri e di artiglieria. Furono costruite linee telefoniche fisse da Recoaro e da Malga Rove, fino a quelle volanti che raggiungevano Campobrun. Furono inoltre costruite due teleferiche che raggiungevano il Valico di Pelegatta, una partiva dalle Lambre quota 821 m che poteva trasportare fino a 18 tonnellate di materiale, mentre l’altra da Malga Langarte quota 1237 m ne poteva trasportare 45 tonnellate , giunte al Passo Pelegatta proseguivano in due tronconi per Cima Carega attraverso quello che oggi viene chiamato Vallon della Teleferica. Fu inoltre costruita una linea di collegamento Malga Rove, passo Ristele che rimane il ben conservato trincerone di Sarantonio che porta fino all’omonimo laghetto.
Nel 1918 fu approntata in via definitiva l’ortogonale 2 : Campodavanti -Malga Anghebe – Monte Falison – Monte Spitz di Recoaro – Cima Bocchese -Fondo Valle Agno – Monte Civillina – Fondo Val Leogra – Monte Enna – Monte Novegno. Furono iniziati nel 1915 i collegamenti tra la Gazza e Monte Robe, sotto l’influenza della Strafexpedition del 1916, creando così la terza linea di resistenza Monte Plische – Colle Gazza – Monte Rove – Storti – Santagiuliana -Monte Cuccomoro – Santa Caterina – Malga Pianeti. Dalla Gazza inoltre partiva quella famosa mulattiera che sale dal sentiero ora chiamato n.110 salendo cosi sul crinale che portava a destra verso Campobrun, mentre a sinistra la dorsale del Zevola – Campodavanti – Monte Falcone.
Le fonti centrali di Recoaro Terme sono qualcosa di unico e di meraviglioso , uno spettacolo della natura , insieme allo stabilimento delle acque oligominerali Lora di Recoaro oltre alle molteplici bibite con il marchio Recoaro , hanno dato lustro ad una località incredibilmente unica e reso famoso Recoaro nel mondo , le sue fonti avevano nel turismo fondato le radici di questa piccola ridente cittadina conosciuta come Recoaro Terme , per le loro proprietà curative ed altri trattamenti termali , cure idropiniche , inalatorie , bagni termali , fangoterapie e fisioterapia , insomma un vero gioiello delle cure termali , uno splendido giardino e parco contornava questo ambiente esclusivo con un percorso vita , completato dal giardino botanico con piante secolari , e strutture ricettive . Mentre in paese gli alberghi presenti sul territorio fornivano accoglienza ai turisti , rendendo unica questa perla delle Piccole dolomiti conosciuta come Conca di Smeraldo , con una serie di eventi per portare a conoscere le tradizioni di questa piccola cittadina.
Il parco attualmente occupa un’area di circa 22 ettari , con due pendici laterali separate dal torrente Prechel , con una serie di stradine che salgono verso gli angoli più dispersi dello stesso, Dal campo di bocce , punto panoramico , alla Pagoda , alla fattoria nella parte più alta del parco , numero le specie arboree con esemplari di età ragguardevoli , Roveri , Cedri , Castagni , Calocedri , Ciliegi , Carpini Bianchi e Sorbi . Numerose presenze di Abeti Rossi e Bianchi , una fustaia di Abete Rosso rende un paesaggio di grandi alberi .
Nella parte inferiore l’area e coperta di edifici , parcheggi e punti per l’accesso , il Bunker di Kesserling , l’albergo Dolomiti , Villa Tonello , l’albergo Giorgetti , Chiesetta di San Gaetano , reparti e ambulatori medici per il trattamenti termali
Cenni storici
Il parco delle fonti e il risultato di tanti anni e continue evoluzioni in parte naturali ed in parte dovute all’azione dell’uomo . Il paesaggio offerto al Conte Lelio Piovene già nel 1689 , quando inizio a scoprire le proprietà curative delle acque di questo territorio , ovviamente lo stesso paesaggio non era come quello che possiamo ammirare adesso , ma già nell’inizio 800′ si poterono notare alcune stampe con edifici già eretti , per poter rendere possibile ai turisti l’uso delle acque curative che giungevano da diverse località fino qui , anche se l’assenza quasi totale di alberi sul retrostante parco spiccava all’occhio .
Dopo l’unità d’Italia si costruirono altri moderni edifici per abbellire sia la stazione Termale che i prati circostanti di quello che poi sarebbe stato diventato il “Parco delle Fonti”. A tal proposito di ricorse ad un Architetto vicentino , già progettista della villa Tonello completando così l’opera nel 1876 . La sua ricerca di creare suggestioni aggiungendo rocce , aiuole fiorite e boschetti che andavano ad incorniciare lo splendido paesaggio che contornava questo incredibile luogo , furono introdotte anche varie specie di conifere e specie esotiche , per rendere ancora più alpino questo luogo. Bellissima la presenza a fianco di Villa Tonello del maestoso Calocedro (calocedrus decurrens) originario dell’Oregon .
Le vicende belliche della seconda guerra mondiale e la presenza del Bunker di Kesserling subirono un pesante bombardamento degli alleati nel 45′, numerosi gli edifici distrutti e danneggiati , anche il parco subì delle conseguenza pesanti , nel 1952 l’architetto Mario Baciocchi ricostrui tutto, anche se ciò modifico per sempre alcuni particolari dal progetto originario , rifacendo il piazzale , alcune fontane , e arredamento urbano nel 1988.
Le nostre sorgenti
Ogni sorgente, grazie alle sue particolari proprietà è particolarmente indicata per chi desideri migliorare la sua condizione di salute; dal supporto alla risoluzione di anemia carenziali, al trattamento di patologie della pelle. Tra queste le nostre acque risultano particolarmente efficaci nel trattamento di patologie delle pelle soprattutto a carattere subacuto-cronico come la psoriasi.
Sorgente Lora
Le proprietà terapeutiche dell’acqua oligominerale Lora sono legate in gran parte alla sua ipotonicità rispetto ai liquidi biologici, anche se un ruolo non trascurabile spetta ai minerali in essa disciolti .Per la sua ipotonicità, l’acqua Lora, dopo assunzione orale, viene rapidamente assorbita dall’intestino, con successivo rilevante incremento della diuresi. La funzionalità renale è inoltre potenziata anche dai minerali sciolti nell’acqua.Per questi motivi la sorgente Lora viene utilizzata per la prevenzione e la cura di alcune malattie delle vie urinarie (calcolosi e cistiti recidivanti), di malattie metaboliche e delle sindromi iperuricemiche:
Calcolosi delle vie urinarie : calcolosi non complicata delle vie urinarie
Cistite recidiviante : infiammazioni croniche delle vie urinarie, specie cistiti
Iperuricemia: iperuricemia: in particolare diatesi gottosa
Sorgente Lelia e Nuova
La Fonte Lelia ha un alto contenuto percentuale in ferro in quanto le rocce adiacenti al punto di emergenza di questa sorgente hanno carattere eruttivo di tipo basico con contenuto di pirite (bisolfuro di ferro). Anche se la moderna farmacologia mette a disposizione preparati con elevato contenuto di sali ferrosi, la validità terapeutica dell’acqua Lelia deve essere tenuta in considerazione per la sua ottima tollerabilità ed efficacia. L’acqua, limpida e fredda alla sorgente, dopo ossidazione a contatto con l’aria, subisce un modesto intorbidimento con la formazione di un sedimento rossiccio dovuto alla precipitazione di idrato ferrico colloidale. Non si sono mai verificati casi di infiammazione della mucosa gastrica imputabili al ferro contenuto nell’acqua minerale. Il ferro è un minerale necessario per l’organismo umano in quanto, essendo un costituente dell’emoglobina, è elemento insostituibile per la sintesi di questa molecola contenuta nei globuli rossi del sangue e deputata al trasporto dell’ossigeno a tutti i tessuti. Esiste nell’organismo una riserva di ferro; infatti dopo l’assorbimento, una parte viene catturata dal midollo osseo, a seconda delle necessità, per la produzione di nuova emoglobina, mentre la quota restante si deposita soprattutto nel fegato e nella milza, che rappresentano i principali organi di riserva. La terapia idropinica con acqua Lelia è indicata in tutti i casi in cui vi sia un maggior fabbisogno di ferro (gravidanza, allattamento, periodo di sviluppo, ecc.) o, di converso , nei casi in cui vi siano perdite del minerale. A quest’ultimo riguardo va tenuto presente che l’evenienza in cui con maggior frequenza si delinea una carenza di ferro è costituita dalle emorragie, che solo in talune circostanze si verificano in modo evidente, mentre assai spesso sono modeste e poco appariscenti, ma prolungate. In entrambe queste situazioni è tassativo un corretto accertamento di carattere medico, allo scopo di individuare con precisione le cause e la sede dell’emorragia.
Azione Ricostituente
L’acqua Lelia svolge un’azione “ricostituente”, dovuta alla presenza del minerale, oltre che nella emoglobina, anche nei citocromi, costituenti cellulari, che partecipano agli essenziali processi di ossidazione cellulare, con ricavo di energia. Sembra dunque lecito ampliare le indicazioni di cura con questo tipo di acqua agli stati di astenia psico-fisica, specie in fase di convalescenza. La presenza di acido carbonico, magnesio e calcio in concentrazioni sovrapponibili a quello delle altre acque minerali recoaresi, fa si che valga, anche per la Lelia, il campo di applicazione terapeutica delle sorgenti Lorgna e Amara. E’ infine da ricordare che le caratteristiche dell’acqua Lelia la rendono idonea anche ai fini della balneoterapia.
Sorgente Lorgna
Alterazioni funzionali di fegato, vie biliari e pancreas possono manifestarsi clinicamente con la dispepsia (cattiva digestione). Il paziente lamenta senso di peso, eruttazioni, tensione dolorosa addominale, senso di bruciore epigastrico. La terapia idropinica può portare notevoli benefici anche a pazienti sofferenti di gastropatie e di colicistopatie croniche alitiasiche. Il meccanismo di azione dell’acqua è dovuto alla sua azione tampone in caso di eccessiva acidità dello stomaco e all’azione di stimolo alla secrezione in caso di scarsa acidità. L’azione stimolatrice sarebbe dovuta all’incremento di produzione dell’ormone enterico “gastrina”. Non esiste controindicazione all’uso di tali acque anche nei casi di ulcera duodenale cronica, proprio per la diminuzione di acidità e per l’azione trofica esercitata dall’acqua sulle mucose. Nelle colicistopatie croniche alitiasiche (senza calcoli) il meccanismo di azione delle acque consiste nella loro capacità di introdurre una migliorata produzione e flusso di bile, sia attraverso una più idonea vascolarizzazione epatica, sia per azione diretta dei loro sali sul fegato, con attivazione della capacità secretoria, sia infine per maggior liberazione di ormoni intestinali, che hanno come funzione quella di indurre una più efficiente motilità della colecisti e delle vie biliari e di conseguenza un migliorato drenaggio biliare. Va tenuto presente che ove vi sia invece il riscontro della presenza di calcoli nella colecisti, la terapia idropinica può trovare la sua applicazione solo qualora si tratti di un calcolo solitario di cospicue dimensioni, in quanto i piccoli calcoli multipli possono migrare a seguito dello stimolo colecisto-cinetico ed incunearsi nell’asse biliare principale, provocando coliche e conseguente possibile ittero ostruttivo.
Sorgente Amara
La stipsi è una condizione molto diffusa che spesso induce all’abuso di lassativi e che dovrebbe invece trovare soluzione in una più idonea dieta e in rimedi più fisiologici, come la terapia idrologica con l’acqua Amara. Spesso la stipsi è associata ad alterazioni motorie del colon a configurare una sindrome funzionale denominata colon irritabile. L’acqua Amara, per la presenza di solfato di magnesio che ha azione blandamente lassativa e di ioni di calcio che esplicano una moderata azione antispastica, risulta indicata in questo tipo di patologia.
CONTATTI PER INFORMAZIONI
Per informazioni contattare nel sito oppure chiamare i numeri sotto citati , ricordo che il parco potrebbe essere chiuso al pubblico (causa Covid )
Si sale a Recoaro Terme e si prosegue fino a raggiungere la località Menarini , sul ponte prima della Pizzeria omonima e si inizia a salire sul sentiero che porterà alla centrale elettrica di Val Ricchelere presso località Agni , dove sono presenti due serbatoi di recupero acque , ricordo inoltre che nelle quote più alte e presente la sorgente di captazione delle acque oligominerali Lora Recoaro , si prosegue per una carrabile fino all’ultima Baita per poi entrare in un sentiero in cui si accentua leggermente la pendenza fino ad entrare in un canalino che sale ripido fino a raggiungere un pianoro dove son presenti altre due baite si prosegue attraversando una valle su una mulattiera che porterà direttamente sulle malghe delle Valletta , superata la sbarra si sale ancora sulla sinistra per poi raggiungere la zona di Malga Chempele , mentre se si sale sulla destra passando per le vallette si potrà raggiungere la Conca D’oro di Pizzegoro , ovvero nel posteggio dei Castiglieri. Il sentiero e molto bello soprattutto nel periodo di fioritura , visto che corre in prossimità della val Ricchelere , il torrente mantiene umida la terra circostante favorendo così fioriture e ampia vegetazione, se percorso con il 133 che porta alle fonti Centrali si completa un anello molto interessante
Tempo di percorrenza : 7 ore con possibilità di dividerlo in 2 parti
Sentiero dei Grandi Alberi é un itinerano che va a toccare una lunga serie di patriarchi vegetali, che costituiscono un patrimonio storico , naturalistico e ambientale. L’Altopiano delle Montagnole e Recoaro Mille, una delle zone con la più alta concentrazione di Grandi Alberi . Fra tutti spicca il maestoso Linte delle Montagnole, un tiglio dall’età plurisecolare e dalla circonferenza del tronco superiore ai 5 metri , ma numerosi sono gli altri patriarchi vegetali , custodi dei mille segreti che il tempo non ha saputo cancellare.
Si sale in auto a Recoaro Mille , presso lo Chalet alla seggiovia dove arriva la cabinovia che sale da Recoaro Terme , li parte questo viaggio che ci porterà fino a malga Rove è uno dei più belli e particolari delle Piccole Dolomiti , è praticabile a tutti , anche se discretamente lungo , lo si può dividere in due spezzoni , la spettacolarità e la semplicità dei panorami lo rende unico , il passaggio su diversi punti con alberi secolari , malghe , pozze di alpeggio , pascoli lo rende incredibile per la sua posizione a pochi passi da Valdagno e Recoaro.
Ecco si parte con il primo grande albero : situato a ridosso della seggiovia proprio dietro allo Chalet.
EL FAGARO DELLA SEGGIOVIA
Da secoli il grande faggio sorveglia il passaggio di viandanti , contrabbandieri e boscaioli ; nel corso della sua lunga vita ha visto le valli e i monti circostanti dominati da imperi stranieri , ha assistito a guerre , carestie, periodi di splendore e di pace. Per tanti anni ha salutato gli escursionisti che salivano a Recoaro Mille con la vecchia seggiovia, solitario al limite del bosco e imponente con le Piccole Dolomiti sullo sfondo E’ il più grande faggio spontaneo di tutta la Vallata dell’Agno e rappresenta uno dei Grandi Alberi più inleressanti di tutto il percorso. Il valore dell’esemplare è testimoniato dalla suo inserimento nell’elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia.
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Recoaro Mille Altitudine: m 1000 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:39 m Circonferenza del fusto a 130cm di altezza: 5,1 m Diametro medio della chioma:21 m Età presunta: circa 200 anni
Da li si prosegue per la strada asfaltata fino a raggiungere il bivio con la strada che porta a Recoaro Mille , incontrando la Malga Chempele , dove ci aspettano i maestosi frassini e la Giassara (Ghiacciaia) della malga.
I FRASSINI DI MALGA CHEMPELE
Si tratta di un gruppo di tre frassini , due crecscono affiancati e uno poche decine dimetri a valle. Le misure si riferiscono proprio a quest’ultimo esemplare , il maggiore e il più vecchio dei tre. Accanto a un albero c’è la giassara che veniva utilizzata dalla vicina malga Chempele.
Nome scientifico: Fraxinus excelsior L. Nome comune: Frassino maggiore Famiglia: Oleàcee Località: Chempele Altitudine: m 986 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:21 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,7 m Diametro medio della chioma:16 m Età presunta: 120 – 140 anni
Sul fianco della malga arriva il sentiero che sale dalle fonti centrali di Recoaro Terme , mentre il nostro sentiero prosegue pianeggiante e si riesce a vedere in il cartello segnaletico dedicato ad un altro delicato equilibrio di questo ecosistema , la pozza d’ alpeggio.
LA POZZA D’ALPEGGIO
Le pozze d’alpeggio sono quasi sempre di origine artificiale , in quanto create dall’uomo, negli alpeggi con terreni carsici, per fornire punti di abbeveraggio per il bestiame al pascolo . La pozza d’alpeggio veniva ricavata in un piccolo compluvio concavo vicino alla malga. Qui si scavava leggermente, si regolarizzava il terreno, si stendeva argilla, eventualmente mescolata a foglie secche, e si costipava il tutto facendovi camminare i bovini. In tal modo si creava un bacino artificiale che raccoglieva le acque meteoriche e che serviva da riserva nei periodi in cui la malga veniva caricata. La pozza d’alpeggio, anche se ha origine artificiale , diventa un elemento paesaggistico e un “luogo di vita” peculiare, con una flora e una fauna specializzate. Notevole è la presenza di anfibi, in queste zone soprattutto rospo comune, rana temporaria e tritone alpestre (più raramente tritone comune) e di insetti legati all’acqua, come le libellule, il ditisco e i gerridi, piccoli emitteri che riescono a camminare sull’acqua. Oltre agli anfibi citati, nella zona di Recoaro Mille può essere incontrato l’ululone, un piccolo rospo dal ventre macchiato di giallo intenso , piuttosto raro e difficile da individuare. In pochi metri quadrati la pozza d’alpeggio , con il suo brulicare di vita, permette di conoscere tutte le componenti di un ecosistema e le complesse relazioni esistenti tra di loro.
Pozza d’alpeggio
Si prosegue poi verso la stradina che porta in mezzo al bosco fino a scendere leggermente di quota e raggiungere la distesa prativa della Rasta con panorami incredibili sia del fondo valle che della catena delle piccole dolomiti, in un spettacolo di colori , soprattutto se percorso in autunno .
LA RASTA
La Rasta che in cimbro significa Riposo , offre una suggestiva vista panoramica sulle Piccole Dolomiti e sul Monta Pasubio . Le ultime rocce della Catena delle Tre Croci, il Gruppo del Carega con le Guglie del Fumante in primo piano, il Sengio Alto e il Monte Pasubio fanno da cornice al verde della Rasta . Nel pascolo si notano i rimboschimenti operati dall’uomo con abeti rossi e pino silvestre, che contrastano con la copertura arborea spontanea, caratterizzata da grossi esemplari di tiglio, faggio, frassino e alberelli di nocciolo a fianco del sentiero. Il pascolo, ormai abbandonato, sta scomparendo e viene progressivamente invaso dal bosco. La natura si sta riprendendo quei terreni che i nostri avi, con duro e costante lavoro, avevano strappato al bosco .
la Rasta
Superato questo piccolo spazio di paradiso ci si inoltra di nuovo in una stradina che imbocca il bosco , per poi divenire sentiero più stretto , tutto in mezzo ad un fantastico ed unico sottobosco.
Malga Le vallette
Dopo essere usciti dal bosco si incrocia il sentiero 134 , per poi mantenere la sinistra e raggiungere la malga Le vallette , la si supera e si continua a seguire la stradina che cambierà quota scendendo leggermente , per poi incontrare un bivio sulla sinistra poco segnalato ma visibile , si esce dalla stradina e si sale su una salita abbastanza ripida ma corta , che ci porterà nella conca d’oro di Pizzegoro , da li aggirato il ristorante Castiglieri , ed imboccata la strada che porta a località Gabiola e Casare Asnicar ovvero il segnavia CAI 120 , si possono ammirare i maestosi tigli.
TIGLI DI PIZZEGORO
Dell’originario bosco di faggio che aveva ricoperto per secoli la conca di Pizzegoro non rimane ormai nessuna traccia. Gli antichi cimbri furono i primi a rifornirsi di legna a Pizzegoro, successivamente, soprattutto nel corso del XVI secolo, fu la volta della Serenissima Repubblica di Venezia,· sempre affamata di legname da destinare ai propri arsenali. ILinte sono gli ultimi rimasti, testimoni di quel lontano passato e presenza amica per chi attraversa i pascoli di Pizzegoro.
Nome scientifico: Tilia x vulgaris Hayne Nome comune: Tiglio ibrido Famiglia: Tiliacee Località: Pizzegoro Altitudine: m 1015 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 30 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 3,1 m Diametro medio della chioma: 14 m Età presunta: secolare
Si prosegue per qualche km sulla strada asfaltata , finchè in una curva il 120 entra nel boschetto adiacente alla strada fino a raggiungere la malga Sebe di sotto incontrando un nuovo maestoso albero.
EL LINTE DELLE MONTAGNOLE
Il grande vecchio protende le braccia verso il cielo da secoli, immobile e imperturbabile. La storia gli è passata accanto , sfiorandolo e lasciando segni indelebili del suo trascorrere . E così ora , che la giovinezza gli è lontana Il suo ciclo si sta concludendo come inesorabilmente accade per tutti i viventi . Ma non restano solo le memorie del suo passato e le infinite storie che il vento sussurra tra le foglie, restano anche i giovani tigli nel prato circostante, figli del GrandeLinte e testimonianza della vita che continua anche quando il grande patriarca avrà del tutto persola guerra contro il tempo. Il tiglio era albero sacro nella tradizione germanica e a testimonianza delle origini germaniche degli antichi abitanti del territorio di Recoaro, vi e lo stesso nome dialettale linte, che riporta al corrispondente Linde tedesco. La localizzazione del tiglio vicino a una malga ci riporta indietro nel tempo, quando il legame uomo-natura era stretto e consolidato. La tradizione di allora voleva che sotto al Grande Albero si svolgessero le riunioni e le assemblee fosse esercitata la giustizia e venissero celebrate le feste del villaggio . Imponente sul cucuzzolo erboso soprastante Malga Sebe , il Grande Tiglio staglia la sua possente mole sullo sfondo delle Piccole Dolomiti e sorveglia il paese nel fondo della valle.
Nome scientifico:Tilia x vulgaris Hayne Nome comune: Tiglio ibrido Famiglia: liliacee Località: Malga Sebe Altitudine : m 1030 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 25 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 5.3 m Diametro medio della chioma: 15 m Età presunta : plurisecolare
Dopo aver ammirato il grande linte delle montagnole nella sua immensa presenza quasi a vigilare sui pascoli e malghe circostanti quasi a scandire il tempo e le stagioni della vita , si sale sulla sinistra verso malga Sebe di sopra.
EL FAGARO DI MALGA SEBE DI SOPRA
Un albero ancora in buone condizioni ed in una posizione molto suggestiva verso , parte della valle e dello splendido scenario delle piccole dolomiti.
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località : Malga Sebe di Sopra Altitudine: m 1070 Rilievi dendrometrici : Altezza dell’albero : 26m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,9 m Diametro medio della chioma : 23 m Età presunta : secolare
EL LINTE DI MALGA SEBE DI SOPRA
Il linte di malga Sebe di sopra , quello che rimane del resto di quel gigantesco tiglio cui le misure sono segnalate nel cartello posto vicino al faggio .
Nome scientifico: Tilia x vulgaris Hayne Nome comune : Tiglio ibrido Famiglia : liliacee Località : Malga Sebe di Sopra Altitudine :m 1060 Rilievi dendrometrici :Altezza dell’albero : 24 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:3,0 m Diametro medio della chioma :14 m Età presunta : plurisecolare
A questo punto chi ha scelto di dividere il percorso in due volte ridiscende sulla strada asfaltata prosegue per la Gabiola ed imbocca il sentiero che scende a sinistra .Si continua sulla stradina che sale verso una cava in cui si notano ancora i tratti slavinati , per poi attraverso un breve tratto in salita si raggiunge il pascolo dell’Anghebe .
Lo spettacolo dell’Anghebe rimane nel cuore , una piccola conca verde , un pascolo con due pozze di alpeggio e la famosa Giassara , mentre in un lato si nota la Malga Anghebe , nel periodo invernale qui passava la pista da fondo delle Montagnole .
Malga Anghebe
Si incrocia il bivio che porta a malga Campo d’avanti attraverso il poco conosciuto Rodecche , mentre si può notare a destra del percorso i resti di un altro albero secolare .
EL FAGARO DE MALGA ANGHEBE
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Noma comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Anghebe Altitudine: m 1160 Rilievi dendrometrici : Altezza dell’albero:27 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 4,5m Diametro medio della chioma: 20 m Età presunta: 170 -190 anni
Si prosegue sempre sulla stradina che attraversa questo fantastico luogo passando per la Giassara di malga Anghebe e un’altra pozza d’alpeggio .Si scendere verso malga Morando (Ofre) quasi sempre aperta, dove si possono assaporare i profumi e sapori di queste nostre montagne .
Malga Morando
Giunti a questo punto del nostro viaggio qui esiste un punto per accorciare il percorso e rientrare mantenendo la destra ritornare alla macchina accorciando cosi il giro scendendo quindi a Casare Asnicar , La Gabiola e rientro sul sentiero che viene indicato più avanti.
EL FAGARO DE MALGA MORANDO
Nome scientifico: Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Morando Altitudine: m 1090 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: 23 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: 4,6 m Diametro medio della chioma: 19 m Età presunta: 170 – 190 anni
Per chi vuole compiere tutto l’itinerario fino a Malga Rove , dopo aver proseguito da malga Morando si prende a sinistra si sale verso malga Podeme fino a raggiungere la Giassara ed il Frassine di malga Podeme.
LA GIASSARA DE MALGA PODEME
Una raggiera di piante secolari, tre tigli e quattro frassini maggiori , delimita una vecchia ghiacciaia. sulla quale, proprio sopra la porticina di ingresso, una scritta ricorda il rifacimento del tetto , compiuto nel 1938. Le ghiacciaie, giasare in dialetto, erano dei bacini di freddo· che servivano per la conservazione degli alimenti della malga .Venivano tradizionalmente costruite scavando una buca , a volte molto profonda, rivestita con un tappetò di foglie e delimitata ai lati da muretti a secco con un’apertura per l’entrata. Il tetto veniva costruito a volta, utilizzando sassi , terra e muschio. Alla fine dell’ inverno la ghiacciaia veniva riempita di neve, utilizzandole foglie secche come strato isolante superiore. In stagioni fresche la neve riusciva a conservarsi nella giasara fino all’inverno successivo, creando una sorta di frigorifero naturale, un posto adatto per conservare prodotti lattiero-caseari e le carni durante la permanenza in malga.
La giasara di malga Podeme
EL FRASSINE DE MALGA PODEME
Nome scientifico:Fraxinus excelsior L. Nome comune: Frassino maggiore Famiglia:Oleacee Località :Malga Podeme Altitudine: m 1130 Rilevi dendrometrici : Altezza dell’albero:27 m Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza:4,0 m Diametro medio della chioma: 20 m Età presunta:120 – 140 anni
Si continua a salire fino a raggiungere malga Podeme , per poi ridiscendere mantenendo la destra per il pascolo , che porterà verso malga Podeme II .
Malga Podeme
Si continua lungo il percorso che si snoda fino a malga Podeme II passando per un bellissimo pascolo , dove alla fine si incontreranno altri due bellissimi esemplari di Faggio
I FAGARI DE MALGA PODEME II
Nome scientifico:Fagus sylvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località: Malga Podeme II Altitudine : m 1090 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero: m 25 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza : m 4,1 Diametro medio della chioma: m 19 Età presunta: secolare
Si prosegue per il pianeggiante pascolo mentre si scorge la stradina che porterà a malga Podeme II , situata sullo sfondo di questo tratto prativo.
Malga Podeme II
Scendendo e raggiungendo la malga Podeme II , sulla destra si nota un sentiero battuto che porta al fantastico Sea del Risso che qualcuno chiama lago delle creme , ma il lago delle creme e molto più in basso nella zona di Malga Creme , la sua bellezza e semplicità è unica , soprattutto dopo l’inverno e le giornate di pioggia.
Sea del risso
Dopo essere ritornati sulla stradina che porta si prosegue verso malga Raute , si sale un pò in leggera salita fino ad arrivare alla malga Raute effettuando una piccola deviazione a sinistra , di circa 200 metri per poter ammirare il Sorbo e il Faggio della malga.
EL PALISSIN DI MALGA RAUTE
Splendido albero le sue dimensioni e il suo portamento imponente , è senz’altro uno dei più importanti sorbi montani di tutta Italia Il tronco massiccio e contorto testimonia i secoli di vita della pianta e la grande forza che continua ad animarlo.
Nome scientifico: Sorbus sna ( L.) Crantz Nome comune: Sorbo montano Famiglia: Rosacee Località: Malga Raute Altitudine: m 1126 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero:m 14 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: m 3,6 Diametro medio della chioma: m 12 Età presunta: plurisecolare
EL FAGARO DE MALGA RAUTE
Nome scientifico:Fagus sytvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia : Fagacee Località : Malga Raute Altitudine: m 1126 Rilievi dendrometrici: Altezza dell’albero m 24 Circonferenza del fusto a 130 cm di altezza: m 3,7 Diametro medio della chioma : m 12 Età presunta : plurisecolare
Malga Raute
Dopo questa piccola deviazione si riprende a salire leggermente sulla stradina in mezzo ai faggi fino a raggiungere la faggeta di Malga Pace passando quasi in mezzo a questo gruppo di alberi tipica di questa nostra zona.
I FAGARI DI MALGA PACE
Nome scientifico : Fagus sytvatica L. Nome comune: Faggio Famiglia: Fagacee Località : Malga Pace Altitudine : m 1126
Malga Pace
Si prosegue poi risalendo in un gruppo di case e per poi raggiungere il piccolo altipiano dove sullo sfondo si nota malga Rove e dove nel suo centro si trova la torbiera.
LA TORBIERA
La torbiera che si trova alle pendici del Monte Rove è l’unica torbiera di tutte le Piccole Dolomiti . Le tolbiere sono dei particolari ambienti naturali che si creano laddove vi è uno scarso drenaggio con conseguente ristagno d’acqua. Le Torbiere possono formarsi in seguito all’accumulo di sedimento fine sul fondo dei bacini o dietro il vallo di una morena e sono caratterizzate da una rallentata decomposizione del materiale organico , con il conseguente accumulo dei resti vegetali che danno origine alla torba. Le torbiere sono essere alimentate da acqua sorgiva (torbiere fontinali) .da acqua di falda (torbiere basse) e da acqua piovana (torbiere alte).In quest’ultime vi sono notevoli accumuli di sfagni , muschi che crescono a cuscinetto e si comportano come delle spugne, assorbendo grosse quantità di acqua, pari anche a venti volte il loro peso secco. L’elevata acidità dell’acqua delle torbiere atte determina un rallentamento della decomposizione con il conseguente accumulo di grossi spessori di torba. Nelle torbiere troviamo piante che si sono specializzate al particolare ambiente acido e umido, vale a dire alcune graminacee , ericacee, ciperacee, giuncacee. Nella torbiera del Rove vegetano gli eriofori, ciperacee dal caratteristico pennacchio bianco, un tempo utilizzato come cotone per medicare le ferite, per preparare stoppini e per riempire i cuscini. Oltre all’Eriophorum Jatifoliu e all’Eriophorum alpinum (Tricophorum alpinum), vegeta il raro Eriophorum vaginatum, con la caratteristica spiga solitaria all’apice del fusto. Se osservate l’ampio ristagno della torbiera ,nel pascolo circostante notate i solchi degli affluenti che convogliano l’acqua captata dai pascoli soprastanti . Non lontano dalla torbiera, alle pendici del Monte Rove, si notano affioramenti rocciosi costituiti dal biancastro calcare di Monte Spitz .
La torbiera
Si mantiene la sinistra salendo attraverso la stradina fino a raggiungere il bivio del 120 che porta in località Gazza , Rifugio Cesare Battisti raggiungibile in circa 20 minuti , mentre a destra si raggiunge la malga Rove .
Malga Rove
Si scende poi a destra della malga attraverso la stradina che riporta in malga Pace , e riprendere la strada verso il ritorno di questo bellissimo ed unico itinerario sulle nostre Piccole dolomiti , raccogliendo così queste grandi emozioni donate dalle Montagnole basse a pochi passi da casa.
Si passa di nuovo per malga Podeme II e presso il Sea del Risso ,proseguendo poi verso la stradina superando così una fontana. Per poi scendendo leggermente di quota raggiungere malga Rotocobe
Malga Rotocobe
Si risale la piccola salitina che riporta a malga Morando (Ofra) e ridiscendere attraverso i pascoli fino alle Casare Asnicar , e raggiungere cosi la trattoria Gabiola dove se aperto si possono gustare piatti tipici.
Trattoria la Gabiola
Si prende la stradina a sinistra che scende e attraverso il sentiero con segnavia bianco-celeste abbastanza variegato e con diversi incroci abbastanza ben segnalati che ci riporterà attraverso la parte sotto la strada comunale fino a Pizzegoro , oppure proseguendo dopo aver raggiunto le malghe delle Vallette , fino al piazzale della cabinovia proveniente da Recoaro Terme ovvero del Chalet della seggiovia. Se si sale a Pizzegoro in un lato opposto del posteggio ovvero sotto la strada asfaltata che scende , c’è un sentiero che collega Pizzegoro a Malga Chempele e allo Chalet della seggiovia .
Chalet della seggiovia
Per dividere il sentiero in due percorsi , fattibili in due volte per chi non riesce a completare il percorso interamente , si può :
Partenza dal Chalet della seggiovia
Lunghezza del percorso completo : 10 km
Dislivello : 509 m
Tempo di percorrenza : 6 ore
Partenza dalla seggiovia , ed attraverso il primo anello quando si raggiunge malga Sebe , si scende alla trattoria la Gabiola e si prende il sentiero di ritorno rientrando al Chalet seggiovia , il rientro si passa di nuovo per Pizzegoro , perchè così facendo si percorrerà una parte nuova che in andata non viene percorsa , ma volendo si può fare la strada a ritroso passando di nuovo per le Vallette e chiudendo così l’anello.
Partenza dalla trattoria della Gabiola
Lunghezza del percorso completo : 11 km
Dislivello : 524 m
Tempo di percorrenza : 6 ore
Partenza dalla trattoria la Gabiola si prosegue verso malga Sebe , si sale sull’Anghebe si passa per Malga Morando e si prosegue per malga Podeme , e malga Podeme II , il Sea del Risso e si continua fino a raggiungere malga Rove e ritornare fino alle Casare Asnicar e ridiscendere alla trattoria alla Gabiola.
Itinerario : Fongara – Piasea – Val dei Righi – Malga Campetto – Chalet Gingerino – Righi – Fongara
Tipo di terreno : sentiero e mulattiera, sterrato circa 10 Km
Tempo di percorrenza dell’anello : 3h30
Dislivello totale : 820 m
Quota massima raggiunta : 1610 m
Questo itinerario e molto impegnativo e tecnico , occorre un’ottima preparazione e orientamento , l’avvicinamento e molto bello si prende la mulattiera che porta dalla cabina dell’Enel situata lungo la strada asfaltata che porta in Fongara , addentrandosi nel bosco in mezzo alla valle , che traversa la val Sigolara per poi proseguire verso il punto di captazione dell’Acquedotto comunale per poi salire fino a località Piasea , si ritorna un pò verso contrada Righi , oppure si sale per il pascolo diventato in parte boschivo fino a raggiungere un canalino più incavato nel terreno , e risalire fino ad entrare in un fitto bosco di Faggi , da qui la salita è ripida ed impervia si sale su canalino e bosco fino a raggiungere il tratto prativo di malga Campetto e attraverso la pista da sci raggiungere lo Chalet Gingerino , e se aperto potrete apprezzare qualche buon piatto di pasta , che si potrà consumare fuori all’aria aperta . Questa parte di salita , è molto dura si tratta di 3,5 km con 760 metri di dislivello , un impegno molto importante e non per tutti ma regala degli scenari unici e molto diversi. La discesa può essere fatta sia per la pista da sci che per la stradina che sale fino allo Chalet Gingerino, rendendola così meno difficile e più scorrevole , raggiunta la Conca d’oro , o Pizzegoro che dir si voglia si attraversa tutto il pascolo e si scende verso i Righi per poi rientrare a Fongara , la mia traccia passa per il centro dei Righi ma è praticabile a chi ha pratica con l’orientamento oppure conosce la zona .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00
Dislivello totale : 458 m
Quota massima raggiunta : 1614 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Come Raggiungere
Dopo aver raggiunto la conca d’oro di Recoaro Mille si lasci l’auto nell’ampio posteggio di località Pizzigoro , il percorso non richiede abilità specifiche occorre solo un pò di praticità con i sentieri di montagna , quindi si parte dalla strada asfaltata dove si possono notare i 23 Tigli secolari ovvero i Linte di Pizzigoro si prosegue per il sentiero 120 che porta verso la località Gazza passando per diversi punti molto belli e panoramici con alcune malghe che nel periodo estivo sono aperte , si prosegue in parte in strada asfaltata fino ad raggiungere un bivio (parte del percorso è lo stesso del sentiero dei grandi alberi) si prosegue in un tratto prativo e boschivo che una volta era parte della pista da sci di fondo , si prosegue trovando nella zona di malga Sebe il famoso Linte delle montagnole un stupendo esemplare di Tiglio secolare alto circa 25 metri si prosegue salendo un pò verso malga Anghebe , passando vicino ad una piccola cava , si raggiunge così la località Anghebe caratterizzata da questo pascolo con una pozza d’alpeggio , seguendo sempre il segnavia 120 si arriva al bivio che porterà attraverso il Rodecche a Malga Campodavanti che la si può trovare aperta nel periodo estivo di pascolo. Raggiunta la malga si prosegue fino alla sella di Campetto per poi ridiscendere attraverso la stradina oppure sulla pista da sci fino a raggiungere la conca D’oro , Pizzegoro .
Tipo di terreno : sentiero e mulattiera, sterrato circa 8 Km
Tempo di percorrenza dell’anello : 3h00
Dislivello totale : 687 m
Quota massima raggiunta : 1020 m
Questo percorso molto bello ed interessante , richiede poco impegno fisico , permette di passare in alcune contrade tipicamente montane , alcune abitate ed alcune adibite a seconda casa . Si parte da Fongara , piccolo paese situato sulla strada che da San Quirico porta a Recoaro Mille , entrando nel paese abitato da poche anime , si sale fino alla chiesa dove si può lasciare l’auto , si scende la discesa , raggiunte le prime case si scende sulla destra una mulattiera che porta in località Prenero , giunti ad un bivio con l’acquedotto , si mantiene la sinistra scendendo ulteriormente di quota fino a raggiungere la frana detritica che scende dalla località Fanton , si inizia di nuovo a risalire su un terreno dapprima erboso e poi boschivo transitando in mezzo ad alcune roccette , si risale fino al crinale proseguendo poi dopo aver raggiunto una strada forestale e ammirando sul verso il fondovalle la stradina che porta ai Busati , si continua saliscendi privi di difficoltà fino a raggiungere contrada Busati , una piccola e spettacolare realtà divenuta famosa per i presepi e per la Casa di Abramo ,da si si ricomincia a salire fino a raggiungere Cima Bocchese quota 924 m , dove è presente una croce per i caduti , e dove si può ammirare un fantastico ed unico panorama , che rende visibili diverse zone molto belle della parte di Rovegliana , Monte Civillina ed altre . si prosegue imboccando un altra mulattiera molto bella ed in buone condizioni per poi risalire verso il Monte sengio croce quota 960 m , e si discende poi verso il passo Giochele , poi si riprende a salire leggermente fino ad arrivare ad un piccolo Baito posizionato sulla strada che sale al Monte Spitz , si imbocca la strada che porta ai Fanton e poi si scende fino a ritornare a Fongara.
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h20
Dislivello totale : 700 m
Quota massima raggiunta : 1280 m
Come raggiungere
Dopo essere usciti dall’autostrada a Montecchio Maggiore (VI), si prende la S.P. 246 verso Recoaro Terme. Giunti a Recoaro si prosegue per la località Gazza, salendo e superando diverse piccole contrade, arrivati a ridosso della Località Parlati si prosegue a sinistra mentre la strada inizia a restringersi, superata la località Zalica presso la Malga Lora, da li si prosegue a piedi.
Descrizione
Si tratta di un itinerario facile per tutti, ma molto bello, con diversi tipi di ambienti e terreni, ideale anche per l’inverno con le ciaspole. Si parte da Malga Lora 922 m, in Località Zalica, si sale fino alla prima curva della strada asfaltata proprio sotto alla Trattoria Obante, superando la sbarra di accesso, il sentiero sale lieve, privo di difficoltà su una mulattiera che porta verso Malga Rove 1170 m, superata la malga si sale attraverso il n.120, che porta al Rifugio Cesare Battisti 1265 m, passando prima sul bivio con il n.121 a quota 1240 m. del Passo Ristele 1641m, proseguendo su questo percorso si incrocia anche il bivio con la Trincea di Sarantonio e alle pendici del Monte Zevola 1976 m, sotto il Vajo della Fratta Grande e il Vajo dell’acqua, giunti al Rifugio Cesare Battisti si scende fino ad imboccare di nuovo il sentiero che scende nel bosco e verso le tre cascate che raccolgono acqua per la Vasca dell’Obante 1028 m. della centrale posta poco sotto la Località Zalica, per poi ridiscendere fino a Malga Lora.
Dedicato a Giorgio Mariot
Il dottor Giorgio Mariot fu il primo sostenitore del progetto e a lui sarà intitolato proprio come avrebbe voluto il noto medico valdagnese per 12 anni a capo del centro di terapia antalgica . Il Sentiero delle Cascate, che si sviluppa lungo la Valle della Lora con partenza dalla località Gazza di Recoaro Terme, aprendosi in quota sull’Altopiano delle Montagnole, costeggerà le pendici del Monte Zevola. Gli autori di questa iniziativa sono i ragazzi del gruppo Rotaract Club Arzignano e Valle dell’Agno, che con il supporto delle guide alpine hanno ripulito e riaperto il vecchio sentiero escursionistico-turistico che attraversa le Piccole Dolomiti.