Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h00
Dislivello totale : 200 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1550 m
La ferrata Angelo Viali o meglio conosciuta come ferrata del gramolon la si può percorrere sia andando al rifugio Bertagnoli in auto , attraverso la valle del Chiampo salendo verso Campodalbero e proseguendo fino al Rifugio , o altrimenti percorrendo dalla località Gazza , rifugio Cesare Battisti , attraverso il 121 sentiero Passo Ristele , per poi scendere fino al Passo della Scaggina ed imboccare il 221 Rifugio Bertagnoli , prima di arrivare al rifugio , si incrocia la ferrata.
La ferrata è stata richiodata , per il problema di scariche di sassi in quanto passava nel canalone detritico , quindi risulta essere leggermente più complessa in quanto il primo pezzo la si percorre in una scala leggermente piegata all’indietro , in cui si usano più la forza delle braccia , ma superato questo ostacolo la restante risulta abbastanza semplice e bella da percorrere , salendo fino ad arrivare ad incrociare il 202 sentiero delle creste che porta a Campodavanti e Montefalcone .
RICORDO A TUTTI CHE SI TRATTA DI UN SENTIERO ATTREZZATO ED E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO . RICORDO INOLTRE CHE SAREBBE MEGLIO PERCORRERLO ASSIEME A PERSONE ESPERTE O PRATICHE DI SENTIERI ATTREZZATI
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h45
Dislivello totale : 500 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1900 m
Come Arrivare
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando sul passo del Pian delle Fugazze sul posteggio situato a destra dove si può mettere la macchina , si sale verso la galleria D’Havet a piedi fino ad incrociare un bivio ben segnalato .
Sentiero molto bello che presenta una visuale unica verso la val delle prigioni e passo dell’omo , e nella vallarsa , il sentiero non presenta grosse difficolta tecniche ma comunque si tratta di un sentiero attrezzato e va trattato come tale , nella parte attrezzata ci sono dei pericoli di slavinamento su dei ghiaioni instabili , ma si tratta di un breve tratto , richiede un buon impegno fisico per i continui saliscendi del sentiero e della buona pendenza nella parte finale dello stesso.
Il sentiero sbocca nella sella cosmagnon dove arriva anche il sentiero del passo dell’omo e il 135 Raossi.
Il percorso segue nella testata della val delle prigioni (come si può osservare anche da una foto ) il sentiero di arroccamento Baglioni , e interessante dal punto di vista storico , perchè immette nella contesissima Alpe di cosmagnon , sia da quello naturalistico perche attraversa una zona poco praticata e selvaggia , bisogna prestare la massima attenzione ai slavinamenti di ghiaioni nella parte finale , si possono inoltre osservare le feritoie del soglio dell’incudine
Cenni storici
La frana
Il 5 settembre 1917 tutto il versante sottostante i costoni della Lora era, come detto, occupato dai baraccamenti e dalle postazioni italiane. Alcune fonti ricordano come, in quel giorno, un bombardamento avversario scosse le prime linee poste sul bordo dell’alpe di Cosmagnon, in posizione immediatamente sovrastante i roccioni. Non è possibile stabilire se il bombardamento fu prima causa della tragedia o se questa già si fosse innescata nei giorni precedenti, dovuta a cedimenti strutturali degli strati di dolomia che contraddistinguono la zona, cedimento peraltro non infrequente, anzi pure periodico, ora come allora, in questo settore del massiccio. Va pure ricordato come, nel settore, numerosi lavori di mina e di scavo erano pure attuati da parte italiana al fine di ricavare postazioni e rafforzare e linee e non è detto che pure queste opere abbiano alfine contribuito all’innesco della tragedia.Di fatto, il 5 settembre, la montagna cominciò a dare qualche segno di cedimento, tramite rumori e vibrazioni che causarono l’inquietudine dei reparti ad essa sottostanti tanto che il Genio Militare – qui presente per i lavori di rafforzamento – istituì un cordone militare per impedire il transito dei soldati nel settore orientale dei roccioni, quasi a ridosso dell’Imbuto della Lora. La tragedia intuita avvenne puntualmente attorno alle ore 22,20-22,30 di quel 5 settembre: una gigantesca frana si staccò dalla dorsale dei roccioni, facendo scomparire e precipitare un’ampia porzione di essi verso la sottostante Val Prigioni.L’area interessata, prossima all’Imbuto e quindi alla via più diretta per raggiungere le prime linee, era quella dove si trovavano le baracche comando e un cospicuo numero di baraccamenti militari. L’enorme mole di detriti travolse numerosi soldati, trascinandoli per centinaia di metri verso il fondo di Val Prigioni. Vittima illustre dell’evento fu il colonnello Ernesto Testa-Fochi, ufficiale del 3° Reggimento Alpini, il quale, avendo trovato sbarrato il passo dal cordone istituito dal Genio, volle ugualmente raggiungere la sua baracca per recuperare del materiale rimanendo travolto dalla frana improvvisamente staccatasi dalla dorsale della Lora. L’ufficiale superiore, già decorato con tre medaglie d’argento al Valor Militare e due di bronzo, aveva fama d’essere invincibile. Si narra come, due giorni più tardi, recuperato il corpo del comandante, i suoi alpini ne salutarono la sepoltura affermando che “par copareel colonnello non bastava pallottole né bombe. Ghe voleva ‘na montagna” (per ammazzare il colonnello non erano sufficienti pallottole o bombe… ci voleva una montagna!).
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 5h00
Dislivello totale : 1144 m
Quota massima raggiunta : 2040 m
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando verso il passo del Pian delle Fugazze , superato l’abitato di Valli del Pasubio e Sant’Antonio si arriva il località Ponte Verde e si svolta a destra sulla strada che porta a Colle Xomo , raggiunto il colle si lascia l’auto e si sale per il sentiero che porta prima a bocchetta Campiglia , punto di partenza per la nostra escursione .
Sentiero attrezzato molto impegnativo sia sotto il profilo tecnico perchè presenta diversi passaggi abbastanza complessi , e in particolare un grosso scalone che però risulta aggirabile per le gallerie ; fisico visti i continui sali e scendi che rendono faticosa l’ascesa .Il tempo di percorrenza e di 5 h . Il sentiero e molto bello e cammina sulle creste fino ad arrivare al rifugio Papa, molto spettacolare sia l’aspetto visivo delle valli adiacenti , e sotto il profilo storico visto che ci sono molti ricoveri militari e diverse postazioni di tiro . Nelle foto sono riportate i passaggi più difficili in maniera tale che tutti possano comprendere le difficoltà del percorso non adatto a tutti mentre il resto del percorso e un normale sentiero tra mughe e roccia , sarebbe opportuno per chi volesse affrontarlo poter salire con una persona esperta. E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO Attenzione le foto che sono nella descrizione sono e pezzi attrezzati del sentiero , il sentiero e molto difficile sotto il profilo fisico richiede una preparazione molto buona per la sua lunghezza e i continui saliscendi , le foto dove si presenta come un sentiero le ho tolte per motivi di spazioNON AVVENTURATEVI IN UN SENTIERO ATTREZZATO DEL GENERE SENZA AVERNE CAPITO BENE LE DIFFICOLTA , SENZA L’ATTREZZATURA E SOPRATUTTO PRENDENDO ATTO DELLA FATICA FISICA DI ARRIVARE FINO AL RIFUGIO PAPA
Cenni storici
Questo sentiero attrezzato presenta lungo il suo percorso , numerose postazioni , ricoveri , nella parte più bassa dovute all’alloggiamento dei lavoratori e soldati che hanno preso parte a quella maestosa opera delle 52 gallerie , alcuni punti sono stati usati per poter capire dove passare con la galleria sottostante , in alcuni casi sono stati montati veri e propri argani per il trasporto materiali e ancoraggi di funivie , man mano che si saliva si rendeva sempre più difficoltoso il ritorno degli operai a bocchetta campiglia creando cosi a maggior ragione ricoveri , ancor oggi si possono notare i resti di questi luoghi che sono sorti in posizioni incredibili , mentre nella parte sommitale del sentiero si inizia a trovare postazioni di mitragliatrici e soprattutto di artiglieria in barbetta , per poi arrivare nella vetta sopra il Rifugio Papa con l’osservatorio .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 4h15
Dislivello totale : 650 m Classe EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1850 m
Come raggiungere
Dopo essere usciti dall’autostrada a Montecchio Maggiore (VI), si prende la S.P. 246 verso Recoaro Terme. Giunti a Recoaro si prosegue per la località Gazza, salendo e superando diverse piccole contrade, arrivati a ridosso della Località Parlati si prosegue a sinistra mentre la strada inizia a restringersi, superata la località Zalica e la Locanda Obante, fino a raggiungere un ampio posteggio e a poche centinaia di metri il rifugio Cesare Battisti «Gazza», dove si lascerà l’auto.
Descrizione
Si tratta di un’itinerario attrezzato, con cambiamenti di pendenza notevoli e non adatti a tutti, l’ambiente e i panorami vanno ben oltre alle aspettative, sale tra guglie e Vaj del Fumante. Si parte dal posteggio del rifugio Cesare Battisti 1265 m, sulla sinistra imboccando il segnavia n.105, che sale in principio lievemente superando Malga Lorecche 1280 m, dove si trova anche una fontana, incrociando poi il bivio di raccordo del n.113 dell’Omo e la Dona, continuando per un tratto boschivo, si raggiunge un’altro bivio in prossimità del canalone detritico del Vajo Pelegatta contrassegnato dal segnavia n.114, attraversato il canale il percorso inizia a salire su un bosco del Ghimbalte, molto bello, dove si sale abbastanza dolcemente fino a raggiungere il vajo del Ghimbalte 1365 m, raggiungendo poi un altro raccordo con il n.143, (che sostituisce il n.143 di origine, in quanto riporta diverse frane). Da qui si continua fino ad uscire dal bosco ed entrare nel Vajo Lovaraste, dove il tratto attrezzato scende fino ad aggirare un costone e salire sul costone erboso, per poi entrare nel Vajo Scuro, stretto tra il Torrione Recoaro e Punta delle Losche, il primo passaggio forse il più incredibile, una spaccatura verticale attrezzata con cordini in acciaio ed un primo leggero risalto che ti porta in una stretta fenditura da cui uscire, e proseguire ancora su queste rocce segnate dal tempo, si riprende a salire, sempre aiutati da corde fisse, fino a raggiungere attraverso passaggi poco difficili Forcella Bassa 1800 m, prosegue poi transitando su un tratto erboso, per poi entrare in una nuova spaccatura chiamata Orecchio del Diavolo, dopo aver risalito ancora un po’ il percorso scende da un canalino detritico, si traversa lateralmente il pendente sentiero fino a raggiungere un masso in bilico che caratterizza la Porta dell’inferno, si prosegue scendendo su un tratto ghiaioso fino a raggiungere la Forcella della Scala 1850 m. Si entra poi nel sentiero n.195 che sale dal Rifugio Campogrosso, ma a noi interessa la parte che porta verso in Rifugio Scalorbi, quindi proseguiamo a sinistra salendo il ripido ghiaione che porterà alla cima Centrale 1983 m, proprio sopra al Giaron della Scala si prosegue tra rocce e guglie, raggiungendo così la Forcella del Fumante 1905 m, mentre sulla destra si potrà ammirare il Prà degli Angeli, per poi dopo una ventina di minuti raggiungere la Forcella 2010 m, dove si raggiunge il bivio e il n.195 finisce, si imbocca il n.109 e si scende fino al Rifugio Scalorbi 1767 m.
Esiste una variante attrezzata da poco che permette di aggirare il canalino detritico, molto bella e panoramica anche se più complessa e che richiede un uso di braccia, con un traverso poi si rientra vicino alla fenditura iniziale.
(INDISPENSABILE IMBRAGO E CASCHETTO MEGLIO ANCHE UN PAIO DI GUANTI PERCHE I TRATTI FERRATI PRESENTANO I FILI DI ACCIAIO USURATI)
Ritorno
Per il rientro ci sono diversi tracciati da seguire raggiunto il Rifugio Scalorbi si imbocca in primis il n.182, raggiungendo così la Porta di Campobrun 1831 m, ed il bivio con il n.113 dell’Omo e la Dona, oppure proseguendo con il n.182 raggirando il Monte Plische 1991 m. fino al Passo Tre Croci 1716 m, e scendere dal n.110, si può inoltre imboccando n.111 Forcellin del Plische sempre dalla Porta di Campobrun 1831m, ai piedi del Monte Plische 1991m, e scendere poi dal n.110 senza passare per il Passo Tre Croci 1716 m.
La via ferrata inizia in una tornante del sentiero che porta sul Fraccaroli dal Rifugio Scalorbi attraverso il sentiero 112 (G12 sulla cartina)risulta più complessa la via di avvicinamento alla ferrata sia che si parta da Campogrossso salendo dal 157 che salire dalla Gazza per il 113 -114 , la via richiede un impegno tecnico discreto per i continui camini presenti , anche se gli stessi sono molto ben attrezzati , non e molto lunga quindi si riesce a fare abbastanza facilmente E INDISPENSABILE L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 3h30
Dislivello totale : 700 m Classe : EEA Attrezzato
Quota massima raggiunta : 1451 m
Per questo itinerario si può salire sia dalla località Gazza attraverso uno dei tanti sentieri che salgono fino al Rifugio Scalorbi per poi scendere fino al Rifugio Pertica per la carrabile quindi prendendo la strada che porta da Recoaro terme al rifugio Cesare Battisti , sia che arrivare in auto fino al Revolto da località Giazza per poi salire fino al Rifugio Pertica (itinerario consigliato per i meno allenati ) . Per chi si volesse avventurare partendo dalla Gazza , vi invito a valutare attentamente la vostra preparazione , ci vogliono circa 2h (per uno preparato ad arrivare al Rifugio Pertica io stesso ho impiegato 1h 30) TENETE CONTO CHE DOPO DOVETE RIENTRARE Itinerario molto bello e particolare , tecnicamente poco difficile anche se richiede molta attenzione in quanto abbastanza stretto e presenta strapiombi sulla sinistra , fisicamente richiede un ‘impegno fisico IMPORTANTE per la sua lunghezza ( tempo previsto 3h30 circa ) per noi della Valle dell’Agno e scomodo ma vale la pena di farlo per la sua bellezza . Come sentiero attrezzato offre molteplici opportunità ed e l’ideale per una primo approccio ad una via attrezzata per poter imparare ad apprezzare questi sentieri . L’arrivo al rifugio Fraccaroli e molto bello , perchè si arriva dalla parte della teleferica , un’itinerario poco praticato . La discesa può essere fatta sia dal 108B vallon della teleferica , dal 108 che porta al pertica , oppure da quello che porta al rifugio Scalorbi per poi scendere fino alla Gazza (per chi avesse messo l’auto lì). RICORDO A TUTTI CHE SI TRATTA DI UN SENTIERO ATTREZZATO ED E OBBLIGATORIO L’USO DELL’IMBRAGO E DEL CASCHETTO . RICORDO INOLTRE CHE SAREBBE MEGLIO PERCORRERLO ASSIEME A PERSONE ESPERTE O PRATICHE DI SENTIERI ATTREZZATI
Dopo essere usciti dall’autostrada a Thiene si prende verso Schio e si sale sulla statale 46 che porta verso Rovereto , transitando verso il passo del Pian delle Fugazze , superato l’abitato di Valli del Pasubio e Sant’Antonio si arriva il località Ponte Verde e si svolta a destra sulla strada che porta a Colle Xomo , dopo alcune curve si trova un prato verde Pra dei Penzi , punto di partenza per la nostra escursione .
Sentiero impegnativo non tanto tecnicamente , ma fisicamente , vista la durata prevista di 3h30 , partenza dopo l’incrocio con il sentiero 322 val fontana d’oro , molto bello e con una visuale incredibile verso la val canale, alcuni passaggi sotto cengie strapiombanti rendono OBBLIGATORIO L’USO DEL CASCO , la visuale al passaggio vicino al frate su buona parte della val canale e verso l’incudine rende questo sentiero di ineguagliabile bellezza , superato il frate il sentiero rientra nel vajo sud dove si possono notare i resti di un ‘aereo caduto nel 1992 , proseguendo per il vajo diventato mulattiera si possono scorgere diverse fortificazioni della grande guerra fino ad arrivare sulla strada delle gallerie tra la 48°e 49° .La discesa può essere fatta sia dal 300 Val canale che dal 322 Val fontana d’oro tutti e due itinerari molto belli.
E CONSIGLIABILE NON SALIRLO IN GRUPPO VISTO LA POSSIBILITA’ DI CADUTA SASSI E OBBLIGATORIO L’USO DEL CASCO , E PER LA STRADA DELLE GALLERIE INDISPENSABILE LA TORCIA
ESTRATTO DELL’ARTICOLO CORRIERE DELLA SERA 15 MAGGIO DEL 1992
E caduto sul fondo di un canalone a 1800 metri di quota, sulle pendici del massiccio del Pasubio, tra le province di Vicenza e di Trento, il Piper PA.46 Malibu’ scomparso nel pomeriggio di lunedi’ scorso mentre volava tra Venezia e Bergamo. Il giallo, dunque, si e’ risolto come d’ altra parte si prevedeva. Ad avvistare il velivolo, intorno alle 17.30 di ieri, e’ stato un elicottero del 51 Stormo dell’ Aeronautica militare, di base ad Istrana. Il pilota ha notato qualcosa di strano tra la vegetazione, s’ e’ abbassato ed ha visto chiaramente i resti del Piper ed accanto alle lamiere anche alcuni corpi. Subito e’ scattato l’ allarme e verso il Pasubio sono stati fatti confluire tutti gli altri mezzi che partecipavano alle ricerche e che, in base ad un’ altra segnalazione rivelatasi infondata, erano stati concentrati nella zona di Vallarsa, una decina di chilometri piu’ a nord, in provincia di Trento. Visto che l’ area era difficilmente raggiungibile a piedi, i primi soccorritori sono stati calati direttamente dagli elicotteri con l’ uso di verricelli. I rottami del Piper erano sparsi in una zona piuttosta vasta, a quota 1800, duecento metri in meno, quindi, di quei cinquemila piedi ai quali il pilota dell’ aereo aveva chiesto di potersi portare nell’ ultimo contatto radio con il controllo di Montevenda. E ancora impossibile avanzare ipotesi sulle cause della sciagura. Sara’ importante, in particolare, stabilire se il velivolo s’ e’ disintegrato in volo (ipotesi che potrebbe essere avvalorata dal fatto che i rottami erano sparsi in una zona piuttosta vasta), aggiungendosi cosi’ alla lunga lista dei Piper Malibu’ che hanno fatto questa fine (otto dall’ 89 al ‘ 91); oppure se si e’ schiantato contro la montagna per qualche errore del pilota, l’ inglese Tony Lavelle. La zona dov’ e’ stato ritrovato il velivolo . una valle stretta tra i massicci del Pasubio e del Carega . e’ infatti considerata “ad alto rischio” per la circolazione aerea. Al momento dell’ incidente, comunque, splendeva il sole e la visibilita’ era ottima. Secondo il Centro di coordinamento del controllo aereo di Montevenda, il fatto che il relitto sia stato trovato sulle pendici del Pasubio sta a significare che il velivolo era finito fuori rotta: resta da stabilire se cio’ era avvenuto per una scelta di carattere “turistico”, oppure perche’ il pilota si era confuso nell’ affrontare la zona montuosa tra Vicenza e Verona. Lo accertera’ l’ inchiesta gia’ avviata sull’ incidente dalla procura della Repubblica di Vicenza. Sulla zona della sciagura sono arrivati in serata anche i familiari del proprietario del velivolo, l’ imprenditore Ivo Farini, e dei suoi compagni di viaggio: Stefano Rinaldi, il nipote Giuliano . entrambi bolognesi trapiantati in Inghilterra come Farini ., il campione di golf gallese Graham Poor e il suo allenatore Walter James. L’ operazione di recupero del relitto e delle vittime comincera’ stamane. Claudio Pasqualetto