

Tempo di percorrenza del sentiero : 8h30
Dislivello totale : 2110 m
Quota massima raggiunta : 1952 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Come raggiungere
Dopo avere percorso la Vallarsa e raggiunto Rovereto si prosegue verso l’abitato di Ala, per poi raggiungere l’abitato Marco di Rovereto da li lungo la strada principale in una laterale a sinistra partirà il nostro itinerario .
Descrizione
Il 115 non è certo una passeggiata nella sua ardua lunghezza, e dislivello , permette però di salire dalla località Marco frazione di Rovereto fino alla Pala del cherle, entrando poi nel 108 che si permetterà di raggiungere il Rifugio Mario Fraccaroli, passando per il Rifugio Zugna 1617 m , Monte Zugna 1864 m., Coni Zugna 1772 m. , Monte Selvata 1708 m., Passo Buole 1465 m., Malga Val di Gatto e poi Le Pale del Cherle 1860 m. Percorso molto bello e di grande impatto per la grande guerra del 1915-1918, presenta un primo tratto di carrareccia forestale , per poi entrare nel bosco e proseguire su una mulattiera dove sono presenti muretti a secco per poi passare da pezzi su roccia e lastroni, , presenta ampi tratti boschivi fino a raggiungere la Pozza dei Foi 1083 m. , dove una vista mozzafiato della Val D’Adige,si incrocia poi il sentiero delle trincee, dopo aver percorso alcuni metri si raggiunge il Cimitero Italiano del Redentore. La mulattiera prosegue divenendo più ripida e severa, raggiungendo così la Val degli Eghei 1450 m. Fino ad uscire dal bosco ai Baiti del Robol 1516 m , e poco dopo raggiungeremo il Rifugio Monte Zugna 1616 m. raggiungibile anche attraverso la carrareccia da Albaredo in Vallarsa. Si prosegue poi dal rifugio per salire sulla cima del Zugna, dove una mulattiera porterà su quella che resta della caserma austroungarica costruita molto prima della guerra, fu usata dagli stessi come ospedale da campo poi conquistata dagli italiani a maggio del 1915, la grandezza di questo luogo e la sua posizione strategica la dice lunga situata poco sotta la cima del Zugna 1864 m. Proseguendo poi per il crinale si supera il coni Zugna il monte Selvata e alcuni cimiteri per poi raggiungere il Passo buole e la chiesetta votiva 1456, da qui sulla sinistra si noterà il salire del sentiero 117 da riva di Vallarsa, mentre dalla parte opposta ovvero nella valle opposta alla Vallarsa, sale il 116 dai Cumerlotti, piccola frazione sotto Seravalle d’adige, passando per il Santuario San Valentino, si prosegue il nostro itinerario mantenendosi in quota si passa appena sotto a cima Mezzana e al Monte Jocole raggiungendo dapprima la malga Val di Gatto 1497 m. e poi uscendo dalla carrabile si imbocca l’omonima Val di Gatto, iniziando a salire su questa valle si incrocia il 114B che porta attraverso un sentiero di raccordo a Cima Levante, mentre il nostro 115 transita in basso nella valle fino araggiungere il bivio dove sale il 145 a quota 1952 m. proveniente da Ometto tenendo la destra si raggira la testata della valle fino a raggiungere una piccola forcella che ci per metterà di arrivare ad un bivio del 114B che porta sulla Cima levante a destra mentre proseguendo arrivare al bivio della Pala del Cherle dove arriveranno dai Ronchi il sentiero 108.
Ritorno
Il ritorno può essere fatto dallo stesso, che diviene già di un certo impegno, mentre si potrebbe scendere anche dal 116 che passando la località Prabubolo e sulla chiesa di San Valentino fino a raggiungerà la località Cumerlotti dove attraverso la line autobus oppure per strade secondarie si rientrerà all’auto presso la località Marco di Rovereto.
I lavini di Marco Rovereto
Centinaia di orme di dinosauri carnivori ed erbivori di forme e dimensioni differenti sono impresse lungo un ripido colatoio di circa duecento metri presso i Lavini di Marco, alle pendici del monte Zugna, a Sud di Rovereto. Gli affioramenti rocciosi sono riferibili all’inizio del Giurassico, circa 200 milioni di anni fa, e rappresentano quello che rimane, allo stato fossile, di una grande piana carbonatica di marea per molti versi paragonabile alle attuali coste del Golfo Persico. Si tratta di sei livelli stratigrafici compresi in un pacchetto di strati potente poco più di cinque metri.
Proprio per il loro grande significato scientifico e per il rischio di deperimento cui sono soggette tutte le piste dei Lavini di Marco, il Museo Civico di Rovereto ha provveduto all’esecuzione dei calchi e del modello digitale del terreno interessato dalle orme.
L’acronimo Rolm indica la località in cui si trovano le piste (Rovereto, Lavini di Marco) ed è riportato su targhette in acciaio poste a fianco delle serie di impronte catalogate.
LA RUINA DI DANTE ALIGHIERI
Qual è quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l’Adice percosse,
o per tremoto o per sostegno manco
che da cima del monte, onde si mosse,
al piano è sì la roccia discoscesa,
ch’alcuna via darebbe a chi sù fosse:
cotal di quel burrato era la scesa…
(Inferno, XII, 4-10)
Cenni Storici
Il Monte Zugna rientra nella linea fortificata costruita ai confini con il regno d’Italia. Sarebbe dovuto sorgere un forte che non fu mai costruito vennero costruite le caserme, la palazzina degli ufficiali, l’impluvio per la raccolta dell’acqua piovana, i filtri per la sua depurazione e delle vasche di deposito. Poi le attività furono sospese con l’inizio della guerra, sarebbe stata prevista una casamatta in cima raggiungibile da una galleria, con 4 cupole corazzate e con cannoni da 150 mm. Tra il 29 e il 30 maggio di quell’anno, infatti, alcune compagnie di alpini dei battaglioni Vicenza e Parma occupavano la cima, catturando circa un centinaio di nemici e facendo del pianoro e delle sue infrastrutture una base logistica. Con l’avvio dell’offensiva di primavera del 1916, lanciata dal capo di Stato maggiore dell’Imperial-regio esercito Conrad von Hötzendorf, anche lo Zugna, vista la sua importanza strategica, diveniva oggetto del contendere.
Gli italiani costruirono un caposaldo: una trincea, che arrivava alla Val Cipriana, veniva scavata a protezione della cima, difesa da nove fasce di reticolato profonde cinque metri ciascuna e disseminata di nidi di mitragliatrice. A presidio del caposaldo, schierava un battaglione di fanti dotato di una batteria di cannoni da montagna da 65 mm, due batterie di cannoni da campagna di 75 mm, due cannoni da 105 mm puntati sul Pasubio. Un grosso riflettore, installato sulla cima, illuminava le valli sottostanti.
Utilizzata dagli italiani come osservatorio per dirigere i tiri delle artiglierie. Nel ’17, inoltre, a pochi passi dalla sommità venne piazzato un cannone antiaereo da 57 mm. Per salirci si prosegue per circa 10 minuti prendendo il sentiero di sinistra fino alla croce, da lì si potrà ammirare un panorama incredibile dal Pasubio al Pian delle Fugazze, dalle Piccole Dolomiti al Carega e ai Lessini, dal Baldo al Brenta. Siccome era oggetto di tiro dell’artiglieria nemica fu dotato di un sistema di gallerie, con ricoveri e magazzini che dalla cima raggiungevano il sentiero verso Passo Buole. Per i rifornimenti, nondimeno, già dal giugno 1915 vennero avviati i lavori per la costruzione di una strada che da Marani di Ala saliva a Passo Buole e cima Selvata , e a dicembre di una teleferica che da Santa Margherita, per oltre 3000 metri di lunghezza, copriva un dislivello di 1500 metri con una portata di due quintali e mezzo al carrello. Numerosi baraccamenti in legno vennero inoltre costruiti sul pianoro, ampliando le infrastrutture già presenti e costruite dagli austriaci.
Attaccato nella primavera fra il 22 e il 29 maggio del 1916., lo Zugna venne come detto difeso strenuamente dagli italiani. L’attacco austro-ungarico sbatté contro il “Trincerone”, a quota 1419 metri, e per questo i comandi decisero d’aggirare l’ostacolo, attaccando i nemici alle spalle così da tagliare i rifornimenti e neutralizzare le artiglierie che dallo Zugna bloccavano la Vallarsa. L’assalto a Passo Buole, caratterizzato da sette giorni di incessanti bombardamenti, si inserisce in questo contesto. Caverne e postazioni d’artiglieria si susseguono, così come i cimiteri. Sono diversi infatti i piccoli camposanti, a partire da quello di Santa Maddalena, costruiti fra lo Zugna e Passo Buole, a testimonianza di una mortalità particolarmente alta. Croci, cappelle, targhe e monumenti si susseguono sul percorso fino a raggiungere il Passo buole conosciuto anche come le termopili d’Italia. Qui, le truppe italiane, sotto il comando del colonnello Nicola Gualtieri, vennero attaccate dagli imperiali provenienti dalla Vallarsa, respinti nonostante la mancanza di profondità delle linee italiane. Dopo aver fallito l’attacco su Passo Buole, gli austro-ungarici puntarono a quel punto all’arco di cima Selvata e cima Mezzana, scontrandosi questa volta con la resistenza delle Brigate Taro e Sicilia. Anche in questo caso, nonostante l’inferiorità numerica, i soldati italiani riuscirono a resistere. La caparbia resistenza permise così di salvare la posizione dello Zugna, impedendo la penetrazione nemica in Veneto. Dopo la battaglia, tutto il settore fu al centro di alacri lavori di difesa.
Perchè termopili D’Italia
In entrambi i casi, l’utilizzo di “Termopili d’Italia” sottolinea un concetto di resistenza e sacrificio, spesso associato alla battaglia storica delle Termopili.
La gola che separava Serse dalla Grecia era chiamata Termopili, “le porte calde”, a causa delle sorgenti calde che si trovavano nelle vicinanze. Secondo il mito il leggendario Eracle morì proprio in quel luogo, che era considerato la porta d’ingresso per la Grecia






















































































































































































































































































































