Dopo aver raggiunto Calalzo si sale attraverso la Val d’Oten si supera il bar Alpino e si prosegue verso il Ristorante la Pineta , fino a raggiungere la strada sterrata li si lascia l’auto e si prosegue a piedi , entrando in una strada sterrata che porta nella parte piu interna della valle , la strada sale nel letto fluviale della valle si incrocia il sentiero che scende dal Rifugio Chiggiato , si continua salire per questi ghiaioni , la valle e poco praticata ma molto bella e per questo selvaggia e unica , fino ad arrivare alla Capanna degli alpini , un luogo molto bello anche se raggiungibile solo a piedi , proseguendo per il sentiero sulla destra si può notare il percorso della cascata delle pile , un canyon molto bello e con un portata d’acqua sempre presente , la gola e molto profonda con pareti strapiombanti , su questo itinerario si passa anche con il giro delle Marmarole Runde , un anello di circa 54 km con 2700 metri di dislivello . Il sentiero poi prosegue per il rifugio Galassi e successivamente dopo aver transitato per la forcella piccola si scende fino al Rifugio San Marco .
itinerari Running

Cartografia : Edizioni Zanetti – n°23 Cima D’asta 1:30000
Dopo aver salito la Valstagna e poi Valsugana raggiunto l’abitato di Strigno si imbocca la strada che porta a Bieno , superato anche questo abitato si arriva a Pradelliano , raggiunto il laghetto su una curva si nota una stradina che porta prima al camping La Genzianella e poi dentro la Val Malene molto stretta e piena di curve che comunque porta a Malga Sorgazza , molto più facile è invece proseguire per Pieve Tesino e poi salire sempre la Val Malene e salire quasi dritta fino a malga Sorgazza . Arrivati alla Malga Sorgazza che e il punto di partenza di molti itinerari del Lagorai si sceglie da dove salire , in questo post io vado a descrivere l’alta via del granito , quella più lunga , le parti tratteggiate servono a vedere dei punti molto belli del percorso posizionati leggermente fuori dallo stesso , come per esempio Cima D’Asta e la scalinata di Passo del Tombolin .
Le emozioni dell’alta via del granito , non si possono descrivere , bisogna per forza provarle sul campo , e poi quando scende la sera fermarsi in un vero rifugio , dove si viene accolti con braccia aperte e dove il saluto viene dal cuore , e solo lì che il montanaro si sente a casa . Questo itinerario molto bello in un ambiente unico e selvaggio , e incredibilmente fantastico , le sue lastre i suoi sentieri di sassi , i suoi macigni granitici rendono questo luogo fantastico , i suoi ruscelli che sgorgano sui molteplici laghetti in quota lo rendono ancora più bello , un luogo unico , un luogo da salvaguardare a tutti i costi , fuori da quelle montagne dove salgono purtroppo anche gli sprovveduti , qui il vero montanaro troverà ciò che cerca , rispecchierà la sua anima nel lago , e qui lascerà un pezzo del suo cuore . Luciano
Descrizione morfologica ( Cartelli esplicativi in loco )
Ci troviamo a Malga Sorgazza (m.1450) in alta Val Malene,nel cuore dell’ “isola cristallina di Cima d’Asta”,come la definì il celebre geografo e geologo trentino Giovan Battista Trener, per richiamare l’individualità geologica e geografica del gruppo montuoso di Cima d’Asta, formato quasi completamente da rocce granitiche e staccato dalle altre catene montuose limitrofe.
Il massiccio di Cima d’Asta è distinto orograficamente in tre precisi sottogruppi : un nodo centrale, che fa perno attorno alla sommità di Cima d’Asta (o “Zimon” per i Tesini), e due lunghe dorsali laterali : quella sud-orientale delle Cime di Tolvà che dalla Forcella Regana si protende fino al Passo del Brocon e quella sud-occidentale che dalla Forcella Magna giunge sino a Bieno e Strigno in Valsugana.
La ricchezza d’acqua con i numerosi limpidi laghetti, i ruscelli e i torrenti,di boschi,di valloni selvaggi e solitari,di cime, pareti e itinerari d’arrampicata o sentieri per tutti i gusti e le capacità, offrono al visitatore la possibilità di godere una sorprendente integrità naturale di gran parte di questo territorio, segnato solo marginalmente dalle tracce dei sentieri della Grande Guerra o dalla presenza di pascoli ed alpeggi.
La fauna è quella tipica della regione alpina con la pregevole presenza di circa 60 uccelli nidificanti che significano un elevato stato di integrità dell’ambiente. Cervi e caprioli sono diffusi soprattutto nelle aree boscate. a flora è caratterizzata dalla presenza diffusa del rododendro ferrugineum che ben si nota all’inizio dell’estate, quando i ripidi versanti dei monti vestono il tipico mantello rosso; numerose altre sono le specie osservate e che trovano sintesi soprattutto nella visita al “Trodo dei Fiori”, al Passo del Brocon (sent. SAT n° 396 + 396A)
Dal maggio 1915 al novembre 1917 queste montagne furono il fronte di guerra fra Italia ed Austria e sede di sanguinosi scontri fra truppe alpine e Kaiserjager. Una fitta rete di sentieri e camminamenti, trincee, ruderi di baraccamenti e postazioni, che è tuttora possibile percorrere e visitare nelle numerose escursioni possibili,costituisce viva testimonianza di quella triste storia.
Le escursioni possibili da Malga Sorgazza sono moltissime, di varia lunghezza e difficoltà, così come le arrampicate, sia verso le Cime di Rava con il Lago di Costabrunella, Cima Trento, Cimon Rava, le Torri di Segura, che verso Cima d’Asta. Nei pressi del Lago di Cima d’Asta si trova il rifugio omonimo – dedicato ad Ottone Brentari, geografo e scrittore (1852-1921), punto di appoggio fondamentale per la salita al “Zimon” (m. 2847), eccezionale punto di osservazione su tutta la regione.
Buon cammino, rispettoso visitatore
ALTA VIA DEL GRANITO
L’Alta Via del Granito (AVG) è una splendida escursione ad anello nella singolare isola granitica del gruppo di Cima d’Asta – Cime di Rava, nel cuore della catena del Lagorai; è stata ideata dai gestori dei rifugi Cima d’Asta, Malga Caldenave e del ristorante Malga Sorgazza. L’itinerario concatena e percorre una retedi antichi sentieri e tracciati militari, risalenti alla prima guerra mondiale,inseriti nel Catasto dei Sentieri della SAT e mantenuti in efficienza dai suoi soci volontari ; l’anello di circa 30 km con partenza presso Malga Sorgazza, collega gli unici due rifugi del gruppo. Tre giorni di cammino fra splendidi paesaggi naturali, severi ricordi della Grande Guerra, malghe ed alpeggi, testimonianze esemplari dell’antico patto dell’uomo con la natura.
(A) Si suggerisce il verso orario per chi prevede di effettuare la salita a Cima d’Asta: Malga Sorgazza, Rif. Caldenave, Rif. Cima d’Asta, Malga Sorgazza.
Sentieri: 328, 3328, 332, 360, 373, 380B, 380,375, 327.
Tempo e dislivello : 15 ore, dislivello complessivo 2400 m , tre giorni , cammino complessivo
(B) Si suggerisce il verso antiorario per chi non ha a disposizione l’intera prima giornata: Malga Sorgazza, Rif. Cima d’Asta, Rif. Caldenave, Malga Sorgazza.
Sentieri: 327, 375, 380, 380B, 373, 360, 332,332B, 328.
Tempo e dislivello : 13 ore, dislivello complessivo 2400 m , tre giorni,cammino complessivo
La leggenda della Val del Boia
Il nome stesso già di per sè evoca retroscena oscuri e sanguinari, e infatti la storia che sto per narrarvi è davvero sanguinosa. Tutto inizia da una casetta, situata ai bordi del torrente . In questa casa viveva una famigliola: padre, madre e un figlio, chiamato Mathias ma da tutti comunemente nominato Mat.
Un brutto giorno, la mamma di Mat cadde vittima di febbri emorragiche, e il marito provò in tutti i modi di salvarla ricorrendo a cure a base di erbe, ma purtroppo fu tutto inutile. La povera donna morì, lasciando così il marito e il figlio che aveva appena 5 anni.
Segnato da questa disgrazia, il marito di questa donna, che faceva il boscaiolo, si chiuse in se stesso, diventando rude e scontroso, e per anni e anni lavorò nel bosco per proveddere al sostentamento suo e di Mat, che teneva rinchiuso in casa per paura che si allontanasse e si perdesse nei boschi.
Mat nel frattempo cresceva, faceva piccoli lavoretti in casa come intagliare il legno e costruire cesti intrecciando i rami più sottili degli alberi, ma isolato com’era, aveva grosse difficoltà a comunicare, anche se sentiva crescere in sè la voglia di uscire da quella casa ed esplorare il mondo. Il padre però non voleva sentir ragioni, e seguitava a tenerlo chiuso in casa, per proteggerlo dal mondo esterno.
Mat però, come un cerbiatto chiuso in gabbia, a poco a poco riuscì nel suo intento di evadere da casa, e mentre il padre era a lavoro nei boschi, usciva di soppiatto e si allontanava sempre di più per raggiungere il paese e giocare con i suoi coetanei.
Una sera tornò a casa e trovò il padre in preda all’ira: l’uomo era terrorizzato dall’idea di perdere anche il figlio così come aveva perso la moglie, e lo picchiò di santa ragione per punirlo per essersi allontanato così da casa.
Ma da quel giorno lo portò sempre con sè nel bosco quando andava a tagliare alberi e soprattutto lo portò con sè in paese quando vi scendeva per vendere la legna che tagliava e i prodotti che Mat realizzava in casa.
Il giorno in cui Mat compì 18 anni, il padre pensò che fosse ormai giunta l’ora di liberare il figlio dalle catene che ancora lo tenevano legato a casa, e gli permise di spingersi fino a valle per vendere, da solo, la mercanzia.
Arrivò la sera, ma Mat ancora non era tornato. Il padre aspettò l’indomani, ma ancora del figlio nessuna traccia. Allora, arrabbiato per questa mancanza di rispetto da parte di Mat, si mise alla ricerca del figlio, girovagando per il paese e per tutta la valle. Girovagò per giorni e giorni, chiedendo informazioni a tutti quelli che incontrava sul suo cammino: molti gli dissero che effettivamente Mat era passato di lì con la sua mercanzia, ma che dopo non lo avevano più visto.
Il pover’uomo cercò, disperato, il figlio in ogni dove, senza esito…fino a quando, incamminandosi ormai sconsolato alla volta di casa, vide un cumulo di sassi vicino ad alcune case, e a sovrastare i sassi, una rude croce in legno.
Accanto alle case c’era una vecchina, seduta su una seggiola, che filava la lana. L’uomo le si avvicinò, chiedendole cosa fosse successo, e lei gli rispose che in quel punto, alcune settimane prima, un giovane era stato assalito da alcuni malviventi, che dopo averlo derubato di tutti i suoi averi lo avevano barbaramente assassinato. La vecchina disse che era un giovanotto che non si era mai visto da quelle parti, e che lei stessa aveva fermato per comprare qualcosa. Mostrò al boscaiolo un grazioso canestro di rami intrecciati, e nella complessa lavorazione del cesto, il pover’uomo riconobbe l’arte del figlio.
Dunque, era proprio Mat che si trovava, ucciso, sotto quei sassi! Appurando la cruda realtà, il povero boscaiolo letteralmente impazzì. Trovò un’ascia che qualcuno aveva abbandonato su un tronco d’albero appena tagliato, e urlando come un forsennato, andò in giro per tutta la valle, colpendo a morte tutti quelli che incrociava sul suo cammino.
Per le sue esecuzioni, da boia appunto, l’uomo faceva poggiare il malcapitato con il collo su una roccia, e qui gli tagliava la testa. Il massacro fu così grande e sanguinoso che la roccia diventò completamente rossa, impregnata dle sangue delle vittime che il boscaiolo, trasformatosi in boia, uccideva.
Una notte, durante un violento temporale, invocando il nome del figlio, l’uomo morì, stravolto dal dolore che l’aveva reso pazzo, e assassino.
Ancor oggi si dice che, nelle notti di tempesta, si oda il boscaiolo gridare il nome del figlio…e si dice anche che cercando in quella valle, e sapendo cercar bene, si può ancora imbattersi in quella roccia macchiata del sangue degli assassinati dal boia di Campotamaso.

Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 1h20
Dislivello totale : 411 m
Quota massima raggiunta : 1456 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Questo sentiero si può prendere sia da Campogrosso che da Camposilvano , e preferibile dal mio punto di vista prenderlo da Camposilvano , in quanto il rientro sarà in discesa per il 153 . Si sale la valle fino a raggiungere il pian delle Fugazze si prende la sinistra e si scende fino a Camposilvano di Vallarsa , piccolo paese sulla valle del Leno , che ha anche al centro un piccolo negozio di ” Casolin ” ovvero panetteria ed un albergo , dal centro del paese si sale lungo una stradina che pare chiusa ed in fondo si passa nella Colonia dell’Acli in totale abbandono , tenendo la sinistra si sale su questo sentiero quasi tutto mulattiera che si inerpica in un bosco per poi correre lungo il lato della valle delle Trencheil bosco e molto bello dominato dai grossi faggi , si incontrano anche i resti di una piccola baracca Spiseche , per poi entrare nella strada delle sette fontane e salire per circa 2 km fino ad arrivare al passo di Campogrosso ed al Rifugio Giuriolo . La discesa può essere fatta dal 151 Val del Sinello che andrò a documentare a breve , sia con il sentiero che con un anello completo . Dimenticavo di dire che il sentiero può anche essere fatto al contrario ciòe partendo da Campogrosso .

Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h10
Dislivello totale : 525 m
Quota massima raggiunta : 1456 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Questo sentiero si può prendere sia da Campogrosso che da Camposilvano , e preferibile dal mio punto di vista prenderlo da Camposilvano , in quanto il rientro sarà in discesa per il 153 . Si sale la valle fino a raggiungere il pian delle Fugazze si prende la sinistra e si scende fino a Camposilvano di Vallarsa , piccolo paese sulla valle del Leno , che ha anche al centro un piccolo negozio di ” Casolin ” ovvero panetteria ed un albergo , si prosegue fino ad un tornante e li si lascia l’auto , si sale lungo la Val Sinello , molto bella ed al primo impatto poco impegnativa , si sale in parte vicino al corso d’acqua che in questo momento di piogge era bello pieno , si prosegue quasi tutto in una mulattiera fino a superare una diramazione con il 152 che porta prima a Malga Siebe , poi sulla rotabile dismessa che porterebbe da Campogrosso in località Ometto , superato anche il ponte nuovo molto bello e pratico si inizia a salire con una pendenza interessante allontanandosi un pò dal letto del torrente , per poi ritornarci vicino in quella splendida cascata , poi il sentiero risale con minore pendenza fino ad arrivare nei pascoli di Malga Ghegheni e superato il bivio con il 157A che porta a Malga Storta e Bocchetta fondi passando sotto il ponte della Strada Campogrosso – Ometto – Obra , si continua sulla verde erba da pascolo fino alla Malga Fondi per poi sbucare sulla strada delle Sette Fontane e successivamente a Campogrosso presso il rifugio Giuriolo . La discesa può essere fatta dal 153 Val delle Trenche che andrò a documentare a breve , sia con il sentiero che con un anello completo . Dimenticavo di dire che il sentiero può anche essere fatto al contrario ciòe partendo da Campogrosso .
Tempo di percorrenza del anello : 3h30
Dislivello totale : 400 m
Quota massima raggiunta : 1060 m
Dopo aver raggiunto Recoaro Terme si imbocca la strada che sale per andare alla Località Gazza , si sale fino al bivio della strada che porta ai Parlati e Gazza , sulla sinistra si nota un piccolo spiazzo prima del ponte dove sorge la Pizzeria Vallechiara , imboccando la stradina che sale passando davanti al locale ci si inoltra nella Valle Creme , parte del percorso e su una stretta mulattiera in alcune parti cementata per poter garantire alle persone che hanno la baita in questa magnifica valle di salire in auto , ad un certo punto la strada finisce e ci si addentra in una parte boschiva per poi uscire nella zona di captazione delle acque minerali Recoaro , da li proseguendo per un altra 10 minuti si arriva a Malga Creme , mentre sulla destra nascosto da un piccolo dosso si vede il piccolo laghetto delle creme , proseguendo parte della strada fianco della Malga si sale fino ad un bivio del percorso con le ciaspole che porta a Recoaro Mille rientrando nel bosco fino a raggiungere il laghetto superiore quello più bello , per poi ricongiungersi con il 120 , oppure si può proseguire sulla stradina che sale fino ad incrociare il sentiero 120 che porta alla Gazza sulla destra passando per malga Pace e più in alto Malga Rove , mentre a sinistra si prosegue verso malga Morando e la Cabiola , superato il bivio proseguendo verso malga Morando si scende fino ad incontrare un largo spiazzo con un’altra zona di captazione delle acque minerali Recoaro , da li si esce dalla strada e si scende lungo il canalino fluviale fino ad raggiungere un piccolo pascolo e mantenendo la sinistra si rientra nel bosco dove si nota un altro piccolo laghetto o pozza di acqua , si supera e si prosegue fino ad incontrare di nuovo Malga Creme e si rientra per lo stesso percorso . Questa escursione e fattibile a tutti non richiede impegni tecnici , ne presenta difficoltà estreme , ma si presta ad emozioni veramente uniche con scenari veramente incredibili , voglio ricordare che siamo sulle piccole dolomiti , ad un passo da casa , salite , ammirate e riempitevi gli occhi di piccole grandi emozioni che le nostre montagne ci possono dare . Buon Cammino
Tempo di percorrenza del sentiero : 3h00 Per il 472-405 circa 5h00
Dislivello totale : 250 m con la variante lunga circa 400 m
Quota massima raggiunta : 470 m
Dopo aver raggiunto Riva del Garda si prende la strada che porta da Riva a Limone , giunti su una rotatoria nei pressi di una chiesa situata in via Giuseppe Cannella , si svolta a destra per via Largo Guglielmo Marconi dove esiste l’unico posteggio non a pagamento dove si può lasciare l’auto senza problemi , usciti dal posteggio si scende verso la piazza centrale ovvero lungo lago di Riva , da li si prosegue verso Limone , passando sotto la gigantesca centrale di Riva , superata la centrale sulla destra prima della galleria si sale un piccolo tratto asfaltato , e da li inizia il sentiero del Ponale .
Descrivere la strada o sentiero del Ponale non e poi così semplice , la storia di questa strada che collega Riva del Garda con il lago di Ledro ha molto di più di qualche anno , la strada del Ponale o sentiero Giacomo Cis nato Bezzecca il 12 giugno 1782 , era un imprenditore , non avendo degli eredi uso tutto il suo potere economico per il bene della sua valle con diverse opere ma la più importante quella che permise alla valle di Ledro di uscire dall’isolamento per mancanza di rotabili per raggiungerla , i lavori di inizio di questa opera fu nel lontano 1 febbraio 1848 e finirono il 3 gennaio del 1851 quando lui stesso morì regalando a Riva del garda questa grandissima e meravigliosa opera : LA STRADA DEL PONALE
Variante destra dopo il Ponte
Continuando a salire sulla strada si incontrano altri punti panoramici , superato il belvedere , si può ammirare la cascata e superato il ponte prendendo la destra si sale lungo quello che era la vecchia centrale del Ponale di cui rimangono solo i muri esterni ma si può ammirare scendendo nella valle per ritornare sulla destra l’enorme quantità d’acqua che passa su questo luogo , per poi ridiscendere dalla parte sopra il zig zag del Belvedere , per poi rientrare nel sentiero all’altezza del belvedere
Variante sinistra dopo il Ponte
Proseguendo a sinistra dopo il ponte invece si sale a Pragasina , il sentiero sale ripido tra i zig zag della strada asfaltata , per arrivare fino in cima e godere di uno spettacolo unico dove e posizionata la statua della madonna , il rientro dev’essere fatto purtroppo per lo stesso itinerario .
Variante del 472-405
Questa e la variante più importante leggermente più impegnativa ma con panorami incredibilmente mozzafiato , che passano proprio sulla Defensionmauer , per poi scendere senza grosse difficoltà fino a raggiungere la Valle dello sperone e ricongiungersi con il Ponale
Cenni storici
Nel periodo bellico fu molto importante perche permetteva attraverso le suo opere fortificate un controllo sul lago , Riva , ed era uno dei pochi passaggi di collegamento rotabile , il controllo della via principale . Dalle prime gallerie si può ammirare fino a Torbole e Malcesine situata nella sponda opposta del lago .
Tagliata del Ponale
La prima opera della guerra fu la Tagliata del Ponale costruita a difesa dall’impero austroungarico già nell’800 , dove da dentro nelle gallerie sotteranee portano sia in riva al lago che in qualche postazione accuratamente nascosta .
Forte corazzato (quinta generazione): si tratta della “più ardita opera di architettura militare di tutta la linea di resistenza del settore”: il complesso di opere, distribuito su cinque piani e per uno sviluppo in roccia di circa un chilometro, è collegato a postazioni d’artiglieria, ricoveri, vedette, che si diramano dalle ultime tre gallerie del Ponale, scendendo verso Riva: Il tutto è collegato al Defensionmauer, il muro di difesa posto sopra il zig-zag della strada del Ponale.
Era armato da 4 cannoni da 80mm a tiro rapido due fronte Riva e due fronte Torbole, di due postazioni per mitragliatrice , di tre fuciliere , oltre che da un osservatorio con riflettore
Forte Rosso Rotes Werk
Era più in alto della tagliata del Ponale , dove l’accesso era in parte in una galleria mentre la fucileria era piazzata in un punto dove godeva di un’altissima visibilità , anche se per raggiungerla ora ci sono difficolta alpinistiche , era anche lui di calcestruzzo ed alcune opere su roccia un collegamento sia comn la tagliata che con la Fonte dello sperone per difendere l’acquedotto che successivamente si collegava alla Densionmauer insomma struttura molto complessa e articolata , presentava come armamento cannoni , mitragliatrici e postazioni di fucileria era composto di calcestruzzo armato a putrelle di ferro o opere direttamente in galleria. Disposto su diversi livelli, scavati nella roccia, con postazioni per mitragliatrici e una fuciliera sulla dorsale sommitale del costone. L’ingresso principale avveniva direttamente dalla strada del Ponale. Il forte era collegato, a Nord, alla Tagliata del Ponale con una galleria. Inoltre era collegato, a Sud, al bunker posto nella gola dello Sperone, per la difesa dell’acquedotto. Il bunker della gola era a sua volta collegato con il Defensionmauer e con le gallerie alla base della parete Est di Cima Rocca.
Bunker acquedotto dello sperone
Situato più verso sud questo fortino proteggeva la valle dello sperone con il suo acquedotto , in posizione strategica quasi non visibile nella vegetazione odierna , era collegato al forte avanzato e alla Defensionmauer
Defensionmauer
Questa linea era posizionata a circa 500 metri più in alto della strada del Ponale a quota 470 m di altitudine con una visuale incredibile , da li attraverso il sentiero del Bech si sale a cima Capi attraverso la linea difensiva posta sotto la ferrata Susatti , anche sopra i zig zag della Ponale sopra il Belvedere sono visibili grosse postazioni .
FORTIFICAZIONI DEL MONTE BRIONE
Questa linea fortificata separa Torbole da Riva del Garda , appena usciti dalla galleria alla fine dell’abitato di Torbole si trova il Forte San Nicolo , da li parte il sentiero che segue la linea sul crinale , e fa parte del sentiero della pace .
Forte San Nicolò Strand Batterie e Felsbatterie
E’ il primo forte che si incontra alle pendici del Brione. Collocato direttamente nell’area del Porto di San Nicolò, si vede anche transitando sulla strada tra Riva e Torbole dove e presente anche la galleria per il passaggio delle auto , mentre la tagliata che collegava il forte a riva del lago ed il suo corpo situato sullo spigolo . Poco sopra il forte c’era la Batteria Sudche non fu utilizzata, al suo posto venne costruita la Felsbatterie (Batteria nella Roccia), che si trova nell’area della villa Favancourt , proprio a monte del Forte San Nicolò. Tra Forte San Nicolò e la Batteria Bellavista, lungo il lago c’erano: la batteria di Punta lido , e la Batteria lago “Seebatterie” . La struttura molto ben conservata anche se alcune parti cono state modificate demolendo alcune strutture e rendendo così agibile per usi civili .
La casamatta di pietra molto ben conservata , anche se era stata modificata nel 1911-12 con una parte verso lago di calcestruzzo , con una moderna corazzatura , fu dotato di potenti riflettori per poter controllare il lago di notte , era armato con 4 cannoni da 150mm a cui furono aggiunti anche 6 cannoncini da 90mm , mentre la Felsbatterie era una opera tutta in caverna di ultima generazione disponeva di 2 cannoni da 90mm , la funzione era molteplice , quella di controllo del lago con artiglierie e riflettori e anche la tagliata fungeva da controllo sul passaggio .
FORTE GARDA Garda Werk
Salendo lungo il crinale dopo il Forte Nicolò verso nord a circa 20 minuti si arriva al Garda Werk era quello più moderno della linea fortificata molto mimetizzato anche grazie al terreno circostante costruito tra il 1904 e il 1907 vedendolo da lontano sembrerebbe del terreno roccioso talmente inserito in quel terreno misto di rocce e terra , costruito con calcestruzzo armato con putrelle in ferro , molto massiccio e resistente presentava una batteria di mortai da 150-300mm , in barbetta cioè all’aperto , la stradina portava direttamente sul versante opposto , costituita da un bunker garitta e da un bunker corpo di guardia “Wachhaus” il corpo dell’edificio era costituito da 3 piani , presentava 4 obici da 100mm in torretta corazzata girevole e 2-4 cannoni da 80mm e tre mitragliatrici , aveva inoltre un osservatorio a cupola girevole con un riflettore da 90mm per il controllo a distanza verso il lago .
Il forte e in fase di ristrutturazione e sistemazione , non ho trovato nessuna segnalazione per quanto riguarda la sua apertura al pubblico .
BATTERIA DI MEZZO Mittel Batterie
Continuando a risalire lungo il costone verso nord e superato tutto il forte Garda , nella parte sud la Batteria di mezzo presenta passaggi che portano alle postazioni ed osservatori che si affacciano sulla parete rocciosa sud est mentre un prolungamento della stessa seconda linea scendeva e saliva dalla parte opposta verso Nago , dove c’erano postazioni di fucileria ed artiglieria ancora visibili , il forte in origine e stato costruito con calcestruzzo e muratura ed alcune gallerie sono ancora visitabili prestando molta prudenza ed attenzione anche se il forte rimane chiuso e sia stato totalmente sistemato , l’armamento era costituito da 4 cannoni da 120mm in casamatta corazzata , 2 mitragliatrici , varie fuciliere ed un osservatorio , nel 1916 c’erano solo 2 cannoni , dal punto di vista strategico era adibito per difendere la zona di Nago , Torbole ed il monte Baldo
FORTE SAN ALESSANDRO Nord Batterie
Questo forte di cui rimangono solo i ruderi era sulla sommità nord del monte Brione ,chiamato anche Campedell fu costruito nel 1860-1862 fu modificato nel 1908 per il conflitto mondiale e dotato di una stazione radiotelegrafica , poco più in basso fu costruita una casamatta ad uso polveriera , casamatta Cretti tutta in pietra , con le postazioni in barbetta , aveva come armamento 6 cannoni da 120mm , poi 4 cannoni da 100mm , una batteria antiaerea ed due cannoncini di piccolo calibro , nel 1916 aveva solo 3 cannoni da 150mm sostituiti poi con sagome di legno.
Di questo forte rimango soltanto rudere immersi nella folta vegetazione .
BATTERIA OVEST
Grotta Batterie
Si trova sulle pendici Nord-ovest del Brione, proprio sopra l’abitato di Grotta, è ben visibile. Scendendo dal Forte S. Alessandro, ci sono tutta una serie di strutture: Casamatta Cretti, Polveriere, le postazioni della linea difensiva che scendeva in località Sabbioni, per collegarsi al trincerone, e le postazioni in galleria e in bunker che servivano per la difesa del monte sul versante Ovest, di cui fa parte anche la Batteria Ovest. Fu costruito nel 1911 , in calcestruzzo armato ed in muratura , ora come nel forte Sant Alessandro rimangono alcuni parti , era dotato di 3 cannoni da 120 mm , la sua funzione principale era quella di proteggere la zona ovest sulla seconda linea di sbarramento dove normalmente venivano stipati esplosivi e munizioni nelle numerose polveriere .
Di queste ultime due opera rimangono solo i ruderi dispersi nella vegetazione .

Tempo di percorrenza del anello : 5h15
Dislivello totale : 1200 m
Quota massima raggiunta : 1020 m
Cartografia : CAI Canale del Brenta e Massiccio del Grappa 1:25000
Sentieri interessati : 180 – 952 – 950 – 954 (80 -52 – 50 – 54)
Arrivati in auto a Romano d’ezzelino si prende verso Semonzo e poi si seguono le indicazioni per l’antica abbazia di Santa Felicità oppure nella parte opposta si trova l’albergo alla Mena . Attenzione che in alcune cartine la numerazione potrebbe essere diversa le cartine riportano 52 ma la numerazione dei segnavia e 952 .
La Valle Santa Felicita è una delle valli più importanti del Massiccio del Grappa. Profonda e selvaggia, Valle Santa Felicita sbocca tra Romano d’Ezzelino e Semonzo a quota 200 metri , dal punto di vista escursionistico, è molto bella , si entra nella valle che presenta numerose pareti di roccia utilizzate come palestre .
La prima parte del tracciato e dentro alla valle e si segue la numerazione 180 , poi si arriva ad un bivio dove a sinistra si imbocca il 952 Il sentiero è stato recentemente colpito da un incendio pare doloso , che ha bruciato parte del crinale stesso , questo sentiero porta direttamente a Camposolagna ed e molto bello anche se abbastanza pendente e richiede un impegno fisico buono , non presenta difficoltà alpinistiche e propone scenari molto belli nella parte rocciosa in quanto si riesce ad ammirare la stupenda valle di Santa Felicita , non è molto lungo ma a me e piaciuto molto , e molto praticato e con il 954 chiude il circuito in un anello , arrivati attraverso la mulattiera del sentiero 950 si può scendere dal 954 situato poco prima dello stabile che si trova lungo la strada a Camposolagna ovvero la vecchia Osteria .
Si sale sul Colle Averto e poi Col Campeggia si attraversa il pascolo e si passa vicino alla Gigantesca vasca costruita durante la guerra con la capacità di circa 200.000 situata sulla sinistra del Colle Averto , per poi discendere fino a bivio che scende poi per rientrare alla valle santa Felicita . Questo sentiero per salire e molto meno difficile del 952 , meno ripido anche se meno panoramico in quanto si trova più dentro alla valle , con quindi minore visibilità , ma usato insieme al 952 rimane un bellissimo itinerario .
Su gentile concessione dell’Amico Mauro invio anche la traccia gps dell’anello completo

Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h45
Dislivello totale : 828 m
Quota massima raggiunta : 1020 m
Cartografia : CAI Canale del Brenta e Massiccio del Grappa 1:25000
Arrivati in auto a Romano d’ezzelino si prende verso Semonzo e poi si seguono le indicazioni per l’antica abbazia di Santa Felicità oppure nella parte opposta si trova l’albergo alla Mena . Attenzione che in alcune cartine la numerazione potrebbe essere diversa le cartine riportano 54 ma la numerazione dei segnavia e 954 .
La Valle Santa Felicita è una delle valli più importanti del Massiccio del Grappa. Profonda e selvaggia, Valle Santa Felicita sbocca tra Romano d’Ezzelino e Semonzo a quota 200 metri , dal punto di vista escursionistico, è molto bella , si entra nella valle che presenta numerose pareti di roccia utilizzate come palestre , i sentieri che la risalgono sono principalmente 2 il 100 Campo Croce e il 180 Cima Grappa , io oggi mi occuperò del 954 che porta a Camposolagna passando per il col Campeggia e il Colle Averto .
La prima parte del tracciato e dentro alla valle e si segue la numerazione 180 , poi si arriva ad un bivio dove a sinistra si imbocca il 954 , dove si trova la sorgente di acqua ” i Sasseti ” si sale ancora qualche centinaio di metri si vede il segnavia e la cascatella di imbocco del 180 , si sale poi per una mulattiera a zig – zag fino ad arrivare al bivio delle postazioni di Col Campeggia , molto belle e bel curate , se si ha tempo e voglia sono molto interessanti da vedere anche questo ne allunga un pò il percorso , si tratta di una trincea didattica molto ben tenute . Arrivati sul Col Campeggia si attraversa il pascolo e si passa vicino alla Gigantesca vasca costruita durante la guerra con la capacità di circa 200.000 situata sulla sinistra del Colle Averto , per poi discendere fino a Camposolagna. Questo sentiero per salire e molto meno difficile del 952 , meno ripido anche se meno panoramico in quanto si trova più dentro alla valle , con quindi minore visibilità , ma usato insieme al 952 rimane un bellissimo itinerario .


























































































































































































































































































































