Si sale verso le Melette di Gallio e si procede verso Campomulo imboccando la strada per salire sull’Ortigara , fino a raggiungere un bivio a destra che scenderà sulla piana di Marcesina, entrando nella devastazione di Vaia , raggiunto un primo bivio che riporta il Rifugio Barricata , si svolta a sinistra e si prosegue fino a vedere l’Aquila in lontananza . Se invece si sale da Foza si deve percorrere tutta la Piana di Marcesina fino a raggiungere il bivio che si troverà a destra che porta al Rifugio Barricata . ( ricordo che la strada che porta alla piana di Marcesina da Campomulo è sterrata e poco manutentata ).
Dopo il grande Drago di Vaia , lo scultore Marco Martello Martelar compie un nuovo capolavoro, “Per me Il legno è il tramite, il ponte che lega arte, uomo e natura” alta 7 metri e lunga 5 metri , del peso di 1600 kg e circa 1800 viti , un’opera fantastica, situata in una zona in cui Vaia ha compiuto il disastro più beffardo , la Piana di Marcesina , forse uno dei luoghi più suggestivi e unici dell’altipiano , dove il Trentino si inerpica in quel cippo Anepoz dove le formelle di Austria e La Serenissima si incontrano nel maestoso è lungo sentiero dei cippi , la terra che fu confine , quel pezzo di terra dove Mario Rigoni Stern ha scritto quella famosa frase scalfita sul marmo dell’Albergo Marcesina :
“Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno si faranno trasportare su una slitta tirata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero come sarebbe triste il mondo” Mario Rigoni Stern
Qui in questa piana resa un pò cupa e triste da questa immensa distruzione di Vaia , dove la minuscola Chiesetta di San Lorenzo appare come microscopica , nella vastità di questa piana che d’inverno raggiunge incredibili temperature di -35° , paludosa e verde , nella primavera ed estate , a pochi passi da quella sanguinosa battaglia dell’Ortigara , ora avrà un’Aquila che sarà un testimone del ricordo di quella notte in cui la tempesta Vaia , ha compiuto la sua devastazione , io da testimone l’ho potuto constatare mentre la notte di Vaia tagliavo piante sulla strada per il passo Vezzena , e dove la mattina si aprì un scenario apocalittico.
Lo Scultore ed il Drago
Marco Martalar Scultore del legno e artista del bosco , dove passo la maggior parte del tempo per creare e farmi ispirare.Gli alberi , gli animali , il silenzio , il fuoco e la natura ancora selvaggia, per me linfa vitale dove la mia arte trae nutrimento.
Il legno della scultura infatti non è trattato e con il tempo deperirà per l’effetto degli agenti atmosferici. Perciò, cambierà forma e, tramite la decomposizione, andrà a formare nuovo humus per i boschi. Gli alberi sradicati dalla tempesta saranno quindi nutrimento per altri alberi e contribuiranno a renderli più rigogliosi.
Quando sono arrivato sul grande prato che lo ospita mi sono emozionato , la quantità di persone era fuori dalla mia immaginazione , Persone sedute sul prato a godersi il sole l’aria, persone che passeggiavano , bimbi che giocavano. Lui era lì fermo come quando lo avevo lasciato, come quando lassù io e lui in solitudine stava nascendo, ora invece circondato da centinaia di persone, il tutto senza caos gente rispettosa con la voglia di toccarlo o fare una foto, è stato bello. Marco Martalar
Questa escursione , con i tempi e i dislivelli complessivi sono stati calcolati mantenendo una certa proporzionalità negli sforzi legati alla preparazione fisica , all’esperienza personale , non si tratta come il precedente post che tiene tutti i rifugi buoni percorrendolo in 4 giorni , mentre quello che cerco di spiegare qui , è che lo si può percorrere in tempi meno dilatati e usando solo due pernotti , ma nessuno impedisce di usare tutti i rifugi .
Questo è IL GIRO COMPLETO DELLE MARMAROLE . I tempi sono fattibili , certo volendo lo si può fare in meno tempo , ma se volete fare le gare , iscrivetevi a qualcuna , oppure fatelo come ho fatto io in 19h fermandomi solo ai rifugi per mangiare. buon cammino
Questo itinerario, non è un’escursione qualsiasi, è un cammino verso qualcosa d’inspiegabile, di quello che può “dare” la Montagna, alcune emozioni si potranno descrivere, altre rimangono nel cuore di chi lo percorre , non è una cosa impossibile da realizzare, ma quello che potrete raccogliere da questa escursione, farà parte delle vostre conoscenze e di Valori, che conserverete per le generazioni future, oppure riporrete in quel baule dei ricordi, dove conservate le vostre cose più preziose. Luciano
Il percorso delle Marmarole Runde, e un itinerario ad anello che compie un giro completo su questo fantastico gruppo che sono le Marmarole, situate nella parte alta di Belluno tra Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Calalzo Di Cadore e Domeggie di Cadore. Il percorso si snoda in più tappe, poi ovviamente dipende dalla velocità di progressione, in ogni caso per godere appieno di questo fantastica escursione meglio farla in 2-3 giorni. Qui in questo post v’illustrerò tappa per tappa …di questo magnifico viaggio. Si parte da Auronzo Di Cadore per un viaggio nella natura , dove pare che tutto il resto si fermi nel tempo.
1° TAPPA : AURONZO DI CADORE – RIFUGIO CHIGGIATO
Punti di appoggio : Auronzo di Cadore 862 m- Monte Agudo 1585 m- Rifugio Ciarèdo 1969 m- Rifugio Baìon 1826 m – Rifugio Chiggiato 1911 m
Tempo di percorrenza: 6h – 8h
Dislivello totale: 1150 m
Quota massima raggiunta: 1988 m
Sentieri usati: 271-1262 -268 – 28 – 272 – 262
Dal centro di Auronzo si sale leggermente sulla ciclabile passando per la centrale elettrica situata sulla sinistra del torrente Ansiei , poco lontano dalle piste da sci e dalla seggiovia che porta al Monte e Rifugio Agudo 1585 m , attraverso i due tronconi si guadagna molto tempo salendo con la seggiovia , raggiunto il Rifugio si ridiscende leggermente verso il primo troncone , per poi entrare attraverso il bosco seguendo il segnavia n.271 , se invece si sale a piedi ricordo che la pendenza sia notevole e sia il punto più ripidi dell’intero tracciato , si sale attraverso il bosco e qualche tratto di pista da sci dove in estate viene installata la rotaia del fun bob , una salita molto bella ed affascinante sul cuore di queste montagne Cadorine che hanno sempre il suo perchè , un sottobosco in cui la natura e la vita primeggia . Il n.271 prosegue in un bosco incantato , superando tratti boschivi estremamente appaganti , con il sentiero che si fa spazio nelle sue ripide valli , per poi in cresta sulla Croda del Grazioso e raggiungendo così quota 1700 m, dove poi entrarà in una carrareccia con alcuni tratti di salita cementati , passando cos’ sotto le creste del Col Burgiou seguendo poi il segnavia n.1262 , dove si inizierà anche a vedere in lontananza il Rifugio Ciaredo , la carrareccia entrerà nei pascoli di Tabia Forzèla Bassa per poi raggiungere il Col dei Buoi 1802 m , imboccando il n.268 si sale ora verso il Rifugio Ciaredo 1969 m, ammirando la vastità dei pascoli della Valle ciampevieì , e del Pian dei Buoi , mentre sull’estrema sinistra si possono notare le fortificazioni di Col Vidal e Col Cerverà , si imbocca il n.28 che in circa 25 minuti porterà al Rifugio Ciaredo 1969, ai piedi della Cima Ciaredo . Si prosegue ora attraverso il n.272, un sentiero con poco dislivello che attraverso mughi e rocce sempre ai piedi delle Marmarole porterà al Rifugio Baion 1828 m molto bello ed accogliente con sculture in legno ed i suoi verdi pascoli, si prosegue per il n.262 , l’alta via del Tiziano costeggiando i piedi della Croda Bianca e del Cimon della Froppa , mantenendosi a quote intorno i 1900 m infatti il dislivello anche di questa parte di percorso risulta abbastanza lieve , si raggiunge un piccolo pezzo attrezzato da una corda in acciaio priva di difficoltà alpinistiche ma posta in loco per un’aspetto di sicurezza. Superato il vallon della Froppa in breve tempo si raggiunge la forcella Sacù ed infine il Rifugio Chiggiato 1911 m, situato in una piccola spianata dove lo scenario appare incredibile e salendo sulla Croda Negra si potrà ammirare il lago di Domeggie , mentre la visuale si disperde nella fantastica ed incredibile Val D’Oten , spaziando fino alla capanna degli alpini , e sulla forcella piccola il Rifugio Galassi ( ex caserma militare ) , e li al suo fianco il Re , sua Maestà Antelao 3264 m . Ma qui noi troveremo rifugio per passare la notte dopo una giornata con panorami mozzafiato ai piedi di quelle montagne poco rinomate , ma grazie a questo estremamente fantastiche. Le Marmarole .
2°TAPPA : RIFUGIO CHIGGIATO – RIFUGIO SAN MARCO
Punti di appoggio : Rifugio Chiggiato 1911 m- Capanna degli Alpini 1390 m-Rifugio Galassi 2012 m – Rifugio San Marco 1823 m
Tempo di percorrenza: 4h20 6h00
Dislivello totale: 1025 m
Quota massima raggiunta: 2120 m
Sentieri usati: 260 – 255 – 227
Dopo un sonno ristoratore e una buona colazione, sì riprende con la lunga discesa del percorso n.260 che ci porterà da quota 1911 m a quella del Pont de la Diassa 1140 m , entrando così nella fantastica e detritica Val D’Oten , qui si sale in una stradina chiusa al traffico dove nel periodo estivo esiste una navetta che porta le persona dal Bar La Pineta 1045 m( a circa 15 minuti a piedi dal bivio che scende dal Rifugio Chiggiato ) alla Capanna degli Alpini 1390 m , raggiunta la capanna d’obbligo visitare le Cascate de le Pile a circa 10 minuti dalla Capanna e sul sentiero che sale al Rifugio Galassi , si inizia a salire proseguendo con il n.255 per l’alta Val D’Oten dapprima in mezzo al bosco con una discreta pendenza , per poi uscire dal bosco e proseguire un primo tratto detritico della Valle , per poi salire attraverso in un zigzagare continuo tra rocce detritiche e mughi , mentre rimane discreto l’impegno di risalita attenuata dai numerosi tornanti , fino ad uscire dai mughi e attraverso alcuni passaggi detritici raggiungere il Rifugio Galassi 2013 m , al cospetto di Re Antelao ed i suoi incredibili lastroni , mentre sulla sinistra di potrà osservare in lontananza la via attrezzata della Ferrata del Cadorin nel Ghiacciaio dell’Antelao . Si prosegue salendo ora un altro centinaio di metri attraverso il n.227 che dapprima raggiungerà la Forcella Piccola 2120 m dove la visione panoramica sulla Valle di San Vito di Cadore è incredibile , poi si prosegue attraverso una discesa a cui bisogna prestare attenzione per non perdere la via , e soprattutto per l’instabilità dei detriti raggiungendo il Rifugio San Marco 1823 m, praticamente sulla Col da chi da Os in un paesaggio da favola , un vero rifugio , dove la simpatia ed l’accoglienza delle persone si vive davvero in prima persona , un rifugio una famiglia. Qui si potrà ammirare un scenario incredibile ai piedi del Re Antelao con i suoi lastroni , mentre sulla parte destra il Caregon del Padreterno ovvero il monte Pelmo dal versante del Rifugio Venezia , ed al cospetto dei strapiombi della via Attrezzata Berti del Sorapis . Una Buona cena ed un sonno ristoratore rinvigorirà muscoli e gambe , mentre il cuore porterà dentro ciò che l’occhio ha visto.
3°TAPPA RIFUGIO SAN MARCO – AURONZO DI CADORE
Rifugi di appoggio : Rifugio San Marco 1823 m – Auronzo di Cadore 862 m
Tempo di percorrenza: 6h307h30(6h San Marco-fermata autobus per rientrare con i mezzi)
Dislivello totale: 550 m
Quota massima raggiunta: 2255 m
Sentieri usati: 226– Strada Forestale ciclabile Riserva di Somadida– Val Del Rin
Si parte dal Rifugio dopo una buona colazione, imboccando il n.226 che sale verso la Forcella Grande 2255 m attraverso un stretto canalone che porterà su una forcella spettacolare , sul fianco destro la maestosa Torre dei Sabbioni , mentre sulla sinistra sopra i ghiaioni la Cima del Sorapis 3205 m e della Crode della Caccia 3002 m , si inizia a scendere per la valle di San Vido , qui la valle è molto ampia , si incrocia anche il bivio per l’Alta via N.3 segnavia n.246 e poi in seguito l’Alta via N.4 segnavia 247 sentiero Minanzio (che fa parte dell’anello del Sorapis) , continuiamo a scendere in questo scenario magnifico di mughi , alberi e quel torrente che pare giochi tra i sassi , si passa sotto la Cengia ed il Corno del Doge , dove una via attrezzata alpinistica ci ruota attorno , la discesa è abbastanza semplice e gradevole anche se la sua lunghezza è notevole , la valle si restringe e si passa in un pezzo un pò più complesso sotto il Ciadin del Doge , la valle si restringe tra pareti strapiombanti quasi da fare mancare il fiato , nel suo zigzagare dentro la Val del Fuogo , fino a raggiungere più in basso la Riserva Naturale della Foresta di Somadida , inutile descriverla …non ne saremmo mai capaci davanti questa bellissima e protetta oasi paludosa , si scende ancora fino a superare il Ponte degli aceri , poi il Ponte Piccolo e raggiungere cosi il Ponte degli Alberi , dove si potrà incrociare la strada 48 che porta ad Auronzo di Cadore mentre poco più avanti si potrà trovare la fermata dell’autobus che porta ad Auronzo .
Per chi invece vuole portare a termine questo bellissimo viaggio , può proseguire per la ciclabile costeggiando dapprima il torrente Ansiei e poi entrando nel fitto bosco di Socento , ssi prosegue raggiungendo quota 1018 m sulla destra si noterà una stradina sterrata che sale verso il Cason delle Regole e prosegue fino a raggiungere quota 1285 m , incontrando una bellissima radura Pian della Sera che poi discenderà a Tabìa vecelio Segate , poi successivamente a Casol del Rin , presso l’omonima Val del Rin dove li a poco si raggiungerà la trattoria La primula situata nella fantastica Val del Rin , li attraverso la strada asfaltata scenderemo fino ad Auronzo di Cadore , completando così il nostro incredibile e fantastico viaggio .
Il forte io l’ho trovato chiuso , ma credo che la sistemazione del Forte Monte Ricco doveva essere a mio avviso meno appariscente e più consona alle vicende ed fatti storici ed al periodo di costruzione così facendo si sarebbero magari avuto qualche fondo per mantenere anche questo sito in condizioni magari migliori… per non dimenticare e per far , sapere …Luciano
Come Raggiungere
Raggiunto Tai di Cadore dopo aver superato la Caserma Fortunato Calvi , si prosegue verso Pieve di Cadore , raggiunta la chiesa si scende fino a raggiungere un piazzale in cui spicca la sede del Soccorso Alpino , li si lascia l’auto per salire attraverso prima Via dell’Arsenale e poi Via Fortunato Calvi .Si sale in circa 20 minuti dapprima su strada asfaltata e poi su stradina sterrata fino a raggiungere il Forte Monte Ricco ed il suo incredibile panorama.
Cenni storici
Si tratta di una fortezza che sorgeva già molto prima del periodo bellico , nel XII secolo un Castello che venne risistemato con l’entrata del Cadore nella Repubblica di Venezia , venne poi successivamente modificato tra il 1982-1895 cambiandone la destinazione d’uso trasformandolo in Forte per proteggere la valle ed il territorio Italiano dall’Impero Austroungarico, divenendo cosi il Forte Ricco , anche se essendo troppo distante dal Fronte di attacco della Prima Linea venne poco usato . Nel 1917 venne occupato dalle truppe Austroungariche e successivamente fatto saltare , nella seconda Guerra Mondiale lo si voleva riutilizzare , ma le sue cattive condizioni non venne sistemato e totalmente abbandonato per la seconda volta.
Il Forte aveva un ampio fossato di gola di circa 6 metri di larghezza e 5 metri di altezza , con una controscarpa in muratura ed un ponte levatoio , il fossato era protetto da una caponiera con mitragliatrice, per l’armamento le batterie composte da 4 cannoni da 120mm in Ghisa e 4 pezzi a tiro rapido e alcune mitragliatrici Gardner mod.1886, aveva una guarnigione di circa 80 uomini , numerosi locali di servizio e una cisterna di raccolta acqua di 400.ooo litri , situata nel sotterraneo sulla destra del cofano di gola
Fu costruito per impedire al nemico di passare dalla stretta di Tre Ponti verso Pieve di Cadore e Tai di Cadore , in cui il nemico avrebbe avuto la strada libera per la Valle del Piave , ed attraverso anche la vicinanza del Forte Batteria Castello a circa 200 metri fungevano da sorveglianti sul passaggio del nemico in Valle .
Piccole riflessioni personali
Il forte è stato in parte ristrutturato ed in parte abbandonato a se stesso in alcune fasi di ricostruzione , e se ne notano evidentemente le condizioni, non sono certo io a giudicare il lavoro fatto, ma credo per rispetto dei morti e di chi ha combattuto per un’Italia libera non sia corretto il lavoro che è stato fatto su questo sito , ripristinare le opere in cui si possa intervenire è certamente cosa buona , ma trasformare qualcosa che dovrebbe essere ” per non dimenticare … e per fare sapere ” in un centro congressi con pavimenti laminati e termoconvettori oltre ad essere un dispendio economico anche un insulto a chi qui dentro a vissuto a pane ed acqua , ma questo è il mio modesto parere di semplice montanaro . Luciano
Se si sale da Cortina d’ampezzo si imbocca la strada che porta a Passo Falzarego , poco prima di raggiungere il passo si incontra un ampio posteggio in località Col Gallina 2053 m, dove si può lasciare l’auto , mentre se si sale dalla parte opposta si raggiunge prima il Passo e poi scendendo leggermente il punto di partenza del sentiero.
Descrizione
Il percorso parte da uno spiazzo molto ampio dove sulla destra si nota lo chalet di Col Gallina e sulla sinistra il segnavia che sale verso forcella Averau , non presenta nessuna difficolta ne tecnica ne fisica , ben segnalato e di importanza fondamentale per salire sull’Averau , Nuvolau , Cinque Torri e rifugio Scoiattoli accoppiandolo con altri sentieri . Ma principalmente viene usato per raggiungere il rifugio Averau , anche se lo stesso può essere raggiunto da più punti compresa la seggiovia, se accoppiato con il 441 che si userà per scendere completerà un giro ad anello oppure passando per le cinque Torri ed imboccando il 440 si scenderà un pò più basso del Col Gallina
Dopo aver preso la statale che da Piovene Rocchette porta all’abitato di Arsiero si prende la destra per salire verso Tonezza e i Fiorentini , alla prima curva si prende a sinistra verso l’abitato di Posina , si prosegue fino al passo della Borcola che separa la val di Posina dalla Val terragnolo fino a raggiungere la Malga Borcola
Descrizione
Questo itinerario che propongo insieme ad altri sul Pasubio completa molti punti di questo maestoso Massiccio, sia ben chiaro che un’itinerario di queste dimensioni non è certo alla portata di tutti , ma andiamo per passi , giunti in auto sul Passo della Borcola si scende verso la malga e ditro al piccolo laghetto si nota il segnavia 148 che porta al Passo di Lucco passando per la Malga Gulva , si scende nella valle fino alla malga e si sale in un canalone detritico , la selvaggia Val Gulva , conosciuta e praticata da pochi , che si snoda in maniera incredibile tra massi giganti e terreni prativi e boschivi tali da non comprenderne la direzione , fino a raggiungere località Sorgente a 1850 m , ovvero nel bivio del sentiero 147 che proviene da malga Costa e porta nella Sella delle pozze 1903 m , ma non è questo il sentiero che noi prenderemo , proseguiremo dal 121A fino a raggiungere il 120 e sulla destra verso Selletta Est dei Campiluzzi 2002 m , dove andremo alla ricerca della Galleria di circa 300 m che al suo interno oltre che essere stata usata per il periodo bellico del 1915-18 , si possono ritrovare orme dei dinosauri sul suo soffito , e situata dietro al cartello segnavia proseguendo fino ad un a discesa su materiale detritico si arriva ad un piccolo dosso e sulla destra si noterà il suo imbocco , dopo averla visitata si prosegue verso il rifugio Lancia dove una bella pasta ci aspetta , si riparte con il 102 che ci porterà fino a bocchetta delle Corde e poi attraverso il 105 tricolore prima sul Roite e poi sui Dente austriaco , su quello italiano e poi a cima Palon 2232 m per poi attraverso il Cogolo Alto scendere fino al Rifugio Papa , dove un a sosta e d’obbligo , per poi ripartire per il 120 passando per l’arco romano e la chiesetta di Santa Maria dove a pochi metri si trova la selletta comando della linea italiana , si continua in un’alternarsi di sali scendi , fino alle 7 croci ed all’altare costruito dal comune di Trambileno per i suoi caduti , si sale fino alla selletta del graviglio , e imboccando un sentiero poco segnalato proseguire sulla linea difensiva austroungarica visibile dalle pareti di cemento , si prosegue su postazioni e ricoveri fino a superare i sogli bianchi e raggiungere l’immenso prato circostante a malga Costa , per poi atrraverso tratti boschivi e prativi raggiungere il Passo della Borcola .
Riflessioni Personali
Un percorso lungo e difficile , molti tratti sono sconosciuti ai più ma capace di creare grandi ed uniche emozioni, non sicuramente alla portata di tutti , perche qui l’esperienza e le capacità di muoversi in questi ambienti severi come per esempio la val Gulva richiede doti non sottovalutabili , ma alla fine se vi farete accompagnare da persone capaci il solo fatto di riuscire in questa impresa rende il tutto , e una catena di emozioni che non si possono certo raccontare o descrivere con le sole parole. Luciano
Dopo avere percorso la Vallarsa e raggiunto Rovereto si prosegue verso l’abitato di Ala, per poi attraverso la stretta strada salire verso località Ronchi , appena superato l’abitato e raggiunta la fermata dell’autobus , lì si lascia l’auto e di prosegue a piedi.
Descrizione
Raggiunta la località Ronchi, piccolo borgo in una vasta valle, si lascia l’auto appena fuori dal paese, si risale per la strada asfaltata fino a località Mas 715 m, si entra in una mulattiera che sale e scende maniera abbastanza costante per i primi km, risalendo attraverso pascoli, e piccoli tratti boschivi, raggiunta località Motori a quota 865 m, la carrareccia si restringe e sale all’interno di pareti irte e strapiombanti, fino a località Sbarra quota 1000 m, da qui il sentiero si alza ripidamente guadagnando quota in velocità e continua per diversi km anche se, con qualche tornante con pendenza notevole si supera la Val Penèz e l’alpe Penèz dove su un tornante sorgeva l’omonima malga Penèz a circa una quota di 1440 m, un piccolo tratto permetterà di rompere il fiato per poi risalire rapidamente fino a raggiungere le pendici della Cima Levante in località Casarino 1667 m, dove si potrà vedere a sinistra il sentiero n.114B proveniente dalla Forcella di Val Gatto, risalendo l’ampia mulattiera proseguiremo trasversalmente sino a salire a fianco della Pala del Cherle 1860 m, si supera anche il bivio con il n.115 proveniente dalla Val Gatto e dall’incrocio con il n.114 della Cima Levante si entra poi nella mulattiera di arroccamento che attraverso alcuni tornanti porterà fino al pascolo di Capanna Sinèl circa 1990 m, un luogo molto bello e ricoperto di prato e mughi denominato Prà del Sinèl dove a sinistra potremo notare le maestose pareti del Castello del Cherle , si prosegue su mulattiera mista roccia e prato superando a quota 2097 m, della Bocchetta della Neve dove sale il percorso n.160 Vallon dei Cavai , e superata la spaccatura di roccia della Bocchetta Grolle si nota la conca prativa di Cima Posta 2209 m, e dopo essere transitati sotto la cima del Cherlong 2210 m, e dell’omonima Bocchetta Cherlong 2183 m, dove esce il sentiero n.162 Vallon Pissavacca e sulla sinistra per i pochi che lo conoscono il Vajo dei Camosci , si salgono ancora due tornantini e si raggiunge il Rifugio Mario Fraccaroli 2238 m, dove innanzi a lui la slanciata cima Carega 2259 m.
Ritorno
Per il ritorno si scende dal 108B Vallon della Teleferica e poi raggiunto il rifugio Pertica 1522 m e si scende dal 109 della Val dei Ronchi , in alternativa proseguendo il 108 passando per la Cima Madonnina e la zona denominata piccolo Tibet , o Costa media 2109 m , si scende su un terreno impegnativo , fino a raggiungere anche qui il rifugio Perticà dalla ferrata Biasin (che non è nel percorso).
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Si sale verso località Sesto , sia che si passi da Auronzo oppure si salga direttamente a Sesto , evitando cosi di passare sia per Cortina d’Ampezzo che da Auronzo di Cadore e il lago di Misurina , raggiunto l’abitato di Moso si prende la Val Fiscalina fino a raggiungere un ampio posteggio a pagamento dove lasceremo l’auto e proseguiremo a piedi verso il Rifugio Fondovalle . Oppure direttamente a Sesto da Sappada senza così passare ne da Cortina d’Ampezzo ne da Auronzo , accorciando notevolmente i km in auto.
Descrizione
Uno dei percorsi più belli per salire al Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m , si parte dal Rifugio Fondovalle 1548 m, il sentiero poco difficile e molto variegato , presenta passaggi molto belli nel suo primo tratto boschivo per poi salendo sempre privo di difficoltà su tratti rocciosi per poi culminare sull’Alpe dei Piani . Il tracciato sale su un terreno sassoso, ma piacevole in mezzo ad una vegetazione molto variabile , dai mughi alle pinete di abeti ,transitando sul lato destro di un piccolo torrente, mentre man mano che si sale si allontana dallo stesso nel punto in cui la pendenza inizia un pò ad aumentare senza mai divenire ostica e difficile, raggiungendo questo tratto si potrà notare la cascata proprio a ridosso del boschetto, dove anche la pendenza si farà un po più severa e sulle cengie circostanti si ammirerà la Cima Fiscalina e la Cima dell’Uno mentre giusto davanti si vedrà la croce de Paterno 2746 m. All’uscita del canalone a circa 2025 m lo scenario cambia ancora divenendo fatto di rocce e mughi, dove apparirà davanti la Torre di Toblin e il Sasso di Sesto teatro di cruente battaglie alla baionetta, per poi infine raggiungere il tratto prativo a ridosso dell’Alpe dei Piani e degli omonimi laghi, dove uscirà anche la sagoma delle Tre Cime di Lavaredo e il Rifugio Locatelli Innerkofler 2405 m.
Ritorno
Per il ritorno si può fare dallo stesso oppure proseguendo con il sentiero 101 verso forcella di Cengia 2522 m, e poi fino al Rifugio Pian di Cengia 2528 m , poi si scende sempre attraverso il sentiero 101 fino al Rifugio Zsigmondy-Comici 2224 m, per poi attraverso il 103 percorrere la Val Fiscalina ritornando all’auto.
Cenni storici
La notte del 27 agosto una compagnia di Alpini , una di Bersaglieri ed un plotone di Genieri , partono per un azione nella Valle Sassovecchio , passano sotto le posizioni austriache vicino i laghetti dei Piani , dopo aver tagliato i filo spinato sorge l’alba e non riescono procedere, la colonna viene bersagliata dal nemico dispergendosi tra i mughi mentre nella notte riescono a raggiungere la cascata del Rio. Nelle prime ore del 28 un plotone raggiunge sotto la cima dell’Una e le creste dell’alta val Fiscalina bloccando un reparto avversario , distrugge i reticolati , disturbando il nemico che stava lavorando in trincea , un’alpino avanzando cautamente a carponi attraverso i massi riuscendo a ghermire la piccozza del comandante nemico… La colonna tenta ancora ad avanzare supportata da una batteria da campagna posizionata sulla Forcella Pian di Cengia ed un pezzo posizionato sulla Forcella Camoscetto , ma nn riesce a sostenere il tiro delle batterie austriache , anche se la lotta risulterà vana , l’avversario e praticamente invisibili . La notte del 30 vengono raggiunti da un’altro plotone si prova ad inviare pattugli per stanare il nemico , ma risultano vane , conosce troppo bene le zone e snidarlo è impossibile di giorno i cecchini , i movimenti vengono visti e di notte il riflettore posizionato sulle Grande della Lavaredo sorveglia tutta la zona. Riescono ad occupare un torrione roccioso che verrà trasformato in un caposaldo avanzato chiamato Totenkopf dagli austriaci , Testa di Morto . Nel novembre del 15 gli austriaci decidono l’attacco per eliminare il caposaldo divenuto una fortezza al comando da un Tenente Bavare del Leibregiment ,tre esperti scalatori ed una squadra di Standschutzen . Lattacco e nella notte complice la nevicata e l’oscurità , mentre la foschia copre i loro movimenti, il tenete tedesco raggiunge la scala interna è mentre inizia la salita scorge due occhi nel buio , è un alpino , una lotta furibonda mentre l’alpino viene spinto nel burrone ma prima di cadere riesce a dare l’allarme , gli italiani occorrono e gli austroungarici sfuggono nel buio , trascorse alcune ore il tenente austriaco mentre dorme sulla tenda viene svegliato da un soldato per i continui lamenti , certamente era l’alpino caduto, il tenente ha ancora davanti gli occhi dell’alpino e non esita ad uscire per vedere di cosa si tratta, vede l’alpino con gli occhi chiusi che ogni tanto alza la mano ed invoca la mamma. Anche gli italiani sentono i lamenti e si organizzano per recuperarlo. L’ufficiale tedesco parte tentando di raggiungere l’alpino, in questo momento guerra ed odio nn esistono più , i cauti movimenti dell’ufficiale si avvicina al ferito :
Davanti al tenente , il soldato giaceva inerme con il viso contratto dal dolore No questo soldato nn è più il nemico , il tenente lo solleva delicatamente con le braccia e lo trasporta con passo deciso e tranquillo verso le linee nemiche a pochi passo dalla posizione italiana guarda l’alpino, i suoi occhi non erano più timorosi , ma profonda gratitudine . Un giovane era davanti a lui irrigidito nel saluto con voce alta disse “Grazie Camerata Tedesco”. L’ufficiale italiano accompagna il Tenente Tedesco verso la linea nemica arroccata sulla cresta Rocciosa , si arresta fece il saluto rimanendo con gli occhi fissi quasi aproteggerlo fino a quando nn rientra nelle proprie linee .
Fonte storica tratta dal Libro “Guerra in Ampezzo e Cadore” Antonio Berti , A cura di Tito e Camillo Berti , edizioni Mursia
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come raggiungere
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo si prosegue per Val Parola raggiungendo così il Forte Tre Sassi a sinistra mentre sulla destra parte il sentiero dei Kajserjager.
Descrizione
Il percorso che sale sul Sasso di Stria è facile anche se ripido e con molte variazioni di pendenza fino ad entrare nel complesso sistema di trincee e passaggi strettissimi che si inerpica fino all’ardua vetta con un panorama unico verso il Passo Falzarego , e la sua strada che sale da Alleghe .
Cenni storici
L’importanza del Sasso di Stria nel periodo bellico è estrema gli austroungarici si posizionavano sul Passo Falzarego rientrando da Cortina D’ampezzo e rinforzavano le loro linee con il Forte Tre Sassi , il sentiero dei Kajserjager e l’invalicabile Sasso di Stria 2477 m. Fu sbarrata la strada che porta a Valparola con reticolati dove veniva concentrato il fuoco delle mitragliatrici tra il Lagazuoi ed il Sasso di stria. Il pesante bombardamento italiano del 15 luglio 1915 il forte Tre Sassi fu abbandonato e venne fortificato ulteriormente il Sasso di Stria divenuto un fulcro importantissimo per la difesa della Val Badia e Val Pusteria.
Galleria Goiginger
Nel 1916 il comandante Goiginger fece costruire una galleria di circa 500 metri che partiva dalla selletta Avanzata (verso il Passo Falzarego) che usciva lateralmente dal fianco in vista sulla strada per il Passo Valparola potendo così garantire i rifornimenti evitando il fuoco dell’artiglieria, e soprattutto la fucileria italiana posizionata sulla Cengia Martini , fu attrezzata con tutto l’occorrente pe la sopravvivenza , un gruppo elettrogeno , diverse vasche di recupero acqua, cucina, locali per magazzini, alloggio ufficiali, dormitori per i soldati, postazione riflettori e, naturalmente depositi di munizioni. Furono anche posizionate mitragliatrici e cannoni da 80 mm prelevati dal Forte Tre Sassi ormai inutilizzabile.
Furono inoltre costruite due rami di teleferica per portare i rifornimenti sul Sasso di Stria una proveniente dal Val Parola fino a circa la Postazione del Nido , e l’altra da San Cassiano a Valparola
Attacchi
Gli attacchi da parte degli italiani furono diversi , era fondamentale conquistare la posizione del Sasso di Stria , il primo del 15 giugno 1915 riuscirono a raggiungere la selletta del Sasso si stria ma non riuscirono mantenere la posizione per più di tre giorni , il bombardamento del 9 luglio 1915 che distrusse solo il Forte Tre Sassi
Nell’ottobre del 1915 la notte precedente l’occupazione della Cengia Martini , il plotone del Sottotenente Fusetti riusci a raggiungere la vetta del Sasso di Stria , ma venne sopraffatto dagli austriaci.
Vista l’impossibilità di sfondare tale punto di difesa , si passo a quella che fu chiamata la guerra di mine e così entrambi gli eserciti scavarono la montagna realizzando gallerie per collocare ordigni sotto le postazioni nemiche e farle saltare in aria. Quattro cariche austriache e una grande carica italiana esplosero sul Lagazuoi.
Era indispensabile liberare la via , quindi dovevano conquistarsi le vette circostanti come il Col di Lana poco lontano in linea d’aria al Sasso di Stria, quindi gli italiani scavarono una galleria sotto e la imbottirono con 5 tonnellate di esplosivo che fecero brillare il 17 aprile 1916 provocando un crollo di circa 10.000 tonnellate di roccia ed uccidendo metà contingente austriaco , per questo venne battezzato Col di Sangue , fu reso necessario liberare anche cima Sief , con l’installazione di una mina , ma le difese austroungariche furono invalicabili e non si riuscì a sfondare verso il Trentino , fu anche elaborato un possibile progetto per il Sass de Stria , ovvero scavare due cunicoli da mina , larteficie di tutto questo fu il Tenente Malvezzi quello delle mine del Castelletto e di quella sul Lagazuoi voleva far saltare la postazione Edelweiss e l’entrata della Galleria Goiginger così da impedire i rifornimenti , progettto che fu abbandonato dopo lo sfondamento di Caporetto ed il ritiro dal fronte dolomitico .
Galleria Goiginger( Fedmaresciallo Ludwig von Goiginger )
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
Raggiunto il Pian del Menis si può lasciare l’auto ed imboccare il sentiero 440 che porta direttamente al Rifugio Scoiattoli 2255 m , oppure si può salire dal 419 passando per il rifugio Averau 2413 m, e scendendo così poi di quota fino al Rifugio , esiste anche una seggiovia che dal Rifugio Bai de Dones porta sempre allo Scoiattoli , in alternativa si può usare anche il Bus Navetta , tutti e due i sentieri non sono difficili e praticabili anche alle famiglie , lo scenario è incredibile sempre se il tempo lo permette , anche le quote che si raggiungono sono di una certa importanza. Le cime o vette visibili da questo luogo sono molte Lagazuoi , Tofana di Rozes , la schiena del Nuvolau. Tutto il sentiero storico e la possibilità di compiere un giro ad anello di 360 gradi attorno a questo luogo incredibile lo rendono davvero unico .
Cenni storici
Su questo luogo molto bello sia per l’aspetto panoramico e naturalistico offre un scenario molto importante per quello che riguarda il contesto storico e soprattutto bellico del 1915-1918 , la zona infatti è stata sottoposta a diverse battaglie su un terreno non di certo facile dove Kajserjager e Alpini si sono scontrati su queste terre di confine ,come riportato in questi musei a cielo aperto presenti su queste montagne , dal sentiero dei Kajserjager , alla galleria degli alpini , al museo Tre Sassi all’invalicabile Sasso di Stria , le Cinque Torri sono state un punto importante per la sorveglianza del Passo Falzarego 2105 m. Che come punto di osservazione strategico contava sull’Averau 2649 m anche se l’Osservatorio si trovava a quota 2477 m e sul Nuvolau 2574 m. Da qui si dominava e si aveva una visione completa di Valle Costeana , il Falzarego ed il Col di Lana , per non parlare della parte bassa che portava a Cortina d’Ampezzo , si controllava così un ampio settore di forze nemiche scorgendovi ogni loro movimento.
Nel 1915 furono occupate dagli italiani costruendo parte di quello che ora vedete ricostruito trincee e postazioni, linee telefoniche e telegrafiche, magazzini per viveri e armi, ripari per gli animali e fienili. Furono anche trasportati dei grossi cannoni da marina da 300mm , e supportati da due batterie che bombardavano la prima il Sasso di Stria , Valparola e Lagazuoi , la seconda Falzarego e Col dei Bos , le continue osservazioni e cambi di traiettoria di tiro, verifiche atte a vedere i danni causati al nemico misero ben presto fuori combattimento il Forte Tre Sassi al Passo di Valparola che fu quindi abbandonato dall’esercito Austro-ungarico.
Le trincee
Le trincee e le postazioni di questo luogo incredibile avevano molte funzioni , e furono realizzate per poter sorvegliare il nemico nei suoi movimenti , attraverso gli osservatori interrati e blindati per poter essere riparati dai tiri di fucileria , questa linea sarebbe stata inoltre di supporto nel caso di sfondamento nemico sul Passo Falzarego , la continua sorveglianza ed il continuo aggiornamento dei loro movimenti garantiva una precisione sia sul tiro di artiglieria che con la mitragliatrice.
Resoconti di guerra
“Ricognizioni di stamani fanno la certezza che il nemico sistema artiglierie sulle pendici orientali di Sasso di Stria. Il Comandante del nostro gruppo, informato, cerca, mentre scrivo, posizioni efficaci per battere la località anzidetta verso l’ovest delle Cinque Torri. La 9a Batteria del gruppo sta salendo le pendici di Cinque Torri per prendervi essa pure posizione… Ad agevolare l’arduo compito del gruppo da campagna manovrante alle Cinque Torri ho destinato circa 300 uomini utilizzati per riattare la mulattiera che vi sale dalla rotabile di Val Costeana e per aiutare i serventi nel trasporto dei pezzi di posizione.”
Pocol, 7 giugno 1915, Comando della Brigata Reggio, Magg. gen. Panicali.
“Questo Comando pregiasi informare che la sola batteria di medio calibro in condizione di concorrere ad una azione di fuoco contro la cresta di monte Casale e monte Cavallo è quella di due cannoni da 149 G in posizione nei pressi del lago di Val Dones.
Vennero date disposizioni per il necessario spostamento della direttrice di tiro, ma converrà collegare telefonicamente la batteria suddetta col Comando del gruppo di medio calibro di Cortina.
…in attesa di comunicare quando i due obici da 210 saranno in grado di aprire il fuoco nella nuova posizione, interesserebbe intanto, per guadagnare tempo, provvedere senz’altro al collegamento telefonico diretto tra il Comando di artiglieria in Cortina e la batteria al Lago di Val di Dones.”
Comando del IX Corpo d’Armata, Stato Maggiore. Il Ten. Gen. Goiran.
“15 giungo 1915… Abbiamo l’ordine di avanzare e prendere la trincea nemica del Sasso di Stria. Giunti a pochi metri si apre il fuoco. Io sono a fianco del ten. Lais. Sembra che siamo invulnerabili, tanto le pallottole ci rispettano. Verso le ore 16 il battaglione ha quasi terminato le cartucce. Il cap. Diana domanda un soldato senza paura e di buona gamba. Vengo presentato, ricevo un biglietto da portare a tre plotoni di riserva… e via di corsa tra il continuo fischiare delle pallottole… Siamo presi di mira dal nemico il quale ci fa piovere una vera grandine di palle… Si alza un nebbione fittissimo. Il battaglione ha l’ordine di dare l’assalto alla baionetta per ben 4 volte al grido: “Avanti Savoia” La fucileria nemica da dietro le trincee fa una vera strage dei nostri.”
Diario di Oreste Agnelli Zampa di Roma, 46° Reggimento Brigata Reggio
“Vi sono viveri di conforto abbondanti e due razioni di viveri per ogni soldato. La dotazione è adeguata.
Appena definita la dislocazione delle truppe, occorrerà fissare per ogni località il deposito viveri in relazione alla forza. Ritengo sufficienti 4 giornate in più della dotazione individuale.
Analogamente si provvederà alla ripartizione delle munizioni, costituendo depositi in tutte le località occupate. Ora si dispone di una baracca polveriera e di un ricovero per gelatina esplosiva.
Sono iniziati depositi di legna tali da far fronte al fabbisogno almeno per 8 giorni. Questo lavoro va intensificato per avere provviste sufficienti per almeno un mese.”
Questo sentiero e molto utile per collegare il rifugio Bertagnoli 1250 m, al 202 che percorre le montagnole Alte , e privo di difficolta tecniche attraversa una prima parte su mulattiera che va ad attraversare una vecchia Cava di pietra, e anche uno dei più importanti itinerari che può collegare il Rifugio Gingerino al Bertagnoli , molto ben tenuto e continuamente risistemato sale fino al Passo del Mesole 1546 m , ricordo che il rifugio Bertagnoli la Piatta e raggiungibile anche in auto da Campodalbero , ma se si percorre la mulattiera di arroccamento che sale dai Castagna e Cima Marana 1545 m , sella Campetto1549 m, Passo della Porta , Malga Campodavanti dove arriva anche il Sentiero Rodecche , Bocchetta Gabellele 1552 m, entrando poi nel sentiero Francesco Milani con cambi di scenario ora fatti di canaloni detritici raggiungendo cosi il Passo della Scagina 1548 m , anche se poco prima un sentiero 210 scende fino al punto in cui una lapide ricorda Bepi Bertagnoli (sentiero in fase di sistemazione ) si prosegue attraversando la val Fraselle che porta a Giazza , ed il Passo Ristele 1641 m, il Passo Zevola 1820 m, e si scende percorrendo così tutta la catena delle Tre Croci fino all’omonimo passo Tre Croci 1716 m. Accopiandolo con il 221 si potrà compiere un giro ad anello.