Un viaggio , un sogno , tante emozioni.
” Se pensi che un avventura sia pericolosa , prova la routine . E’ letale . Paulo Coehlo “
San Vito di Cadore mercoledì 19 settembre 2018 ore 4.00 , scendo dalla macchina , dopo aver caricato tutto l’occorrente nello zaino più grande , solita domanda “preso tutto , Ok ” si parte , un escursione non semplice , ma sapevo che i panorami sarebbero stati unici , scendo un pò dove parte quel segnavia che porta in un luogo unico ed indescrivibile , Rifugio San Marco ai piedi della forcella grande , imbocco il 225 , che sale con una discreta pendenza , con l’obiettivo di arrivare al rifugio ora di colazione , salendo sentii l’odore della legna che arde dentro la stufa , arrivai al rifugio alle 6 circa , la luce era accesa , Marino e Tania stavano per preparare la colazione degli ospiti , cerco di non disturbare gli ospiti ed aspetto con pazienza si apra la porta , ma Marino mi aveva già visto che salivo con la frontale accesa , entro e chiedo un caffellatte , dove stai andando mi chiese Marino , intanto arriva anche Tania , faccio l’anello del Sorapis , bene mi disse Marino . Quanto ti devo per il caffellatte , pagherai domani quando passerai di ritorno . Bevo e parto , erano circa le 7 stava per uscire il sole qui in questo luogo quasi magico al cospetto dell’Antelao e sotto la visione di un Pelmo in lontananza , imbocco un altro sentiero che conosco bene , il 226 che sale a forcella Grande ai piedi del Sorapis e della Torre dei Sabbioni , da li si scende verso il bivio che ti permette di imboccare il 247 sentiero Minànzio , si sale ripidamente sotto le maestose cengie , un continuo saliscendi con visioni che vanno oltre l’immaginabile , il sentiero si allarga si stringe , presenta alcune corde di acciaio , tratti strettissimi ed esposti , gli sguardi rivolti alle Marmarole e la Foresta di Somadida , si continua procedendo con calma a passo lento ma sicuro , con tratti molto belli e strapiombanti fino a raggiungere la Forcella Bassa del Banco , per poi ammirare quel ghiaione dove alla base si vede il collegamento con il 227 , e in lontananza il bivacco Comici , si sale la salita inizia a farsi ripida e fino a raggiungere Sora el Fo , raggiunti la cima lo spettacolo fa rimanere impietriti , come quelle pietre su cui hai camminato fin’ora , da li si prende la ferrata Alfonso Vandelli , che scende dal Col del Fuoco , una ferrata difficile per la discesa , lunga e ardita , con passaggi complicati ma di grande aiuto la morfologia di questo scenario lunare , si vede il lago , quel lago dal colore unico e ultimamente preso di mira da persone che non sono in grado di vivere la montagna con quel rispetto e umiltà che essa richiede , ma la visione e bellissima , scendo al rifugio Vandelli , sono quasi le 13.45 , un pezzo di strudel il solito caffellatte, non c’e tanta gente scendendo ho visto il sentiero che sale ripido dall’altra parte della valle , scendo un pò e imbocco il 216 ripido ripido sale verso forcella Marcora e poi la Forcella Ciadin , poi si attraversa fino ad arrivare alla Forcella Faloria una visione verso Cortina d’ampezzo, gli scenari cambiano in continuazione , Misurina , i Cadini di Misurina , il Cristallo , gli occhi si riempiono di emozioni uniche , la salita si fa dura e ogni passo lo senti nelle gambe , fino ad arrivare a Forcella Negra , altro giro di panorami una nuova visione del lago con il suo spettacolare colore mentre si rispecchiano le rocce del col del Fuoco , si scende su quell’immenso ghiaione ai piedi di quello che sembra un anfiteatro di roccia , ci sono gli stambecchi a fare compagnia a questo viaggio , arrivati in fondo alla discesa , sull’avvallamento , si incrocia il 215 che sale dal Vandelli , mentre io prendo il 242 che non riesco immediatamente a trovare che porta alla Forcella Sora la Cengia da Banco , butto l’occhio su una cengia , è li quasi a dirmi “dove stai andando , devi salire da qui ” ormai il sole se ne sta andando , sono le 19 salgo cercando i segnavia , che si inerpicano in queste rocce fatte a scalini del sentiero Berti che poi troverà i cordini di acciaio della ferrata Berti , il sentiero è in alcuni tratti ostico , dove il vuoto non si vede ma si percepisce vedendo le luci della valle , la luna aiuta nel passo , si restringe e si allarga , la concentrazione e su ogni passo , metto l’imbrago si presenta la via ferrata , sale e scende il pericolo e ridotto dal cordino di sicurezza , ci sono alcuni tratti complessi , ora l’obiettivo era il Bivacco Slapater , arrivati in un pezzo di scala dove le manovre devono essere caute e precise , un faro si accende , quasi ad indicarmi la via , non trovo più il segnavia per la seconda o terza volta torno a ritroso e finalmente eccolo , solo una grande esperienza e calma può permettere di superare queste problematiche , la luce da sotto si spegne ” sarà qualcuno nella via ferrata che prosegue il percorso” nel frattempo si comincia di nuovo a salire con pendenze importanti , un sentiero quasi labirintico incrocio il 241 che sale da Dogana Vecchia per raggiungere prima la forcella del bivacco , poi lo Slapater , che subito non riesco a trovare , perche persi i segnavia , ore 23.20 raggiunto il bivacco , decido di proseguire perdendo il sentiero più volte , la cartina lo segna più alto , salgo un pò e ci entro scendendo cosi verso la Forcella Grande , per poi raggiungere il San Marco , dove ovviamente erano tutti a nanna , ovviamente io dovevo passare li la sera , secondo il viaggio , ma era circa 1.30 , ho messo i soldi del caffelatte dentro il vaso dei fiori , poi di giorno ho mandato un messaggio a Edi , per avvisarli dei soldi , era stato lui che essendo reperibile di notte con il soccorso alpino aveva illuminato le rocce , la via perche aveva visto qualcuno che era sul sentiero , ero Io , imbocco di nuovo il 225 che scende fino alla mia auto , sono le 3 , sistemo le cose , mi copro con il sacco a pelo , e dormo , un sonno intenso quasi primordiale , che di solito non riesco ad avere , e così finisce questo mio viaggio , questa avventura incredibile su quell’anello del Sorapis che percorre e incrocia alta via delle dolomiti , un viaggio intenso e pregno di grandi emozioni che porterò sempre nel mio cuore.
“Camminare per le montagne, scalarle, conoscerle nel loro profondo. E’ tutto questo, un’oceano di saggezza, un modo per guardarsi allo specchio e riuscire alla fine a capire se stessi.
L’essere umano vive in citta’, mangia senza fame, beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, rincorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai.
E’ un essere imprigionato, una prigione senza confini dalla quale e’ quasi impossibile fuggire.
Alcuni esseri umani pero’ a volte hanno bisogno di riprendersi la loro vita, di ritrovare una strada maestra.
Non tutti ci provano, in pochi ci riescono…”
Walter Bonatti