Dopo essere saliti per andare verso Belluno ed aver superato Santa Giustina , si prende verso Sospirolo , prendendo poi quella che porterà attraverso la Valle del Mis , sull’omonimo lago.
Descrizione
Potrà sembrare essere facile parlare del lago e della Valle del Mis , che fa parte di quella preziosissima ed immensa parte del Parco delle Dolomiti bellunesi , certo non ha grosse attrattive come potrebbe essere Misurina o Braies , ma soprattutto non così osannato come altri laghi , ma credo sia molto di più , ma sono cose che solo una persona che ama profondamente la montagna nella sua solitudine e in quelle vertiginose creste che si innalzano su questa valle , i Monti del Sole e dell’Agnelezza e del Pizzocco , non sono certo altitudini dolomitiche , superano a malapena i 2000 metri , sono montagne che non permettono certo l’accesso all’escursionista “normale” ma portano dentro di se la parte più selvaggia delle Dolomiti Bellunesi . La valle parte dal Sospirolo per poi passare nel omonimo lago è proseguire fino ad entrare nell’Agordino , su una strada in cui le auto faticano a passare ed il canyon si restringe sempre più per poi allargarsi di nuovo verso Gosaldo e salire fino a raggiungere Agordo.
La strada che porta da Sospirolo ad Gosaldo , prima della costruzione della diga era una ardita opera che passava anche in località California , un paesino minerario situato tra il lago e l’alta valle del Mis verso Gosaldo a diversi km dal lago direzione nord , la stessa strada di tanto in tanto la chiudono per qualche frana, mentre la strada che contornava il lago è stata del tutto abbandonata , come del resto furono abbandonate anche le contrade di Gene , un luogo ormai del tutto abbandonato , dopo la disastrosa alluvione del 1966 dove le strade divennero totalmente impraticabili e la vita era diventata troppo difficile costringendo chi li abitava di spostarsi più in basso , ora alcune case stanno riprendendo vita nel periodo estivo , e si sale ancora anche a piedi dalla parte superiore del lago .
Le miniere di California
Sulle miniere di California veniva estratto il Cinabro , una roccia minerale a base di mercurio , utilizzato per la fabbricazione del vetro , oltre che per strumentazioni come barometri e termometri , veniva usato anche in tintoria , ed in farmacia come antibiotico.
California si raggiunge solamente a piedi attraversando un precario ponticello, quel che resta sono solo ruderi circondati da piante , diventando così difficile la visita , come fosse un vero paese fantasma , spazzato via dall’alluvione , è un luogo di infinita tristezza , dove si può riflettere sul suo abbandono la notte in cui le acque frane e detriti lo portavano via ed i suoi abitanti che salivano sulla destra e sinistra per mettersi al sicuro , tornando dopo poco tempo per non trovare più niente di quello che era stato questo villaggio .
Esiste inoltre una piccola Area Ristoro, Camper e Punto Informativo Pian Falcina :
Per informazioni e prenotazioni: gestore Patrizio De Biasi 348 415 2619
Le escursioni su questo magnifico ed incontaminato luogo le documenterò a breve su altri post , e sono fattibili in giornata per chi ha un buon passo , mentre invito le famiglie con bambini , a rimanere sulle più facili e belle :
Cartografia : Edizioni Zanetti – n°25 Monte Baldo 1:30000
Come Raggiungere
Ci sono due sistemi per raggiungere il Rifugio Monte Baldo 1100 m , si può raggiungere Avio e si prende sulla sinistra salendo per diversi km , seguendo le indicazioni per il Rifugio , al primo bivio si tiene la sinistra fino a raggiungere un bivio con una stradina sterrata che porterà proprio al Rifugio , in alternativa si può salire anche da Mori passando per Brentonico e proseguendo fino a raggiungere prima il bivio che sale da Avio e poi la stradina che porterà al rifugio.
Descrizione
Più che di una semplice ferrata la Gerardo Sega è un sentiero ad anello in una fantastica valle , dopo aver raggiunto il rifugio Baldo 1100 m si scende verso la valle , attraverso alcune case addentrandosi poi in una mulattiera che scende in una stretta e fantastica valle a fianco di un canale fluviale, passando per una stretta gola molto carina e con una certa pendenza , si raggiunge così il Sas della strega , cui la leggenda narra di una vecchia strega che sia rimasta schiacciata dal sasso caduto durante il suo passaggio , si scende ancora fino a raggiungere un bivio di raccordo in località Preafessa , dove sulla sinistra inizia il percorso che porterà all’attacco della Ferrata Gerardo Sega , molto panoramica anche se corta e poco difficile, ma in alcuni tratti adrenalinica , superato il piccolo ponticello tibetano , si raggiunge una grandiosa e alta cascata , ci si addentra nel bosco, per raggiungere poi i piedi delle cenge strapiombanti dove lo spettacolo si amplificherà grazie alle irte pareti , li si potrà finalmente vedere l’attacco , che parte con una piccola scaletta ,ed un traverso mozzafiato , per poi attraverso un canalino salire sul traverso successivo , in passaggi molto stretti e panoramici , si raggiungono poi alcuni brevi passaggi sotto cengia privi di corde ma molto sicuri ed incredibilmente belli , dove da sopra si potrà notare il passaggio fatto prima decine di metri più in basso , si ricomincia salire un canalino attrezzato e poco esposto , ed attraverso un tratto boschivo raggiungere l’ultimo pezzo verticale che porterà infine nel pezzo più incredibile ed esposto , con una visuale sulla Valle di Avio mai vista , raggiungendo così la fine della ferrata , si continuerà con saliscendi tra pascoli di quota e piccole baite , raggiungendo così poi la chiesetta della Madonna della neve , e poi il Rifugio Baldo dove ci attenderà un meritato ristoro.
Il forte non è accessibile e si presenta in pessime condizioni , vero che ci vogliano soldi per sistemare le cose , ma credo che la sistemazione del Forte Monte Ricco doveva essere a mio avviso meno appariscente e più consona alle vicende ed fatti storici ed al periodo di costruzione così facendo si sarebbero magari avuto qualche fondo per mantenere anche questo sito in condizioni magari migliori… per non dimenticare e per far , sapere …Luciano
Come raggiungere
Raggiunto il centro di Tai di Cadore provenendo dalla strada SS51 , al bivio si tiene la sinistra per circa 150 metri , poi si gira di nuovo a sinistra fino a raggiungere il Piazzale Dolomiti , lo si attraversa tutto e si imbocca la via Manzago che in una decina di minuti porterà al forte , raggiungibile in auto fino ad un posteggio adiacente .
Cenni storici
Fu costruito prima del 1885. Scopo principale dell’opera era di controllare la valle del Boite nel tratto di strada verso Tai. Esso aveva una facciata diritta, con profilo di terrapieno e parapetto di 8 metri, suddiviso in 4 parti da 5 traverse cave, e con l’asse principale diretto verso Venas. Su ciascuna delle piattaforme scandite dalle traverse potevano essere collocati due cannoni di medio calibro, mentre la parte compresa tra l’ultima traversa di destra ed il punto di spalla era attrezzata per la difesa della fanteria e consentiva pure l’uso di cannoni da campo. I due fianchi non erano paralleli tra loro e non evidenziavano particolari difese sulla copertura. Dal fianco sinistro e dalla gola la difesa poteva venir effettuata dalle casematte, mentre sulla facciata e sul fianco destro si poteva operare da un camminamento protetto da un parapetto: solo all’estremità, dove il fianco destro si congiungeva alla facciata, erano state ricavate delle casematte. Tutti i locali dei fianchi e della gola erano comunicanti tra di loro e con le casematte della facciata, nonché colle traverse cave e il camminamento di comunicazione ricavato all’interno del parapetto. Una rampa portava dallo stretto cortile interno al piano di copertura, da cui si poteva raggiungere il terrapieno o attraverso il terrazzo del fianco sinistro, o attraverso un ponte armato che oltrepassava a destra il cortile. Alla facciata era anteposto un fossato largo 8-10 metri, chiuso a nord da un muro a picco su un pendio scosceso, con una scarpa inclinata ed una controscarpa in muratura liscia alta 5 metri. Davanti al fossato si trovava una spianata larga 10 metri, ben visibile anche da lontano e simile ad un potente terrapieno inclinato nella parte anteriore , murato nella parte destra ed alto circa 30 metri nella parte più elevata. Davanti al fianco sinistro, come pure per metà della gola, compresa la caponiera, correva un fossato d’impedimento largo 5 metri ed altrettanto profondo, con controscarpa in muratura. Dal fianco destro e dalla parte destra della gola l’inaccessibilità veniva garantita da una controscarpa in muratura, mentre il fossato della facciata e del fianco sinistro veniva difeso da uno sporto (caponiera) di spalla dotato di 6 aperture, delle quali due verso il fossato della facciata ed una verso quello del fianco. Tutte le aperture erano costruite a mo’ di piombatoio (= caditoia) per agevolare la difesa della base stessa del muro, e la copertura era costruita con lastre di granito. Gli Austriaci erano convinti che le aperture fossero state costruite per l’impiego di cannoni a tiro rapido. Alla difesa del fianco destro era preposta pure nel punto di spalla una semicaponiera d’angolo, costruita su una ripida roccia e difendibile dal terrapieno superiore; essa era fornita di due piombatoi per la copertura della scarpa e della gettata di ghiaia e pietrame ad essa antistante. La gola veniva difesa invece da una caponiera a due piani dotata di aperture in ogni direzione, presumibilmente progettata anch’essa per l’installazione di cannoni a tiro rapido. Davanti al fianco destro e alla gola era stata ricavata una spianata di sassi e ghiaia, il cui punto più alto superava il livello del terreno naturale di 40 m circa in corrispondenza del punto di spalla destro, di 30 m circa nel punto di gola destro e di 15 m circa nel punto di gola sinistro. Il fossato di gola era attraversato da un ponte rilevabile che permetteva l’accesso all’entrata principale, sbarrata da un portone di legno coperto di lamiera di ferro, e quindi al cortile e agli adiacenti vani delle numerose casematte. Il magazzino principale delle munizioni, si trovava a destra della caponiera della gola e sotto il livello del cortile, scavato nella viva roccia con mine. Si pensa che tale magazzino fosse in comunicazione con i vani delle casematte poste sotto la facciata mediante una postierla ed una scala, e che tramite gli elevatori posti lungo il camminamento interno le munizioni venissero direttamente portate alle piattaforme dei cannoni. Per l’approvvigionamento dell’acqua esisteva poi sotto le casematte site a destra dell’ingresso principale esisteva una grande cisterna capace di 550.000 litri. La prerogativa del forte era un marcato effetto frontale. La facciata prendeva d’infilata la valle del Boite e la carrabile da Valle di Cadore alla stretta de La Chiusa, mentre sulla sponda sinistra del torrente copriva i pendii e la strada d’accesso a sud dei fienili Costa Piana. Non era compresa però la svolta della strada presso Vallesina, mentre sulla sponda destra del Boite venivano coperti i rocciosi pendii difficilmente percorribili posti di fronte alla confluenza del Rio Vallesina, ed inoltre la spianata su cui sorgevano i fienili Piano di Sotto. Il fianco destro copriva la zona circostante il Rio Secco ed i pendii di Nebbiù e Vissa, e la sella di Tai: a tal proposito gli Austriaci ritenevano molto probabile il piazzamento di cannoni su affusti girevoli fissi in corrispondenza delle luci delle casematte del fianco e della gola. Il fianco sinistro a sua volta prendeva sotto tiro radente dalle finestre delle casematte i pendii che dalla sommità rocciosa di M. Zucco digradano verso nord fino alla strada d’accesso. La gola poi copriva i pendii a nord di M. Zucco e la strada d’accesso al forte proveniente da Tai, compresa la diramazione per Ciaupa. Il presidio in caso di guerra prevedeva 1/2 o 3/4 di compagnia di fanteria e 60-70 artiglieri.
Armamento
8 cannoni da 120 mm o 150 mm a retrocarica (secondo altre fonti 4 cannoni da 149G) 3 pezzi a tiro rapido sul fianco destro , 6-11 pezzi, sempre a tiro rapido, per il fiancheggiamento del fossato (secondo altre fonti 4 obici da 210 mm)
La fine del Forte
C’era una volta il Forte di Col Vaccher a Tai di Cadore (Comune di Pieve di Cadore) e ora sta cadendo a pezzi. La questione è dibattuta e documentata nel forum. L’autore Cesare Vecellio, l’ha descritto come “opera fortificata, realizzata alla fine dell’800, tre le più importanti presenti in Cadore, in quanto aveva funzione di controllo della Val Boite e della carrozzabile”. Circa 20 anni fa, il Comune di Pieve di Cadore ha affittato i locali del Forte a Olivo De Polo, che con enormi sforzi e anni di lavoro era riuscito a ristrutturarlo, trasformandolo in abitazione, con locale pubblico e laboratorio per la lavorazione delle ceramiche (vasi,piatti ecc). Molti erano gli artisti che lo frequentavano e, nonostante il carattere imprevedibile il De Polo era riuscito a diventare un “personaggio”. Dopo la sua morte, una decina d’anni fa, la sua compagna Franca abitò nel forte ancora per qualche tempo, dopodiché l’immobile venne restituito al legittimo proprietario, ossia il Comune di Pieve di Cadore. Ed emerge il confronto con il Monte Ricco, altra fortificazione cadorina per il quale il Comune di Pieve sta investendo cifre importanti, per rimborsare le quali sarà necessario impegnare il bilancio comunale per molto tempo. Nel forum ci si chiede perché non siano stati preservati i locali di Col Vaccher, che erano perfettamente agibili e in buono stato, per destinarli ad uso pubblico, attraverso una nuova gestione.
Questo sentiero e molto utile per collegare il rifugio Bertagnoli 1250 m, al 202 che percorre le montagnole Alte , e privo di difficolta tecniche attraversa dapprima il boschetto adiacente al rifugio , per poi entrare nel canale detritico con alcuni piccoli passaggi con corda in acciaio e transitando sotto l’attacco della ferrata Viali sentieri 211, che poi dopo essere transitata sul 202 , imbocca la restante ferrata Ferrari del Gramolon 1814 m, per poi continuare in salita anche se ben compensata dai zig zag, ed incrociando il 210 che porta sul pulpito di pietra dove si trova la lapide di Bepi Bertagnoli , ma il nostro sentiero prosegue dritto salendo fino al bivio con il 205 che porta a Campofontana passando per la cima della Lobbia 1672 m, mentre sulla sinistra si sale prima sul Passo della Scagina 1548 m, e poi sull’imbocco del 202 che a sinistra prosegue verso malga Campodavanti e a destra verso il Passo Ristele 1641 m, e con un panorama molto bello sui pascoli della Val Fraselle che porta sull’abitato di Giazza. Facendolo assieme al 207 che proviene dal passo del Mesole permette di completare un piccolo anello passando per il Rifugio Bertagnoli dove si mangia bene e si viene accolti con simpatia ed ospitalità.
Questa escursione , con i tempi e i dislivelli complessivi sono stati calcolati mantenendo una certa proporzionalità negli sforzi legati alla preparazione fisica , all’esperienza personale , non si tratta come il precedente post che tiene tutti i rifugi buoni percorrendolo in 4 giorni , mentre quello che cerco di spiegare qui , è che lo si può percorrere in tempi meno dilatati e usando solo due pernotti , ma nessuno impedisce di usare tutti i rifugi .
Questo è IL GIRO COMPLETO DELLE MARMAROLE . I tempi sono fattibili , certo volendo lo si può fare in meno tempo , ma se volete fare le gare , iscrivetevi a qualcuna , oppure fatelo come ho fatto io in 19h fermandomi solo ai rifugi per mangiare. buon cammino
Questo itinerario, non è un’escursione qualsiasi, è un cammino verso qualcosa d’inspiegabile, di quello che può “dare” la Montagna, alcune emozioni si potranno descrivere, altre rimangono nel cuore di chi lo percorre , non è una cosa impossibile da realizzare, ma quello che potrete raccogliere da questa escursione, farà parte delle vostre conoscenze e di Valori, che conserverete per le generazioni future, oppure riporrete in quel baule dei ricordi, dove conservate le vostre cose più preziose. Luciano
Il percorso delle Marmarole Runde, e un itinerario ad anello che compie un giro completo su questo fantastico gruppo che sono le Marmarole, situate nella parte alta di Belluno tra Auronzo di Cadore, San Vito di Cadore, Calalzo Di Cadore e Domeggie di Cadore. Il percorso si snoda in più tappe, poi ovviamente dipende dalla velocità di progressione, in ogni caso per godere appieno di questo fantastica escursione meglio farla in 2-3 giorni. Qui in questo post v’illustrerò tappa per tappa …di questo magnifico viaggio. Si parte da Auronzo Di Cadore per un viaggio nella natura , dove pare che tutto il resto si fermi nel tempo.
1° TAPPA : AURONZO DI CADORE – RIFUGIO CHIGGIATO
Punti di appoggio : Auronzo di Cadore 862 m- Monte Agudo 1585 m- Rifugio Ciarèdo 1969 m- Rifugio Baìon 1826 m – Rifugio Chiggiato 1911 m
Tempo di percorrenza: 6h – 8h
Dislivello totale: 1150 m
Quota massima raggiunta: 1988 m
Sentieri usati: 271-1262 -268 – 28 – 272 – 262
Dal centro di Auronzo si sale leggermente sulla ciclabile passando per la centrale elettrica situata sulla sinistra del torrente Ansiei , poco lontano dalle piste da sci e dalla seggiovia che porta al Monte e Rifugio Agudo 1585 m , attraverso i due tronconi si guadagna molto tempo salendo con la seggiovia , raggiunto il Rifugio si ridiscende leggermente verso il primo troncone , per poi entrare attraverso il bosco seguendo il segnavia n.271 , se invece si sale a piedi ricordo che la pendenza sia notevole e sia il punto più ripidi dell’intero tracciato , si sale attraverso il bosco e qualche tratto di pista da sci dove in estate viene installata la rotaia del fun bob , una salita molto bella ed affascinante sul cuore di queste montagne Cadorine che hanno sempre il suo perchè , un sottobosco in cui la natura e la vita primeggia . Il n.271 prosegue in un bosco incantato , superando tratti boschivi estremamente appaganti , con il sentiero che si fa spazio nelle sue ripide valli , per poi in cresta sulla Croda del Grazioso e raggiungendo così quota 1700 m, dove poi entrarà in una carrareccia con alcuni tratti di salita cementati , passando cos’ sotto le creste del Col Burgiou seguendo poi il segnavia n.1262 , dove si inizierà anche a vedere in lontananza il Rifugio Ciaredo , la carrareccia entrerà nei pascoli di Tabia Forzèla Bassa per poi raggiungere il Col dei Buoi 1802 m , imboccando il n.268 si sale ora verso il Rifugio Ciaredo 1969 m, ammirando la vastità dei pascoli della Valle ciampevieì , e del Pian dei Buoi , mentre sull’estrema sinistra si possono notare le fortificazioni di Col Vidal e Col Cerverà , si imbocca il n.28 che in circa 25 minuti porterà al Rifugio Ciaredo 1969, ai piedi della Cima Ciaredo . Si prosegue ora attraverso il n.272, un sentiero con poco dislivello che attraverso mughi e rocce sempre ai piedi delle Marmarole porterà al Rifugio Baion 1828 m molto bello ed accogliente con sculture in legno ed i suoi verdi pascoli, si prosegue per il n.262 , l’alta via del Tiziano costeggiando i piedi della Croda Bianca e del Cimon della Froppa , mantenendosi a quote intorno i 1900 m infatti il dislivello anche di questa parte di percorso risulta abbastanza lieve , si raggiunge un piccolo pezzo attrezzato da una corda in acciaio priva di difficoltà alpinistiche ma posta in loco per un’aspetto di sicurezza. Superato il vallon della Froppa in breve tempo si raggiunge la forcella Sacù ed infine il Rifugio Chiggiato 1911 m, situato in una piccola spianata dove lo scenario appare incredibile e salendo sulla Croda Negra si potrà ammirare il lago di Domeggie , mentre la visuale si disperde nella fantastica ed incredibile Val D’Oten , spaziando fino alla capanna degli alpini , e sulla forcella piccola il Rifugio Galassi ( ex caserma militare ) , e li al suo fianco il Re , sua Maestà Antelao 3264 m . Ma qui noi troveremo rifugio per passare la notte dopo una giornata con panorami mozzafiato ai piedi di quelle montagne poco rinomate , ma grazie a questo estremamente fantastiche. Le Marmarole .
2°TAPPA : RIFUGIO CHIGGIATO – RIFUGIO SAN MARCO
Punti di appoggio : Rifugio Chiggiato 1911 m- Capanna degli Alpini 1390 m-Rifugio Galassi 2012 m – Rifugio San Marco 1823 m
Tempo di percorrenza: 4h20 6h00
Dislivello totale: 1025 m
Quota massima raggiunta: 2120 m
Sentieri usati: 260 – 255 – 227
Dopo un sonno ristoratore e una buona colazione, sì riprende con la lunga discesa del percorso n.260 che ci porterà da quota 1911 m a quella del Pont de la Diassa 1140 m , entrando così nella fantastica e detritica Val D’Oten , qui si sale in una stradina chiusa al traffico dove nel periodo estivo esiste una navetta che porta le persona dal Bar La Pineta 1045 m( a circa 15 minuti a piedi dal bivio che scende dal Rifugio Chiggiato ) alla Capanna degli Alpini 1390 m , raggiunta la capanna d’obbligo visitare le Cascate de le Pile a circa 10 minuti dalla Capanna e sul sentiero che sale al Rifugio Galassi , si inizia a salire proseguendo con il n.255 per l’alta Val D’Oten dapprima in mezzo al bosco con una discreta pendenza , per poi uscire dal bosco e proseguire un primo tratto detritico della Valle , per poi salire attraverso in un zigzagare continuo tra rocce detritiche e mughi , mentre rimane discreto l’impegno di risalita attenuata dai numerosi tornanti , fino ad uscire dai mughi e attraverso alcuni passaggi detritici raggiungere il Rifugio Galassi 2013 m , al cospetto di Re Antelao ed i suoi incredibili lastroni , mentre sulla sinistra di potrà osservare in lontananza la via attrezzata della Ferrata del Cadorin nel Ghiacciaio dell’Antelao . Si prosegue salendo ora un altro centinaio di metri attraverso il n.227 che dapprima raggiungerà la Forcella Piccola 2120 m dove la visione panoramica sulla Valle di San Vito di Cadore è incredibile , poi si prosegue attraverso una discesa a cui bisogna prestare attenzione per non perdere la via , e soprattutto per l’instabilità dei detriti raggiungendo il Rifugio San Marco 1823 m, praticamente sulla Col da chi da Os in un paesaggio da favola , un vero rifugio , dove la simpatia ed l’accoglienza delle persone si vive davvero in prima persona , un rifugio una famiglia. Qui si potrà ammirare un scenario incredibile ai piedi del Re Antelao con i suoi lastroni , mentre sulla parte destra il Caregon del Padreterno ovvero il monte Pelmo dal versante del Rifugio Venezia , ed al cospetto dei strapiombi della via Attrezzata Berti del Sorapis . Una Buona cena ed un sonno ristoratore rinvigorirà muscoli e gambe , mentre il cuore porterà dentro ciò che l’occhio ha visto.
3°TAPPA RIFUGIO SAN MARCO – AURONZO DI CADORE
Rifugi di appoggio : Rifugio San Marco 1823 m – Auronzo di Cadore 862 m
Tempo di percorrenza: 6h307h30(6h San Marco-fermata autobus per rientrare con i mezzi)
Dislivello totale: 550 m
Quota massima raggiunta: 2255 m
Sentieri usati: 226– Strada Forestale ciclabile Riserva di Somadida– Val Del Rin
Si parte dal Rifugio dopo una buona colazione, imboccando il n.226 che sale verso la Forcella Grande 2255 m attraverso un stretto canalone che porterà su una forcella spettacolare , sul fianco destro la maestosa Torre dei Sabbioni , mentre sulla sinistra sopra i ghiaioni la Cima del Sorapis 3205 m e della Crode della Caccia 3002 m , si inizia a scendere per la valle di San Vido , qui la valle è molto ampia , si incrocia anche il bivio per l’Alta via N.3 segnavia n.246 e poi in seguito l’Alta via N.4 segnavia 247 sentiero Minanzio (che fa parte dell’anello del Sorapis) , continuiamo a scendere in questo scenario magnifico di mughi , alberi e quel torrente che pare giochi tra i sassi , si passa sotto la Cengia ed il Corno del Doge , dove una via attrezzata alpinistica ci ruota attorno , la discesa è abbastanza semplice e gradevole anche se la sua lunghezza è notevole , la valle si restringe e si passa in un pezzo un pò più complesso sotto il Ciadin del Doge , la valle si restringe tra pareti strapiombanti quasi da fare mancare il fiato , nel suo zigzagare dentro la Val del Fuogo , fino a raggiungere più in basso la Riserva Naturale della Foresta di Somadida , inutile descriverla …non ne saremmo mai capaci davanti questa bellissima e protetta oasi paludosa , si scende ancora fino a superare il Ponte degli aceri , poi il Ponte Piccolo e raggiungere cosi il Ponte degli Alberi , dove si potrà incrociare la strada 48 che porta ad Auronzo di Cadore mentre poco più avanti si potrà trovare la fermata dell’autobus che porta ad Auronzo .
Per chi invece vuole portare a termine questo bellissimo viaggio , può proseguire per la ciclabile costeggiando dapprima il torrente Ansiei e poi entrando nel fitto bosco di Socento , ssi prosegue raggiungendo quota 1018 m sulla destra si noterà una stradina sterrata che sale verso il Cason delle Regole e prosegue fino a raggiungere quota 1285 m , incontrando una bellissima radura Pian della Sera che poi discenderà a Tabìa vecelio Segate , poi successivamente a Casol del Rin , presso l’omonima Val del Rin dove li a poco si raggiungerà la trattoria La primula situata nella fantastica Val del Rin , li attraverso la strada asfaltata scenderemo fino ad Auronzo di Cadore , completando così il nostro incredibile e fantastico viaggio .
Tempo di percorrenza: 1h30avvicinamento circa 3h30tempo totale circa 8h
Dislivello totale: 300 m dislivello totale 1368
Quota massima raggiunta: 2936 m
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 , per salire a questo rifugio anzichè entrare nella Valle di Auronzo di Cadore si prosegue sulla statale 52 Carnica superando Dosoledo e l’abitato di Comelico con l’omonima sky area mentre poi s’imbocca la val grande , si prosegue fino a raggiungere la casa soggiorno Don Bosco Alce Rossa , proseguendo poi si raggiungerà il rifugio Selvapiana Lunelli 1568 m , da cui si partirà a piedi per raggiungere prima il rifugio Antonio berti e poi il vallone che salirà fino all’attacco della via .
Descrizione
La via ferrata è impegnativa per alcuni suoi passaggi di braccia e soprattutto per la distanza di avvicinamento, circa 3h30 dal rifugio Lunelli 1568 , attraverso il segnavia 101 si sale fino al rifugio Antonio Berti 1950 m per poi attraverso sempre il 101 saliri verso il passo della Sentinella 2717 m , punto d’incontro con la via attrezzata che porta a forcella Undici 2400 m provenendo dalla strada degli alpini o cengia della salvezza . Ma non è la via che ci interessa ora saliamo il Vallon del Popèra dove sulla sinistra potremmo scorgerne la cima a 3046 m , si prosegue tenendo sempre sulla sinistra dapprima la Cresta Zsigmondy 2998 m e la Cima Undici 3092 m , ma continuiamo sul canalino che si ‘è molto ristretto e sale più ripido con un piccolo ghiacciaio sulla sinistra , superando così prima la via della discesa della ferrata Zandonella, raggiungeremo poi l’attacco posto più in alto , sotto questo fantastico gruppo roccioso che è la Croda Rossa di Sesto , si arriva all’attacco , la via nn sarebbe molto difficile se non in alcuni punti in cui la forza e la ricerca di appigli è fondamentale , ma in tutto questo bisogna tenere conto delle 3h30 di avvicinamento alcuni passaggi molto panoramici e con postazioni belliche in cemento rendono questo itinerario un passo nella storia , una breccia su quei sacrifici e sangue versato inutilmente per un ideale di libertà di cui noi dovremmo avere rispetto , si sale fino a raggiungere la croce a quota 2936 m , mentre dietro si può notare la cima ancora più alta della Croda Rossa di sesto a 2965 m . Conquistata la cima ci sono 2 vie per scendere :
La prima la più lunga , quella che attraverso il Prater ed il Wurzbach porta al bivio con il Castelliere ed il sentiero 15B e poi 15 e successivamente il 124 poi il 171 si rientra direttamente al Rifugio Lunelli 1568 m.
La seconda o la classica ovvero il proseguimento delle Zandonella si scende a destra su un tratto ferrato impegnativo e con numerosi saliscendi che ci riporterà fino al Vallon del Popèra , poi si scenderà fino al rifugio Antonio Berti 1950 m e poi fino al rifugio Lunelli 1568 m.
Questo viaggio escursione , non è certo cosa da tutti , ci vogliono delle doti , fisiche e psicologiche non in differenti , una preparazione tecnica fisica non certo in possesso di tutti , non è per dire che io sono un supereroe, ma che abbia una preparazione tecnica , fisica e mentale fuori dagli schemi quello si , e come mi definiscono alcuni miei amici “l’alieno” ma io mi ritengo un semplice montanaro, chi si vuole avventurare in una cosa come questa deve prendere atto di queste distanze e tempi che vanno quasi fuori dalla Cartina geografica. Ma niente è impossibile basta crederci e non mollare mai , il montanaro questo lo sa. Luciano
Il sogno di un Viaggio
Era da tempo che desideravo fare alcuni itinerari di un certo impegno tecnico e fisico, nel mio sogni c’era la Strada degli alpini e la Croda Rossa di sesto , ma mai avrei pensato che li avrei fatti tutti e due insieme, ovviamente in più giorni, si tratta comunque di due itinerari complessi soprattutto se come ho fatto io il punto di partenza è Auronzo di Cadore . Le foto inserite sono una minima parte di questo lungo trekking , il resto delle foto le troverete sui singoli post che compongono questo trekking.
Purtroppo nella mappa completa non sono riuscito a farci stare tutto il percorso , il primo tratto per raggiungere da pian della Velma a Pian delle Salere è questo :
1°Giorno Tratto rosso : Auronzo di Cadore-forcella Giralba-Strada degli Alpini-Prati di Croda Rossa di Sesto
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Ore 9,30 circa sistemo lo zaino e parto dal fondovalle della Val Giralba , con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio Carducci a 2297 m , la salita non è difficile molto bella ed appagante con scenari e panorami unici, incontro anche alcuni ungulati e le diffidenti marmotte che qui sono più coraggiose , giunti al rifugio circa all’ora di pranzo , un piatto di pasta favorisce la ripartenza , salgo a forcella Giralba 2431 m e scendendo un pò di quota arrivo al laghetto ridotto a poco più di una pozzanghera, li sulla destra parte la strada degli alpini EEA indispensabile imbrago e caschetto, la prima parte molto bella con una visuale sul pian di cengia e punta dell’uno e il rifugio Comici 2224 m e in basso la val Fiscalina , si raggiungono le cengie sotto la Mitria e inizia lo stretto sentiero attrezzato, la strada degli alpini anche conosciuta come cengia della salvezza perche cosi abbarbicati sulle rocce gli alpini avrebbero avuto un riparo al tiro, che passerà poi sotto la Spada , fino a raggiungere sulla strettoia , per poi passare sul piccolo ghiacciaio della Busa di Fuori sotto Cresta Zsigmondy , per poi passare sotto la cima Undici dove il sentiero stretto ed attrezzato finirà , e riprenderà a salire, il panorama ed il sentiero sono incredibile e grandiosi , si riprende su ghiaioni stabili fino a raggiungere la forcella dell’undici , per poi discendere attraverso un zig zag molto ripido e con alcuni pezzi attrezzati in un immenso ghiaione il Vallone della sentinella , dove sul punto più alto si nota il Passo della sentinella 2717 m , si scende verso il rifugio Fondovalle divenuto visibile in mezzo al canalone della Fiscalina , ma il mio itinerario prosegue verso il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m dove sale la funivia da Moso, raggiunto il rifugio passando in quota per un sottobosco magnifico mi appresterò per la cena e la notte.
2°giorno Tratto Arancio : Prati di Croda Rossa di Sesto-Costoni di Croda Rossa-Passo della Sentinella-Ferrata Zandonella-Rifugio Antonio Berti Al Popera-Ferrata Roghel-Valle Stallata-Auronzo di Cadore
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Partenza alle ore 7.00 dopo la colazione lascio il rifugio Prati di Croda Rossa 1925 m, si sale su per i prati sotto la Croda Rossa di Sesto segnavia 100 , prima di iniziare i Costoni di Croda Rossa , un scenario completamente diverso in mezzo a boschi di abeti e pini sale fino ad uscire allo scoperto con panorami incredibili , raggiunto un primo bivio si tiene la sinistra ed il sentiero sale ripido con passaggi anche un pò esposti , scalette in legno e risalti a gradoni rendono questo itinerario fantastico, si mantiene questo percorso attraverso rocce e creste fino ad un Vallone detritico dove si possono notare anche la presenza dei pali per il passaggio dei cavi per portare la corrente in quota, si raggira una piccola cengia per entrare in un nuovo vallone più ristretto , raggiungendo cosi il punto di attacco del sentiero attrezzato Costoni di Croda Rossa , Si continua a salire su facili tratti attrezzati e tratti detritici per poi raggiungere il Wurzbach 2675 m il villaggio Austroungarico , con qualcosa che vi farà rimanere basiti da quello che i vostri occhi stanno vedendo , una serie di postazioni ricoveri con muretti a secco con più di 100 anni , mentre il tempo pare si sia fermato , si riprende la salita questa volta un pò più dolce di prima , in cui sono presenti alcuni tratti attrezzati mentre lo scenario cambia di nuovo, mentre se il tempo permette si potrà vedere la discesa dalla Forcella Undici in lontananza sull’altra parte della valle , sul Vallon della sentinella , si arriva ad un altro bivio che a sinistra porta nel più semplice sentiero che sale sul Prater per poi raggiungere la cima dell’osservatorio 2936 m , mentre quella che ho preso io scende a circa 2422 m e risale fino al Passo della Sentinella 2717 m incrociando quello che arriva dalla Forcella Undici , il tratto attrezzato risulta molto verticale e non praticabile in discesa, raggiunto il Passo si scende leggermente su terreno molto detritico molto eroso dagli eventi atmosferici , fino a trovare il bivio con la ferrata Zandonella , che porterà anch’essa sulla vetta della Croda Rossa di Sesto ma molto più complessa sia dal punto di vista delle difficoltà che per l’allungamento del percorso, la ferrata Zandonella non finisce in vetta ma scende andando a completare un percorso ad anello nn proprio facile per poi collegarsi piu in basso del Passo della sentinella , al Vallon del Popera che porterà la nostra escursione a raggiungere il rifugio Antonio Berti Al Popera 1950 m , ricordo che lo scenario e il percorso sia molto dolomitico sia con la propria severità che con le difficolta tecniche del posto senza aggiungere la fatica fisica . Raggiunto il rifugio Berti e dopo avermi rifocillato , io avevo il ritorno da fare , ed un’altra ferrata situata a circa 1h dal rifugio , la ferrata Roghel che se fatta con la cengia Gabriella permette din raggiungere il Rifugio Carducci 2297 m , la Roghel nn è durissima ma e dritta in piedi diciamo pure che dal Rifugio Berti ci sono 700 metri di dislivello per raggiungere la Forcella Stalata entrando cosi nella valle Stalata che si raccorderà poi passando per il Bivacco Cadore , alla val Giralba all’altezza del pian de le Salere , percorso sempre tecnico per un primo tratto attrezzato e poi lungo la discesa alcuni tratti attrezzati escono anche sotto il Bivacco. Si rientrerà cosi al calare della notte sull’abitato di Auronzo di Cadore.
Ribadisco e ripeto, ovvio il fatto che più o meno ci vogliono 14 ore per raggiungere Auronzo di Cadore dal Rifugio Prati di Croda Rossa , e tutti tratti in cui l’impegno e l’attenzione non devono mancare MAI, rimane quindi una 2 giorni per pochi e molto preparati .
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Questa via ferrata , non è facilmente raggiungibile il suo attacco in quanto parte dal Rifugio Carducci 2297 m , oppure dal Rifugio Pian di Cengia 2528 m, e porta al Bivacco De Toni 2490 m, praticamente con questa ferrata si può completare il giro completo della Croda Dei Toni . La si può utilizzare soprattutto in itinerari di più giorni . Si può Salire dal 103 Val Giralba , dal 106 Val Marden , dal 1107 Val di Cengia dove però inizia ad essere impegnativo come tratto da percorrere in giornata.
Descrizione
Questa via insieme ad altre vanno a completare un’escursione di più giorni , la via parte dal rifugio Carducci 2297 m , si prende il sentiero 107 si passa per il lago nero e con diversi piccoli saliscendi fino a Forcella Maria 2406 m, da dove inizia il tratto attrezzato dapprima sembra semplice , ma poi inizia a fare sul serio con tratti di un certo impegno tecnico mentre passa sotto Punta Maria , e la Cima Auronzo alcuni tratti abbastanza esposti anche se privi di grosse pericolosità , si avvicendano ad altri in cui ci si passa solo abbassati ed anche in altri con le ginocchia , la visuale è verso la val Gravasecca presenta un scenario fantastico ed incredibile , in un ambiente severamente dolomitico , si prosegue tra sali e scendi , attrezzati e non , fino a superare il ponte situato sotto la Cima D’Auronzo , la Croda Berti del maestoso gruppo Croda Dei Toni , si prosegue fino a raggiungere un tratto soggetto a frane detritiche dove la corda in acciaio e stata sostituita da una corda statica , ed in questo tratto bisogna proseguire con una certa velocità , non e consigliato sostare in questo tratto a causa dei possibili distacchi di sassi o frane di detriti ; il tratto che si presenta ora è impegnativo si sale con una certa pendenza , su una roccia abbastanza scivolosa e con pochi appigli dove la tecnica ti dare le risposte per affrontarlo , inutile dire che la pendenza nn molla ed il bivacco si inizia a farsi vedere in lontananza sembrando irraggiungibile , la salita e attrezzata ma molto variabile nel suo percorso , si risale il canalone ripido e franoso fino a raggiungere il Bivacco De Toni e la forcella dell’Agnel 2578 m raggiunto la forcella ci avvieremo a seconda di dove siamo saliti , se saliremo sulla Forcella Croda Dei Toni 2524 m , proseguendo e raggirando la Croda Dei Toni si potrà ritornare al rifugio Carducci 2297.
Si sale per la strada 46 che da Schio porta al Pian delle Fugazze , raggiunto il cartello di confine tra Veneto e Trentino sulla sinistra e presente il posteggio dove lasciare l’auto , e proseguire a piedi.
Descrizione
Si imbocca il sentiero situato sull’altra parte della strada adiacente al cartello giallo nero del vecchio confine austroungarico , si sale dapprima sull’antico cippo quello dove sono presenti le formelle , quelle dell’impero austroungarico e italiano , superato il cippo il sentiero sale in maniera ripida e decisa , con tornanti e zig zag che riescono in parte a ridurne la pendenza si sale di circa 300 metri impegnativi ma molto panoramici composti soprattutto da ghiaioni detritici , fino ad una piccola sella 1415 m, per poi entrare in un pezzo con mughi e alberi , si passa dal crinale destro a quello sinistro salendo ora in mezzo a mughi mentre le pendenze non mollano , la presenza di alcuni pezzi di corda aiuta la risalita anche se non risulta pericolosa , alcuni tratti su rocce ne aumentano la bellezza , si raggiunge cosi anche la prima delle cime il Bacchetton 1555 m dove sale anche l’omonimo Vajo , da dove si può ammirare il pezzo successivo di percorso che sale ancora irto fino al Sengio dell’Avvocato 1731 m e prosegue ancora con scenari sia meravigliosi essendo un sentiero di cresta permette una visione unica , ma continua a salire poi con passaggi incredibili quasi dolomitici una visione verso la valle di incredibile bellezza a 360 gradi mentre iniziano a vedere postazioni e la lunghezza dell’occhio tempo permettendo arriva lontano . Il sentiero prosegue con un passaggio fantastico sopra un sasso incastrato quasi a tenere aperta la breccia profonda sotto , proseguendo si continua a salire con fatica notevole anche per raggiungere altre piccole vette tra mughi e rocce , una volta a destra una a sinistra, si raggiunge così il primo paraneve dove si può volendo uscire e raggiungere la strada degli eroi, ma proseguendo si sale ancora superando la bocchetta a quota 1800 m, per poi salendo ancora mentre il terreno diventa sempre più composto da mughi e roccia , si raggiunge la cima del Pria Favella 1834 m , per poi superato il Colletto alto della Val di Fieno 1777 m , e dove arriva anche il boale della Lorda , fino a raggiungere la strada degli eroi poco prima della Galleria D’Havet .
Ritorno
Il ritorno si fa dalla rotabile per la val di fieno , oppure salendo fino al rifugio Papa e scendere dalla Val canale , un eventuale e buona alternativa e di salire fino al Cogolo Alto e scendere per il 398 Creste dell’incudine .
Qui sotto potrete Visionare il video per gentile concessione di Pietro Filippi: Buona Visione
QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 6h00andata e ritorno
Dislivello totale: 600 m dal Giussani1200 dal Dibona
Quota massima raggiunta: 3244 m
Rifugio di Appoggio: Rifugio Dibona 2037 m – RifugioGiussani 2600 m
Cartografia : Edizioni Zanetti – n°104 Cortina e Dintorni 1:25000
Avvicinamento
Dopo essere salito a Cortina si prende per il Passo Falzarego 2105 m , raggiunto un bivio si sale sulla destra , verso il rifugio Dibona 2037 m dove si lascerà l’auto e si proseguirà a piedi per salire al Rifugio Giussani 2600 m dove si pernotterà , per poi il mattino successivo salire sulla Tofana di Mezzo e Tofana di Dentro. Oppure per chi è più preparato si può salire direttamente ma il dislivello diventa importante e da non sottovalutare partendo dal Rifugio Dibona 2037 m.
Descrizione
Questa via è l’unica che permette di salire sulla Tofana di Mezzo 3244 m e sulla Tofana di Dentro 3238 m senza vie attrezzate a parte l’ultimi tratti in cui la corda fa quasi da corrimano , ci sarebbe quello che sale da Capannina Ra Vales sul rovescio della Tofana di Dentro ma risulta lunga e si attraversano tutte le Tofane per poterci salire , tornando al percorso , il punto di partenza rimane il rifugio Dibona 2037 m , salita molto semplice e panoramica verso il Rifugio Giussani 2600 m , proprio li ai piedi delle Tofane con una visione verso i Lastoi del Formin , Croda da Lago , Averau , Nuvolau , mentre sullo sfondo sopra Cortina l’imponente Sorapiss e sua maestà l’Antelao , raggiunta Forcella Fontananegra sulla destra del rifugio Giussani si sale su un ghiaione impervio fino a raggiungere la forcella che si raggira a sinistra una cengia in cui si nota una postazione di Guerra su di un passaggio con roccette raggiungendo Punta Giovannina raggirato l’ostacolo si entra nel primo avallamento dove il sentiero si fa stretto ed in cui si deve prestare molta attenzione , si effettua un semicerchio in un scenario incredibile fino a Forcella Vallon dove il percorso rientra di nuovo per compiere un altro semicerchio di incredibile bellezza dove si può ammirare sullo sfondo in basso la val Travenànzes e in alto il Lagazuoi . Si prosegue con un piccolo tratto in salita che ci porterà sul laghetto e su quel che rimane del ghiacciaio , l’ultimo tratto che poi entrerà nella ferrata del Formenton risulta un pò ripido e detritico , ma tenendosi lateralmente si sale su rocce solide ,ancora circa 25 minuti di salita attrezzata anche se con molti gradoni si raggiunge la vetta della Tofana di Mezzo 3244 m , mentre leggermente più in basso si nota l’arrivo della Funivia da Capannina Ra Vales e dove esiste un piccolo Bar.
Ritorno
Il ritorno viene fatto dalla stessa via fatta in andata in quanto compiere la discesa per la ferrata Aglio la considero pericolosa , eventualmente era presente una via che permetteva di scendere dalla Tofana di Dentro verso la Capannina Ra Vales più comoda che passava dal Bivacco degli alpini, attualmente chiusa per una frana, questa avrebbe permesso si discendere ma il rientro sarebbe stato di lunghezza notevole .