Voglio augurare un grande in bocca al lupo a questi due ragazzi che prendono in mano uno dei più prestigiosi rifugi delle Piccole Dolomiti , ma non voglio dimenticare i grandi e mitici fratelli Baschera che per 53 anni hanno mantenuto questo non facile impegno a cui invio un grande grazie di cuore per i meravigliosi momenti passati insieme. Buon Cammino e in bocca al Lupo . Luciano Cailotto
“È fatta! Firmato il contratto per il rifugio Fraccaroli. Andrea e Miriam sono ufficialmente i nuovi gestori. Un caloroso augurio di buon lavoro e un grande abbraccio da tutti i soci e le socie”. L’annuncio è del Cai Cesare Battisti di Verona e il rifugio è quello sulle Piccole Dolomiti caro anche a tanti trentini, alensi e vallarseri e non solo.
E a far notizia è l’età dei nuovi gestori. Sommando gli anni si arriva solo a quota 44. Ma sono grandi appassionati di montagna il 25enne Andrea Laghetto e la 19enne Miriam Roso: per il prossimo triennio gestiranno insieme il rifugio «Mario Fraccaroli», portando una ventata di novità su Cima Carega.
Vivono rispettivamente a Schio e Valli del Pasubio e quando è stato pubblicato il bando per la nuova gestione, hanno deciso di provare, mettendosi in gioco
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00
Dislivello totale : 300 m
Quota massima raggiunta : 1112 m
Come Raggiungere
Con questo sentiero si sale da Santorso verso San Ulderico e Bosco di Tretto , arrivati al bivio si prende per i colletti del Summano , si prosegue fino a trovare un posto dove mettere l’auto , eventualmente si procede fino a colletto Grande , li esiste un ampio posteggio . In questo caso si deve tornare indietro fino ad incontrare il segnavia 455 si prende il sentiero che porta in Busa del Novegno passando per Passo Campedello e malga Campedello.
Descrizione
Tecnicamente difficile in quanto percorre le creste in quota e relative postazioni che lo rendono unico ed indescrivibile praticamente cammina sopra il 455 , contrassegnato da pallini rossi ed alcuni segnavia del CAI molto vecchie , si sale tra cengie strapiombanti e passaggi ostici , alternati da parti pianeggianti ed irte , uno spettacolare scorci tra le due valli che non potrà che ammaliare l’escursionista , per poi colmare sul pezzo di sentiero del monte Brazome , rimane un itinerario per esperti per i suggestivi passaggi , alternati ad una possibilità di arrampicata per i temerari con chiodi split già posizionati tutti raggirabili.
Ritorno
Per il ritorno si può usare il 455 oppure giunti al bivio il 444 scendendo così di nuovo dove si era lasciata lauto
ATTENZIONE IL LAGHETTO NON E’ BALNEABILE E LA SUA PROFONDITA’ E DI 186 METRI
Come Raggiungerlo
Si sale da Bassano del Grappa verso Valstagna dalla strada vecchia situata sulla sinistra salendo , superate le grotte di Oliero e l’abitato di Valstagna si continua fino a Ponte Subiolo dove sulla sinistra si trova un piccolo posteggio mentre più avanti a destra un altro posto per mettere lauto , poi si sale tra le case fino a raggiungere la piccola discesa di circa 20 metri che ti porta su questo piccolo laghetto.
Caratteristiche
Il suo sviluppo spaziale è di 365 m, con un dislivello di -149 m. L’Elefante Bianco era ed è la sorgente Valchiusana più profonda d’Italia e con la sua attuale profondità di -186m è anche una delle più profonde nel mondo.
Profondità: -186m
Distanza dall’ingresso: 530m
Distanza percorsa oltre i -100m: 330m
Tempo totale di immersione: 430’
Descrizione della zona oltre -130m
Esplorazione della grotta dell’Elefante bianco
La base del pozzo a circa -130m è ricoperta da massi di crollo, il passaggio che permette di proseguire l’esplorazione rimane di generose dimensioni ed è largo una decina di metri e alto circa 3m, da qui si scende rapidamente fino a -139m. Si ha l’impressione che la galleria ritorni indietro. Da qui in avanti per una trentina di metri di lunghezza fino alla profondità di -140m la galleria rimane sempre larga 10m circa ma diventa leggermente più alta 4-5m. In questa zona la roccia sebbene molto levigata ha diverse asperità sulle quali fissare il filo. Da -140m a -152m si percorrono 20m (410m dall’ingresso) di galleria inclinata con diversi massi di crollo sul fondo. Da questo punto non ci sono più massi, il fondo è liscio levigato e diventa difficile fissare il filo. A -155m un inaspettato scalino naturale alto 30-40cm interrompe la continuità del fondo. La galleria mantiene le stesse dimensioni, serpeggiando a destra e a sinistra, a 480m dall’ingresso a -165m si apre un pozzo profondo 19m, largo 7-8m, lungo oltre 10m a forma triangolare. Sul fondo del pozzo a -184 m qualche masso e di nuovo la galleria sembra ritorni indietro, qui la roccia offre diverse asperità per fissare il filo, le dimensioni si mantengono simili a quelle della galleria che accede al pozzo dopo 30m l’esplorazione finisce a -186m.
Leggenda del laghetto di Subiolo
Una sera, un giovane falegname ritornava sul tardi alla sua casa, vicina al ponte Subiolo, dopo aver fatto visita alla fidanzata. Improvvisamente si sentì ripetutamente chiamare per nome… Con sorpresa, e quasi sgomento, si accorse che un gruppo di Fate danzava sulle acque del lago, alla luce dei raggi lunari.
“Vieni con noi – gli dicevano – tu non hai mai provato la felicità che ti offriamo, vieni a danzare con noi finché splende la luna.”
“No, no – rispose il giovane terrorizzato – laggiù c’è l’acqua e se scendo annegherò”.
“Hai paura? – gli chiesero le Fate ridendo – Allora guarda, l’acqua è sparita. Vieni”!
Con un incantesimo il lago era sparito. Anche i sassolini del fondo erano asciutti e i massi rivestiti di muschio si porgevano alle fate come soffici divani.
“No, no!” ripetè il giovane. Ma, come soggiogato, non poteva staccarsi dal parapetto del ponte.
“Non vuoi? Forza, coraggio, danzando con noi ti dimenticherai di tutto e resterà solo la felicità”. Le Fate ripresero a chiamarlo, ma il giovane non cedette alla tentazione.
“Ebbene – dissero infine quegli esseri eterei in coro – per la tua virtù e perché tu abbia a ricordarti di noi, ti offriamo una grazia. Chiedi ciò che vuoi”.
Egli, tremante, domandò: “Che io possa con le mie mani eseguire qualunque lavoro d’intaglio”.
“Concessa – si sentì rispondere dalle fate -. Ma non sarai mai ricco!”
Alla mente del falegname balenò l’idea di opere grandiose, mentre l’acqua tornava ad uscire impetuosa e spumeggiante dal laghetto, le fronde dei faggi stormivano per il vento e la montagna proiettava immobile la sua ombra nascondendo la luna, calata dietro la cima.
Le Fate erano sparite. Da quel giorno il giovane falegname realizzò meravigliose opere in legno, di rara bellezza, per tutte le chiese del paese e di altri villaggi vicini. Morì povero come era vissuto e come gli avevano predetto le Fate, ma molto, molto felice.
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata. Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore. Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
Riflessioni Personali
Questo film , girato sulle nostre montagne narra il peso della vita in trincea con i pidocchi , freddo e bombardamenti a cui sono sottoposti i soldati nel periodo bellico 1915-1918 , soldati che avevano vent’anni , una giuventù che ha coperto con il sangue questi luoghi che non sto qui ad elencare , tanti essi sono , torneranno i prati … si i prati sono tornati ma quei soldati che non sono tornati hanno lasciato qui il loro sangue e la loro vita , a loro va il mio massimo rispetto , di chi ha combattuto per la libertà , e come riporta la frase sul piazzale lozze dell’Ortigara
Testimonianza e simbolo d’ogni umana sofferenza , queste sacre cime ricordino quanto ardua sia la conquista della pace . Gianni Pieropan
…Per non dimenticare e per far sapere….
Qui sotto ci sono alcune foto scattate sul set cinematografico , presso la Val Giardini di Asiago , dove la trincea usata come set è ancora li .