Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 0h30
Dislivello totale : 150 m
Quota massima raggiunta : 1853 m
Dopo aver preso la strada che porta a Tonezza del Cimone si prosegue per i Fiorentini ed il passo Sommo , superato l’abitato di Tonezza si trova un bivio a sinistra sulla strada vecchia che porta a Folgaria , la strada e stretta asfaltata ed in buone condizioni anche se poco trafficata , dopo aver messo l’auto al rifugio Rumor e sulla forcella al rifugio Valbona si prosegue a piedi seguendo le indicazioni dei segnavia.
Si può salire anche da altri sentieri più lunghi , dipende sempre dalla preparazione fisica , come il 530 , 571 e 569 molto belli ma che richiedono una buona preparazione fisica (vedi post dei singoli sentieri )
Cenni storici
Assieme a questo forte doveva sorgere anche quello di Monte Toraro che non fu mai costruito rimase soltanto il progetto , il forte campomolon principalmente visto il suo poderoso armamento veniva utilizzato per il riparo di soldati e munizioni .Questo forte situato sui confini tra Tonezza e i Fiorentini dalla non facile accessibilità se non per mezzo della costruzione di una rotabile per il trasporto dei materiali da costruzione e sopratutto per l’enorme presenza di bocche da fuoco in questa parte di fronte dedicato solo come linea difensiva
Lungo la dorsale del Mèsole venivano posizionati 4 cannoni da 149 e sul Cimoncello del Toraro 2 obici da 280 dell’artiglieria marina vecchi e usurati dal tempo trascinati in queste quote con difficoltà immani . Sulla forcella Valbona erano posizionati 4 cannoni da 75 su affusto fisso che venivano coperti da 2 obici da 280 sulla forcella del Molon mentre altri 4 cannoni da 75 erano situati sul monte Melegnon ed altri 4 sul Pian del Pelluca dove si stavano anche realizzando delle piazzole per 4 cannoni da 149 in ghisa.
Nel 1914 la struttura era quasi completata , in attesa delle corazze Armstrong che dovevano provenire dalla Germania , la struttura di cemento dello spessore di 2 metri pensava potesse resistere al tiro delle artiglierie nemiche , anche sui massimi calibri austroungarici , invece le officine Skoda produssero dei mortai da 305 e da 420 che con la loro potenza di fuoco facevano davvero paura . Nel la poderosa offensiva del 1916 gli austroungarici arrivarono così vicino al forte costringendo gli italiani ad abbandonarlo , dopo aver fatto saltare tutti i pezzi dell’artiglieria ed averne fatto saltare la struttura con la gelatina esplosiva , la detonazione fu eseguita dal sottotenente Paolo Ferrario che rimase vittima dello scoppio.
2 agosto 1915 : nel pomeriggio salii al forte incompiuto di Campomolon , a 1855 metri sul livello del mare , c’era la nebbia , ma un colpo di vento offre ai nostri occhi un imponente spettacolo di prateie , di boschi di scintillanti e lontane dolomiti , da cima Portule al Becco di Filadonna , e l’affare di un intenso minuto ma nella breve ed inattesa parentesi di sole si vede lucere il laghetto di Lavarone e il biancheggiare fra verdi pascoli e ville deliziose , e rosseggiare gli spalti tormentati del campo Luserna e protendersi dalla nuda roccia che strapiomba sull’Astico il forte Belvedere , bianco ,marmoreo ed inacessibile. La nebbia ritorna , quando all’improvviso un sibilo che poi diventa urlo si avvicina sempre più forte, sempre più rabbioso, crudele, l’aria trema e più si avvicina anche la terra comincia a tremare, si trattiene il respiro, il cuore sospende i i battiti, l’urlo che diventa boato ha il tempo di finire in uno schianto che sprigiona un turbine di pietre, di ferro, e l’aria ne resta a lungo oscurata, E’ IL 305, il primo, tutti corrono ai ripari anche dall’accampamento di fanteria posto a ridosso del forte i fanti fuggono a cercar riparo nelle poche caverne. Il piccolo mondo di Campomolon in questo momento è sotto il dominio del mostro invisibile che i nostri osservatori non riescono a individuare. Loro hanno individuato noi ma noi non sappiamo individuare loro. Ci aspettiamo altri colpi oggi per fortuna solo 8 e grazie a Dio nessun morto. Ma confesso che ogni volta che ci bersagliano con il 305 rimanere in vita è un vero miracolo”. Ma confesso che il 305 , sentito per la prima volta e senza la dovuta preparazione d’animo , toglie il respiro.
Luigi Gasparotto