Chi più in alto sale più lontano vede , chi più lontano vede più a lungo sogna . Walter Bonatti
Racconto di una notte a Cima Palon quota 2232
Alle 19 circa mi trovavo al rifugio Balasso dove metto l’auto la maggior parte delle volte quando salgo in Pasubio , nel mio zaino c’era tutto , o almeno quanto sarebbe servito in quella circostanza , la tenda il sacco a pelo , il vestiario adatto alle condizioni climatiche di questo periodo …chiudo l’auto e accendo la frontale mentre guardo in alto le luci del rifugio Papa ancora accese …scelgo la salita per il 300 della val canale dove ormai conosco tutte le pietre , salendo mi fa compagnia il soffio di qualche camoscio che si sta chiedendo ” ma questo dove va in giro di notte ” e qualche rapace notturno che muove qualche ramo …si sente anche qualche movimento di sassi mossi dal mio amico camoscio che segue con interesse ogni mio movimento , io li vedo solo dagli occhi luccicanti mentre li guardo con la mia lampada frontale , proseguo la mia risalita incurandomi di loro , proprio come faccio di giorno , ammirandone solo la maestria con cui si muovono negli irti strapiombi quasi invidiando la loro agilità ” fa che il mio piede poggi sicuro come fanno i camosci “. Ho continuato a salire fino al rifugio Papa che da poco aveva spento le luci esterne , ma il mio obbiettivo era la cima , cima Palon 2232 metri , li volevo piantarla o almeno poco distante , la mia piccola tenda nella vastità del massiccio,e nel pensiero di tutte le vite spezzate in questa sacra montagna , nel silenzio del suo cuore , vicino alle sue viscere e tra le pietre che conservano la storia del mondo , superato il rifugio Papa ho proseguito per il 105 sentiero delle creste o tricolore , anche questo lo conosco molto bene , del resto sono 40 anni che ci salgo , c’e la pace e un silenzio assordante , si vedono le luci della città dei paesi tutto intorno un’inquinamento di luci davvero esagerato , ma lassù ci sono io e la mia piccola frontale , eccoci 21.50 cima Palon …che emozione …e lei era li davanti a me , la mia meta . Mi accingo a trovare un posto per piantare la mia piccola tenda , qui sulla vetta ci sono solo sassi , ma più in basso girovagando per 20 minuti trovo un posto riparato dal possibile vento che di solito fischia imperterrito su questo luogo , trovato , proprio all’uscita di una trincea di ricovero italiana a circa 100 metri da cima Palon , pianto la tenda con l’uscita girata verso dove sorgerà il sole , e dopo aver girato ed ammirato la straordinaria notte stellata mi accingo ad andare a dormire , mi bevo un po di caffelatte dal mio thermos , ed entro nel sacco a pelo , verso le 3.00 arriva puntuale il vento …ma non importa ogni tanto guardo fuori il panorama , sempre unico e fantastico …alle 7.15 inizio a prepararmi per uscire a gustarmi il Pasubio all’alba…mi guardo in giro la distesa di nuvole nella pianura fa sembrare quasi un mare , un mare di qualcosa di morbido su cui tuffarsi , ma io sono sopra ed aspetto solo …
IL SOLE
Questo trekking è dedicato a chi come me , ama la montagna , questo non e un delirio di onnipotenza e solo una piccola variazione sulla salita di giorno …fatto da chi come me ha esperienza di notti passate a correre in mezzo ai boschi con la lampada frontale .
Le emozioni che dona la montagna sono tante è alcune non si possono descrivere con le semplici parole perchè le emozioni sono molto personali e sono diverse in tutti noi , io qui ho voluto raccogliere le mie , e far partecipi voi amici del blog di queste piccole emozioni .
Si può salire dove si vuole l’importante e conoscere bene il sentiero da fare , munirsi di tutto il necessario e non dare niente per scontato , come del resto non e detto che si deva utilizzare la tenda e il sacco a pelo , si può bivaccare in un bivacco oppure anche in un rifugio , ma e sempre un emozione unica da provare .
« Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male. » Renato Casarotto