Dal passo Cibiana 1530 m, sia che si arrivi dalla Val di Zoldo o dalla valle di Cadore , si imbocca la strada militare a sinistra del rifugio Remauro. La salita non presenta difficoltà ne tecniche ne alpinistiche si tratta di una mulattiera che porta in cima al monte Rite dove sono presenti alcuni forti del periodo bellico. Il percorso può essere fatto sia d’estate che d’inverno.
Il Monte Rite, alto 2183 metri, ospita in vetta il Messner Mountain Museum Dolomites di Reinhold Messner. Il MMM Dolomites è stato inaugurato il 29 giugno 2002. Allestito in un forte della Grande Guerra e dedicato all’elemento “roccia”, il “museo nelle nuvole” narra la storia dell’esplorazione e dell’alpinismo dolomitico. Nella galleria trovano spazio, dalla collezione Reinhold Messner, quadri e opere rappresentanti le Dolomiti dal Romanticismo fino all’arte contemporanea. Il museo di Reinhold Messner apre sempre da giugno a settembre, con la collezione fissa e una mostra temporanea.
Il Monte Rite con il “museo nelle nuvole” si trova in Comune di Cibiana di Cadore (Belluno, Veneto), nelle Dolomiti, tra Pieve di Cadore e Cortina d’Ampezzo. Dalla cima del Monte Rite lo sguardo spazia su Pelmo, Civetta, Marmolada, Tofane, Sorapis, Antelao, Marmarole, Schiara, Agnèr, Cimon della Pala. Il comprensorio del Monte Rite interessa anche il comune di Valle di Cadore e il versante occidentale è compreso nella selvaggia valle di Zoldo. Si trova appena a nord del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (www.dolomitipark.it).
Cibiana è il “paese dei murales”, un vero museo all’aperto con le firme di grandi artisti del ‘900.
La vetta del Monte Rite è raggiungibile a piedi da Passo Cibiana (2 ore di cammino). D’estate è in funzione un servizio navetta a pagamento.
Cenni storici
Il forte Rite sorge a 2180 m e sovrasta l’abitato di Cibiana e la Venas , fu iniziato nel 1911 , furono previste 4 cupole girevoli ,
Sorge sulla sommità del monte da cui prende il nome a quota 2180 m, in posizione sovrastante l’abitato di Cibiana di Cadore e la zona di Venas. I lavori iniziarono nel 1911. Opera facente parte della Fortezza Cadore-Maè. Gia nel 1895, gli Austriaci studiavano le eventuali vie d’infiltrazione nel nostro territorio ed avevano individuato nel tratto Vodo e Venas un punto debole nel gruppo delle fortificazioni. Dopo studi approfonditi venne deciso il sito di Monte Rite (nei piani iniziali, era prevista l’installazione di ben sei cupole girevoli e non quattro). Comandavano l’opera il capitano Zimaglia ed il tenente Bombagli. Allo scoppio del conflitto, il forte non era ancora completato e come le altre fortezze, il 23 maggio 1915 venne dichiarato in stato di difesa ed il 25 in stato di resistenza. Il 20 luglio il forte sparava i primi colpi di prova. Il 17 novembre 1917 la popolazione di Venas e Cibiana riusciva ad asportare parte dei generi alimentari dai magazzini del forte. Prima di essere abbandonato, furono incendiati dei depositi e praticati altri sabotaggi. Furono abbandonati tre cannoni da 149G che furono poi trainati a Cibiana dagli Austriaci. Dopo la guerra fu la volta dei recuperanti. Tutte le parti in metallo e legno vennero asportate e rivendute, mentre gli oggetti della vita quotidiana che rimasero lassù, diventarono ambita preda per gli abitanti della zona e anni addietro per i collezionisti di militaria. Nel 1945 ha infine ospitato, in maniera sporadica, gruppi di partigiani che combattevano nelle zone limitrofe. Il forte è anticipato dalla caserma, lunga 61,5 m e larga 6,30 m, compresa l’intercapedine, e con altezza media di 7,15 m, organizzata su due piani, con pianoterra (8 vani) adibito a magazzini, servizi igienici, cucina e mensa, e primo piano (10 vani) destinato a camerate ed uffici. Nella parte sinistra, sotto due stanze e il vano scale, erano state ricavate tre grandi vasche per la raccolta dell’acqua piovana (circa 110 mc). Sulla destra del prospiciente piazzale partiva la mulattiera che conduceva alla vetta vera e propria (quota batteria) e che proseguiva poi verso l’osservatorio d’artiglieria e la Croce di M. Rite. L’accesso al coperto alla batteria era assicurato da una galleria scavata nella roccia, con soffitto a volta e rivestimento di mattoni forati, lunga 52,6 m, larga 1,45 m e alta 2,70 m, che si concludeva con una gradinata di circa 20 m, conclusa la quale ci si trovava alla quota della batteria. Dallo stesso piazzale della caserma, sul fianco sinistro e a lato dell’ingresso alla suddetta galleria, proseguiva l’ultimo braccio della strada fino agli accessi principali, sia della polveriera, sia della batteria stessa. Tali accessi erano inseriti in una costruzione ad un piano, contornata da un’intercapedine di 60 cm, fornita di una copertura simile a quella della caserma e dotata di 4 ingressi: i due centrali conducevano ai laboratori di confezionamento cariche e conservazione cartocci, quello di sinistra alla polveriera e quello di destra al vano scale, per cui si accedeva alla batteria. La polveriera veniva raggiunta tramite una galleria scavata nella roccia, lunga 34,50 m, con andamento spezzato e rotazione complessiva di circa 80°, larga 1,3 m ed alta circa 2,5 m. Il vano scale invece (3,35 x 3,35 m) veniva raggiunto dall’altro corridoio, quello di destra, lungo 15,5 m e permetteva di superare con una serie di rampe un dislivello di circa 12 m, avendo al suo centro l’elevatore per le munizioni. La batteria consisteva in un blocco di calcestruzzo a forma di U rovesciata, superiormente lisciato, lungo 81 m largo 19,5 m alle estremità e 15 al centro, compreso il muro di intercapedine. Esso fu realizzato con muri perimetrali esterni in pietra bociardata e muratura interna in pietrame, intonacata a grezzo e fino. In tale struttura erano stati ricavati i 4 pozzi con rampe d’accesso di 9 gradini, collegati da un lungo corridoio d’intercomunicazione, lungo 78 m e largo 3. Lungo questo corridoio e tra i quattro pozzi erano dislocati ben 14 locali (2,40 x 2,97 m) adibiti a riservette, e una grande stanza destinata ad alloggio dei serventi. Uno di questi locali era adibito a sala compressore, ed ospitava quindi le apparecchiature necessarie al funzionamento dei dispositivi scacciafumo dei cannoni. All’estremità sinistra del corridoio d’intercomunicazione si staccava una galleria orientata verso nord-ovest, lunga 18 m che conduceva ad un pozzo adibito ad osservatorio e a posto di segnalazione ottica sotto cupola corazzata. Una teleferica arrivava fin sulla sommità del monte.