Che dire ringrazio molto il mio Amico Giancarlo Andolfatto per l’articolo su Bassano Week del mio sito , non ho parole , anche se non mi ritengo proprio alpinista , ma un grande appassionato di montagna e di storia , un buon conoscitore delle nostre zone , uno che cerca di mettere in evidenza quel grande patrimonio che sono le Prealpi Vicentine e i Teatri di quelle grandi e difficili Battaglie del 15-18 , un grazie di cuore . Luciano Cailotto
ARTICOLO PUBBLICATO IL 16/12/2017 SU BASSANO WEEK DI GIANCARLO ANDOLFATTO
Luciano Cailotto di Valdagno, è un altro alpinista , più che alpinista si definisce appassionato , al quale ci affideremo per conoscere meglio le nostre montagne, in particolare il Pasubio che per lui non ha segreti.
Peraltro, una volta svelati i segreti della maestosa montagna, Luciano ha preso l’abitudine di metterli a disposizione di tutti in un suo blog che ci invita a visitare https://itineraritrekking.com
Come mai l’idea di un blog?
«Il blog è nato dalla mia grande passione per la montagna e l’aria aperta. Esso è dedicato a tutte le persone che per tanti motivi non hanno la possibilità di percorrere i sentieri del Pasubio, delle Piccole Dolomite, le Prealpi venete o la nostra pedemontana.
Le mie pagine non hanno la presunzione di essere una guida ma semplicemente un aiuto per ripercorrere nel tempo libero alcuni sentieri già presenti su tante guide e che io documento con le mie foto».
Quindi proposte facili e per tutti?
«Credo di si, ma tutti devono sapere che i sentieri devono essere affrontati con i materiali utili a far fronte a bruschi cambiamenti climatici ed idonei per la propria sicurezza.
Poi, come direbbe il celebre alpinista italiano Hervè Barmasse: non è importante la parete che decidiamo di scalare, la sua altezza o le sue difficoltà, ma lo spirito con cui l’affrontiamo, le emozioni e i sentimenti che ci può regalare».
Qual’è dunque la tua missione?
«Missione è una parola importante, comunque la mia idea è quella di documentare quanti più sentieri ed itinerari possibili perché si possa percorrerli con prudenza e la giusta preparazione evitando di affrontare rischi non ponderati dato che non si è mai abbastanza preparati per escursioni troppo pericolose.
Raccomando sempre la prudenza che non è mai abbastanza per superare i pericoli della montagna. E’ buona norma poi non andare mai per montagna da soli».
Sappiamo che ammiri molto anche Renato Casarotto…
«Certo ed è da lui che prendo ispirazione quando guardo il mio zaino ed immagino che come il suo, non sia solo carico di materiali e di viveri. Cerco di ricordarmi sempre che lì dentro porto anche la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna, sono consapevole, porto me stesso nel bene e nel male».
Vuoi provare a raccontarci l’emozione che ti viene dalla montagna?
«Le emozioni che dona la montagna sono tante è alcune non si possono descrivere con le semplici parole perché sono molto personali e diverse in tutti noi.
Si può salire dove si vuole l’importante è conoscere bene il sentiero da fare , munirsi di tutto il necessario e non dare niente per scontato, come del resto non è detto che si debba utilizzare la tenda e il sacco a pelo, si può sostare in un bivacco o in un rifugio, ma e sempre un emozione unica da provare».
E allora, prova un pò a guidaci in una delle tue ultime emozionanti escursioni.
«Si, provate a seguirmi fino a Cima Palon in questa salita in notturna».
Fissiamo la partenza nel tardo pomeriggio dal rifugio Balasso dove si può lasciare l’auto quando si sale in Pasubio.
Verificato che nello zaino ci sia tutto quanto potrebbe servire nella circostanza ovvero la tenda, il sacco a pelo, il vestiario adatto alle condizioni climatiche di questo periodo, si può accendere la lampada frontale e partire mentre guardando in alto si vedono ancora le luci del rifugio Papa ancora accese.
Si prende a salire per il sentiero 300 della Val Canale e presto verrà a farci compagnia il soffio di qualche camoscio che probabilmente si chiederà:«Ma questi dove vanno in giro di notte».
Qualche rapace notturno muove i rami dove sta appollaiato ed ancora il camoscio fa avvertire un movimento di sassi mentre segue con interesse ogni nostra mossa.
Se ne possono incrociare di tanto in tanto gli occhi luccicanti per il riverbero della lampada frontale, ma conviene proseguire potendo solo immaginare la maestria con cui si muove di notte tra tanti strapiombi: magari avere sempre il piede sicuro come quello dei camosci. Intanto la salita ci porta al rifugio Papa che da poco ha spento le luci esterne e noi via per l’obbiettivo di cima Palon.
Poco distante da lì si pianterà la tenda con il buio che ti farà sentire ancor più piccolo nella vastità di quel massiccio, nel silenzio del suo cuore, vicino alle sue viscere che conservano la storia del mondo. Superato quindi il rifugio Papa si prosegue per il 105, sentiero delle creste o tricolore che ci porta verso una pace ed un silenzio unici. In basso il chiarore della città e dei paesi: un inquinamento di luci davvero esagerato.
Partiti intorno alle 19.00, in poco meno di tre ore siamo a cima Palon dove perderemo un po’ di tempo per trovare un posto al riparo dal vento per la tenda, magari a ridosso di qualche trincea italiana e sistemata la tenda con l’uscita rivolta ad est per farsi svegliare dal sole, dopo un ultimo sguardo alla notte stellata, si può andare a dormire.
Verso le tre arriverà puntuale il vento ma piuttosto che infastidire finirà per …detergere il panorama, sempre unico e fantastico che si estende ai piedi del Pasubio e se sarà solo una distesa di nuvole, poco importa: lassù saremo solo noi, il vento e il sole.
Giancarlo Andolfatto