Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h30
Dislivello totale : 700 m
Quota massima raggiunta : 1965 m
Cartografia : CAI Pasubio – Carega 1:25000
Descrizione
Si sale fino al rifugio Cesare Battisti si prosegue verso la mulattiera per malga rove , ad un certo punto nella prima semicurva si può notare sulla destra un ripido pendio , da li si parte per la salita del vajo , che non risulta molto impegnativo sotto il profilo tecnico ma richiede un buon allenamento circa 700 metri di dislivello, presenta una strozzatura a circa metà percorso , ma nel complesso risulta abbastanza chiaro come direzione , il vajo non possiede difficolta tecniche da renderlo complicato sotto il punto di vista alpinistico ma richiede un impegno fisico notevole , come del resto tutti i vaj che si fanno nel periodo senza la neve , le difficoltà aumentano notevolmente , ma lo spettacolo non ha eguali . La discesa può essere fatta sia dal 121 Ristele che dal 110 Passo della lora
RICORDO CHE QUESTO VAJO PUO ESSERE PERCORSO ANCHE IN INVERNALE , RICERCATELO NEI MIEI VECCHI POST
Cartografia : CAI Canale del Brenta e Massiccio del Grappa 1:25000
Descrizione
Dopo aver imboccato la Valsugana da Bassano del Grappa si prosegue a sinistra del Brenta , oppure si percorre la superstrada per Trento fino ad arrivare ad un ponte per raggiungere le Grotte di Oliero , superata l’entrata delle Grotte e arrivati al cimitero di Oliero in località Londa , si lascia l’auto e si prosegue a piedi scendendo verso Oliero di sopra , da li in mezzo le case si nota il segnavia del sentiero che parte proprio in una specie di canale fluviale , il sentiero e molto bello e classico delle zone una mulattiera di ciotolato in perfette condizioni di manutenzione adibita una volta per fare salire il bestiame sugli alpeggi , anche questo incrocia parte dell’alta via del tabacco , un’altro sentiero molto bello che passa gli antichi terrazzamenti adibiti alla coltivazione essiccazione e contrabbando del tabacco fino ad arrivare sulla fantastica valle delle Pozzette dove e d’obbligo entrare nella malga Le Pozzette , molto bella e ben curata dove si può anche acquistare dei prodotti tipici . Il sentiero non presenta difficoltà tecniche e molto scorrevole e bello , questi sono sentieri molto vecchi che in Valstagna sono molto frequenti e in ottime condizioni , certo si sale quindi qualche difficoltà rimane .
Cartografia : CAI Canale del Brenta e Massiccio del Grappa 1:25000
Descrizione
Dopo aver imboccato la Valsugana da Bassano del Grappa si prosegue a sinistra del Brenta , oppure si percorre la superstrada per Trento fino ad arrivare ad un ponte per raggiungere le Grotte di Oliero , superata l’entrata delle Grotte e arrivati al cimitero di Oliero in località Londa , si lascia l’auto e si prosegue a piedi superando la casa di riposo e si entra in un cortile di una casa segnalato attraverso il segnavia bianco rosso , si passa sotto un portico e si inizia una fantastica risalita attraverso i terrazzamenti ( masiere ) adibiti alla coltivazione del Tabacco , su supera una postazione di artiglieria e si entra nel sentiero dell’alta via del Tabacco , che viene percorso in parte , il sentiero e molto piacevole da percorrere anche se in alcuni tratti e ripido , molte sono le postazioni di avvistamento che permettono una visione panoramica del paese di Valstagna e della medesima valle , usciti dall’alta via del tabacco si incontrano diverse postazioni , si sale sulle cenge esposte, ma il sentiero è largo e buono, si attraversa l’impluvio della Valle Mille Covoli, quindi ai ricoveri del terrazzo roccioso, con grotte e trincee, della Grottona da dove si gode della più bella panoramica sulla Valbrenta, dalla forra di Cismon a Bassano del Grappa. Questo sentiero nel suo complesso e molto molto bello come del resto buona parte dei sentieri della Valstagna , anche se viene definito impegnativo io trovo che sia adatto a buona parte delle persone a cui piace la montagna , e d’obbligo una visita alla fantastica Malga Pozzette , che rientra nella parte di discesa del percorso per rientrare fino ad Oliero percorrendo prima il sentiero 800 e poi imboccando la fantastica mulattiera adibita alla salita del bestiame all’alpeggio sentiero 773
Complessivamente il sentiero, tra i più belli e panoramici della Valbrenta, è impegnativo e adatto ad escursionisti esperti ed allenati. Vi sono diversi tratti molto ripidi e faticosi, alcuni punti esposti tuttavia non pericolosi o difficoltosi data la larghezza della traccia. Da non sottovalutare la lunghezza ed il dislivello ed il fatto di trovarsi sempre in luoghi molto solitari ed isolati, nonostante all’inizio vi sia l’accompagnamento dei rumori della ‘civiltà’ della strada della Valsugana, e tra balze rocciose austere.
Cenni storici
Albino Celi ” El Vù “
Dedicato ad Albino Celi detto ‘El Vu’, per il fatto che dava del Voi a tutti, leggendaria figura di recuperante al quale si è ispirato il film ‘Il recuperante’ di Ermanno Olmi ed il libro ‘Le stagioni di Giacomo’ di Mario Rigoni Stern.
Pur essendo uno dei personaggi più noti in tutto l’Altopiano, erano in pochi a sapere il suo nome; il cognome non lo conosce quasi nessuno. Cominciò a lavorare ad Asiago, alla ricostruzione della città devastata dalla guerra. Un’attività che non gli piaceva perché alla sera doveva rispondere a qualcuno del suo operato, e infatti l’abbandonò presto per dedicarsi al recupero: un mestiere da poveri ma che non lo vincolava ad alcun capo o padrone. Cominciò a mettere insieme paletti in ferro, stufe da campo, legna da ardere. Tutte cose che i militari avevano abbandonato nelle trincee, nei baraccamenti, nelle gallerie e sul terreno. Poi si dedicò al recupero dei residuati bellici che era vietato, ma i controlli delle autorità erano scarsi e il Vu fu il pioniere di quella nutrita schiera di uomini che cercarono gli ordigni sparsi sull’Altopiano durante il primo conflitto. Li chiamavano i recuperanti. Per mangiare passavano il loro tempo cercando pezzi di metallo da vendere ai recuperi sparsi in zona. All’inizio si cercava il materiale pregiato come il rame, il bronzo, l’ottone, l’alluminio; il ferro era lasciato sul posto e raccolto alla fine, quando era l’unica roba commerciabile rimasta sul terreno.Diedero ispirazione al film di Ermanno Olmi “I recuperanti” e il modo di vivere in solitudine e in condizioni disagiate, per lo stile di vita semplice e schietto di Albino, figura più volte nel romanzo “Le stagioni di Giacomo” di Mario Rigoni Stern. Percorre la linea di postazioni approntate durante la prima guerra mondiale denominata ‘linea di sbarramento delle stelle e dei terrazzi’ (stelle per ‘stele’ o stee=tronchetti d’albero, e terrazzi per via delle masiere di Valstagna). Linea con capisaldi Col d’Astiago (raccordo sull’altopiano), Valstagna, Carpanè, Col Moschin (sul Grappa), con dietro l’altra linea di massima resistenza del Monte Campolongo (Rubbio, Altopiano), Tovi (Oliero), Case Gennari (Grappa), che dovevano coprire ed offrire la massima resistenza nel caso di sfondamento delle line dei ‘Tre Monti’ a Gallio durante la ‘Strafexpedition’ e controllare e battere il fondovalle della Valbrenta e Val Frenzela nel caso di sortite in valle. Per esigenze belliche venne approntato un acquedotto da Oliero (dalle sorgenti delle Grotte) al Col d’Astiago, sulle cui tracce è poi stato costruito l’attuale acquedotto che porta acqua sull’altopiano di Asiago.
Tratto Attrezzato e accessibile a tutti le corde servono come corrimano