Tempo di percorrenza del sentiero solo andata: 0h30
Dislivello totale : 150 m
Quota massima raggiunta : 882 m
Dopo aver percorso la strada asfaltata di vallarsa in direzione Rovereto superato il Pian delle Fugazze , si giunge nell’abitato di Valmorbia , girando sulla destra si può trovare un piccolo posteggio dove lasciare l’auto , si prosegue a piedi per circa 30 minuti passando per l’abitato , e imboccando una mulattiera che conduce verso il forte, e agibile fino alle cupole corazzate che non sono mai entrate in funzione perchè l’opera di costruzione all’inizio della guerra non era stata ultimata. E un forte molto bello da vedere che offre una visuale sulla Vallarsa veramente unica e questo fa intuire l’importanza di prendere possesso del Forte
Strada da Pozzacchio
In alternativa si prosegue con l’auto e fino all’abitato di Pozzacchio e salire attraverso la rotabile che porta al forte , superata una curva si entra in un parcheggio dove si lascia l’auto e si prosegue a piede per circa 20-25 minuti fino ad arrivare al Forte
Sentiero della Garne
In alternativa si prosegue con l’auto e fino all’abitato di Pozzacchio e salire attraverso la rotabile che porta al forte dopo aver superato la sbarra si incontra un bivio con un sentiero che raggira il forte sulla base fino ad incrociare il sentiero che sale da Valmorbia e poi risalire fino al Forte
RICORDO CHE L’ENTRATA UFFICIALE DEL FORTE E SITUATA SULLA ROTABILE CHE SALE DA POZZACCHIO , QUINDI IL SENTIERO DELLA GARNE PORTA AL FORTE DAL LATO DI ATTACCO.
Cenni storici
Un’opera (werk), un forte (werk: si dice allo stesso modo: ingegneria e arte della guerra) in pratica inespugnabile. Su di una struttura del genere anche le artiglierie a lunga gittata della prima guerra avevano scarso effetto. L’unica soluzione possibile è minare e far saltare l’intera struttura, come si è fatto in altri casi. Il Werk Valmorbia fu però preso dagli italiani il 3 giugno 1915, quando gli Austriaci lo abbandonarono per attestarsi in maniera difensiva su posizioni più arretrate. Poco più di un anno dopo, il 29 giugno del 1916, il forte fu ripreso dagli Austriaci e austriaco rimase, nonostante tutti gli sforzi, fino a guerra conclusa. La solita assurda carneficina di fanteria contro mitragliatori automatici in posizione vantaggiosa.
Costruzione
Come altri forti dell’epoca, fu parzialmente ricavato da una formazione rocciosa e rinforzato con elementi aggiuntivi di calcestruzzo armato. Il forte è dotato di gallerie interne, depositi, alloggiamenti, camminamenti protetti e postazioni di tiro esposte sulla valle. Il forte si sviluppa su due livelli collegati da scale in calcestruzzo armato ed un terzo livello più profondo era stato previsto e abbozzato. All’interno vi era anche un complesso sistema di canali e vasche che permetteva la raccolta dell’acqua piovana.
La strada di accesso al forte costruita dagli austro-ungarici, partiva dall’abitato di Pozzacchio, attraversava due gallerie scavate nella roccia, una delle quali ed era dotata di una postazione difensiva di retroguardia. Una ferrovia a scartamento ridotto si inerpicava per la strada, per garantire rapido afflusso di materiali. Nell’immediato dopoguerra, nell’ambito della ricostruzione degli abitati situati lungo la linea del fronte, il Regio Esercito Italiano costruì una strada carrabile di accesso al forte, ora in degrado e percorribile come mulattiera, che sale dalla frazione Dosso di Valmorbia in Vallarsa.
Come tutte le fortificazioni austroungariche del fronte tridentino-veneto costruite a partire dal primo decennio del ‘900, il forte era concepito per resistere al tiro degli obici da 305 mm a lunga gittata e tiro indiretto, le artiglierie più distruttive disponibili alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
Il forte costituiva un elemento della linea difensiva meridionale dell’impero austroungarico verso il Regno d’Italia: gli austriaci strinsero con gli italiani la triplice alleanza, ma ritenendo inaffidabili gli alleati, fortificarono i confini del Sud-Tirolo. L’opera dava continuità alla linea difensiva austro-ungarica del Trentino meridionale, che iniziava da Riva del Garda verso Rovereto, proseguiva con i forti Matassone e Pozzacchio che sbarravano l’accesso dalla Vallarsa, per poi salire sul gruppo del Pasubio verso gli altipiani di Folgaria e Lavarone.
La costruzione dell’opera fu iniziata nel 1911. Al momento dello scoppio del conflitto con l’Italia erano completi solo il fossato di gola, la galleria centrale a ferro di cavallo e la struttura in calcestruzzo atta ad ospitare l’armamento principale. Erano previsti infatti tre obici da 100 mm protetti da cupole girevoli in acciaio, che, al momento dello scoppio delle ostilità, erano fermi in Val d’Adige, alla stazione di Calliano e furono in seguito impiegati in altre opere militari a Trento. In sostituzione, sulla sommità del forte, furono impiegati pezzi da montagna. Un ponte ricavato dalla roccia attraversa il fossato di gola; ne era prevista la demolizione non appena le cupole in acciaio fossero state trasportate sulla sommità del forte, tramite la ferrovia a scartamento ridotto che percorreva il ponte stesso, evento in seguito mai verificatosi.
Storia
Gli austriaci abbandonarono il forte poco dopo l’inizio delle ostilità, su ordine del comando di Innsbruck, per attestarsi in maniera difensiva su posizioni più arretrate, nei pressi di Rovereto. Il forte fu preso dagli italiani il 3 giugno 1915, che non ritennero di armarlo in maniera efficace a sopportare attacchi austro-ungarici importanti, come quello che si sarebbe sviluppato a partire dal maggio del 1916. Poco più di un anno dopo, infatti, il 22 maggio del 1916, nell’ambito della più ampia Strafexpedition (Spedizione punitiva, conosciuta dagli Austriaci come Battaglia degli Altipiani), il forte fu ripreso dagli austriaci.
Durante la controffensiva italiana seguente alla StrafeExpedition, nella notte tra il 28 e il 29 giugno 1916, fu tentata una sortita per la riconquista del forte da parte di due compagnie del 72° Fanteria, al comando del capitano G. Bernasconi. Gli italiani aggirarono il forte passando dal fondo valle lungo il torrente Leno, e risalirono la ripida fiancata verso il paese di Pozzacchio. Con il favore del buio neutralizzarono le sentinelle austriache, fecero prigionieri numerosi ufficiali e soldati austriaci che stazionavano nelle baracche esterne al forte e iniziarono un cruento assedio con mitragliatrici puntate verso le feritoie e il fossato di gola, occupando alcune caverne della sezione Sud. Una parte della guarnigione del forte non coinvolta nell’azione, perché occupava il settore Nord, i 60 uomini della 4ª compagnia comandata dal tenente A. Enrich, riuscì a rompere l’assedio a prezzo di fortissime perdite da entrambe le parti, tra gli assedianti e i prigionieri austriaci, ristabilendo il controllo austriaco.
Successivamente all’esaurirsi degli eventi connessi alla StrafeExpedition, il forte Pozzacchio non fu più coinvolto in azioni significative. Fu abbandonato dagli austro-ungarici nel novembre del 1918, fu dismesso dal Demanio Militare Italiano il 12 agosto 1927 e venduto a privati
VOLEVO SEGNALARE IL SITO E GLI ORARI DI APERTURA DEL FORTE , ED IL PREZZO PER IL SUO ACCESSO . LA VISITA AL FORTE RICHIEDE CIRCA 1 ORA E 30 VISTA LA SUA GRANDEZZA .
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Ciao Volevo segnalare il sito del forte con gli orari di apertura e le tariffe per la sua visita …Buon cammino