
Se la Luce restava spenta, capitava spesso che qualcuno ci chiamasse per sapere se andava tutto bene. Quella piccola lampada sul muro della malga era divenuta, ormai, un faro in montagna. Erano in tanti a dirci chi gli davamo speranza, che avevamo acceso in loro la voglia di uno cambiamento, e dato la sicurezza era rimasto qualcosa, qualcuno che ancora coltivava la sua diversità, senza lasciarsi assorbire dai modi sfrenati, dalle rigide burocrazie e leggi che spesso perdono il senso vero del mondo in cui viviamo. Per 6 anni abbiamo lottato come famiglia, sostenuti e aiutati da tanti che come noi ci credevano, per abbattere tanti preconcetti. Abbiamo perso e guadagnato amici in questo lungo periodo, qualcuno di questi ci manca tanto, Ermano, mio caro insegnante, Lele mio caro fratello, tu Rachele mia sorellina, roccia a cui vogliamo tanto bene… Abbiamo passato la più severa tempesta di questo secolo e anche trascorso qui il più severo Inverno e sempre con la benedizione della nostra cara Amata Montagna. Abbiamo visto il mondo cambiare come mai visto prima d’ora, ma noi abbiamo sempre creduto in ciò che facciamo e abbiamo provato a non cambiare, nonostante tutto. I nostri modi, il nostro mondo, sono rimasti gli stessi durante tutto questo tempo. Abbiamo fatto ciò che crediamo giusto, vivere la montagna in ogni sua stagione, vi ci siamo dedicati e abbiamo fatto del nostro meglio per curarla tutto l’anno. Una struttura in montagna, usata solo per una stagione, per un periodo limitato, sia questo l’estate o l’inverno, per noi rappresenta uno spreco delle risorse, uno sfruttamento e non una convivenza. Dobbiamo creare una struttura economica in montagna, integrata, rispettosa dei cicli naturali e sostenibile, non di prevaricazione e abbandono. C’è il bisogno di creare delle opportunità per le giovani famiglie che vogliono lavorare con passione a progetti ecosostenibile in aree montane, a tutela e salvaguardia del loro territorio. Questi sono i valori che abbiamo cercato di accrescere, curare e sui quali abbiamo cercato di fondare la realtà di Malga Foraoro. Purtroppo ora, con nostra amarezza, la luce dovrà rimanere spenta, il faro è stato offuscato della mancanza di visione e coraggio di un’amministrazione che continua a voltare le spalle e chiudere le porte, insensibile alla ricerca di un futuro economico sostenibile, un’amministrazione che non si dimostra capace di valorizzare la squadra di gestori giovani che hanno dimostrato la loro capacità imprenditoriale in questi ultimi anni, portando l’anello delle Malghe di Caltrano al suo attuale lustro, attraverso piani locali e non solo. La chiusura invernale della Malga, ormai aperta da 3 anni in questa stagione, è il risultato dell’arroganza di chi, come amministrazione, avrebbe dovuto tutelare e valorizzare questo patrimonio unico e dal grande potenziale e che invece con incuria e incapacità gestionale ha mostrato una negligenza senza paragoni. La famiglia Pozza Pereira vorrebbe ringraziare la Famiglia Sandona per la fiducia e le opportunità che ci hanno dato, lasciandoci carta bianca per la gestione di monte Foraoro. Vorremo dire grazie a Marco Sandona che in qualità di Sindaco ha avuto il coraggio di firmare la prima proroga, a Girolamo Zenari, a Ermano Zenari e tutta la famiglia Zenari che ci sono state sempre vicini, nei momenti più belli ma anche nei più difficili. A Lorella e Francesco chi ci hanno aperto la strada. A tutti i volontari internazionali chi ci hanno dato una mano, a tutti coloro che hanno lavorato con noi con passione e sorriso. Grazie. E infine un ringraziamento specialmente agli amici che sono sempre presenti, i Rigon, i Dal Santo, i Dal Pra, i Raumer, i Valincanta e i nostri sponsor, in particolare la Ercole Tempo Libero che è sempre stato presente. Tanti sicuramente mancano, ci scusiamo e speriamo sappiate quanto importanti siete per noi scusate, siete stati voi a darci la forza di credere, i nostri clienti, i nostri ospiti, i nostri amici a voi il nostro più sincero GRAZIE . Ci sarebbe ancora tanto da dire ma questa non è la conclusione del nostro libro
, non ancora…
Vitor Pereira