Cartografia : Edizioni Zanetti – n°101 Pale di San Martino 1:25000
Come arrivare
Si sale attraverso la valle di Vanoi fino ad arrivare a San Martino di Castrozza , superato l’abitato si imbocca la strada che porta al Passo Rolle e si raggiunge la stazione di partenza della funivia di Colverde.
Descrizione
Questo itinerario ci porterà sempre sul Rifugio Rosetta Pedrotti , attraverso il Passo di Val di Roda e raggiungendo cosi poi il Rifugio , il sentiero percorre una prima parte su una carrabile che porta anche all’imbocco dapprima del n.725 del Cacciatore e poi il n.724 della strada forestale che porterà a raggiungere il n.721 che salirà fino al Rifugio Velo della Madonna . Ma per ora a noi interessa salire il sentiero n.702 forse uno dei più belli dellle Pale accesisbile a tutti i buoni camminatori , con panorami e scorci che donano emozioni continue, raggiunto il primo bivio si sale in maniera abbastanza severa, anche se i zig zag attenuano la fatica ed i passaggi tra abeti , pini e larici lo rendono molto piacevole fino a raggiungere la serie di tornanti su terreno detritico che ci porterà nel Col de Bechi a quota 2048 m. in un tratto prativo che ci permette di ammirare il versante opposto delle Pale, ovvero le piste da sci di San Martino di Castrozza, il zig zag ora procede su roccie detritiche e sale ripido fino ad incrociare il sentieroche a destra porta sul passo di Ball attraverso il n.715, mentre a sinistra dapprima ci porterà al Col della Fede 2780 m. poi sempre sul 702 attraverso un sentiero con molti tornanti in un terreno ostico e roccioso, passando sotto la Croda di Roda si raggiungerà il passo Val di Roda 2560 m. e successivamente il pianoro del Rifugio Rosetta Pedrotti. Lo scenario lunare delle Pale di San Martino è qualcosa di una bellezza unica ed ineguagliabile. La salita anche se severa e difficile porta in un luogo indefinibile sotto il profilo panoramico e della maestosità delle sue creste e cime che intorno al rifugio Rosetta , al ghiacciaio della Fradusta .
Ritorno
Il ritorno per chi non volesse scendere dallo stesso può essere fatto dal 701 che scende attraverso un zig-zag fino alla funivia di partenza per il Col verde, in alternativa per chi dovesse essere in difficoltà potrà discendere in Funivia
Per accedere al lago di Braies, da un pò di tempo si deve prenotare sia se si voglia salire in auto che in bus con il servizio pubblico che porterà direttamente al lago con il libero accesso , ricordo che la valle viene chiusa al traffico nelle fasce orarie giornaliere ed è facile ricorrere a multe e sanzioni se le stesse non vengono rispettate, la via più semplice ed economica rimane il servizio pubblico dove le prenotazioni possono avvenire attraverso questo sito https://www.prags.bz/it
Descrizione
Il lago situato a 1.496 metri, giace ai piedi dell’imponente parete rocciosa della Croda del Becco ( Sass dla Porta, 2.810 m) e si trova all’interno del parco naturale Fanes-Sennes-Braies. Ha un’estensione di circa 33 ettari con una lunghezza di 1,2 km e una larghezza di 300-400 metri. È uno dei laghi più profondi della provincia di Bolzano , con ben 36 metri di profondità massima e una profondità media di 17 metri. La temperatura massima dell’acqua è di 14 °C. È un lago di sbarramento, in quanto la sua creazione è dovuta allo sbarramento del Rio de Braies a causa di una frana staccatasi dal Sasso del Signore . Il lago è una meta turistica ed è circondato su tre lati da cime dolomitiche, tra cui la Croda del Becco. È il punto di partenza dell’Alta Via n°1delle dolomiti detta “La classica” che arriva fino a Belluno ai piedi del Gruppo dello Schiara.
Il giro del Lago di Braies richiede circa 1h30. Il percorso è lungo 3,6 km e ha un dislivello di circa 100 metri, considerato facile e adatto a tutti. Il percorso ad anello intorno al lago è ben segnalato e può essere percorso in entrambi i sensi. È possibile prendersela comoda e fare diverse soste per ammirare il paesaggio e scattare foto. In inverno, a causa del ghiaccio e della neve, il percorso potrebbe essere più impegnativo e richiedere attrezzatura da trekking.
Leggenda sulle origini del lago
La leggenda vuole che la vallata di Braies fosse abitata da brutti selvaggi che custodivano l’oro delle vicine montagne, prezioso per il suo splendore ma che li rendeva duri nell’animo. Quando nella valle apparvero allevatori con il loro bestiame, i selvaggi regalarono loro alcuni oggetti d’oro. Gli allevatori alla vista di tale abbondanza d’oro divennero avidi e iniziarono a impadronirsi della materia prima. La popolazione dei selvaggi decise di impedire loro di raggiungere le montagne e fece sgorgare alcune sorgenti d’acqua, che crearono a valle il lago di Braies, che impediva agli allevatori di poter rubare altro oro ai selvaggi. Secondo la tradizione ladina il nome Sass dla Porta deriverebbe dalla saga del Regno di Fanes, un antico reame della mitologia ladina , che sarebbe esistito nelle attuali vallate dolomitiche in tempi immemorabili. Ogni anno, in una notte di luna piena, i pochi superstiti del popolo dei Fanes, distrutto dall’avidità di un re usurpatore, escono dall’enorme buco naturale scavato nella roccia del monte e fanno in barca il giro del lago, guidati dalla loro regina e da Lujanta, mitica eroina che viene affidata alle marmotte come pegno dell’alleanza tra la regina e le marmotte, ricevendo in cambio una piccola marmotta.
Cenni storici
La seconda guerra mondiale
Presso l’hotel del lago di Braies (Hotel Pragser Wildsee) si è verificato uno degli ultimi episodi della seconda guerra mondiale in Italia. Verso la fine di aprile del 1945 le SS vi condussero 141 prigionieri, molti dei quali illustri: l’ultimo cancelliere austriaco prima dell’Anschluss(l’annessione nazista dell’Austria, nel 1938) Kurt Alois Von Schuschmigg , l’ultimo primo ministro della Terza Repubblica Francese Léon Blum, il generale italiano Sante Garibaldi, il figlio del maresciallo Pietro Badoglio, l’ex primo ministro ungherese Miklòs Kàllay, il comandante in capo dell’esercito greco generale Alexandros Papagos, con tutto il suo stato maggiore, il tenente sovietico Vassilij Kokòrin (nipote del commissario del popolo agli affari esteri dell’URSS Vjaceslav Michajlovic Molotov), Nikolaus Von Horthy (figlio del reggente del regno ungherese ammiraglio Miklòs Horthy), il vescovo francese di Clermont-Ferrand Gabriel Piguet, l’ex-capo di stato maggiore tedesco e generale d’armata Franz Halder con la consorte, nonché numerosi familiari del colonnello di stato maggiore tedesco conte Claus Schenk Von Stauffenberg autore dell’attentato ad Hitler del 20 luglio 1944 fu un tentativo di colpo di stato tramite l’assassinio , organizzato da oppositori militari, politici e della nobiltà tedesca. I congiurati vedevano nella morte del dittatore l’elemento fondamentale per il rovesciamento del regime nazista. Tuttavia, Hitler rimase solo lievemente ferito dall’esplosione della bomba che doveva ucciderlo, depositata dal colonnello della Werhrmacht
La mattina del 4 maggio 1945, alle 6:45, arrivò presso il lago di Braies la prima pattuglia americana e avvenne la cessione dei 141 ostaggi agli alleati. I tedeschi della Wehrmacht furono disarmati e fatti prigionieri. Le armi furono lasciati al capitano von Alvensleben e a un altro ufficiale, tenendo conto del loro comportamento. Per i tedeschi presenti tra i prigionieri si decise che coloro che non avevano avuto alcun rapporto con i nazisti avrebbero potuto essere liberati dopo un periodo di detenzione a Capri. Tutti gli altri tedeschi vennero arrestati. Tra di loro il generale Alexander Von Falkenhausen , il generale d’armata Franz Halder, il principe Filippo D’Assia, Hjamar Schacht, il generale George Thomas , Fritz Thyssen, L’ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg fu liberato assieme alla sua famiglia e scelse di emigrare negli USA.
Dopo avere percorso la Vallarsa e raggiunto Rovereto si prosegue verso l’abitato di Ala, per poi raggiungere l’abitato Marco di Rovereto da lì lungo la strada principale in una laterale a sinistra partirà il nostro itinerario .
Descrizione
Questo sentiero il 116 parte da località Cumerlotti , un abitato poco lontano da Serravalle d’adige e sulla strada che porta ad Ala, il sentiero per una buona parte sale su stradina asfaltata che transita in mezzo ai preziosi vigneti , si parte sulla strada principale prendendo la direzione verso il Santuario di San Valentino, si attraversa una profonda gola , prima di raggiungere l’omonimo santuario , la strada prosegue costeggiando un terreno recintato e ben tenuto, fino a raggiungere la Colonia di Prabubolo situata alla fine della strada e dov’è presente un cancello, superata la colonia dov’è presente anche una chiesetta , si ricomincia a salire ma lo si fa in mezzo al bosco, incontrando durante la risalita alcuni cimiteri.
Cenni storici
“Termopili d’Italia” è un soprannome dato a diverse località e battaglie in Italia per la loro importanza strategica e la resistenza eroica contro un nemico numericamente superiore, richiamando la famosa battaglia delle Termopili greche
Passo Buole
Il passo buole divide la Vallarsa dalla Val Lagarina e sul crinale che dal Carega porta verso a Rovereto, il 4 giugno del 1915 i reparti del 6°rgt Alpini Vicenza e Verona raggiungevano da lì il monte Zugna completando cosi la conquista di tutta la dorsale , il 15 maggio del 1916 gli austriaci tentarono l’accerchiamento degli italiani estesa su tutte e tre le valli , la Vallarsaa attraverso il pian delle Fugazze , lungo la val Terragnolo per il passo della Borcola e da Folgaria sulla Val d’Astico con lo scopo di accerchiare l’esarcito italiano ed entrare nella pianura vicentina , era anche previsto una riconquista delle posizioni della dorsale Zugna-Carega per poter dare spazio ai movimenti delle truppe in Valle.
Il 19 maggio gli austroungarici occupavano il monte Spil , il Col Santo ed il Monte Testo , con l’obbiettivo di scendere in Vallarsa , gli italiani per evitare di essere accerchiati alle ore 14 del 19 maggio retrocessero dalla linea avanzata di Matassone e Pozzacchio alla più arretrata di Dietro in Gasta-Pasubio, nei tre giorni che impiegarono gli austroungarici per raggiungere di nuovo un contatto con gli italiani, gli stessi si trovarono il tempo di riorganizzare le truppe ma si trovavano con il lato destro scoperto e inserito per circa 8 km nelle linee nemiche , cosi il comendo italiano decise di frastagliare le forze che dal crinale dello Zugna porta verso in passo Jocole , la cima Levante, con lo scopo di impedire al nemico di salire la Vallarsa con rifornimenti , artiglierie ed uomini.
Santuario San Valentino
Su un dosso che domina la Vallagarina dalla chiusa di Serravalle fino al castello di Sabbionara sorge il santuario di San Valentino. La chiesa fu consacrata nel 1329, quando il culto del martire era già diffuso nella vallata. II colle era meta di frequenti pellegrinaggi, e la costruzione del santuario si protrasse, attraverso successivi ampliamenti, per tutto il Medioevo. Il culto e la devozione al santo risalgono a tempi remoti, e si rafforzano in particolare dopo la donazione delle reliquie nel 1645. In questa occasione ci fu una grandiosa processione, ripetuta anche duecento anni dopo, come nuovo solenne atto di devozione al santo che si riteneva avesse protetto la popolazione dall’ondata di colera che si era abbattuta sulla zona. Oggi, la prima domenica di settembre si ripetono solenni celebrazioni religiose. La profonda venerazione popolare per San Valentino è testimoniata anche dagli innumerevoli “ex-voto” appesi lungo la parete della navata sinistra. Molti di questi raffigurano episodi drammatici di vita quotidiana come incidenti, malattie, catastrofi naturali, in cui i fedeli riconoscono l’intervento salvifico del santo. Ci sono varie discussioni su quale martire sia il San Valentino venerato dalla popolazione alense. Vi sono infatti testimonianze sia di un vescovo di Terni che di un sacerdote romano, entrambi del III secolo dopo Cristo, celebrati il 14 febbraio e la cui storia di martirio coincide. Si tratta di due persone diverse o è il medesimo martire? Dalle fonti storiche Valentino risulterebbe essere stato un cittadino romano nato all’inizio del III secolo. Durante le persecuzioni del breve impero di Claudio II, Valentino fu catturato, e, dopo un lungo processo, giustiziato lungo la via Flaminia il 14 febbraio dell’anno 269. Subito dopo la sua morte si svilupparono il culto e la devozione da parte della comunità cristiana. Il Santuario ebbe il ruolo di ospedale militare durante la prima guerra mondiale e dal 1925 una delegazione alense cercò di realizzare l’Ossario ai caduti di Passo Buole all’interno di una navata della chiesa, progetto che non venne recepito. Successivamente venne utilizzata come magazzino e deposito di munizioni durante gli anni della seconda guerra mondiale. Durante questi conflitti la struttura fu molto danneggiata e deve il suo attuale aspetto al restauro promosso nel 1982 da un gruppo di volontari, che sistemarono anche la casa di preghiera annessa all’edificio religioso. La più antica via d’accesso al santuario, la strada della “via crucis”, sale dalla frazione Marani per una breve serie di tornanti che si inoltrano nel bosco. Caratteristici sono i capitelli, di recente restaurati, e la vegetazione, tra cui spiccano alcune querce secolari.
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Si sale con l’auto fino al posteggio iniziale che sale a Val Campo di Dentro situato all’imbocco della valle, ricordo che il posteggio è a pagamento , ci sono diversi posteggi salendo la valle ammesso che la sbarra sia alzata , dopodichè funziona una navetta che fa da spola dal posteggio fino all’ultimo posteggio a circa 30 minuti dal rifugio che devono per forza essere percorsi a piedi, invito chi alloggia in zona , su albergo o campeggio ad usare i mezzi pubblici in quanto la spesa sarà minore, raggiunto il posteggio si potrà scegliere di salire a piedi.
Descrizione
La prima parte di avvicinamento al rifugio Tre Scarperi attraverso il sentiero 105 è molto facile su rotabile con alcuni tratti detritici porta in una piana fantastica , per poi dopo averla attraversata si raggiunge un piccolo monumento dedicato ad un alpino dove si incrocia un primo bivio che porta alla forcella dei Baranci segnavia 8, si supera un secondo bivio per il Passo grande dei Rondoi 9-10. Dopo aver attraversato il piano detritico si inizia una salita abbastanza ripida attraversando un primo stretto canalone erboso ed in parte boschivo con tratti di scalette in legno e tratti meno ripidi che si alterneranno di continuo divenendo in alcuni punti molto impegnativi, fino a raggiungere la parte rocciosa del sentiero dove la valle si apre e il sentiero prosegue zigzagando pietre e rocce di varie dimensioni , la presenza di alcuni tratti con scalini in legno ne facilita la percorrenza e mantiene una buona sicurezza , poi si inerpica in tratti erbosi ed inizia anotare la presenza di postazioni di guerra austroungariche, raggiunta la forcella sulla destra si noteranno le postazioni del Passo dell’alpe mattina , e sulla sinistra la torre di Toblin , mentre proseguendo il sasso di sesto completa la linea di fronte , fino a poi raggiungere il rifugio Locatelli Innerkofler.
Cenni storici
Scontri del 30 ottobre 1915
Ai primi di settembre 1915, i Landesschützen vennero sostituiti dalle truppe del tenente colonnello Von Paumgarten, con l’ausilio di 1 batteria da campagna, 2 cannoni da montagna, 2 obici e 2 plotoni dotati di mitragliatrici. A contrastare tali forze, vi erano fin dal 9 settembre i bersaglieri dell’8° appostati sul Sasso di Sesto. Il 3 ottobre, il comando venne preso dal capitano Burger, che elaborò un nuovo piano d’attacco. Infatti il 30 ottobre, verso l’una di notte, una prima colonna si scontrò con le truppe italiane a sud della cima, cercando di distogliere l’attenzione del nemico dalla vetta, da dove volevano penetrare le truppe austriache al comando del sottotenente Hirsch. Il tutto però fallì dopo che l’artiglieria italiana iniziò a prendere di mira il Sasso; il giorno seguente verso le 13, i bersaglieri tornarono alle loro trincee.
Un nuovo attacco fu deciso per il giorno seguente; il 1º novembre le truppe austro-ungariche riuscirono a conquistare la vetta del Sasso di Sesto e a piazzare alcune cariche esplosive. Gli italiani riuscirono a respingere il tentativo di sabotaggio, ricacciando indietro il nemico e involontariamente fecero sì che non avvenisse alcun contatto per lo scoppio delle cariche. Questo fu l’ultimo tentativo nel 1915 di conquistare questa cima, dato che il tempo andava sempre più peggiorando.
Scontri dell’aprile 1917
Nel marzo 1917la III compagnia degli Standschutzen di stanza a Innsbruck , appena arrivata a sostituire le truppe precedenti, decise di conquistare la cima del Sasso di Sesto, posto poco più a sud della loro posizione, la Torre di Toblin. Iniziarono così a scavare una galleria sotto la coltre di neve che superava i 3 metri di altezza.
L’ordine d’attacco fu dato l’11 aprile 1917 , quando l’ultimo diaframma della galleria fu fatto crollare appositamente. L’iniziale avanzata di 50 soldati al comando del tenente Tschamler, sorprese facilmente i primi alpini che furono catturati ancora nel sonno. Ai livelli inferiori delle gallerie italiane vi fu il tempo di allarmarsi e fu così che iniziò uno scontro all’arma bianca e lanci di bombe a mano. In poco meno di un’ora e mezza, poco prima della mezzanotte le truppe austro-ungariche, anche grazie al numero superiore, conquistarono il Sasso. A tale attacco, partecipò anche il soldato-donna Viktoria Savs , che fu poi ferita ad una gamba il 27 maggio.
Gli italiani, dalle prime luci dell’alba iniziarono un duro contrattacco, che anche grazie all’uso di mitragliatrici , costrinse le truppe nemiche a tornare verso la sommità della cima. Nonostante ciò, gli scontri, sempre più cruenti durarono fino alle ore 13, quando il comando austriaco decise per una saggia ritirata.
Cartografia : Lagiralpinan°24 Dolomiti di Sesto 1:25000
Come Raggiungere
Si sale fino a Bagni di Moso dove parte anche la funivia per la Croda Rossa di Sesto, raggiunto il parcheggio si lascia l’auto e si prosegue a piedi, per chi alloggia in albergo o in campeggio c’è la possibilità di raggiungere la partenza con i mezzi pubblici.
Descrizione
Il percorso non presenta difficoltà ed è l’ideale anche per le famiglie, si parte seguendo il sentiero 17, anche se dopo verso la cima diventerà 15, situato a lato del posteggio, si sviluppa parte in carrabile sterrata e parte in stupendi boschi, e attraversa numerose volte le piste da sci , costeggiando inoltre il piccolo laghetto adibito per i cannoni sparaneve, si sale sempre abbastanza dolci con alcuni tratti un pò più pendenti , eventualmente si può salire anche in funivia ed eventualmente scendere a piedi. Raggiunta la parte sommitale , un bellissimo rifugio vi attenderà situato ai piedi della Croda rossa di Sesto che fu teatro di grandi battaglie nella prima guerra mondiale 1915-1918 dove sgli austroungarici si avevano posizionati per difendere il loro territorio, il rifugio Rudi Hutte 1925 m , molto bello ed accogliente, sotto si vede l’altro rifugio Prati di Croda Rossa .
Il tracciato segnalato con il numero 15 invece taglia un pò di strada ma sale molto più ripido , e si raccorderà sulla cima con il 17 proveniente dalla strada rotabile.
Esiste inoltre un Sentiero per famiglie in quota quello dello spirito delle rocce da percorrere in circa 40 minuti
Ritorno
Per il ritorno si scende dallo stesso itinerario, oppure si può scendere anche in funivia eventualmente , mentre per chi vuole proseguire l’avventura, nella parte opposta al punto di salita scende un’altro sentiero segnalato con il 124 sulle bandierine colorate ma 19A sui cartelli posizionati nei bivii, fino a raggiungere il posteggio dell’alta val fiscalina e attraverso la ciclabile rientrerete ai Bagni di Moso.