CASSO ERTO
Vorrei dire solo due parole su questo mio post , andateci solo per vedere dove può arrivare la stupidità e la presunzione dell’uomo che con il potere dei soldi vorrebbe trasformare la natura e plasmarla a suo piacere , finche non torneremo a scoprire gli antichi valori della vita tutto questo progresso sarà inutile , perchè verrà sempre male utilizzato .
Ci ho messo 30 anni per salire su questo luogo , alla fine ci sono riuscito , sono andato da Longarone fino a Casso e poi ad Erto .
Per chi vuole approfondire : http://www.vajont.net/page.php?pageid=SEZIO005
vi lascio con questa frase di Sandro Pertini
9 ottobre 1983 ” Triste giornata tra gente meravigliosa …la sciagura è una cosa che dobbiamo sempre tenere presente per il domani .
Voglio segnalare anche lo spazio fotografico allestito al cimitero delle vittime del Vajont , nel piccolo paese di Fortogna situato a dopo Longarone verso Belluno , li oltre alle 1917 vittime , si possono vedere esposte al pubblico in orari di apertura una serie di fotografie e oggetti raccolti dopo la tragedia .
Vajont 9 ottobre 1963 ore 22.45
“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua e traboccata sulla tovaglia . tutto qui .Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso grande come una montagna e di sotto , sulla tovaglia , stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi ” Dino Buzzati Il corriere della sera venerdi 11 ottobre 1963
Il Coraggio di Tina Merlin sul disastro del Vajont
La Merlin, staffetta partigiana, conosceva ogni angolo dei paesi di Erto, Casso e Longarone e aveva percorso mille volte i boschi intorno al Monte Toc, dove doveva essere costruita la grande diga. Aveva parlato e parlato ancora con tutti gli abitanti che si opponevano alla costruzione della diga perché tutto il terreno di quelle zone era friabile e pericoloso, ma la SADE non voleva ascoltare niente e nessuno. Prima di tutto il profitto, poi la popolazione . La Merlin venne addirittura denunciata per diffamazione dalla SADE, ma i giudici l’assolsero dopo la testimonianza degli abitanti di Erto e Casso. Lei continuò ad andare avanti e i parlamentari della zona presentarono tutta una serie di interpellanze in Parlamento, ma non successe niente. La SADE era più forte di ogni altro potere e la diga fu costruita nonostante le prime frane e le grandi spaccature nel terreno. Poi il 9 ottobre del 1963 la tragedia con il precipitare del Monte Toc nell’invaso della diga. Arrivarono giornalisti da tutta Italia e dall’Europa, ma i pochi superstiti di Longarone, di Erto e Casso, impedirono loro di avvicinarsi ai pochi sassi che restavano dei paesi. Come racconteranno poi Indro Montanelli ed Enzo Biagi solo Tina Merlin, la nemica della SADE, poté passare. Gli uomini, davanti a lei, si toglievano il cappello e le donne l’abbracciavano piangendo.
Erto e Casso
L’esistenza di Erto è documentata da resti di età romana risalente all’VIII secolo, mentre l’origine di Casso, più recente, è attestata nel secoloXI. Tra i due abitati permangono anche notevoli differenze linguistiche: a Erto si parla un dialetto intermedio dolomitico e il friulano , mentre a Casso un dialetto Veneto bellunese. Anche dal punto di vista ecclesiastico i due abitati sono separati: Erto fa parte della diocesi di Pordenone, mentre Casso è in diocesi di Belluno
Casso non è parrocchia propria, infatti rientra in quella di Santa Maria Immacolata in Longarone .
Alla fine degli 50 la comunità era profondamente legata all’economia agricola tradizionale, integrata con il piccolo commercio ambulante. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60, la SADE realizzò il progetto di utilizzo della Valle del Vajont come bacino artificiale . Venne, quindi, innalzata nella forra del Colombèr una diga a doppia curvatura di 265 metri di altezza. Nel 1960, in occasione dell’inizio del primo invaso di collaudo, si verificarono due frane: di conseguenza, venne disposto il monitoraggio del versante instabile, dell’estensione di 200 ettari. Il serbatoio venne nuovamente collaudato effettuando un secondo riempimento nel 1962 e un terzo nell’anno successivo. Nonostante l’imminenza della frana non vennero adottate misure adeguate di protezione degli abitati.
La notte del 9 ottobre 1963 , dal vicino Monte Toc, situato di fronte alle frazioni di Erto e Casso, si staccò una parte della montagna che finì nel sottostante bacino idrico delimitato dalla Diga del Vajont. Le onde che ne scaturirono distrussero completamente le borgate di Fraseign, Spesse, Pineda, Prada, Marzana e San Martino e parte dei due capoluoghi. Questo tragico episodio, le cui vittime a Erto e Casso furono 347, è noto come disastro del Vajont .
La vicenda, che causò circa duemila morti per il conseguente allagamento della valle di Longarone.
Il comune, per la sua architettura peculiare, è stato dichiarato nel 1976 monumento nazionale e, pertanto, vincolato con la Legge 1089/39.
Negli ultimi anni, da un accordo con l’istituto nazionale della Montagna, si sta anche sviluppando il progetto “EcoMuseo Vajont: continuità di vita”, ideato per sostenere lo sviluppo del territorio e valorizzare il centro storico.
Medaglia d’Oro Per Meriti Civili
«In occasione dell’immane disastro abbattutosi sul suo territorio, nel quale numerose persone, perdevano la vita e molti fabbricati andavano distrutti, la forte popolazione di Erto-Casso, prodigandosi nell’opera di soccorso dei superstiti e di recupero delle salme, dava fulgida testimonianza, tra l’unanime ammirazione del Paese, di mirabile fermezza d’animo e di preclare virtù civiche.»
Disastro del Vajont, ottobre 1963
Fotografie di CASSO
Fotografie di ERTO
Articolo bello e commmovente …. non dimentichiamo che la stupidità umana può essere più grande di qualsiasi cosa, se accompagnata dall’avidita e dal profitto … un pensiero doveroso alle vitttime di questa grande tragedia ….
Ciao Mauri , si giusto per non dimenticare queste grandi tragedie perche purtroppo la memoria dell’italia e molto corta e si finisce per rifare gli stessi errori , per questo credo sia utile non dimenticare e far si che le lezioni date da queste grandi tragedie non siano state vane . Ciao Grazie Mauri buon cammino