Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h20
Dislivello totale : 811 m
Quota massima raggiunta : 1401 m
Dopo aver superato l’abitato di Arsiero si sale attraversando il centro verso la Valle di Posina , lungo la strada arrivati ad un certo punto si tiene la destra e si sale fino a Laghi , superato anche questo abitato si prosegue fino a Contrada Molin di Laghi dove la strada finisce , si posteggia l’auto e da li si parte a piedi per il sentiero. Questo luogo e molto bello e poco frequentato , la contrada e molto bella pare un posto in cui la vita sia ferma a 40 anni fa ed il tempo la si sia fermato , il sentiero che sale e abbastanza impegnativo e con una buona pendenza , ma molto bello anche se la nebbia ne aveva contrastato la visibilità , questo veniva adibito per portare al pascolo le mandrie , con una certa tribolazione credo , poi sbocca a Malga Campoluzzo di mezzo , dove si raccorda con il 525 e si può proseguire verso il rifugio Valbona ed attraverso la carareccia raggiungere Malga Zonta e Passo Coè . Mentre se si prende il 521A si collega con il 520 che scende per la Val Laghetto oppure salire fino a monte Maggio .
Cenni storici
All’alba del 15 maggio 1916 a circa un anno dall’entrata dell’Italia in guerra , l’armata austroungarica scateno una delle più grandi offensive in quel tratto di montagna da Rovereto a Carbonare , dando luogo ad una delle più grandi battaglie combattute in montagna , le Valli di Posina e dell’Astico furono investite dal fuoco distruttivo delle artiglierie austriache sulle linee italiane nello spazio che va dai Fiorentini a Folgaria fino a Val terragnolo e la Vallarsa . Cosi la comunità di Laghi fu pesantemente colpita da un evento di proporzioni gigantesche ed incomprensibili gli abitanti divennero profughi ed esuli da quei luoghi nativi , cosi loro come i soldati del fronte conobbero l’esperienza dell’abbandono e della disgregazione , e il cambiamento generato dalla perdità d’identita che porto ripercussioni nella normale vita quotidiana e nella memoria collettiva .
Diario di Don Giuseppe Motterle Parroco di Laghi
” Chi piangeva , chi imprecava , chi si volgeva indietro per dare un’ultima occhiata alla casetta abbandonata con tutto quel pò di di ben di Dio che possedeva , frutto delle sue fatiche . La notte avanzava e la stanchezza opprimeva , la fame si faceva sentire e , sopratutto , dove si va ? ”
Quasi a segnare il tormento delle linee di scontro della tragedia della guerra rimane questo piccolo cimitero austroungarico a testimonianza dei tragici eventi , 46 croci di soldati ignoti , con solo due salme che possiedono un nome Anton Burgmann e Virtus Hofer sono ora in questo luogo di memoria , giusto per non dimenticare .