Questo itinerario e ideale per le persone che hanno poco tempo e che vogliono passare 4-5 ore all’aria aperta , lontano dai rumori e traffico della città , il sentiero e facile ed intuitivo non porta alcun segnavia del CAI . Si sale in auto fino allo Zovo di Castelvecchio e normalmente un piccolo spiazzo per l’auto si trova lungo la strada altrimenti si porta l’auto in Contrada Bertoldi , cioè proseguendo verso Località Marana , il sentiero se la giornata e bella permette di vedere un bellissimo panorama delle due valli del Chiampo e dell’ Agno , permette inoltre una buona visuale del Carega e del Pasubio non che della Conca d’oro di Pizzegoro . La salita non e difficilissima , alcuni tratti sono boschivi ed altri di pascolo la quota raggiunta e 1545 metri di cima Marana , scendendo dall’altro lato verso i Ghebbani e ritornando poi in Località Bertoldi si può completare il sentiero ad anello vedi post Anello-cima-marana-malga-rialto
Castiglieri
Tutti gli articoli con tag Castiglieri
Si sale in auto fino a Zovo di Castelvecchio e si prosegue verso localita Marana , arrivati ad un certo punto in località Bertoldi ( per i Valdagnesi all’ex Miramonti ) si può posteggiare l’auto e si prosegue a piedi fino a contrada Sartori , a questo punto si svolta a destra in una carrarreccia che porta nel bosco al primo bivio si prende la sinistra e poi si sale fino alla malga situata sopra i Gebbani , da li inizia il percorso più bello e con panorami molto interessanti , si sale fino alla croce situata sulla cima , inoltre e presente anche piccolo bivacco gestito da volontari , che si presta per eventuali variazioni climatiche . Da li si scende dalla dorsale opposta che porta fino a Bocchetta di Marana dove e presente un bivio molto importante , da cui si possono prendere diverse direzioni quello di sinistra porta a Fongara attraverso il sentiero dei pascoli , quello dritto poco conosciuto porta alla croce dei Castiglieri per poi poter scendere verso la val del Boia ( oppure per chi volesse allungare l’anello fino alla Baita vecia , poi in contrada Tomba per poi ritornare al punto di partenza attraverso la strada asfaltata ) mentre quello di destra che fa parte di una gara che viene fatta in questi sentieri porta prima a malga Rialto o Realto , per poi scendere allo Zovo di Castelvecchio Questo anello e molto bello ed interessante non presenta difficoltà tecniche alpinistiche e non richiede una grande preparazione , tempo permettendo risulta anche molto panoramico .
Tempo di percorrenza del sentiero solo andata : 2h00
Dislivello totale : 607 m
Quota massima raggiunta : 1108 m
Arrivati a Recoaro Terme si prende la strada che porta alla Fonti centrali , messa l’auto nel posteggio delle fonti , si prende la strada a destra delle fonti che porta in un piccolo gruppo di case , da li parte il sentiero 133 Italo Soldà (fratello minore di Gino Soldà ) che porta prima a Recoaro Mille e poi sul monte Spitz , questo itinerario abbastanza semplice e con difficoltà molto basse e molto bello da percorrere sia in andata che ritorno . La bellezza di questo sentiero tutto boschivo sta proprio nel sottobosco molto bello e pieno di colori sia d’estate che sopratutto i colori dell’autunno inoltrato durante la salita si possono anche attraversare alcune sorgenti d’acqua , arrivati a malga Chempele si incontra la strada che porta alla Conca d’oro o Pizzegoro che dir si voglia ovvero nelle piste da sci , mentre il sentiero prosegue a sinistra per salire sul monte Spitz dove si possono osservare i ruderi del ex Albergo situato su un pianoro sulla parte superiore del monte , proseguendo il cammino si arriva nella parte panoramica del percorso ovvero dove sono situate tutte le antenne , da li si può ammirare il panorama di Recoaro Terme , conosciuta anche come Conca di Smeraldo . Il ritorno lo si deve effettuare per lo stesso percorso anche se esisterebbero altri 2 sentieri che non portano esattamente dov’e stata posteggiata l’auto , quindi la discesa dallo stesso e l’unica via .
Biografia di Italo Soldà
Italo nacque a Recoaro Terme nel 1918. Il fratello maggiore Gino, celebre alpinista e sciatore, lo avviò sin dalla tenera età alla pratica dello sci e dell’arrampicata: sotto la guida del “maestro” Gino, per acquisire doti di equilibrio e abitudine al vuoto imparò a camminare sui muretti e sui cornicioni, ad attraversare i ruscelli su una scala a pioli posta orizzontalmente da una sponda all’altra e a scalare le “briglie dei Giorgetti”.A sei anni Italo, guidato dal fratello, scalò il Baffelàn per la parete est. La sua grande passione fu però lo sci: dall’età di undici anni, Italo raccolse risultati importanti, non solo nelle gare in vallata ma anche a livello nazionale, culminati indossando la maglia azzurra ai Campionati del Mondo di Cortina nel 1941. Espatriato in Svizzera come internato militare dopo l’8 settembre ‘43, continuò a svolgere attività atletica assieme a commilitoni come Zeno Colò e altri membri della squadra nazionale di quel tempo. Alla fine della Guerra Italo iniziò l’attività professionale di guida alpina e soprattutto di maestro di sci. Tornò a Recoaro, dove fu uno dei promotori della locale stazione sciistica. Negli anni successivi si dedicò all’insegnamento e all’allenamento di atleti in prestigiosi sci club, collaborò con la Federazione Italiana Sport Invernali alla stesura dei primi testi tecnici per l’insegnamento dello sci nelle scuole italiane e fondò nuove scuole di sci. Svolse l’ultima parte della sua attività professionale in Trentino, in particolare sul Monte Bondone, cui il suo nome è indissolubilmente legato. Italo si spense a Valdagno, ai piedi delle sue amate Piccole Dolomiti, nel 2001 all’età di 83 anni.
La contrada di Borga, un gruppo di poche case a 750 metri sul livello del mare, sorge sulla strada che dalla frazione di San Quirico di Valdagno porta a Recoaro Mille, circa 2km prima della frazione di Fongara.
Prima di arrivare alla contrada Borga salendo verso Recoaro Mille , in una curva si notano due piccoli posteggi distanti da loro circa 150 metri , l’auto si può mettere in uno di questi , tra i due posteggi si nota una stradina che scende nel torrente , arrivati sul canale del torrente si prosegue a sinistra scendendo sul fianco destro del torrente fino ad incrociare una mulattiera , si sale il sentiero e ci sono diversi bivi comunque molto ben segnalati , si mantiene la destra in tutti gli incroci , e molto interessante questo sentiero sopratutto perchè può essere fatto come anello (scendendo di ritorno dalla croce dei Castiglieri) oppure come segnalato in un percorso di running partendo da Valdagno (vedi Valdagno-Croce Castiglieri-Val del Boia) , tecnicamente non è difficile con continui saliscendi molto corti fino ad arrivare al bivio :
-scendendo si prende la Val del Boia
-salendo si può salire sulla croce e ridiscendere alla Borga ( Tratteggiato)
-dritti si passa per la Baita Vecia e si procede fino alla contrada Tomba
La contrada di Borga, un gruppo di poche case a 750 metri sul livello del mare, sorge sulla strada che dalla frazione di San Quirico di Valdagno porta a Recoaro Mille, circa 2km prima della frazione di Fongara.
Prima di arrivare alla contrada Borga salendo verso Recoaro Mille , in una curva si notano due piccoli posteggi distanti da loro circa 150 metri , l’auto si può mettere in uno di questi , tra i due posteggi si nota una stradina che scende nel torrente , arrivati sul canale del torrente si prosegue a destra salendo sul fianco sinistro del torrente dove si inizierà a vedere dei punti rossi sulle piante che stanno ad indicare il percorso per salire sulla croce , la croce e stata abbattuta nel periodo della guerra per lo scopo di impedire al nemico dei avere dei punti di riferimento , durante lo scavo per la sistemazione della nuova croce e stato ritrovato il pezzo di castagno risalente alla prima croce piantata nel 1901 , un plauso a tutti quelli che hanno collaborato a questa opera di ricostruzione , ovvero al gruppo della croce di Fongara .
Il sentiero e molto bello presenta anche due passaggi con una corda , più che altro per non scivolare visto il tipo di terreno , non presenta difficoltà tecniche da renderlo difficile e la visuale nella sua sommità vale qualsiasi sforzo .Il sentiero tratteggiato e quello del cavalaro che io chiudo con l’anello nel ritorno
Ho ritenuto d’obbligo aggiungere un piccolo cenno storico per il grave fatto di sangue successo alla Borga , ritengo opportuno che dalla storia si debba sempre imparare per non commettere gli stessi errori , abbiamo il dovere di sapere , in onore a quelle vite spezzate in maniera così barbara , verso la fine della pagina troverete i fatti
Cenni storici riguardanti l’eccidio della Borga
La mattina dell’11 giugno 1944 – era domenica – quattro soldati tedeschi di stanza a Valdagno, approfittando della libera uscita, avevano programmato un’escursione sui monti sopra Recoaro Terme. Il gruppo era formato da un sottufficiale, due graduati e un militare che facevano parte del “Reparto cacciatori del mare Brandeburgo”, la formazione segreta degli incursori tedeschi che aveva sede a Valdagno, perché utilizzava la locale piscina coperta per esercitarsi nelle immersioni. Questo reparto era composto da militari senza scrupoli e in particolare da SS degradate per i loro comportamenti, alcune condannate addirittura a morte, a cui era concessa una specie di prova d’appello: per riabilitarsi dovevano partecipare a missioni particolarmente pericolose, come quella di combattere con gli incursori della marina.Due di questi quattro tedeschi erano appunto delle SS degradate.Essi si spostarono da Valdagno a Recoaro probabilmente in treno. Da qui a piedi salirono per il sentiero a fianco del Monte Spitz fino alla piana di Pizzegoro, che oggi corrisponde alla cosiddetta “busa” di Recoaro Mille. Da qui cominciarono la discesa direttamente verso Valdagno.Passarono quindi per Fongara che attraversarono cantando.La gente che ritornava dalla messa li vide scendere verso la contrada Borga. Erano passate le 11.Gli abitanti di Borga si stavano riunendo nelle loro case per il pranzo. Alcuni giovani renitenti erano usciti dai loro nascondigli posti vicino alla contrada, poiché tutto attorno sembrava tranquillo.Il caso volle anche che proprio allora fosse appena arrivato in contrada un gruppo di 10/12 partigiani alla ricerca di cibo. L’arrivo dei quattro tedeschi colse tutti di sorpresa e costrinse i partigiani e i renitenti ad una fuga precipitosa.Secondo la versione dei fatti ricostruita dagli storici M. Dal Lago e F.Rasia, tre partigiani, molto giovani, reagirono d’impulso e si appostarono dietro la stalla di Luigi Cailotto, che era l’ultima in fondo alla contrada. I tedeschi non si erano accorti di nulla e procedevano con passo normale scendendo lungo la strada. Appena superata quella stalla dalla loro destra partì una breve raffica di mitra. L’SS Hermann Georges, 22 anni, fu colpito alle spalle. Prima di morire riuscì a estrarre la pistola e a sparare.Gli altri tre tedeschi, trovandosi completamente allo scoperto, si buttarono per i prati a valle della strada per portarsi fuori tiro. I tre partigiani non li seguirono, ma si ritirarono subito risalendo il pendio del Monte Piasèa.Secondo la versione data dal Parroco di Fongara, Don Severino Giacomello, al vescovo Mons. Zinato pochi giorni dopo il fatto, non ci fu imboscata, ma lo scontro fu del tutto casuale, anzi furono i soldati tedeschi che vedendo i tre partigiani fuggire verso Piasèa, spararono per primi contro di loro. Essi si limitarono a rispondere al fuoco e la loro mira fu più precisa.Come successero veramente i fatti non è ancora stato del tutto chiarito, anche perché nessuno ha mai fatto i nomi dei tre partigiani e anche tra i testimoni non partigiani , che si ha motivo di credere esistano ancor oggi, nessuno ha mai rivelato questi importanti particolari.Comunque sul terreno, ai margini della contrada Borga, è rimasto un soldato tedesco delle SS, ucciso. Gli altri tre, rimasti vivi, non si fidarono di ritornare a recuperare il compagno colpito forse per timore che tra le case o nei boschi circostanti ci fossero ancora partigiani e scesero di corsa a Valdagno.I tre però compresero che non sarebbe stato facile giustificare davanti ai superiori il loro comportamento: perché hanno abbandonato il loro compagno, forse ancora vivo? perché sono fuggiti di fronte al nemico? Senza reagire? Proprio loro che dovevano “riabilitarsi”?!.Perciò riferirono al comando di essere stati attaccati di sorpresa da 20-25 persone uscite con le armi dalle case. Aggiunsero che anche gli abitanti della contrada avevano collaborato con i ribelli.Proprio da questa falsa ricostruzione ebbe origine il dramma di Borga.Scattò subito la rappresaglia. In meno di un’ora fu mobilitato lo “Jagdkommando”di Valdagno.Questo era il “commando caccia” che era addestrato ed equipaggiato allo specifico scopo di combattere i partigiani e che affiancava le varie formazioni regolari.Intanto, nel silenzio che seguì la sparatoria, la gente di Borga uscì dalle case per capire cosa era successo. Trovato il cadavere del tedesco, tutti compresero la gravità del fatto e tutti convennero che abbandonare la contrada equivaleva ad una dichiarazione di colpevolezza. Tre donne scesero allora a Valdagno per spiegare al comando tedesco che gli abitanti di Borga non erano responsabili della morte del soldato, il cui corpo non venne neppure toccato.Ma già alle due del pomeriggio una cinquantina di tedeschi a bordo di tre autocarri arrivarono alla contrada. Il “commando caccia” era affiancato anche dalle SS in prova che volevano vendicare il loro compagno ucciso. La presenza di queste SS spiega in parte la crudeltà e l’eccesso di violenza con cui venne condotta la rappresaglia.Scesi dagli automezzi i tedeschi appostarono le mitragliatrici e poi setacciarono la contrada entrando in tutte le case, urlando e sparando e facendo uscire tutti gli abitanti. Antonio Cailotto, 66 anni, il più anziano della contrada non fu pronto a uscire e venne ucciso nella sua cucina , mentre i due figli erano costretti a raggiungere il gruppo di uomini rastrellati e radunati al centro del cortile. Erano in 16.Intanto si era messo a piovere a dirotto come capita spesso in montagna nei pomeriggi estivi.Le donne i ragazzi ed i bambini, una sessantina in tutto, vennero avviati sulla strada verso Fongara. Ma dopo la curva, che toglie la visuale sulla contrada, vennero fatti sedere per terra e tenuti sotto la minaccia delle armi.Gli uomini, dopo essere stati costretti a sfilare davanti al corpo del soldato tedesco ucciso, furono fatti sdraiare per terra e percossi con il calcio del fucile. Infine furono fatti rialzare e mentre la fila si ricomponeva il tenente Stey fece allontanare dal gruppo Biasio Borga, un ragazzo di 17 anni , che raggiunse le donne ed i bambini. I quindici rimasti vennero condotti sul prato sotto la strada comunale.Ad un ordine del tenente Stey il plotone di esecuzione posto sopra la strada li sterminò tutti con raffiche di armi automatiche. Invece del colpo di grazia i tedeschi usarono le bombe a mano, cosicché molti corpi divennero irriconoscibili.Il massacro però non era finito.Giovanni Cailotto, 24 anni, che era riuscito a nascondersi fino a quel momento, fu individuato e catturato. Condotto nel prato dove giacevano, tra gli altri, i corpi dei suoi tre fratelli, fu ucciso. Presero anche il corpo di Antonio Cailotto, l’anziano che era stato ammazzato nella sua abitazione, e lo gettarono assieme agli altri. Erano circa le tre del pomeriggio e a causa dell’uccisione di un solo tedesco, 17 uomini della contrada di età compresa tra i 18 e i 66 anni , giacevano straziati sul declivio del prato sotto la strada. Alle Fosse Ardeatine furono uccise 10 persone per ogni tedesco. Qui la rappresaglia fu in proporzione molto più crudele. Ma non era ancora finita. Compiuta la strage i tedeschi richiamarono nella contrada le donne e diedero loro un’ora di tempo per liberare le bestie e salvare qualche suppellettile. Alle 16 la contrada sarebbe stata incendiata. Luigi Cailotto, che fino a quel momento era riuscito a rimanere nascosto nella sua casa, uscì per allontanare dalla stalla il suo mulo, ma fu subito catturato. Interrogato dall’interprete raccontò che aveva sentito lo sparo provenire da dietro il suo fienile e di essere subito uscito e di aver trovato il corpo del soldato riverso per strada. Il tenente Stey, forse considerando che 17 morti per quel giorno potevano bastare lo lasciò in vita. Pertanto dei 25 maschi della contrada di età superiore ai diciassette anni, 17 furono uccisi, 2 furono risparmiati e sei si salvarono perché quel giorno erano lontani da Borga.