
Tempo di percorrenza: 3h circa con il rientro
Dislivello totale: 600 m
Quota massima raggiunta: 2680 m
Cartografia : Lagiralpina – n°21 Dolomiti Ampezzane 1:25000
Come Raggiungere
Dopo essere salito a Cortina D’Ampezzo si prende per il Passo Falzarego 2105 m , oppure salendo direttamente da Agordo passando per il lago di Alleghe si imbocca la salita che porta al Passo Falzarego , molto meno trafficata è più corta se si vuole raggiungere solo il Passo.
Descrizione
La cengia Martini è una cengia di arroccamento prima della galleria che sale sul piccolo Lagazuoi , teatro di una resistenza estrema degli alpini, è conveniente farla prima di salire sulla galleria degli alpini, si tratta di una cengia attrezzata che porta nei baraccamenti italiani del Lagazuoi , negli osservatori e nelle postazioni di tiro verso il Sasso di Stria. Si sale con l’imbrago e caschetto meglio anche la frontale, come nelle Galleria, fino a raggiungere il punto del camino di mina che non è stato usato, lo scenario e mozzafiato sia nei panorami che nei ricordi storici della situazione di vita dei soldati nei tre anni di Cengia. I passaggi di per se non sono difficili, anche se alcuni esposti e richiedono massima attenzione, il ritorno dev’essere fatto dallo stesso sentiero fino al bivio della galleria che porterà all’antecima del Lagazuoi.
Cenni storici
Durante la Grande Guerra la linea del fronte dei combattimenti tra l’impero austro-ungarico e il Regno d’Italia passava tra il Sasso di Stria e il piccolo Lagazuoi e tagliava la zona del passo Falzarego. Qui i due schieramenti militari si fronteggiavano a poca distanza. La Cengia Martini fu la postazione più importante in questo settore del fronte. Mentre gli austro-ungarici erano arroccati sulla sommità del Lagazuoi, tra il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di Alpini occuparono la cengia posta a metà della parete del Piccolo Lagazuoi. L’occupazione era stata preceduta da numerose ricognizioni notturne sul posto, attraverso un terreno roccioso molto aspro e difficile, nelle immediate vicinanze delle posizioni austriache. Così, sotto il comando del maggiore Ettore Martini, gli Alpini riuscirono ad occupare la Punta Berrino, lo spigolo roccioso che si protende in avanti a est dell’Anticima e a occupare e ad attestarsi sulla cengia che attraversa la parete meridionale del Piccolo Lagazuoi da ovest a est. Questa cengia si rivelò essere una posizione privilegiata per colpire la postazione Vonbank austro-ungarica a difesa del passo di Valparola, una vera spina sul fianco degli Austriaci perché consentiva agli italiani di colpire dall’alto le trincee del passo. La truppa era ricoverata in baracche-ricovero addossate alla roccia e capacità nel totale di offrire ricovero a 140 uomini. Col tempo la Cengia Martini venne dotata di camminamenti, cucine, mensa, magazzino, telefono, stazione teleferica, posto di medicazione, fucina, falegnameria, fureria. Venne inoltre scavata una galleria per permettere di raggiungere la cengia dalla base della Punta Berrino e proteggere i portatori dall’artiglieria del Sasso di Stria. Un’altra galleria, detta dell’Anfiteatro, sarebbe dovuta sbucare sopra le trincee austriache sul versante occidentale della cengia per attaccarle dall’alto ma rimase incompiuta. Attorno alla Cengia Martini la lotta infuriò per tre anni. La maggior parte degli sforzi degli austro-ungarici su questo fronte furono concentrati nel tentativo di allontanare gli italiani dalla Cengia Martini, 4 mine furono esplose sulla montagna creando il grande ghiaione che oggi si vede alla base del Lagazuoi.
Per le azioni sul Piccolo Lagazuoi il Maggiore Martini ricevette una medaglia di bronzo, una d’argento, una croce al merito e la croce di cavaliere della Corona d’Italia.
Le nostre posizioni conquistate il 25 ottobre 1915 erano la Cengia Martini e Punta Berrino dedicato al Cap. Berrino che li ci lascio la vita , le nostre posizioni costarono un enorme sacrificio di sangue per i due anni che le mantenevamo salde , avevamo due teleferiche che arrivavano dalla base del canalone Travenanzes e dal Canalone del Falzarego, mentre le loro teleferiche arrivavano dalla Val Parola e dalla Tagliata ‘ntra i sass.
Le mine di guerra del Piccolo Lagazuoi furono memorabili :
La prima del 14 gennaio 1917 con l’obbiettivo di fare saltare la cengia Martini ma per un errore tecnico si pensa di intasamento sfogo la sua potenza verso gli austriaci recando numerosi danni . La contromina italiana era già pronta ma visto che l’esplosione non creo paure ed il raggio d’azione non fu ritenuto pericoloso si penso di non farla brillare, la mina degli austroungarici si ritenne pressappoco di circa 15000 kg di esplosivo.
La seconda mina del 22 maggio 1917 con l’obbiettivo la posizione avanzata della Cengia Martini, gli italiani ben interpretarono il lavoro del nemico ed essendo previsto il brillamento della mina nella notte, le posizioni del possibile scoppio furono sguarnite per poter essere poi riprese dopo l’esplosione nonostante lo scoppio potente della mina non ci furono perdite.
Mina italiana a quota 2668 era la cima più meridionale del Piccolo Lagazuoi ovvero un bastione avanzato con delle pareti a picco che dominava tutte le posizioni italiane del monte Cengia Martini-punta Berrino-Passo della Fede e nella zona del Passo Falzarego dopo il brillamento di questa mina la zona che era saldamente occupata dagli austroungarici, fu occupata dagli italiani la mina che era di 33000 kg eseguita dal Tenenti Malavezzi, Cadorin e Tazzer con 5 mesi di lavoro fu fatta brillare il 20 giugno del 1917 e successivamente, attraverso la galleria, tentarono la conquista delle postazioni intoccate dall’esplosione. L’azione, anche stavolta, non ebbe né vincitori né vinti: gli austriaci ripiegarono e rinforzarono rapidamente le trincee scampate all’urto della mina. L’anticima cadde in mano italiana, ma tentare di occupare l’intero ripiano del Piccolo Lagazuoi avrebbe portato ad ulteriori gravi perdite tra gli Alpini. Il cratere provocato dalla mina italiana è tuttora individuabile, assieme all’immenso accumulo di detriti scivolati a fondovalle, sia di questa che delle altre mine austriache. La quarta mina austro-ungarica, esplosa nel settembre del 1917, ebbe una potenza minore rispetto a quella del maggio precedente e portò all’ennesimo nulla di fatto.

















































































