QUESTO E UNA VIA NORMALE , CIOE UN ITINERARIO PER ALPINISTI O ESCURSIONISTI ESPERTI NON E PER TUTTI , CI VUOLE UNA OTTIMA PREPARAZIONE FISICA , ED UNA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE ALPINO DI ALTA QUOTA , MOLTA ATTENZIONE VA DATA ANCHE ALLE CONDIZIONI METEO
Tempo di percorrenza: 3h30 andata dall’attacco
Dislivello totale da Forcella Piccola : 1171 m
Quota massima raggiunta: 3264 m
Avvicinamento
L’avvicinamento a questa via può essere fatto da diverse località , la più usata ed ovvia è quella di San Vito di Cadore , salendo fino al posteggio delle piste da sci e poi attraverso il Rifugio Scotter 1580 m ( dislivello 1684 m) . Oppure salendo fino al Rifugio San Marco 1823 m , ed il mattino successivo salire prima a forcella Piccola 2120 m e poi imboccare la Via Normale ( dislivello 1441 m). Altra via è quella di raggiungere il Rifugio Galassi 2013 m , e poi il mattino successivo salire la via Normale ( dislivello 1251 m).
Descrizione
Il percorso di questa via normale è severo e presenta tutte le caratteristiche di questa importante e maestosa montagna , neanche il dislivello più corto rende semplice questa ascesa , del resto quello che si ha di fronte è il Re delle Dolomiti , il suo terreno e in parte ghiaioso per la sua fragilità ma nello stesso tempo duro ed ostico in quei suoi immensi lastroni di pietra durissima , i suoi spigoli vivi in ogni sua presa con le mani rende questa montagna parte di te in quei passaggi severi ed in ambiente in cui la scelta del percorso va di pari passo con la difficoltà e dove la concentrazione non deve mai scemare. Le difficolta di alcuni passaggi rendono l’ascesa qualcosa di unico e grandioso l’arrivo sulla cima riempie cuore e occhi di quelle emozioni che solo qui si possono risvegliare , salendo il primo tratto ghiaioso si può ammirare cose mai viste ed inspiegabili raggiunta la zona della Bala , si cambia musica e ritmo si sale su roccette dove il piede trova la sua posizione con facilità e la mano stringe quella presa che garantisce un contatto quasi umano diventando un tuttuno con la montagna, mentre il tratto propone nuove e diverse difficoltà, e dopo aver superato questo tratto si sale quasi alla ricerca di una traccia o di un possibile sentiero per risalire, fino a raggiungere quello spettacolo che sono quei lastroni che finiscono in fon do con pareti strapiombanti , dove anche i materiali contano sulla tenuta del cammino , si sale sulla sinistra in un spigolo che ti permette di ammirare quel ghiacciaio che in basso a quota 2500 m rimane li nascosto da sole , finito il lastrone lungo circa 300-400 metri si mettono di nuovo le mani su quella roccia spigolosa e tagliente per compiere quegli ultimi passaggi su scenari che ti permettono di capire la severità di questo ambiente fino a raggiungere quella vetta che tanto abbiamo desiderato e dove una lacrima colma quella fatica e lascia lo spazio a delle grandissime ed inspiegabili emozioni.
Ritorno
Per il ritorno si scende dalla stessa via , prestando molta attenzione , il tempo di discesa fino al bivio è di circa 2h30 , per il Rifugio Galassi 2013 m , oppure per chi deve scendere al Rifugio Scooter 1580 m, circa 1h20.
Riflessioni
Sono salito su questa montagna con umiltà sapevo che nn sarebbe stata semplice , ma sapevo che avrebbe riempito occhi , cuore ed anima , di quel contatto diretto quasi corpo a corpo con le sue pietre taglienti dove le mani facevano presa sicura in qualche ostico passaggio , dove la roccia si vive , si sente e si stringe , dove il tuo piede cerca un appoggio sicuro e stabile, e proprio li che l’occhio spazia in quel scenario unico di quei imponenti lastroni che rendono questa via qualcosa di unico ed incredibile , del resto L’Antelao è il Re delle Dolomiti 3264 m .
La Leggenda della Sambalana Principessa del Bianco inverno
Leggenda narra che da queste parti, il giorno delle nozze di Merisana, la regina dei Lastoi, con Rèj de Raiés (re dei raggi), il sovrano dei piani dell’Antelao dai fiori e fronde loro donati dai sudditi nacque il larice. Le giovani foglie che germogliano in primavera sui larici altro non sono che il velo di sposa di Merisana che, posato dalla regina sui rami secchi dell’albero, lo fa rifiorire in primavera
Leggenda vuole che sull’Antelao viva Samblana, la principessa del bianco inverno. Allontanata dai Maòi suoi sudditi, continuamente vessati per il desiderio di vestiti sempre più suntuosi, rimase a lungo confinata fra le montagne di vetro con il lungo velo – intessuto d’argento, luce e albume d’uovo incastrato fra i ghiacci, impossibilitata a muoversi e ben presto dimenticata da tutti.
Pentita per la severità del proprio comportamento verso il suo popolo, fu un giorno raggiunta da due bambine, morte senza battesimo e in attesa di entrare nel regno dei cieli, che si offrirono di aiutarla. Con il tempo si unirono altre bambine, finché assieme riuscirono nell’intento di liberare Samblana e sollevare il suo pesantissimo strascico. La principessa visitò allora le Tofane, la Marmolada e il Ghiacciaio della Fradusta ma alla fine scelse come dimora Nantelou anche se, si narra, inizialmente abitasse nel bosco di Bajon dove possedeva un maestoso faggio presso una fonte magica. Ogni anno, quando a fine inverno veniva raggiunta da un numero di bambine sufficiente a trasportare il velo, ne congedava alcune regalando loro un pezzo di tessuto, con il quale potevano accedere all’agognato regno dei cieli. Un bel giorno arrivarono anche le gemelle Iemeles, che offrirono una stupenda pietra azzurra ed i propri servigi alla principessa, ma ormai non c’era più bisogno del loro aiuto, cosicché Samblana decise che sarebbero diventate le sue messaggere presso gli uomini.
Quando le si incontrano però, e succede specialmente la mattina presto quando i pascoli alpini sono bagnati dalla rugiada, non si deve dimenticare di salutarle con reverenza e gentilezza perché solo così esse avvisano dell’imminenza dei pericoli causati dalle terribili frane e temporali e mettono in guardia dai bategoi ovvero dagli incantesimi dello stregone Barba Gol e dall’arrivo della temutissima poiana. Quando infatti la poiana proietta sui pascoli la propria ombra, la gries ovvero le pecore corrono atterrite senza direzione e con il rischio di finire nei burroni, cosicché i pastori per scacciarla urlano forte e le deviano contro i raggi solari attraverso dei pezzi di ottone. Per lo scampato grave pericolo gli uomini sono soliti ringraziare le Iemeles indicando loro i luoghi dove nascono le fragole più buone.
Per aiutare gli uomini a superare l’inverno Samblana fece anche costruire, con la pietra azzurra, un misterioso specchio con il quale riusciva a deviare i raggi solari nei più sperduti angoli della valle: era questo il rai, il raggio azzurro della principessa. E creò anche il lago di Zigoliè, dove fece crescere le magiche cipolle con le quali era possibile allontanare Barba Gol e curarsi da diversi malanni.
Quando il velo sarà ridotto a tal punto da non toccare più la neve, allora sarà giunto il tempo promesso e Samblana sarà libera di recarsi sulla sommità della montagna, dove le anime beate camminano nello splendore eterno oltre i nevai, ma le Iemeles continueranno ad avvisare gli uomini dei pericoli incombenti ancora per lungo tempo.






























